BURKINA FASO

Storia

Le notizie relative al territorio del Burkina Faso, anticamente chiamato Alto Volta, risalgono al XIV secolo quando i Mossi, venuti dall’Est, sotto la dinastia dei Moronaba, vi fondarono un regno molto potente, organizzato alla maniera feudale, che ebbe per capitale la città di Ouagadougou.

Il loro mezzo di difesa più potente fu la cavalleria che infatti impedì  le razzìe dei conquistatori, che esercitavano anche la tratta, i quali iniziarono la loro penetrazione allorchè nella valle del Niger si andarono fondando i vari grandi imperi.

I Mossi, bravissimi agricoltori, abitarono in grandi villaggi. Nella parte occidentale del paese trovarono il loro ambiente i Gurunsi, i Bobos, i Sarrakol ed i Lobi; mentre in quella orientale si stabilirono i Soninkes ed i Bambara. Due altre importanti etnìe, i Peuhl, che si impiantarono  intorno ai centri di Dori e Say ed i Tuareg, nomadi, che occuparono la parte settentrionale, composero la popolazione del paese. Come colonia, eretta con decreto del 1° marzo 1919, fece parte dell’Africa Occidentale Francese.

Per effetto della colonizzazione si ebbe un grande sviluppo delle colture, specialmente del caffè, del cotone e delle arachidi. L’allevamento del bestiame fu quasi esclusivamente appannaggio dei Tuareg e dei Peuhl. La capitale ebbe pure un importante mattatoio.

Non si verificarono avvenimenti di rilievo durante le due guerre mondiali; ma dopo la fine della seconda la Francia iniziò ad applicare una politica preparatoria in modo  che gli indigeni fossero capaci, in qualche anno, a gestire una loro propria autonomia. Per effetto di questa strategia, cominciarono a diffondersi nel paese i primi movimenti nazionalistici, più che altro ispirati alle vicende già in atto nei paesi vicini, in particolare nella Costa d’Avorio, nel Sudan e nel Senegal.

Il 28 settembre del 1958 fu indetto un referendum costituzionale il cui risultato fu la volontà del popolo di far parte della “Comunità Francoafricana”.

Il 4 aprile 1959 l’Alto Volta concluse una intesa con la Costa d’Avorio, il Dahomey ed il Niger. L’11 luglio 1960 ebbe l’indipendenza, che fu ufficialmente proclamata il 5 agosto ed il 23 dello stesso mese il Consiglio di sicurezza chiese che la giovane Repubblica fosse ammessa alle Nazioni Unite, e ciò avvenne il 20 settembre.

L’autoritario presidente, Maurice Yameogo, capo anche del partito unico di governo, l’Unione Democratica Voltaica, fu rieletto nelle elezioni del 1965.

Yameogo, nell’intento di portare miglioramenti all’economia, in stato precario, applicò severe misure di austerità e mise al bando tutti i partiti di opposizione. Ciò scatenò una rivolta popolare, appoggiata dai sindacati, dagli studenti e dai burocrati.
Nel gennaio del 1966, allo scopo di ripristinare l’ordine nel paese, il colonnello Sangoulè Lamizana si impadronì del potere ed instaurò  un regime di governo militare che doveva rimanere  in carica per un quadriennio, promettendo nel dicembre 1966 che avrebbe ripristinato, alla fine, il governo costituzionale.  Inserì però nel governo anche elementi civili ed iniziò subito una estesa opera di risanamento generale.

Yameogo fu processato e condannato nel 1969 e graziato nel 1970. In questo stesso anno, a giugno, si tenne un referendum per l’approvazione di una nuova Costituzione, con la quale fu eletta l’Assemblea Nazionale e si costituì un nuovo governo, misto, con 5 militari e 10 civili, presieduto da G. Ouedraogo, mentre presidente della repubblica rimase il generale Lamizana.
In campo internazionale Lamizana riscosse ampi consensi; condivise con l’Egitto il punto di vista sulla questione medio-orientale ed accolse molto cordialmente l’allora presidente della repubblica francese Pompidou.

Nel 1973 l’Alto Volta fu colpito dalla tremenda siccità che coinvolse i paesi del Sahel, e questo significò difficoltà economiche e, di conseguenza, politico-sociali. E dietro le reiterate promesse del presidente di ristabilire un governo completamente formato da civili, si verificò, invece, il contrario poiché nel 1974, a causa di contrasti sorti fra le forze politiche all’interno dello stesso partito di  governo, fu costretto a tornare al regime militare.

I partiti furono sciolti; si costituì un “Movimento Nazionale per il Rinnovamento” nel gennaio del 1976 e nel  maggio seguente iniziarono i lavori per la normalizzazione.

Il governo civile fu ricomposto da Lamizana con la Costituzione del 1977 e l’anno dopo, seppure molto contestato, fu rieletto presidente.

Aumentate le difficoltà ed i disordini il 25 novembre 1980, il colonnello S. Zerbo condusse un colpo di stato militare, peraltro incruento, ed assunse il potere. Cercò subito di riportare l’accordo fra i sindacati ed il governo ma  ogni tentativo di lavoro fallì ed il 7 novembre 1982 un altro colpo di stato, questa volta sanguinoso, si abbattè sul paese ad opera di un gruppo di sottufficiali che, prima instaurò un “Conseil de Salut du Peuple” e poi affidò il governo al sergente maggiore J. B. Ouedraogo.

Nel gennaio 1983 divenne primo ministro il capitano Th. Sankara. In maggio, però, Ouedraogo, preoccupato per la repentina ascesa nella stima del paese di Sankara, tentò di farlo arrestare; la situazione invece si capovolse perché quest’ultimo il 4 agosto 1983  attuò un cruento colpo di stato e fece arrestare Ouedraogo, prese il potere ed iniziò una politica anti-occidentale.

Il 4 agosto 1984 l’Alto Volta assunse il nuovo nome di Burkina Faso, che secondo la lingua indigena vuol dire “patria dei Veri Uomini”.

Sankara applicò il suo governo rivoluzionario, assegnando funzioni purificatrici ai comitati rivoluzionari.

Molti politici furono processati per corruzione; poi la politica purificatrice si attenuò nel settembre 1984. L’anno successivo scoppiò una breve guerra di confine col Mali, presto ricomposta con la mediazione dei paesi africani occidentali. Il regime, poi, forte ormai del consenso popolare, concesse a molti esiliati politici eminenti di rientrare in patria.

Nell’ottobre del 1986 il presidente francese Mitterrand visitò il paese. Intanto Sankara, che aveva visto crescere intorno a sé sempre più il favore popolare, il 15 ottobre 1987 trovò la morte in un colpo di stato di palazzo, condotto dal suo vice B. Compaorè. Questi revisionò la precedente politica di austerità e si riavvicinò ai paesi occidentali. Nel settembre e nel dicembre del 1988 ci furono altri due colpi di stato che però fallirono.

Nel marzo del 1990 si ebbe il primo Congresso del “Fronte Popolare”, organizzazione politica capeggiata da Compaorè. Questo congresso decretò il varo di una nuova Costituzione, che avvenne nel giugno 1991, l’applicazione di una politica di “capitalismo di stato” e l’elezione di un Comitato Esecutivo del Fronte.

Sconfessati i principi marxisti   del precedente governo, Compaorè introdusse subito il multipartitismo, sollecitò gli investimenti stranieri ed allineandosi ai dettami del Fondo Monetario Internazionale, privatizzò e liberalizzò l’economia. Poi vinse le elezioni presidenziali del 1991  mentre quelle legislative del maggio 1992 furono vinte dal partito di governo ed il governo fu una coalizione.

Nel gennaio 1994, persistendo le difficoltà economiche, il presidente nominò premier M. C. R. Kaborè, che fu contestato poco tempo dopo dai sindacati, i quali nell’aprile decretarono uno sciopero generale di tre giorni.

Nelle elezioni amministrative del 1995 Compaorè vide affermarsi l’Organizzazione per la Democrazia Popolare – Movimento del Lavoro, sua creatura, e nel febbraio 1996 questa Organizzazione entrò a far parte di un altro raggruppamento politico, favorevole a Compaorè, il “Congresso per la Democrazia ed il Progresso”, di cui divennero presidente A. Bognessan Yè e vice-presidente Kaborè. Quest’ultimo però lasciò l’incarico di premier a D. Ouedraogo, ed assunse la carica di Consigliere della Presidenza della Repubblica.

Le elezioni legislative del 1997 furono ugualmente vinte da Compaorè il quale, due mesi prima, con un emendamento alla Costituzione, era riuscito a far eliminare il limite al numero dei mandati presidenziali. E nel novembre 1998 Compaorè vinse pure le elezioni presidenziali. Nell’ambito internazionale sono rimaste sempre strette e codiali le relazioni con la Francia.