Storia
A.E.I.O.U.: le 5 vocali sono le iniziali delle parole latine che formano un famoso motto austriaco: “Austriae Est Imperare Orbi Universo”, cioè “è destino dell’Austria comandare al mondo intero”.
Alcune tracce di capanne costruite su palafitte, scoperte nei laghi alpini, dimostrano che la regione austriaca era abitata fin dall’età della pietra. I villaggi sorgevano soprattutto vicino ai laghi ed alle miniere di sale, fonti di ricchezza e di commerci.
Attratti da quelle risorse naturali, molti popoli invasero la regione austriaca: dapprima i Celti, nel IV secolo avanti Cristo, poi i Romani, nel 113 avanti Cristo, che vi crearono fiorenti colonie, quali Vindobona (oggi Vienna) e Juvavum (oggi Salisburgo). Nell’anno 15 dopo Cristo il territorio fu annesso a Roma.
Nel IV secolo dopo Cristo i territori del bacino danubiano subirono l’invasione di popolazioni tedesche, provenienti da est e da nord: Unni, Vandali, Goti e Slavi. Essi annientarono la civiltà latina ed imposero la loro dominazione barbarica.
Successivamente, all’arrivo di Carlo Magno, il territorio entrò a far parte del Regno Franco. Fu chiamato “Ostmark”, cioè “marca”, (regione di confine) orientale dell’impero, da cui derivò la parola “Osterreich”, nome germanico dell’Austria (in tedesco: Regno di Oriente).
Altre lotte per il predominio portarono nel paese gli Ungheresi, sconfitti a loro volta dall’imperatore Ottone I il Grande, re di Germania. Infine, quest’ultimo donò la “marca” al conte Leopoldo di Badenberg, nel 976, la cui famiglia governò il paese per circa tre secoli, creando uno stato indipendente. Il dominio, poi, si allargò ad est, fino al Danubio ed all’Ungheria: dopo poco più di un secolo l’estensione del territorio era raddoppiata.
Nel 1246, con la morte di Federico il Battagliero, si estinse la dinastìa dei Badenberg. Ottocaro II, re di Boemia, ne approfittò per impadronirsi dell’Austria, della Stiria e della Carinzia. Ma il suo dominio durò poco: nel 1273 venne eletto imperatore di Germania Rodolfo d’Asburgo, che sconfisse Ottocaro II e si impossessò del territorio e si stabilì a Vienna. Da quel momento e fino al 1918 la Casa di Asburgo fu a capo dell’Austria, con i due rami di Asburgo e Asburgo-Lorena.
Nel 1382, prendendo Trieste sotto la sua protezione, l’Austria si assicurò uno sbocco al mare, indispensabile per i suoi commerci.
Con Massimiliano I, che regnò dal 1493 al 1519, l’Austria entrò in possesso della Borgogna e dei Paesi Bassi portati in dote dalla moglie Maria di Borgogna, figlia di Carlo il Temerario.
Per assicurare altri domini alla casa d’Austria, Massimiliano I combinò i matrimoni dei suoi discendenti: il figlio Filippo il Bello sposò Giovanna la Pazza, figlia del re di Spagna, che ereditò nel 1500 i troni di Castiglia e di Aragona. Due nipoti, inoltre, sposarono i figli dei re di Boemia e di Ungheria.
Alla sua morte, nel 1519, fu eletto imperatore Carlo V, figlio di Filippo il Bello e di Giovanna la Pazza, che era già re di Spagna. Egli divise l’impero ed affidò il governo dell’Austria al fratello Ferdinando I, che nel 1526 ereditò anche i regni di Boemia e di Ungheria. Tutta la regione carpato-danubiana era così riunita sotto un solo governo, che comprendeva popolazioni diverse fra loro; austriaci, boemi, ungheresi, slavi. Una fede comune li riuniva: la religione cattolica, particolarmente minacciata in quel periodo dai musulmani e dalla Riforma.
La necessità di difenderla avvicinò tutti questi popoli e contribuì a legarli alla casa d’Austria, che divenne così il baluardo del Cattolicesimo. Fu in Austria che si sviluppò la Controriforma; a Trento, allora città austriaca, si tenne il famoso Concilio e si diffuse la predicazione dei Gesuiti.
Altre vicende minacciarono l’Austria: nel 1683 fu attaccata dai Turchi, ma potè respingerli con l’aiuto del re di Polonia. La morte del re Carlo II di Spagna, ultimo Asburgo del ramo spagnolo, portò ad una lunga guerra di successione con la Francia. L’Austria perse la Spagna, ricevendo in cambio Napoli, Milano, la Sardegna, che scambiò poi con la Sicilia. Più tardi, con la guerra di successione polacca, perse anche Napoli e la Sicilia, ottenendo però il Ducato di Parma e Piacenza ed il Granducato di Toscana.
Nel 1740 salì al trono Maria Teresa, del ramo Asburgo-Lorena. Ella fu una grande imperatrice; cercò, fra l’altro, di migliorare i rapporti con la Francia, dando in sposa la figlia Maria Antonietta al Delfino di Francia. Sotto il suo governo lo stato assunse un nuovo sviluppo. Attraverso i porti di Fiume e di Trieste aumentarono gli scambi commerciali; fece modificare le leggi in favore dei più poveri e promosse l’istruzione fra il popolo.
Verso la fine del XVIII secolo molti popoli soggetti all’Austria cominciarono a rivendicare le loro libertà: il primo di questi popoli ad ottenere l’indipendenza fu il popolo belga.
Dopo la caduta di Napoleone fu indetto il Congresso di Vienna nel 1815.
Il Congresso ebbe il compito di ristabilire l’equilibrio rivoluzionato
dalle guerre napoleoniche: all’Austria fu affidato il compito di guidare
l’Europa verso la restaurazione.
Ma ormai tutti i popoli aspiravano all’indipendenza; a Vienna, a Praga,
a Venezia, a Milano, a Budapest si ebbero moti rivoluzionari. L’Austria
si avviava a restringere i suoi confini. Con le guerre di indipendenza
italiane perse la Lombardia ed il Veneto; nel 1867 fu costretta a riconoscere
l’indipendenza dell’Ungheria.
Gravi disgrazie familiari indebolirono il regno di Francesco Giuseppe: il suicidio del figlio Rodolfo, la fucilazione in Messico del fratello Massimiliano, l’uccisione della moglie Elisabetta ed infine l’assassinio del nipote, erede al trono, Francesco Ferdinando, avvenuto a Sarajevo (Bosnia) nel 1914, ad opera di due studenti serbi. Per vendicarlo Francesco Giuseppe attaccò la Serbia: altre nazioni europee intervennero e quello fu l’inizio della prima guerra mondiale.
Nel 1916 Francesco Giuseppe morì. Il suo successore Carlo I tentò invano di promettere l’autonomia ai popoli dell’impero: l’Austria fu sconfitta ed il suo impero fu distrutto.
Il 12 novembre 1918 fu proclamata la Repubblica Austriaca. L’impero che nel 1914 si estendeva per 670.000 Kmq. e contava 51 milioni di abitanti, era ridotto a 84.000 Kmq. e 6 milioni e mezzo di abitanti. La fame, la miseria, lasciate dalla guerra, opprimevano il paese che faticosamente iniziò la sua ricostruzione, aiutato anche da un prestito concesso dalle altre nazioni europee.
Ma l’Austria dovette subire una nuova catastrofe: nel 1938 i nazisti la invasero e la ridussero a semplice provincia del Reich, trascinandola nella nuova gravissima sconfitta della seconda guerra mondiale.
Il 15 maggio 1945 venne firmata la pace fra l’Austria e le 4 grandi potenze, Inghilterra, Francia, Stati Uniti ed Unione Sovietica. Dopo un periodo di occupazione alleata, la repubblica austriaca potè ritornare indipendente.
Il 25 novembre 1945 ci furono le elezioni per il Parlamento. Le vinse il Partito Popolare col 51% dei voti ma si formò un governo di coalizione presieduto dal cancelliere popolare Leopoldo Figl, mentre Presidente della Repubblica era il socialista Karl Renner. Sebbene governo indipendente, quello austriaco non potè per circa un anno deliberare senza il placet del Consiglio Alleato. Questo, nel giugno 1946, dietro proposta degli Stati Uniti, autolimitò le sue prerogative cosicchè il governo potè decidere per proprio conto la linea di condotta da tenere e siccome nel frattempo anche alcune frontiere con gli altri paesi erano state abbattute, l’Austria potè ripristinare il libero commercio ed il movimento dei viaggiatori. Rimasero in piedi solo le frontiere fra la zona russa e quella degli altri alleati.
I sempre crescenti contrasti fra Unione Sovietica ed Occidente impedirono di ratificare una volta per tutte il trattato di pace. Solo un punto trovò la definitiva soluzione: quello con l’Italia a proposito dell’Alto Adige, che si costituì Regione Autonoma e con tutte le libertà linguistiche, culturali, religiose e commerciali.
Rimasero invece insolute le questioni relative alle rivendicazioni della Jugoslavia sulla Carinzia e la Stiria Meridionale, nonché quelle russe sulla zona comprendente i pozzi di petrolio di Zisterdorf, che tuttora fanno dell’Austria il terzo produttore europeo, dopo Polonia e Romania.
Il 31 dicembre 1950 Renner morì e furono necessarie nuove elezioni il 27 maggio 1951 per nominare il nuovo presidente, che fu il socialista Theodor Korner. Intanto, però, fra i due principali partiti che formavano il governo di coalizione, e cioè quello cattolico della Volkspartei e quello socialista, erano sorti forti contrasti sul modo di condurre la politica, specialmente quella economica, così fu necessario anticipare le elezioni generali, previste per il novembre 1953, a febbraio.
Ma i due partiti ottennero lo stesso numero di seggi, con la differenza di uno fra loro, e quindi si dovette formare un governo uguale a quello precedente presieduto dal cattolico Julius Raab. Ed intanto, perdurando gli attriti fra i due blocchi, quello occidentale e quello sovietico, il trattato di pace per la restituzione della totale sovranità dell’Austria non ebbe mai conclusione. Cosicchè sul territorio austriaco rimanevano ancora le truppe d’occupazione. Anzi, con la Conferenza dei Ministri degli Esteri, tenuta a Berlino nel gennaio-febbraio 1954, il ministro sovietico Molotov propose di rinviare ancora il ritiro delle stesse. Si giunse, quindi, all’8 febbraio 1955 allorchè Molotov, recedendo dalle sue rigide precedenti posizioni, dichiarò che per la firma del trattato sarebbe bastata una firma con l’impegno solenne che l’Austria non avrebbe mai più operato ricongiungimenti con la Germania e non avrebbe mai concesso la formazione di basi militari sul suo territorio, a favore di qualsiasi altra nazione che glielo avesse chiesto.
Raab fornì ampie assicurazioni; fece persino un viaggio a Mosca per ribadire la ferma intenzione dell’Austria di mantenere tutti gli accordi e nell’ottobre dello stesso anno si completò lo sgombero delle forze d’occupazione. Subito si riunì una Assemblea Nazionale e la prima deliberazione fu quella di dichiarare per il paese la neutralità permanente.
Poi si cercò di risolvere tutti i problemi aperti con i
paesi vicini, pur mantenendo buone relazioni con ambedue i blocchi.
Le divergenze fra i due partiti di governo rimasero sempre forti per
cui si dovette ricorrere ad elezioni anticipate per altre due volte. La
prima nel maggio 1956 e la seconda nel maggio del 1959. Nessuno dei due
partiti ebbe la maggioranza assoluta e Raab dovette sempre presiedere governi
di coalizione mentre alla Presidenza della Repubblica, alla morte di Korner,
avvenuta nel gennaio 1957, salì un altro socialista: A. Sharf.
Per le elezioni del 1962 si verificò la stessa cosa tanto che il governo si chiamò di “coalizione permanente”. Questa non dette alcun incentivo allo sviluppo ed al progresso del paese che anzi soffrì di un prolungato immobilismo finchè nelle elezioni del 1966 trovò la maggioranza la Volkspartei.
La possibilità di leadership di un partito, o di un altro, aprì finalmente la via alla prospettiva di alternanza di potere. E questo si verificò fino al 4 ottobre del 1975 quando le elezioni tenutesi in quel giorno diedero la maggioranza assoluta ai socialisti, governati da Kreisky.
In politica estera l’Austria tornò a discutere con l’Italia per l’Alto Adige fino alla firma di un trattato ad opera dei due ministri Moro-Waldheim. E con la Jugoslavia per la minoranza slovena in Carinzia.
Nonostante i limiti imposti dal lento processo di integrazione europea, anche a causa della propria neutralità, l’Austria chiese la piena adesione alla Comunità Europea, voluta fortemente dagli imprenditori, ma altrettanto fortemente avversata sia dai socialisti che dall’Unione Sovietica.
Ma finalmente nel 1972 si arrivò ad un accordo di libero scambio.
Nel maggio 1979 si ebbero nuove elezioni ma la maggioranza del governo
socialista fu riaffermata. Quelle del 1983 registrarono, però, una
variazione di tendenza. I socialisti persero la maggioranza assoluta,
pur rimanendo il partito principale. Avevano incrementato i loro voti altre
formazioni politiche.
In questo periodo si registrò una congiuntura internazionale
ed anche l’Austria naturalmente ne sentì le conseguenze. La crescita
del paese si fermò e la disoccupazione aumentò, anche rimanendo
a bassi livelli. Kreisky rassegnò le dimissioni ed il paese conobbe
un periodo di instabilità.
Poi sull’Austria si appuntò l’attenzione di tutto il mondo quando nel giugno del 1986 fu eletto presidente K. Waldheim. Egli fu accusato di essere stato coinvolto, come ufficiale dell’esercito tedesco, in crimini contro l’umanità, perpetrati in combutta con i nazisti. I rapporti con gli Stati Uniti e con Israele conobbero una grande tensione e l’immagine dell’Austria, di tutta la nazione, subì danni gravissimi. Sinowatz, il capo del governo, si dimise. Al suo posto fu eletto il socialista F. Vranitzky. Sopraggiunse in pochi mesi una crisi; si effettuò in settembre un “Congresso straordinario” in cui prevalse la destra nazionalista, alla cui guida pervenne J. Haider.
Le nuove elezioni anticipate del novembre 1986 diminuirono i voti ai socialisti ed ai popolari ed incrementarono quelli nazionalisti e quelli dei verdi. E nel gennaio del 1987 si tornò ad un governo di coalizione. Vranitzky basò la sua politica sul raggiungimento della diminuzione del debito pubblico, privatizzando parzialmente le aziende, e sulla situazione ambientale e sociale.
Nel 1989 l’Austria inoltrò alla Comunità Europea una richiesta di ammissione, pronta a ridefinire i limiti della sua neutralità in politica estera.
Nell’ottobre del 1990 le elezioni riportarono al governo di coalizione. Per l’ingresso del paese nella Comunità Europea fu istituito nel 1994 un referendum, vinto dal partito del “si”. Ma le conseguenze che derivarono da questa entrata nella Comunità Europea non furono motivo di soddisfazione per gli austriaci che si videro costretti ai livelli degli altri paesi europei, alla privatizzazione in tutti i settori e, comunque, ad una politica di sacrifici e di austerità.
Haider invece perseguì il suo programma annunciato nella campagna elettorale: ovverosia principalmente lotta alla corruzione e restrizioni all’immigrazione.
Le elezioni dell’ottobre 1996 assegnarono ad Haider il miglior risultato mai conseguito fino ad allora. Nel gennaio 1997 Vranitzky si dimise e la carica di cancelliere-presidente fu assunta dall’ex Ministro delle Finanze V. Klima, fino alle nuove elezioni dell’aprile 1998 che, invece, la assegnarono a Klestil.
Nel corso degli anni 90, comunque, sotto la direzione di Haider in Austria c’era stata una ampia recrudescenza della xenofobia a sfondo nazista. Molti furono gli episodi terroristici compiuti specialmente verso gli immigrati e gli zingari. Le elezioni dell’ottobre del 1999 confermarono la stragrande maggioranza al partito di Haider.
E sempre per ciò che concerneva la questione con l’Italia per
l’Alto Adige, nel 1992 si era definitivamente stabilita la piena autonomia
della minoranza di lingua tedesca all’interno, però, del sovrano
Stato Italiano.