Storia
Il primo europeo che vide le coste dell'Argentina fu l'italiano Amerigo Vespucci, nel 1501, quando navigò lungo le coste del continente fino alla Terra del Fuoco. Ma il primo che sbarcò sull'isola Martin Garcia, sulle rive del fiume che chiamò subito Rio de Solis, fu Juan Diaz de Solis, pilota maggiore di Spagna.
In una notte del 1516, mentre con gli uomini della sua spedizione stava bivaccando presso le rive del fiume, nel bel mezzo di una palude dentro la foresta tropicale, arrivarono, invisibili come ombre, i feroci Indios Charruas, che li trucidarono tutti. Con questo tragico episodio si apre praticamente la storia dell'Argentina.
Il fiume fu chiamato in due modi diversi: "Rio da Prata" in portoghese e "Rio de la Plata" in spagnolo, cioè fiume dell'argento perché gli indigeni usavano ornamenti d'argento e gli europei ne dedussero che la zona fosse ricca di giacimenti argentiferi.
Dopo la spedizione dello sfortunato de Solis ci fu quella di Magellano, portoghese al servizio della Spagna. La sua flotta penetrò nell'estuario del Plata per portare a termine sondaggi e così una delle sue navi, la Santiago, comandata da Juan Serrano, scoperse il fiume Uruguay (1519/1520), e lo risalì.
Nel maggio 1527 ivi giunse il veneziano navigatore Sebastiano Caboto, che aprì la via alla penetrazione europea risalendo il Plata ed il Paranà, sulle cui rive fondò il forte di Santo Spirito.
Poi Caboto ritornò alla sua base di partenza e dovette superare un conflitto scoppiato con Diego Garcia, compagno di Vespucci, di Solis e di Magellano, il quale si arrogava il merito dell'esplorazione del Rio de Solis. Quando il conflitto fu appianato, Caboto riprese la navigazione sul fiume Paraguay; gli Indios occuparono il forte Santo Spirito e Caboto rientrò in Spagna (1530).
Quattro anni dopo (1534) si diffuse la notizia della scoperta di immense ricchezze in Perù, conquistato da Pizarro, e siccome il Rio de la Plata fu considerato la via più semplice per raggiungere quel territorio, la Spagna inviò altri conquistatori per prendere possesso delle rive di quel fiume, soprattutto per contrastare il passo ai navigatori portoghesi.
La Spagna ed il Portogallo erano legati dal Patto di Tordesillas che regolava la spartizione fra loro delle terre scoperte. Siccome, però, i portoghesi avevano più volte tentato di ignorare questo patto, la Spagna nel 1535 si affrettò ad inviare una nuova spedizione, agli ordini di Pedro de Mendoza, che Carlo V aveva nominato "Governatore Generale delle terre del Rio de la Plata".
Nel 1536, ai primi di febbraio, de Mendoza fondò, sulla riva di un fiumicello, il Riachuelo, la prima colonia spagnola che chiamò pomposamente "Ciudad de Nuestra Senora de los Buenos Aires", cioè Città di Nostra Signora dei Buoni Venti in omaggio alla Madonna che concede buoni venti ai naviganti.
Il de Mendoza era un soldato mediocre e non godeva della stima dei suoi uomini perché nel 1527 aveva partecipato al famigerato "Sacco di Roma", arricchendosi abbondantemente spogliando persino conventi e chiese.
Contro la neonata città si scatenò subito l'ira degli Indios. Furono cinque anni di attacchi, di assedi, di massacri.Lo stesso Mendoza si ammalò gravemente e, dopo aver ceduto al suo luogotenente Juan de Ayola il compito di risalire i fiumi già esplorati da Caboto, e i poteri politici a Buenos Aires al capitano Francisco Ruiz Galan, si imbarcò per la Spagna e durante il viaggio morì.
Intanto che Ayola proseguiva il suo viaggio esplorativo (durante il quale morì), il suo maestro di campo Domingo Martinez Irala si dissociava e trasportava nella città di Asuncion, fondata quattro anni prima, l'esigua schiera di superstiti, incendiando tutto ciò che si lasciava alle spalle (1541), liberando solo alcune coppie di cavalli che, in seguito ripopolando la pampa, costituirono una delle maggiori ricchezze della colonia.
Sotto il governatorato di Irala si espresse un governo anarchico ed infernale così come egli era violento, sanguinario e turpe.
Nel 1542 arrivò il nuovo governatore Alvaro Nunez, lo scopritore della Florida, contro il quale Irala ordì trame ed intrighi finché non fu imprigionato, rispedito in Spagna e condannato. Molto più tardi il Consiglio delle Indie lo processò, lo prosciolse e gli assegnò pure una pensione.
Irala continuò con i suoi sistemi; conquistò altri territori nel Paraguay e nel Brasile, aumentando così la potenza della Corona di Spagna ma facendo anche strage di "guaranis".
Alla sua morte, avvenuta nel 1557, l'anarchia continuò. Il potere fu diviso temporaneamente tra l'amministrazione municipale, il Cabildo ed il Primo Vescovo del Paraguay, Pedro de la Torre, ed in tal modo rimase la situazione fino al 1573, quando giunse il terzo governatore, Juan Ortiz de Zarate, il cui nipote, Juan de Garay, aveva poco tempo prima fondato la città di Santa Fè de la Vera Cruz, mentre Cabrera, governatore del Tucuman (allora dipendente dal Vicerè del Perù) fondava la città di Cordoba la Llana. E mentre sorgevano fiorenti città come Mendoza, San Luis e San Juan, invece Buenos Aires era rimasta come era sotto Irala, spopolata e desolata.
Juan de Garay nel 1580 partì da Asuncion con circa 300 uomini, raggiunse i resti ormai sepolti dalla vegetazione, della vecchia Buenos Aires e fondò per la seconda volta la città, in rappresentanza dell 'allora governatore Juan de Torres de Vera .Anche questa volta il nome fu strepitoso: "Ciudad de la Santisima Trinidad y Puerto de Nuestra Senora de los Buenos Aires".
De Garay era convinto che più dei tesori sepolti, era ciò che si poteva fare in superficie che avrebbe dato la maggiore ricchezza al paese, e cioè: l'agricoltura e l'allevamento del bestiame. E perciò procedette subito all'assegnazione delle terre ai coloni; si cominciò la grande produzione di farina, sego, crini e cuoio che venivano esportati in tutti i centri delle coste brasiliane.
Intanto contribuiva grandemente alla ripopolazione di Buenos Aires la generazione dei creoli, impetuosa e ribelle, che si considerava la padrona assoluta del territorio ed iniziava così a contestare i colonizzatori. E mentre de Garay lavorava alacremente all'assegnazione delle terre e, quindi, ad incrementare la produttività, e di conseguenza la ricchezza, i creoli rovesciavano il potere; ma la cosa non ebbe lunga vita poiché i coloni reagirono ed uccisero i rivoluzionari.
Nel 1583 mentre era in viaggio per Santa Fè, de Garay fu ucciso nel sonno dagli indiani. I cittadini di Buenos Aires chiesero l'elezione di un suo nipote a nuovo governatore, mentre i creoli pretesero l'insediamento di Juan Enciso Fernandez.
Nel 1591, con la partenza di Juan de Torres de Vera, si successero i governatori Hernando Arias de Saavedra, Fernando de Zarate, Juan Ramirez de Velasco e Diego Valdes y de la Vanda. Quest'ultimo dovette subito proporre delle restrizioni al commercio in quanto aveva preso piede il contrabbando, specialmente quello dell'oro, che avrebbe potuto rovinare il commercio ufficiale attraverso il Panama.
Inoltre, non mancò di informare il re di Spagna (1599) che a Buenos Aires, salvo che per la carne ed il grano, si viveva al disotto del normale livello di vita per ciò che riguardava tutte le altre merci di prima necessità. E mentre stava per ottenere qualche privilegio per il potenziamento del porto di Buenos Aires, dovette imbarcarsi in un conflitto col Vicerè del Perù e col Vescovo Vasquez de Llano; poco dopo morì.
Fu eletto governatore e capitano generale interino del Rio de la Plata il creolo Hernando Arias de Saavedra, il quale fu poi confermato per nove anni (col permesso reale del 1601) . Governò con saggezza e quando nel 1610 Francisco de Alfaro emanò delle ordinanze in favore degli indiani, egli se ne fece solerte e convinto promotore tanto da meritarsi il titolo di "Protettore degli Indios".
Fu rieletto nel 1615 e sotto il suo governatorato la colonia spagnola progredì rapidamente. Essa si estendeva molto a nord e comprendeva perciò anche il territorio dell'attuale Paraguay. Questo, povero di risorse, invece di progredire si andava sempre più spopolando; perciò, per evitare questo squilibrio nell'interno del paese, egli compì il suo più importante atto politico: ottenne dal re di Spagna il consenso alla separazione del Rio de la Plata dal Paraguay. Era il 16 novembre 1617 quando, appunto, il territorio fu diviso in due parti: la Provincia del Paraguay con capitale Asuncion e la Provincia del Rio de la Plata con capitale Buenos Aires. Ambedue, naturalmente, sotto il dominio spagnolo. In questo modo si stabilirono le basi dei futuri stati argentino e paraguayano.
Hernando Arias si ritirò poi a Santa Fè dove morì nel 1634, rispettato dai contemporanei e dai posteri, ritenuto, a ragione, il fondatore della "Nazionalità Argentina".
Dopo la morte di Filippo IV di Spagna, si susseguirono svariati governatori, più o meno capaci, ma soprattutto avidi, che talvolta ebbero delle connivenze anche con pirati e corsari, per cui uno dei mali peggiori di quel periodo fu certamente lo svilupparsi del contrabbando, del commercio clandestino e, sul piano sociale, si verificò il formarsi di uno spirito indipendente nei creoli.
Contemporaneamente agli spagnoli, si erano stabiliti sulle coste brasiliane i portoghesi che guardavano con occhio cupido le belle colonie spagnole sul Rio de la Plata. Nel 1679, perciò, inviarono ad occupare la sponda sinistra del fiume una spedizione e lì fondarono la Colonia di Sacramento.
L'anno dopo (1680), governatore Josè de Garro, gli spagnoli la conquistarono e fecero prigionieri tutti i coloni.
Poi i portoghesi riuscirono a ritornarvi, sia per la debolezza del re di Spagna, sia per l'ingerenza, diplomatica dell'Inghilterra. Con un Trattato del 1681 si riconosceva alla Colonia di Sacramento l'appartenenza al Portogallo.
Ne nacquero altri conflitti per cui si aprì il secolo XVIII proprio con un'altra diatriba in quanto il governatore Juan Valdes de Inclan riuscì a scacciare i portoghesi. Essi però vi ritornarono, in virtù, del Trattato di Utrecht (1713) e riuscirono pure ad espandersi verso il lato orientale del Plata, per rinforzare le posizioni di Sacramento (1720).
Il successivo governatore, Zavala, con l'aiuto del Tucuman, del Paraguay e degli indiani, strinse d'assedio le fortificazioni. e i portoghesi furono costretti ad abbandonarle (1724).
In quello stesso luogo poi il governatore fece erigere la città di Montevideo.
Il governatore Zavala, ottimo dal punto di vista militare, non riuscì però a debellare la piaga del contrabbando, perciò nel 1734 fu deposto e sostituito da Miguel Salcedo.
Questi volle riprendere l'assedio di Sacramento ed allora il ministro spagnolo Carbajal, con un trattato segreto del 1750, d'accordo con il Portogallo, incamerò Sacramento in cambio del Rio Grande del Sud, da Santa Caterina alle frontiere col Paraguay, comprese le missioni dei gesuiti nell'Alto Uruguay del Guayra.
Al momento di dare pratica esecuzione al trattato insorsero tutti i paesi spagnoli d'America; si andò avanti con continui cambiamenti di proprietario per diversi anni finché col Trattato di Parigi del 1763 il contesissimo territorio fu assegnato al Portogallo.
Intorno alla colonia di Sacramento la lotta si riaccese. Nel 1776 Carlo III di Spagna elevava a Viceregno il governatorato de la Plata, nominava Vicerè Pedro de Cevallos, lo inviava con una flotta di 19 vascelli e 10.000 uomini alla riconquista dei territori, il che avvenne nel 1777 con una certa facilità. La contesa fu definitivamente chiusa: la Colonia di Sacramento rimase alla Spagna ed il Rio Grande al Portogallo.
Poiché, però, de Cevallos era protestato dai portoghesi per la sua rigidità nel determinare i confini, egli fu richiamato in patria ed al suo posto fu inviato Juan Josè de Vertiz.
Nel 1782 il Viceregno ebbe il suo primo assestamento regionale perché fu
diviso in 8 Intendenze, con capitale Buenos Aires.
Intanto si sviluppavano notevolmente la pastorizia e l'agricoltura ed anche la
coltivazione della vite e dell'olivo assumeva una certa importanza, nonostante
che ufficialmente fosse proibita la diffusione.
Dopo l'autorizzazione al libero commercio, si ampliò molto il porto di Buenos Aires, dal quale partiva la maggior parte delle merci da esportazione. Inoltre la città stessa si ingrandiva sempre più. e la popolazione aumentava rapidamente. Anche le città dell'interno via via divenivano più importanti, prima fra tutte Cordoba "la dotta", così chiamata perché in essa avevano sede l'Università, ed il Collegio gesuitico "Monserrat"; ed inoltre era un importante centro cattolico.
Sotto il governatorato di Vertiz si ebbe la prima stamperia; con conseguente diffusione di libri; ciò era ritenuto a quella epoca un atto molto pericoloso proprio perché attraverso la stampa e la diffusione della cultura venivano alimentate maggiormente le idee liberali, specialmente fra i creoli per il loro particolare senso della individualità, per il loro segreto antagonismo con la razza spagnola, per l'indisciplina ed il disprezzo per ogni regola.Tutte ciò era molto aiutato in massima parte da elementi creoli.
Sempre per i grandi meriti di Vertiz si ebbero altri passi in avanti nel progresso sia della cultura che a livello opere pubbliche fra le quali il "Collegio di San Carlo", la "Casa de Comedias", 1' "Ospizio de Mendicita"', nonché la pavimentazione di tutta la città. di Buenos Aires.
A Vertiz successe il regalista Marchese di Loreto, con idee nettamente contrarie tanto che tentò di cancellare tutto quello che di evolutivo si era verificato fino ad allora.
Dopo di lui riprese il progresso il generale de Arredondo facendo ampie concessioni al libero commercio ed agli scambi di ogni tipo di merce. Nel 1794 il traffico del porto era notevolmente aumentato ed altrettanto importante era divenuta la flotta mercantile.
La situazione migliorò ancora con il Vicerè Juan del Pino che promosse l'istituzione del giornale "Semanario de Agricoltura y Comercio" e la fondazione delle scuole di geometria, architettura e disegno, e nautica.
Alla morte di Juan del Pino (1804) assunse la carica di Vicerè il Marchese di Sobremonte.
Intanto con la vittoria di Trafalgar le colonie spagnole si ritrovarono in serio pericolo in quanto nel gennaio del 1806 il generale inglese David Baird, dopo aver conquistato il Capo di Buona Speranza, il 25 giugno si dispose allo sbarco nel porto di Quilmes, a brevissima distanza da Buenos Aires; il successivo giorno 26 respinse le poche e disorganizzate milizie di Sobremonte, che fuggì a Cordoba, ed il 27 entrò nella capitale, assai malvisto dalla popolazione creola e da quella di colore.
La difesa della colonia passò allora nelle mani del francese Jacques de Liniers, che riorganizzò l'esercito, assecondato da tutti, il 3 agosto si dispose alla controffensiva; il 4 ed il 10 impose gravi perdite agli inglesi ed il 12 agosto riprese possesso della città con la resa dei nemici che quindi dovettero abbandonare l'impresa.
Liniers fu nominato Governatore Militare, si rifiutò di ricevere Sobremonte e pensando, con ragione, che l 'Inghilterra non avrebbe accettato impunemente questo smacco, anche per i notevoli interessi che sarebbero derivati dal possesso di quel territorio, sarebbe ritornata alla carica. Gli scontri che seguirono furono durissimi; dapprima, per una falsa manovra di Liniers, gli inglesi registrarono importanti vittorie, ma la strenua difesa opposta dai patrioti argentini alla fine ebbe la meglio. Furono riconquistate tutte le posizioni agli inglesi che in tal modo dovettero per forza accettare la capitolazione offerta loro da Liniers. E dopo un rapido scambio dei prigionieri gli inglesi lasciarono definitivamente il suolo argentino.
Questa grande impresa militare fece sì che Liniers venisse nominato, nel maggio 1808, Vicerè in sostituzione di Sobremonte, ma operò anche un cambiamento nell'animo dei creoli. Essi si erano battuti con particolare valore ed allora pensarono che se erano così capaci nelle imprese militari, sarebbero stati capaci anche di assumere la direzione della cosa pubblica; il ché significava che l'idea dall 'indipendenza stava insinuandosi nella mente delle popolazioni.
Alla metà di agosto del 1808 perdeva il trono di Spagna Ferdinando VII, ad opera di Napoleone, che mandava a Buenos Aires il suo incaricato marchese di Sassenay per trattare con Liniers. Subito il popolo, immemore dei suoi meriti, cominciò ad avversarlo in quanto straniero. Il primo gennaio 1809 ci fu una manifestazione generale, il Vicerè fu costretto a rinunciare all'incarico e fu istituita una Giunta Suprema, composta esclusivamente da spagnoli, salvo due americani.
Le truppe creole tentarono di far desistere Liniers dalle dimissioni ma egli, da quell'uomo leale che era sempre stato, non volendo compiere alcun gesto di indisciplina non aderì e, quindi, lasciò che si conferisse il potere di Vicerè a Baltazar Hidalgo de Cisneros.
Il nuovo Vicerè trovò una situazione molto grave; non disponeva di una sua forza armata fedele, cosicché non poté che in piccolissima parte assolvere il suo primo compito che era quello di disarmare e congedare le milizie creole. Il Tesoro versava in gravissime difficoltà ed egli, non avendo ottenuto alcun prestito dai negozianti spagnoli, in breve aprì il porto di Buenos Aires al commercio inglese, il ché diede l'avvìo ad un immediato miglioramento della condizione economica del paese.
Nel maggio 1810, mentre la Spagna era in un difficile periodo di lotte interne (conseguenza dell'occupazione napoleonica), il partito degli indipendentisti compì una specie di colpo di stato e si impadronì del potere. Fu nominata una Commissione di Governo, composta dai più illustri indipendentisti (fra cui l'italiano Castelli) che, come primo atto, imbarcò il Vicerè spagnolo Cisneros su una nave e lo rispedì in Europa. Quella fu la rivoluzione di maggio che fece nascere l'Argentina libera e sovrana.
Il paese però non ebbe vita tranquilla: fino al 1835 fu tormentata da lotte civili. In quell'anno salì al potere un generale, Juan Manuel de Rosas, che instaurò una feroce dittatura durata ben 17 anni.
Egli istituì una speciale milizia pretoriana, la "Mazorca" composta da malviventi negri e da disonesti poliziotti, che eseguirono un gran numero di assassinii politici.
Le classi più elevate, che inizialmente avevano rinunciato volentieri alla libertà purché si formasse un governo stabile ed efficiente, rimpiansero ben presto l'aver fatto questo sacrificio ed emigrarono, per la maggior parte, a Montevideo.
Rosas fu feroce anche con gli stranieri e per questo si mise in conflitto con
più di una potenza come la Francia, che nel 1838 bloccò Buenos Aires, come
l'Inghilterra e gli Stati Uniti, alle quali interdisse la navigazione nel Paranà.
Poi dichiarò guerra alla Bolivia e nel dicembre 1842 mosse contro l'Uruguay,
occupandone gran parte, meno la capitale Montevideo che, però, assediò per
nove lunghi anni
In favore degli uruguayani combatterono, oltre ai liberali argentini ivi
emigrati, anche numerosi francesi e italiani; questi ultimi guidati da colui che
si ricoprì di gloria in molte battaglie, ma soprattutto quella di San Antonio,
Giuseppe Garibaldi.
Contro il tiranno crebbe l'odio di gran parte del popolo; i liberali aumentarono notevolmente di numero e formarono un esercito, i cui capi furono i generali Paz e Lavalle. All'inizio si ebbero favorevoli risultati che fecero tremare Rosas, ma non durarono molto per inspiegabili contrasti sorti tra i due generali (Lavalle si ritirò) . Rosas riprese il sopravvento e con esso le repressioni che divennero ancora più feroci. Il 1840 si ricordò come il peggiore della storia dell'Argentina a causa del sangue versato. Le province continuarono le ribellioni; Rosas spedì un esercito capeggiato dal generale Urquiza per domare i rivoltosi; ma il generale si ribellò, si alleò col Brasile, ritirò le forze che assediavano Montevideo ed alla testa di un potente esercito marciò su Buenos Aires.
Il 3 febbraio 1852 sconfiggeva le forze del dittatore a Monte Caseros. Rosas fu costretto a fuggire travestito; si imbarcò su una nave diretta a Southampton dove morì a 84 anni nel marzo del 1877. Egli, pur essendo stato un dittatore sanguinario, conquistò per l'Argentina la Terra di Patagonia e dette una notevole spinta all'unità federale; per questo qualcuno tentò di riabilitarlo, naturalmente invano.
Con la vittoria di Monte Caseros si pensò subito ad una generale pacificazione che, però, non si verificò. Mentre Urquiza si trovava a Santa Fè per preparare la Costituente insieme ai convocati governatori, Buenos Aires si sollevava contro le autorità nominate da Urquiza e si organizzava un governo autonomo.
Intanto la Costituente di Santa Fè proclamava la Costituzione alla quale aderirono tutte le province meno Buenos Aires, che nel 1854 si era appunto proclamata autonoma. E così rimase fino al 1859 quando Urquiza, che era stato eletto capo della Confederazione, le mosse guerra e la sconfisse nella battaglia di Cepeda del 23 ottobre. Buenos Aires entrò nella Confederazione nel 1862 e divenne capitale della Repubblica Argentina; la Costituzione fu modellata su quella dell'America del Nord.
Fu eletto presidente il generale Mitre, un patriota e valoroso militare, uomo di studi ed amico di Garibaldi e favorevole all'elemento italiano (tradusse anche la "Divina Commedia")
Nel 1865 iniziò la guerra contro il Paraguay che si concluse nel 1870, senza portare all'Argentina alcun giovamento, dal suo successore Domenico Faustino Sarmiento, eletto nel 1868.
Sotto la sua presidenza ci furono a Buenos Aires gravi agitazioni fra il partito nazionalista, rappresentato da Mitre, e quello autonomista rappresentato da Adolfo Alsina.
Nel 1874 fu eletto Nicola Avellaneda che governò in un periodo più tranquillo e poté dare impulso all'agricoltura ed all'industria, alla costruzione di ferrovie ed all'incremento della emigrazione europea.
Dopo di lui nel 1880 fu presidente il generale Julio Roca che debellò gli Indiani del Sud e trasferì il governo nella città da poco fondata, La Plata. Nel 1881 Roca riuscì a portare a termine anche una vecchia questione di confini col Cile.
Nel 1886 nuove elezioni portarono alla presidenza Juarrez Celman che, però, non fu troppo fortunato poiché nel 1890 dovette fronteggiare una rivoluzione creata dalla Union Civica proprio contro il suo governo. Dovette lasciare l'incarico al suo Vicepresidente Carlo Pellegrini.
Nel 1898 tornò al potere Roca che si dedicò maggiormente allo sviluppo delle opere pubbliche come le ferrovie e l'ampliamento dei porti di Bahia Blanca, Rosario e Santa Fè.
Poi si susseguirono vari altri presidenti. L'Argentina nella Prima Guerra Mondiale si dichiarò neutrale e visse qualche decennio di tranquillità in cui le fu consentito di svilupparsi e progredire.
Nel 1928, sotto la presidenza di Ippolito Irigoyen, rappresentante del partito radicale, l'Argentina vide crescere in maniera straordinaria le sue fonti di ricchezza.
Egli basava la sua politica su elementi di natura personale; aveva raggiunto il massimo della popolarità quando aveva sostenuto la neutralità del paese; ma con l'andare del tempo vide diminuire il suo prestigio a causa del suo atteggiamento verso la politica interna ed internazionale; col suo comportamento aveva, tra l'altro, ed in larga misura, decimato le fila del suo partito personalista. Ciò provocò un colpo di stato che portò alla testa del governo provvisorio il generale conservatore Uriburu.
Questi instaurò un regime di dittatura che dapprima non incontrò alcuna opposizione in quanto egli adottò dei provvedimenti ritenuti particolarmente adatti al paese in quel momento.
Col trascorrere del tempo egli, però, accentuò il suo carattere già tanto autoritario e progettò di rendere duraturo il suo regime dittatoriale. Allora anche i suoi sostenitori si ribellarono e pretesero nuove elezioni. Uriburu fu dissuaso dal presentare la sua candidatura e per il periodo 1932/38 venne eletto il generale Augustin Justo.
Il 15 febbraio 1938 entrò in carica il suo Ministro delle Finanze, il dottor Roberto Ortiz, proprio per i meriti ottenuti nell'amministrazione Justo, tanto che fu considerato il suo continuatore.
Qualche anno prima, e precisamente nel 1920, l'Argentina aveva sospeso la sua collaborazione con la Società delle Nazioni. Nel settembre del 1933 però riallacciò queste relazioni per potersi servire dell'Ente contro le mire espansionistiche degli Stati Uniti d 'America. Nella Conferenza panamericana di Montevideo, tenutasi nel dicembre dello stesso anno, si appianarono notevolmente le divergenze fra Argentina ed USA ed anzi fu adottata una convenzione che proibiva ad uno stato il diritto di intervenire negli affari di un altro stato con interferenza nelle sue libertà, l'Argentina fu particolarmente felice di questo ed infatti firmò un patto con le altre repubbliche americane di non riconoscimento di occupazioni territoriali acquisite con la forza.
Anche le relazioni con la Chiesa cattolica erano eccellenti e molto ben vista fu, nel 1935, la nomina a cardinale dell'allora arcivescovo di Buenos Aires, monsignor Capello.
Anche nel campo della istruzione si fecero varie riforme che ottennero buoni risultati.
Quando l'Italia entrò in guerra con l'Etiopia, l'Argentina, pur simpatizzando con l'Italia, dovette firmare le "Sanzioni" che però non furono mai applicate. Anzi, nel maggio del 1936 il senatore Sanchez Sorondo propose al senato la revoca delle Sanzioni e chiese la convocazione di una Assemblea per poter discutere ed appianare le ragioni che avevano portato al conflitto.
Il presidente Ortiz, conservatore devoto alle istituzioni, paventando una qualche connivenza fra le forze antiliberali e istituti stranieri, nel maggio 1938 pose sotto sorveglianza gli istituti di istruzione vietando l'insegnamento dei principi contrari alla costituzione.
Nel febbraio del 1939, insieme alla Francia ed alla Gran Bretagna riconobbe ufficialmente il governo di F.Franco in Spagna.
Quando scoppiò la 2^ Guerra Mondiale l'Argentina, che non versava in
condizioni economiche floridissime, vide chiuso il mercato con la Germania,
accusando così il colpo dell'ulteriore aumento del disavanzo del bilancio.
Fortunatamente venne in suo aiuto la Gran Bretagna con l'intensificarsi degli
acquisti delle derrate alimentari ed anche gli Stati Uniti si proposero come
sostituti del mercato tedesco, concedendo anche ragguardevoli crediti ed
accrescendo tutte le esportazioni dall'Argentina, tranne quella delle carni
surgelate.
Per la Gran Bretagna e la Francia non c'erano solo le buone relazioni
commerciali, ma anche molti sentimenti di simpatia che però si spezzarono, per
quanto riguardava la Francia, a causa del repentino crollo della linea Maginot
con conseguente resa alla Germania. Il popolo argentino si divise in due
fazioni: "Pro Francia libera" e "Pro Francia di Vichy".
Questi ultimi andarono ad alimentare le fila di coloro che auspicavano una
vittoria degli stati totalitari, cioè di quei conservatori che non solo erano
animati dall'avversione verso i comunisti ma anche da risentimenti verso gli
Stati Uniti. Questi conservatori erano, oltre tutto, convinti che qualsiasi
esito avesse avuto la guerra, non sarebbero stati toccati minimamente gli
interessi argentini e, di più, speravano alla fine di ritornare in possesso
delle isole Malvinas che il paese rivendicava ad ogni conferenza fra stati
americani.
Però, nel maggio 1940 a Buenos Aires vi furono dimostrazioni antitedesche a seguito dell'affondamento di un piroscafo argentino, il "Victoria".
Alle diatribe sostenute per la politica estera si aggiungevano anche quelle relative alla politica interna. Nel 1941 e 1942 l'Argentina si trovò nella scomoda posizione di dover mantenere la solidarietà americana e di non venire meno alla sua neutralità essendo la sua popolazione, almeno per un terzo, costituita da italiani e annoverando circa 250.000 unità tedesche.
Nel dicembre del 1941 nella Conferenza di Rio de Janeiro deliberarono sulla rottura delle relazioni diplomatiche con l'Asse, e con il preciso intendimento che ogni stato si sarebbe ritenuto libero di applicare questo punto quando e come lo avesse ritenuto necessario.
C'era allora nel paese uno stato di discreta euforia per l'andamento della
politica estera adottata; ma durò poco perché le scuse della Germania per
l'affondamento del piroscafo Victoria furono seguite a breve distanza
dall'affondamento di un'altra nave.
Il governo votò la rottura delle relazioni diplomatiche con la Germania e
nonostante ciò, sia l'Argentina che il Cile, vennero denunciati dagli Stati
Uniti come centri dello spionaggio tedesco, noti e tollerati dai rispettivi
governi.
Nel giugno 1943 un improvviso colpo di stato affidò il potere ad un gruppo
di alti ufficiali, sotto la presidenza del
generale A. Rawson, per pochi giorni, sostituito poi dal generale Pedro Ramirez,
anche lui ritirato dopo breve tempo.
L'8 luglio dello stesso anno fu nominato Vice-presidente Juan Peron, ministro
del Lavoro, che iniziò subito perorando i miglioramenti ai salari operai e
fronteggiando i vari scioperi e complotti in corso, che culminarono con un moto
insurrezionale guidato dal generale Avalos e dall'ammiraglio H. Vernengo Lima
che sostituirono Peron e lo arrestarono.
Ne nacquero altri scioperi e manifestazioni, sostenute anche dalla polizia, che
obbligarono i due a rilasciare Peron ed a formare un altro Ministero al quale
Peron non prese parte per potersi presentare candidato alle elezioni
presidenziali successive. Fu, infatti, eletto e divenne ufficialmente Presidente
della Repubblica il 4 giugno 1946.
Peron, preoccupato di assicurare al paese miglioramenti sociali, politici,
economici e militari, si dispose subito ad eliminare l'opposizione. Mise sotto
accusa i giudici che al tempo delle ribellioni avevano sancito la validità dei
tribunali del lavoro. Poi concluse accordi commerciali col Belgio, l'Ecuador e
il Brasile; stabilì patti per la navigazione con Cile e Gran Bretagna e mise a
punto il cosiddetto "Piano Peron" che prevedeva, prima di tutto, di
"vendere a chi ci vende".
Questo piano fu presentato al Congresso nell'ottobre del 1946; includeva la riorganizzazione totale della struttura del paese, l'approvazione del voto alle donne (che avvenne nel settembre del 1947), la riforma della pubblica istruzione, l'istituzione di una speciale giustizia amministrativa e militare, la permanenza nell'esercito fino ai 50 anni per gli uomini e l'impiego delle donne nei servizi ausiliari, l'istituzione di un vasto sistema assicurativo, l'assistenza sanitaria attraverso medici di stato, sussidi per i più poveri, aumento notevole dei posti letto negli ospedali, costruzione di alloggi, istituzioni per la preparazione tecnica dei cittadini, la regolamentazione degli affitti per i contadini, l'incremento industriale per la produzione della latta, dei filati di lana, cotone e seta, un più intenso sfruttamento dei giacimenti di petrolio con aumento di raffinerie, navi cisterna, la costruzione di impianti idroelettrici e quant'altro fosse necessario per elevare l'Argentina al rango di grande potenza.
Conseguentemente a questo piano, stabilì accordi commerciali non solo con i paesi sud-americani, ma anche con tutta l'Europa, più l'India ed il Canada.
Nonostante i miglioramenti che si verificarono per merito dell'attuazione del piano, ci furono varie critiche ed apprezzamenti negativi da parte degli esperti; inoltre, di lì a poco, l'inflazione aumentò sensibilmente perché le esorbitanti spese militari scavalcarono le previsioni del piano stesso.
Pur tuttavia, ciò non ebbe alcuna ripercussione sulle elezioni parziali del
marzo 1948 e Peron divenne ancora più popolare tanto che riuscì a far
approvare nel marzo del 1949 una nuova Costituzione, con 101 voti contro zero,
non avendo l'opposizione partecipato alla votazione.
Tutto questo rinsaldò ancora di più l'autorità del Presidente che, nel 1950,
si fece concedere pieni poteri, con programma anticomunista. Il regime
semi-dittatoriale, sostenuto dai sindacati operai, avversato dai grandi agrari,
suscitò vivissime polemiche specialmente per le limitazioni della libertà di
stampa."La Prensa" quotidiano di Buenos Aires, nel gennaio 1951 fu
espropriato e riprese le pubblicazioni solo otto mesi più tardi.
Nell'agosto del 1951 la Confederazione del Lavoro proclamò uno sciopero generale per sollecitare la candidatura alla presidenza e vice-presidenza rispettivamente del generale Peron e della di lui moglie Eva, che tuttavia rinunciò alla candidatura e l'11 novembre Peron fu rieletto.
Nel febbraio 1952 scoppiò un incidente anglo-argentino per il controllo della Terra di Graham, nell'Antartide. Il 26 luglio dello stesso anno moriva Eva Peron, compianta da tutti.
Poiché la situazione economica era molto peggiorata, nel febbraio del 1953
Peron annunciò un "piano quinquennale" e fece
appello ai lavoratori per un incremento della produzione. Nell'aprile dello
stesso anno si verificò un attentato alla sua persona, seguito da arresti di
oppositori radicali e socialisti.
Nella seconda metà dell'anno ci furono sintomi di distensione e di ripresa dei rapporti commerciali con l'estero, compromessi da una lunga politica autarchica; si strinsero accordi commerciali con la Germania, l'URSS, la Jugoslavia e l'Uruguay, mentre restarono fredde le relazioni con gli Stati Uniti d'America e la Gran Bretagna.
Nel 1954 Peron volle promuovere una campagna contro la Chiesa, stabilendo: l'abolizione dell'insegnamento religioso, la approvazione della legge sul divorzio, l'apertura dei postriboli, la sospensione delle sovvenzioni ad alcune chiese e l'abolizione di alcune feste religiose.
Per una nazione profondamente cattolica questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Il 16 giugno il Vaticano scomunicò Peron che nel 1955 fu rovesciato da una insurrezione dell'esercito e costretto a fuggire all'estero. Egli si rifugiò in Venezuela e nella Repubblica Dominicana.
Le nuove elezioni, il 3 febbraio 1956, portarono alla presidenza della Repubblica Argentina Arturo Frondizi.
Egli sin dall'inizio, si ispirò alla integrazione nazionale componendo il
governo in forma mista, con gli estremisti di destra e quelli di sinistra,
peronisti e comunisti.
Dovette subito affrontare il problema del petrolio; a questo proposito fece
aumentare la produzione diminuendo così le importazioni con grande sollievo per
il bilancio del paese, e accettò anche gli aiuti degli Stati Uniti.
Per combattere l'inflazione operò tagli alla spesa pubblica ed impose un regime di austerità. Naturalmente ciò portò impopolarità al suo governo che fu avversato con scioperi e manifestazioni. Anche la Chiesa lo contestò in quanto radicale intransigente.
Nel gennaio 1959 si recò a Washington e dinanzi al Congresso pronunciò un discorso che piacque moltissimo sia agli Stati Uniti che a tutte le repubbliche latino-americane e che gli valse la solidarietà di tutti in quel 27 aprile dello stesso anno quando dichiarò illegali tutte le attività comuniste che, quindi, furono bandite dall'Argentina.
Portò felicemente il suo paese nel Trattato di Montevideo per far parte della "Zona di libero scambio" e per rafforzare i rapporti fra 1'Argentina ed i paesi europei. Nel giugno-luglio 1960 intraprese un viaggio per visitare l'Europa ricavandone grande prestigio e vari crediti finanziari.
In politica interna si dimostrò molto abile nel restituire, nel 1961, ai sindacati il controllo della Confederazione dei Lavoratori ed alla Chiesa i privilegi tolti da Peron.
Per ciò che attenne alla sua politica nazionalistica in relazione al petrolio, capì che per aumentare la produzione occorreva abolire il monopolio e così fece firmando accordi con partners esteri, specialmente con gli USA, Inghilterra e Olanda. I risultati immediati confermarono la bontà delle sue decisioni.
Ma nonostante tutto la situazione economica si fece più difficile e Frondizi dovette soccombere a due avvenimenti della massima importanza: uno verificatosi nel gennaio del 1962 fu l'espulsione di Cuba dall'Organizzazione degli Stati Americani ed il secondo, nel marzo 1962, fu la riammissione alle elezioni del "Frente Justicialista" di pura marca peronista. Nel primo Frondizi non firmò la risoluzione per Cuba e nel secondo fu contestato ferocemente dai militari che, sempre in quel marzo del 1962, lo destituirono e lo inviarono in esilio nell'isoletta di Martin Garcia.
Dopo una breve presidenza temporanea, nel luglio 1963 si tennero nuove elezioni in cui fu eletto Arturo Illia, candidato dei radicali. Egli disdisse tutti i contratti stipulati con le società petrolifere e rifiutò i prestiti della Banca Mondiale. La situazione economica precipitò e per poco si evitò la catastrofe poiché la situazione fu salvata da due eccezionali raccolte di grano nel 1964 e nel 1965.
Nel giugno 1966 l'inetto Illia fu sostituito dal generale Juan Carlos Ongania che sciolse il Parlamento, abolì i partiti politici, decretò la fine dell'autonomia delle università, colpevoli di accogliere comunisti ed ebrei, e fece chiudere moltissime aziende condotte da ebrei. Questo gli attirò le contestazioni della Chiesa, degli intellettuali, degli studenti e dei sindacati e tutto ciò nel 1969 divenne aperta ostilità. Si formarono gruppi armati, iniziò uno stato di guerriglia, ci furono degli assassinii eccellenti e quando Ongania accentuò lo stile dittatoriale del suo governo il golpe militare dell'8 giugno 1970 lo rovesciò e lo sostituì col generale Levingston, che si dimostrò subito non all'altezza della situazione. Per la qual cosa il 25 marzo 1971 fu a sua volta sostituito dal genera le Alejandro Lanusse.
Intanto da Madrid il vecchio dittatore Peron, approfittando dell'incapacità dei militari a governare la nazione, era riuscito a mantenere alto il suo prestigio fra i suoi sostenitori e, macchinando contro le forze del governo, riuscì ad imporre all'attenzione dell'elettorato il suo luogotenente Campora, che infatti fu eletto a grande maggioranza, il 25 maggio 1973.
Un mese dopo egli si recò a Madrid da cui tornò insieme a Peron (78 anni), e poi rassegnò le dimissioni lasciandogli il posto dopo una trionfale consultazione popolare.
Alla vice-presidenza fu eletta la moglie di Peron, Maria Estela Martinez, allo scopo di garantire la continuità del peronismo al governo, data la tarda età del marito. Questo evento ebbe il consenso dei militari e dei partiti all'opposizione. Il 1° Luglio 1974 Juan Domingo Peron improvvisamente morì ed assurse, così come previsto, alla carica di Presidente della Repubblica Maria Estela Martinez, per gli argentini Isabelita.
Quando venne confermato alla carica di Segretario alla presidenza l'allora Ministro del Benessere Sociale, Josè Lopez Rega, consigliere personale di Isabelita, ma inviso ai peronisti, si riaccesero le lotte fra i partiti e la guerriglia.
Ci furono sanguinose rappresaglie ed assassinii; in seguito a tutte queste violenze il governo il 6 novembre decretò lo stato d'assedio.
Nel marzo del 1976
Isabelita fu destituita e ha presidenza fu assunta dal generale Videla che
compose il governo con prevalenza dei militari.
Questi rincorsero programmi ambiziosi per la cui realizzazione era necessaria la
eliminazione dei sindacati peronisti; per cui ci furono delle repressioni senza
precedenti per tutta la durata della dittatura (1983).
In questi anni 1'Argentina conobbe anche 1'onta di una disfatta militare dovuta
al tentativo di togliere all'Inghilterra, attraverso una guerra, il possesso
delle isole Falkland-Malvine.
Negli ultimi tempi, poi, si formarono delle Organizzazioni che dibatterono la questione dei diritti umani ed un movimento particolare che reclamava la conoscenza della sorte toccata a circa 20.000 "Desaparecidos", vittime della dittatura.
Nell'ottobre 1983 si ritornò alla democrazia con 1'elezione di R. Alfonsin che ripristinò immediatamente lo stato di diritto. Poi presentò il "Plan Austral" che si proponeva di curare tutti i mali dell'economia argentina, in un clima di pacificazione nazionale.
I suoi traguardi non furono raggiunti e dopo 6 anni gli argentini furono chiamati nuovamente alle urne. La vittoria arrise al candidato peronista Carlos Menem che, nel dicembre 1989, in anticipo assunse la carica lasciata da Alfonsin per motivi di salute.
Menem ha ampliato la sua politica di "riconciliazione nazionale" estendendo 1'amnistia fino ai vertici della dittatura militare.
Menem aveva ereditato una situazione economica piuttosto traballante ed iniziò subito con il proporre il suo programma anti-inflazionistico e liberista. Nonostante avesse improntato la sua campagna elettorale su un programma di aumenti salariali e di rilancio delle industrie, la disoccupazione continuò ad aumentare. Fu coadiuvato nel suo lavoro dal Ministro dell’Economia, D. Cavallo, nominato nel 1991, che portò avanti l’opera di privatizzazione delle imprese pubbliche e la riforma fiscale, lavori già intrapresi dal predecessore A. E. Gonzales. Istituì anche un cambio fisso del peso nei confronti del dollaro statunitense.
A seguito della notevole riduzione dell’inflazione e del debito estero,Menem riuscì ad ottenere forti prestiti dal Fondo Monetario Internazionale ed anche i capitali stranieri affluirono massicciamente. Poi, con il notevole sostegno degli Stati Uniti, l’Argentina acquisì anche un certo prestigio internazionale tanto che poté partecipare con propri elementi a molte delle risoluzioni decretate dalle Nazioni Unite, come ad esempio nel Golfo Persico e nei Balcani. Inoltre poté ristabilire i rapporti diplomatici con la Gran Bretagna ed attraverso ciò poté inserirsi negli accordi commerciali con l’Unione Europea.
In campo nazionale Menem ottenne dei successi sia nel rinnovo parziale della Camera dei Deputati del settembre 1991 che in quello dell’ottobre 1993. Nel novembre 1994 poté essere eletta una Assemblea Costituente che assegnò al suo Partido Justicialista la maggioranza relativa. Questo, insieme all’Union Civica Radical, poté revisionare la Costituzione e nell’agosto del 1994 si rese possibile la rielezione del presidente, portando da 6 a 4 gli anni di un mandato, il numero dei senatori da 48 a 72 e l’istituzione di un governo autonomo per la capitale con la diretta elezione del sindaco. Nelle elezioni del maggio 1995 Menem fu confermato presidente.
Però, intanto, nel 1994, a seguito di una forte crisi che aveva toccato il Messico,tutti gli stati dell’America Latina ne avevano subìto le ripercussioni, Argentina compresa. Quindi nell’estate del 1995 si dovette registrare un eccezionale tasso di disoccupazione del 15% e molta parte della popolazione risultò ai limiti della povertà.
Il programma economico di Menem non aveva dato frutti né nel campo della istruzione, né in quello della sanità e tanto meno nelle più che mai impoverite comunità rurali. Inoltre, anche le amnistie concesse da Menem ai maggiori responsabili della dittatura, gli alienarono il favore dei suoi sostenitori. E tutto ciò, unitamente ad altre risoluzioni decise in campo economico e sociale,fece sì che le elezioni municipali di Buenos Aires del giugno 1996 assegnassero la vittoria al candidato radicale. Ancora altre non apprezzate manovre, specialmente relative ai militari, sfociarono nel 1997 in una crisi tanto che le legislative parziali dell’ottobre consegnarono la vittoria all’Alleanza di centro-sinistra, guidata da G. F. Meijide.
Sempre intorno all’ottobre 1997 tornò alla ribalta la questione dell’amnistia con la quale non erano stati puniti i crimini commessi nel periodo della dittatura, anche verso cittadini spagnoli. E proprio la magistratura spagnola spiccò dei mandati di cattura internazionali riguardanti L. Galtieri e E. Massera, rei di aver provocato la sparizione di molti cittadini iberici.
Nel giugno 1998, nel novembre dello stesso anno e nel gennaio 1999, dopo il ritiro della famigerata amnistia, furono arrestati rispettivamente il generale Videla, l’ammiraglio Massera ed il generale Bignone. L’accusa fu quella di aver sottratto tutti i figli dei “desaparecidos”, nati in prigionia e ceduti in adozione a famiglie di militari.
Nell’ottobre del 1999 le elezioni presidenziali portarono alla carica il radicale Fernando de la Rua, candidato dell’Alleanza di centro-sinistra.