BOSNIA – ERZEGOVINA

Storia

E’ risultato che già  all’epoca neolitica la regione fu abitata e ne sono testimoni tante preziose ceramiche arrivate fino a noi. Invece, dell’epoca del bronzo, ci sono giunti evidenti segni di collegamento con la Grecia e poi, già nel V secolo avanti Cristo, furono evidenti anche i collegamenti col commercio nel Mediterraneo.

I primissimi abitatori delle due regioni furono senz’altro i Traci che, alla fine del primo millennio avanti Cristo furono soggiogati dagli Illiri.

Nella prima metà del IV secolo avanti Cristo arrivarono i Celti che sottomisero una parte degli Illiri e poi si trasferirono fino all’Adriatico ed alla foce del fiume Narenta.

Nel III secolo avanti Cristo una tribù illirica, quella  degli Ardiei, riuscì a stabilirsi alla foce della Narenta e vi fondò un suo proprio stato con capitale Risano, nelle Bocche di Cattaro.

Dal 229 al 219 avanti Cristo i Romani varcarono l’Adriatico e penetrarono nella penisola balcanica, dove condussero una dura guerra contro i Dalmati, stanziati lungo tutta la parte occidentale della odierna Bosnia-Erzegovina.
Questa guerra durò 169 anni ed alla fine Roma riuscì a soggiogare quell’indomito popolo.

Nel 476 dopo Cristo la Bosnia-Erzegovina cadde nelle mani dei Goti che la lasciarono nel 530. Ed in questo periodo ebbe inizio  la penetrazione slava.

Nel VII secolo il paese fu colonizzato dagli slavi e nel IX secolo accolse il Cristianesimo.  Ma gli slavi non costituirono un apparato statale unico. Essi vissero in tribù. I Croati si attestarono sull’Adriatico, nell’odierna Dalmazia, i Serbi invece formarono uno stato nella zona  che oggi è il Novi Pazar ed il Montenegro.

Dopo il 960 la regione fu per qualche tempo sotto la Croazia ma alla fine dell’XI secolo fu parte dello stato serbo del re Bodin, alla morte del quale fu indipendente, capeggiata da Boric.

Verso i primi anni del XII secolo fu vassallo dell’Ungheria e più tardi appartenne all’impero bizantino. Andando avanti nel tempo, passò altre volte all’Ungheria ed alla Serbia finchè nel 1461 l’ultimo re di Bosnia, Stefano Tomasic, combattendo contro i turchi fu sconfitto, fatto prigioniero ed ucciso. Venti anni dopo anche l’Erzegovina passò nelle mani dei turchi e a nulla valsero tutti i tentativi degli ungheresi di riprendere possesso del territorio.

Nel 1528 si completò la conquista turca. I nuovi padroni vennero accolti festosamente da una parte della popolazione: quella detta dei “bogomili”, perseguitati dai cattolici e dagli ungheresi, ed essi abbracciarono immediatamente la religione musulmana. Dall’altra parte, i cristiani odiarono ferocemente i musulmani e non tralasciarono mai un’occasione per insorgere. Gli stessi vescovi greco-orientali allacciarono relazioni con la Chiesa di Roma per  potersi liberare in qualche modo dai turchi.

Nel XVII secolo scoppiò la guerra contro i turchi, vinta dalla Lega Santa. Si firmò una pace a Carlovitz nel 1699 e con essa si tolsero ai turchi tutti i territori della Dalmazia e della Croazia, che fino ad allora avevano fatto parte della Bosnia.

Nel secolo XIX iniziarono le prime ribellioni  dei cristiani di Bosnia-Erzegovina. Soggetti alle crudeltà dei turchi, alle imposte da pagare e con l’esempio della libertà dei serbi, ma soprattutto sorretti da un odio inestinguibile, i contadini dell’Erzegovina furono i primi a sollevarsi nel 1852 e nel 1857, spronati anche dal Principe del Montenegro Danilo Petrovic. Quando nel 1860 furono conosciute le gesta di Garibaldi in Italia del Sud, essi vollero seguirne l’esempio e, unitamente ad alcuni volontari garibaldini, nel 1861 insorsero, guidati da Luca Vukalovic.

Nel 1875 la Bosnia decise di scendere in campo contro la Turchia. Incontrò le simpatìe degli italiani i quali si attivarono immediatamente per attivare gli insorti. A questo punto il governo turco, preoccupato per la piega che stavano prendendo gli eventi, si affrettò a fare importanti concessioni, come il cambio di tutti i governatori locali, la libertà di religione a tutte le confessioni, l’abolizione delle tasse e delle espropriazioni. Nonostante ciò, la Bosnia-Erzegovina non si arrese. E nel frattempo scoppiò la guerra russo-turca del 1877/78, conclusasi con la pace di Santo Stefano.

Le decisioni prese con questa pace furono contrastate da Andrassy, conte statista ungherese, alleato dell’imperatore d’Austria, appoggiato da tutta la diplomazia europea. A conclusione della controversia, fu applicato il precedente trattato di Berlino, che assegnò la Bosnia-Erzegovina all’impero austro-ungarico, fatta salva l’autorità del sultano. Ed anche queste decisioni furono avversate dalle popolazioni interessate.

Tuttavia, l’accorta amministrazione austro-ungarica migliorò molto le condizioni economiche del paese, sviluppando il commercio, le industrie e creando una importante rete ferroviaria.

Nel 1912 nelle due provincie scoppiarono insurrezioni antimagiare; il 28 giugno 1914 l’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando venne ucciso a Serajevo da un gruppo di congiurati serbi. Questa fu la causa della prima guerra mondiale, dalla quale l’impero austro-ungarico uscì sconfitto.  Decaduta la monarchia asburgica, la Bosnia-Erzegovina fu assegnata al Regno di Serbia, Croazia e Slovenia.

Dal 1941 al 1945 fece parte del Regno di Croazia, poi divenne Repubblica e fu una delle sei repubbliche popolari della Jugoslavia.

Nel 1992 avvenne la disgregazione dello stato jugoslavo e la Bosnia-Erzegovina il 6 aprile dichiarò la propria indipendenza. Pochi giorni dopo scoppiò un conflitto con la Serbia, che durò fino al 1995 e costò un numero elevatissimo di morti.

Nel maggio di quell’anno anche i croati dell’Erzegovina proclamarono la Comunità Croata di Herceg-Bosna e si eressero a Repubblica indipendente nell’agosto 1993.

Dovettero intervenire le forze delle Nazioni Unite a protezione delle sei città musulmane di Serajevo, Bihac, Gorazde, Srebrenica, Tuzla, Zepa, ed il 18 marzo 1994, a seguito di forti pressioni da parte degli Stati Uniti, il conflitto tra serbi e croati si concluse, mentre rimase in piedi quello fra i serbi ed i bosniaci. Belgrado impose loro un embargo. Nei primi mesi del 1995 le azioni di guerra si intensificarono e provocarono un considerevole numero di vittime. Finchè nel settembre le forze aeree della NATO, operando massacranti bombardamenti, costrinsero i belligeranti a fermarsi. Il 14 dicembre 1995 a Parigi fu firmato un trattato di pace.

Questo prevedeva, fra l’altro, la presenza sul territorio di un Alto Rappresentante della Comunità Internazionale al fine di imporre il rispetto delle deliberazioni da ambo le parti.

Nelle elezioni presidenziali del 1996 si registrò la preponderanza dei partiti nazionalisti, che fu ribadita poi in quelle amministrative del 1997. Alla Presidenza della Federazione di Bosnia-Erzegovina ci fu Ganic.

La situazione economica era in un grave caos e nel 1998 si toccò, con la disoccupazione, una punta del 60% nella regione della Bosnia e dell’80% in quella serba. Quasi inesistente era la produzione industriale rispetto ai livelli raggiunti prima della guerra.