AZERBAIGIAN

Storia

La provincia fu chiamata dagli antichi  Atropatene, perché Atropate, satrapo persiano, se ne impadronì dopo la morte di Alessandro il Grande.

Nell’antichità fu soggetta all’impero assiro, ma alla sua caduta, nella seconda metà del VII secolo avanti Cristo, passò a far parte del regno della Media, regione dell’Asia fra l’Assiria, la Persia ed il Mar Caspio.

Nel VI secolo fu sotto il dominio dell’impero persiano. Ma ben presto vi penetrò il Cristianesimo. E’ infatti del VI secolo la presenza di un Episcopato.

Dalla forma persiana di Atropatene scaturì il nome attuale di Azerbaigian. Nel 643 dopo Cristo entrò nell’ambito delle conquiste musulmane e vi rimase per molti secoli.
Fino al XIII, quando fu occupata dai Mongoli e dai Turcomanni.

Nel XVI secolo, sotto la dinastia dei Safawidi, tornò ad essere una provincia persiana, all’inizio con capitale Ardabil, poi trasferita a Tabriz.

Le continue invasioni delle popolazioni orientali, turche in particolar modo, modificarono profondamente l’etnìa del paese; come lingua fu introdotto anche una specie di dialetto turco che si chiamò ”azeri”.

La popolazione si costituì, in massima parte, di turco-tatari; delle tribù curde, all’inizio nomadi, si assestarono definitivamente nei distretti meridionali ed occidentali del paese, mentre nelle città ed in qualche zona del sud prevalsero i persiani.

Il popolo si  occupò essenzialmente di agricoltura ma, sicuramente, l’attività più importante fu quella della tessitura dei tappeti che avvenne con industrie a carattere familiare. I tappeti fabbricati nella zona sono tuttora fra i migliori del mondo.

Senza avvenimenti di rilievo si arrivò alla fine della prima guerra mondiale.  Il 28 maggio 1918 il nascente partito nazionalista del paese, il “Mussavet”, attraverso l’Assemblea Costituente dei Tatari, proclamò la Repubblica Indipendente dell’Azerbaigian, con capitale Baku, e formò con l’Armenia e la Georgia una  Federazione Caucasica.

Nell’aprile del 1920 il governo fu abbattuto dal partito socialista del “Kummet”, che aprì le porte di Baku alle forze sovietiche.
Nel 1922 fu firmato un trattato per cui l’Azerbaigian andò a far parte delle repubbliche socialiste sovietiche come Stato Federale.

Durante la seconda guerra mondiale il paese fu occupato dai sovietici anche perché esso formò un valico naturale per l’invio dei rifornimenti in Persia. E ciò in base ad un accordo anglo-russo-iraniano firmato il 27 gennaio 1942. Questo trattato stabiliva inoltre la liberazione del territorio non oltre sei mesi dalla data della fine del conflitto (cioè il 6 marzo 1946). Invece già dal 1945 in Azerbaigian iniziarono  le manifestazioni autonomiste ed il 20 novembre di quell’anno si costituì un “Congresso Nazionale”, a Tabriz, da cui scaturì la proposta di creare uno stato autonomo dell’Azerbaigian, entro i confini della Persia.

Dopo l’istituzione di un governo autonomo, presieduto da Pishevari, si portò la questione alle Nazioni Unite nel gennaio del 1946. La soluzione di questo problema però fu demandata ad una trattativa interna tra Persia ed Azerbaigian. Ed il 13 giugno di quello stesso anno si concluse che il paese  avrebbe usufruito di uno Statuto speciale autonomo dietro l’accettazione di un governatore generale nominato da Teheran. Nel frattempo, a maggio, l’Unione Sovietica aveva ritirato tutte le sue truppe. E nel dicembre 1946 il governo di Teheran, adducendo di farlo solo per tutelare le elezioni, occupò il paese mentre Pishevari fuggì in Unione Sovietica.

In questo periodo si incrementò l’agricoltura;  l’allevamento del bestiame fu molto migliorato a seguito della costruzione di abbeveratoi e di depositi di foraggio.

Ma lo sviluppo maggiore fu applicato nel campo del petrolio con la costruzione di imponenti oleodotti per il suo trasporto e con l’ammodernamento degli impianti e dei pozzi.

Nel 1991 l’Azerbaigian si rese Repubblica Indipendente ed ingaggiò un conflitto con l’Armenia a proposito della Repubblica autonoma del Nagorno-Karabah, esistente sul proprio territorio ma a popolazione armena.

Questo conflitto, seppure di breve durata, fu molto dispendioso e bloccò al paese la possibilità di evolversi, di formare uno stato democratico, specialmente dopo lo scioglimento di  tutte le repubbliche dell’Unione Sovietica ed inoltre andò perduto il progetto di formare una zona caucasica sovrana e completamente autonoma. Inoltre non si poterono attuare riforme atte ad incrementare le produzioni, a formare un esercito nazionale adeguato e ad inquadrare una politica estera che non fosse basata soltanto sulla necessità di avere aiuti esclusivamente militari.

Le avverse sorti di questo conflitto costarono la carica a due presidenti della repubblica: nel maggio del 1992 al comunista A. Mutalibov e nel giugno 1993 al leader del Fronte Popolare A. Elcibej. A quest’ultimo successe il comunista H. Aliev, riconfermato poi sia nel 1993 che nel 1998.

Nel 1994 si addivenne ad un cessate il fuoco anche per l’intervento di organizzazioni per la sicurezza mondiale, mentre l’Armenia era riuscita ad impossessarsi di un quinto del territorio conteso.  Il rientro in patria di molti azeri, la precaria situazione economica, la mancata definitiva sistemazione della pace, provocarono manifestazioni contro il governo e misero in pericolo il neo eletto presidente. Però Aliev riuscì con autorità a reprimere i disordini, anche ricorrendo allo stato d’emergenza.

Nel 1994 un corpo speciale fedele al Ministro degli Interni si ribellò ad Aliev, cogliendo al volo l’occasione, allontanò il Primo Ministro S. Gusseinov, accusato di aver fomentato i disordini.

Nel marzo 1995 altri sovvertimenti offrirono ad Aliev  l’opportunità di bandire il Fronte Popolare ed altri partiti di opposizione e di limitare alcune libertà, prime fra tutte quella della stampa e della espressione popolare.

Nel bel mezzo di questa situazione si andò alle urne nel novembre 1995 per le prime elezioni legislative del periodo post-sovietico. Vinse il partito di Aliev e contemporaneamente veniva promulgata  una nuova Costituzione. Essa decretava la laicità dello stato, la durata di 5 anni nella presidenza, la permanenza del potere esecutivo  nelle mani del presidente insieme al Consiglio dei Ministri, da lui nominato, ed il potere legislativo come compito di un Parlamento monocamerale.

Le questioni con l’Armenia a proposito del Nagorno-Karabah rimasero sempre aperte e diedero l’avvìo alla formazione di due blocchi contraddistinti: da una parte l’Azerbaigian spalleggiato dalla Turchia e dall’altra l’Armenia con l’Iran. Il governo azero decretò l’embargo petrolifero ai danni dell’Armenia e questo però cessò dopo accordi perorati dal presidente armeno L. Ter-Petrossian.

L’Azerbaigian, a questo proposito, dovette tener conto anche degli interessi che la Russia rivendicava su quell’area, tanto che, pur anelando ad un completo distacco dall’influenza di quello stato, non potè efficacemente opporsi alla installazione di basi militari russe sul proprio territorio.