Storia
Stato costiero dell’Africa Occidentale, piccolo, relativamente fertile, ricco di materie prime ed abbastanza popoloso, attrasse le mire dei francesi sin dal XVIII secolo e fu intensamente colonizzato fin dal primi decenni del XIX secolo.
Nel 1904 iniziò la ferrovia che, partendo da Abidjan arrivò nel 1913 a Bouarè dopo il superamento di molte difficoltà nell’attraversamento della foresta. Giunse poi, dopo un percorso di 488 km. a Tafirè. Costituì così un’importante via per i commerci, già sviluppatissimi nel 1927, specialmente con le esportazioni verso la Francia dei principali prodotti, quali il caffè, di cui la Costa d’Avorio è il terzo produttore al mondo, dopo il Brasile e la Colombia.
Con l’apertura del canale di Vridi nel 1950, il commercio si sviluppò notevolmente e fu ampliato anche il quartiere industriale della città, con grande impulso dato alla locale cartiera, al saponificio, alla fabbrica della cellulosa ed alla raffineria di petrolio. Tutto ciò fece della Costa d’Avorio uno dei più fiorenti paesi dell’Africa Occidentale. Fu anche il centro dell’azione politica del 1958, che portò all’indipendenza, sempre rimanendo nell’ambito della Comunità franco-africana.
Il favorevole esito di questa politica fu il grande lavoro svolto da F. Houphouet-Boigny, importante mediatore con la Francia per il raggiungimento, senza lotte sanguinose, della libertà delle colonie froncofone. Egli creò un “Raggruppamento Democratico Africano”; fu un moderato, ma non sempre riuscì a frenare gli impulsi nazionalistici dei paesi soggetti alla Francia, a volte sfociati in rivendicazioni radicali.
Dopo un referendum popolare del 1958, Boigny non potè impedire
la costituzione di una Federazione fra i nuovi stati africani.
Divenuto capo dello stato della Costa d’Avorio, Boigny potè
bloccare l’espansione della Federazione del Mali, facendo ritirare da essa
il Dahomey e l’Alto Volta. Poi con questi due stati e col Niger, dopo l’approvazione
della Costituzione del suo paese, avvenuta il 26 marzo 1959, concluse il
4 aprile successivo un Consiglio di intesa per una stretta collaborazione
politica, che fu l’Unione di Sahel-Benin.
L’11 luglio 1960 la Costa d’Avorio a Parigi concluse un accordo ottenendo l’indipendenza, che fu proclamata ufficialmente la notte fra il 6 ed il 7 agosto. La nuova Repubblica della Costa d’Avorio fu ammessa alle Nazioni Unite il 20 settembre 1960.
Sotto la saggia guida del presidente Boigny si registrò un graduale, ma costante, progresso in tutto il paese che divenne uno dei più prosperi dell’Africa Occidentale. Il governo, a partito unico, svolse sempre funzioni organizzative e promozionali, avvalendosi anche degli aiuti esteri, particolarmente francesi.
Anche nella stabilità costituzionale e politica si manifestarono dei dissensi nel 1961, portati avanti dagli studenti e dai sindacalisti, che però furono arrestati. Ed anche nel 1963 due complotti vennero sventati e gli autori imprigionati.
Il potere si consolidò e nel 1964 varie importanti riforme furono varate, specialmente quelle riguardanti il diritto di famiglia. Poi ci fu un periodo di tranquillità e di distensione fra gli oppositori e nel 1965 molti detenuti politici furono liberati.
Boigny, sensibile alle richieste del popolo, piano piano operò varie sostituzioni fra i componenti del governo, in maggioranza francesi, con l’introduzione di molti elementi indigeni, e giovani tecnocrati ivoriani nel 1966 andarono a far parte della dirigenza. Fra questi importanti furono: K. Bedia, Ministro delle Finanze; M. Diawara, Ministro per gli Affari Economici e A. Sawadogo, Ministro dell’Agricoltura.
Nel 1968/69 giunse al governo qualche manifestazione xenofoba dell’opposizione, intesa ad ottenere per gli ivoriani quei posti di lavoro e quelle cariche ancora retaggio di molti stranieri, per lo più francesi.
Nel 1970 si pose un blocco alla immigrazione dagli stati africani confinanti e nel 1973 alcuni ufficiali dell’esercito tentarono un colpo di stato; furono processati e condannati a morte, ma poi condonati.
Tutto ciò per la politica interna. In campo internazionale, Boigny fu sempre di ideologia filo-occidentale ma nel 1966 stabilì rapporti diplomatici pure con l’Unione Sovietica.
Una iniziativa, piuttosto criticata, del Presidente fu nel 1968 il riconoscimento della Repubblica del Biafra, che deteriorò i rapporti con la Nigeria; poi ristabilitisi.
Ancora una proposta di Boigny, molto discussa, fu nel 1971 quella di instaurare un dialogo col governo del Sudafrica, mai accettata. E, sebbene sin dal 1973 si cercasse di cambiare il corso dei rapporti economici internazionali, nel 1974 si stipularono nuovi contratti commerciali, non solo con la Francia, ma anche con la Gran Bretagna ed il Giappone.
Nell’ottobre 1975 si svolse il IV Congresso del Partito di governo e nel novembre successivo Boigny fu rieletto a Presidente della Repubblica.
Dopo il 1977, a causa dell’abbattimento dei prezzi internazionali del caffè, cacao e legname, l’economia della Costa d’Avorio conobbe una battuta d’arresto e nel paese cominciarono a circolare voci di complotti militari contro il governo; così nel 1981 Boigny, anche a seguito di precise direttive del Fondo Monetario Internazionale, iniziò una politica di privatizzazione di alcune industrie statali e di tagli alla spesa pubblica. Le proteste popolari non tardarono ad innalzarsi per cui il presidente dovette fare delle concessioni, come quella dell’organizzazione dei quadri dirigenziali essenzialmente africani e la lotta alla corruzione.
Nel 1980 Boigny era stato rieletto e con il superamento di una lunga siccità durata dal 1982 al 1984 potè riorganizzare il miglioramento dell’economia. Nel 1985 nuove elezioni rinnovarono la carica al presidente Boigny che, però, ormai in tarda età, si trovò a dover affrontare dissidi etnici e regionalistici e con l’aumento della disoccupazione e della xenofobia.
Nel primo semestre del 1990 la situazione precipitò notevolmente. Studenti e forze armate riuniti chiesero le dimissioni di Boigny ed il “multipartitismo”. Nonostante tutto, Boigny nell’ottobre del 1990 si ripresentò alle elezioni presidenziali e fu riconfermato.
Nel novembre successivo si tennero per la prima volta le elezioni generali, vinte con una schiacciante maggioranza dal “Parti Democratique de la Cote d’Ivoire”, leader F. Houphouet-Boigny.
Il richiesto cambiamento da regime a partito unico in quello multipartitico, fu notevolmente contrastato dai dirigenti governativi. Ciò procurò grandi proteste, specialmente studentesche, ed inoltre trovò un certo sviluppo anche la xenofobia: la presenza degli immigrati consisteva nel 30% della popolazione ed ogni giorno di più veniva mal sopportata.
Per poter ovviare a questo stato di cose e stroncare definitivamente le proteste studentesche, nel giugno 1991 il governo pose delle truppe all’interno delle università, arrestando nel febbraio 1992 i più strenui oppositori, fra i quali il leader del partito L. Koudou Gbagbo, nonché il presidente della “Lega Ivoriana dei Diritti dell’Uomo”, R. Degny-Segui. Essi furono poi nel successivo luglio liberati quando il presidente promulgò una amnistia che comprese anche i militari colpevoli di violenze ai danni degli studenti.
Tuttavia permasero dei contrasti all’interno del partito di governo, impegnato anche a preparare la successione all’anziano Boigny.
Egli morì nel dicembre 1993 ed il suo successore fu il presidente dell’Assemblea Nazionale, come disposto dalla Costituzione, H. Konan Bedie, sostenuto dalla Francia che era rimasta il principale corrispondente economico-commerciale del paese.
Egli poi si aggiudicò col 95% dei suffragi le elezioni presidenziali dell’ottobre 1995. Parimenti alto fu il suffragio ottenuto, nelle legislative di novembre, dal partito di governo, il “Partito Democratico della Costa d’Avorio”.
Per soddisfare le richieste del Fondo Monetario Internazionale, e per sostenere la ripresa economica del paese, pur avendo ottenuto positivi risultati, Bediè mantenne la sua rigida politica.
Nell’ottobre del 1996, anche per venire incontro a talune giustificate
richieste delle opposizioni, Bediè promise un processo di democratizzazione.
Nel febbraio del 1998, al fine di impedire il peggioramento della
situazione economica, chiese finanziamenti al Fondo Monetario Internazionale
con l’impegno di ridurre ulteriormente la spesa pubblica e di accelerare
le già programmate ed avviate privatizzazioni.