BENIN

Storia

Antico regno di negri sulla Costa degli Schiavi, nell'Alta Guinea, fra il Togo e le Nigeria. Conosciuto col nome di Dahomey.

L’origine della regione del Dahomey non è documentata con certezza per tutto ciò che attiene al XVII ed al XVIII secolo. Si dice che già dal 1610 alla fine del 1700 vari re delle tribù locali, conosciuti come Tacuduno, Da, Bessa Abadè, fossero sempre in guerra fra loro per il possesso del territorio, ed il re Gezo, nella prima metà del secolo XIX, con le sue conquiste, estese il Dahomey, specialmente al nord, fino a raggiungere i limiti attuali.

I primi europei a giungere nel paese e ad allacciare rapporti di amicizia con gli indigeni, furono i francesi nel luglio del 1851. Dieci anni dopo, nel 1861, essi firmarono un trattato col re di Porzo Novo (attuale capitale), vassallo del re di Dahomey, al quale gli inglesi, sempre nello stesso anno, sotto il regno di Geglè, tolsero Lagos (allora capitale della Nigeria).

Nel 1868, e poi nel 1878, il re del Dahomey cedette ai francesi tutta la costa di Cotonou e nel 1884 cominciarono ad arrivare da parte dei francesi, a Porto Novo sia un rappresentante del governo che una piccola guarnigione per motivi di sicurezza proprio a Cotonou.

Ma il re, vistosi ormai tagliato fuori da ogni sbocco sul mare, nel 1887 protestò con i francesi chiedendo loro di ritirarsi da Cotonou. Non ottenendo nemmeno risposta, nel 1889 decise di devastare tutta la zona di Porto Novo e del forte portoghese di Ouidah.

A quel punto i francesi cercarono un’ intesa col re, che era allora Behanzin, figlio e successore di Geglè. Le loro intenzioni pacifiche furono disattese in quanto il giovane re, per tutta risposta, invase il possedimento.

Il comandante delle forze armate francesi, Terrillon, facendo confluire nella regione delle truppe sia dal Senegal che dal Gabon, fra il febbraio ed il marzo del 1890 liberò tutta la zona di Cotonou e, dapprima, respinse gli indigeni fino alla riva sinistra del fiume Uemè, e poi, da lì, con continui cannoneggiamenti, li fece retrocedere ancora.

Behanzin, però, continuò il suo assalto a Porto Novo con un esercito di 8.000 soldati e con la sanguinosa battaglia di Atchoupa riuscì a mantenere la posisione.

Poichè però i francesi erano decisi a non continuare il conflitto, chiesero di trattare la pace ed il re accettò di riconoscere l’occupazione di Cotonou in cambio di un pagamento annuo di 20.000 franchi. Il trattato fu firmato il 3 ottobre 1890, ma Behanzin non lo rispettò; infatti adoperò i denari francesi per procurarsi nuove armi e munizioni e nell’estate dell’anno successivo ricominciò la guerra.

Il corpo di spedizione francese fu posto al comando del colonnello Dodds. Le vicende di questo conflitto furono alterne, le perdite indigene superarono di gran lunga quelle francesi, non solo perchè queste erano più organizzate ma anche perchè disponevano di potenti cannoni che furono usati senza risparmio. E quando il 17 novembre 1891 i francesi completarono la conquista del territorio, entrando nella allora capitale Abomey, la trovarono incendiata ed il re fuggito. Dodds, come premio della vittoriosa impresa, fu promosso generale, dichiarò decaduto il re e proclamò il Dahomey protettorato francese.

Questo fu diviso in tre regioni, tutte organizzate militarmente e tutte piano piano pacificate.

Behanzin continuò le sue azioni di disturbo fra Abomey ed il fiume Uemè, per cui gli fu data la caccia per tutto il 1893. Ma nel gennaio 1894, abbandonato dai suoi partigiani ed accerchiato da varie colonne volanti, si arrese e fu deportato nella Martinica.

Il Dahomey perse la sua autonomia e nel 1895 passò a far parte dell’Africa Occidentale Francese, guidato da un governatore residente a Dakar. Poi nel 1897/98  la Francia stabilì i confini col Togo e la Nigeria unitamente alla Germania ed all'Inghilterra.

Nel 1919, finita la 1^ Guerra Mondiale, con un accordo franco-inglese, la parte orientale del Togo fu posta sotto giurisdizione francese.

Si cercò subito di sviluppare 1'economia; il Dahomey fra le colonie francesi è sempre stata la più povera; le coltivazioni di cereali, manioca, patate dolci e banane, hanno sempre dato quantità di sussistenza; più rilevante la produzione di caffè e con l’intervento di esperti coloni in quegli anni aumentò la produzione della palma da olio. Ma sempre scarso si è mantenuto il patrimonio zootecnico e modeste le risorse minerarie. Nel 1952 fu rilasciata la concessione per utilizzare i ricchi giacimenti di rutilio ed ilmenite della zona di Koundè.

Nel 1958 con l’accettazione della Costituzione francese, il Dahomey si ordinò a stato repubblicano nell’ambito della Comunità francese. Nell’aprile del 1959 entrò, con la Costa d’Avorio, il Niger e l’Alto Volta, a far parte di un "Consiglio d‘Intesa"  per una stretta collaborazione politica ed economica. Con questo “Consiglio”, l’11 luglio 1960 il Dahomey concluse a Parigi un accordo per cui ottenne dalla Francia l’indipendenza, che fu proclamata ufficialmente il 1° agosto 1960. Il 20 settembre successivo la Repubblica del Dahomey fu ammessa fra le Nazioni Unite.

Nel 1961 fu eletto presidente il già Primo Ministro H. Maga; ma dopo due anni fu deposto perchè incapace di fronteggiare le grandi difficoltà economiche del paese. Disoccupazione, scioperi, disordini provocarono il colpo di stato, condotto dal colonnello Soglo, con il quale poi nel 1964 si instaurò un "esecutivo" a due capi. Maga rimase al governo insieme a Sourou-Migan Apithy. Il sodalizio  non andò avanti per molto. Ci furono ancora difficoltà e disagi, specialmente dopo le riduzioni degli stipendi pubblici, ed allora nel 1965 il colonnello Soglo tornò ad occuparsi della situazione ed assunse la presidenza della Repubblica.

Costituì un governo misto di civili e di militari, cercò di arginare gli effetti dei problemi più gravi, contando anche sugli aiuti della Francia. Ma nel dicembre 1967 anch’egli fu spodestato da un altro gruppo di militari, che portò alla presidenza l’economista Emil Zinsou, con 1'avvento del quale si potè contare su un periodo, breve, di tranquillità.

Nel dicembre 1969 ancora un colpo di stato condotto dal colonnello Kouandetè. Nel maggio 1970 fu introdotta una legge che prevedeva un Consiglio Presidenziale di 3 membri, ciascuno dei quali avrebbe esercitato il potere per un biennio. Il periodo assegnato a Maga trascorse con ordine. E prima che col periodo successivo assumesse il potere Ahomadegbe, il 26 ottobre 1972 il colonnello M. Kerekou esautorò il Consiglio presidenziale, arrestò i tre rappresentanti e, senza incontrare opposizioni, formò un governo militare, ciascun membro fu di una regione diversa.

Tentativi eversivi fallirono fra il 1973 ed il 1975. Ed in quest’anno, per tornare al nome tradizionale del suo antico regno africano, il Dahomey cambiò denominazione e si chiamò Benin.

Nel novembre 1975 fu fondato il "Partito Rivoluzionario del Popolo del Benin", presieduto dallo stesso Kerekou.
In politica internazionale il Benin non ebbe mai grande peso a causa della sua poca consistenza economica. In questi stessi anni i rapporti con la Francia furono meno intensi, come quelli con gli altri paesi francofoni: invece più strette relazioni furono allacciate con la Nigeria.

Nel 1977 fu varata una nuova Costituzione; nel 1979 venne eletta l’Assemblea Rivoluzionaria Nazionale; Kerekou fu rieletto sia nel 1984 che nel 1989 ed in questo ultimo anno venne rieletta anche l’Assemblea Nazionale.

Sia nel maggio 1985 che nel marzo 1988 disordini e colpo di stato mancato si verificarono, ma in ogni circostanza Kerekou dimostrò tutto il suo carisma e continuò ad avere il consenso della popolazione.

Nel 1989 il partito di governo rinunciò al Marxismo e decretò la divisione del partito dallo stato.

Nel 1990 fu elaborata una Carta Nazionale per avviare il paese verso la libertà e la conciliazione politica; il governo, formato il 12 marzo 1990, fu tutto composto da tecnici e con poteri assai ridotti. Le libere elezioni presidenziali del marzo 1991 furono vinte, a larga maggioranza, dal Primo Ministro N. Soglo, decretando così la fine della lunga carriera presidenziale di Kerekou.

Il  neo presidente eletto iniziò subito i lavori per il risanamento economico attuando una forte riforma fiscale e dando l’avvìo alla privatizzazione della maggior parte delle industrie di stato.

In politica estera continuò il sodalizio con l’Occidente, in particolar modo con la Francia, ma anche con la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale, di cui fu eletto presidente nel 1992 e confermato nel 1993.

Ma mentre il Benin, attraverso la politica di Soglo guadagnava una considerevole credibilità sul piano internazionale, acquisendo quindi importanti prestiti e finanziamenti,  all’interno si avviava un processo contrario.  Con l’aumento della disoccupazione e dei conflitti sociali, Soglo perdeva una abbondante parte del consenso popolare.

E quando nel gennaio 1994  ci fu una fortissima caduta del franco ed un altrettanto forte aumento dell’inflazione, si ebbero scioperi a catena che nel marzo 1994 determinarono la paralisi completa del settore pubblico. Anche il Parlamento avversò spesso le misure di austerità adottate da Soglo, rafforzando così il malcontento sempre crescente nell’opinione pubblica.

Le elezioni legislative del 1995, pur decretando  la vittoria del partito di Soglo, il Partito della Rinascita del Benin, misero in evidenza anche un notevole progresso delle opposizioni, specialmente del Partito del Rinnovamento Democratico e del Fronte d’Azione  per il Rinnovamento e lo Sviluppo-Alafia, quest’ultimo formato  dai sostenitori di Kerekou. Questi due partiti uniti in alleanza, decretarono la vittoria di Kerekou alle presidenziali del marzo 1996. Egli, ripreso il potere, formò un governo democratico di unità nazionale assegnando il Ministero delle Finanze a M. Mensah, del partito di Soglo; rallentò le privatizzazioni ma senza annullarle, in modo da rispettare i patti col Fondo Monetario Internazionale.

Le elezioni legislative del 1999 furono  vinte dal  partito di Soglo che ottenne 42 seggi, quasi quanto quelli ottenuti dal partito di Kerekou che ne ebbe 41.