CIAD

Storia

La notizia dell’accertata presenza del Ciad fu tramandata già nel Medio Evo dai primi viaggiatori arabi e nel 1564 si trovò già nella cartografia di G. Gastaldi.

Nell’era moderna, varie furono le spedizioni transafricane che si susseguirono fino alla fine del XIX secolo.

Ma una vera sistematica esplorazione la iniziarono i francesi nel 1902, condotta dal colonnello Destenave, insieme a molti esploratori, studiosi ed ufficiali, fra cui il comandante Jean Tilho che fin dal 1904, e per un quarto di secolo, si dedicò completamente allo studio del territoio.

La Francia prese possesso della regione e già nel 1898 con un trattato anglo-francese furono stabiliti i confini con il Sudan e con la Libia, mediante accordo con l’Italia.

Il 29 maggio 1900 fu fondato il capoluogo, Fort Lamy, e nel 1920, con un preciso ordinamento, la colonia entrò a far parte dell’Africa Equatoriale Francese.

Si iniziò subito la colonizzazione e nel 1928, con la costruzione di una strada automobilistica, si poterono ampliare i commerci, fino ad allora molto limitati a causa della mancanza di vie di comunicazione.

Il 13 agosto 1960 il territorio del Ciad divenne una Repubblica indipendente, ma sempre nell’ambito della Comunità Francese, e nel settembre successivo fu ammessa alle Nazioni Unite.

Presidente eletto fu Francois Tobalbaye; il suo “Partito Progressista del Ciad”, fu partito unico dal gennaio 1962, dopo l’eliminazione di tutte  le altre organizzazioni politiche. Con la Costituzione dell’aprile del 1962 fu istituito il Regime Presidenziale.

L’elite politico-burocratica, proveniente dalle zone meridionali con popolazioni negre e cristiane, ebbe le più forti opposizioni dalle popolazioni del nord arabo-musulmane, nomadi, incapaci di sottostare a qualsiasi ordinamento ed autorità.

Nel 1963, infatti, si costituì una speciale Corte Criminale per la soppressione di tutti i disordini e nel 1965 ci fu una vera e propria ribellione, di cui fu accusato pure il Sudan, partita dal “Fronte di Liberazione del Ciad”.

Le manifestazioni più accese si ebbero proprio dal 1965 quando i francesi, pur mantenendo il controllo dei centri sahariani, ritirarono le loro forze dalle regioni del nord.

Nel 1967 si verificò un complotto antigovernativo e l’autore, il Ministro S. Selingar, fu eliminato.

Nel 1968 Tombalbaye, per sedare i vari pericolosi tumulti, fu costretto a chiedere l’intervento  delle truppe francesi. Ne nacque una feroce guerriglia che si acutizzò nel 1969. In quell’anno Tombalbaye fu rieletto presidente e nel 1971, al fine di riconciliare le popolazioni orientali e meridionali, promulgò misure di distensione sia economica che politica concedendo amnistie e accordi.
Nel 1971 si ebbe un tentativo di colpo di stato, perpetrato dal “Fronte di Liberazione Nazionale” con l’aiuto della Libia, con la quale si ruppero i rapporti.

Nel novembre 1972 il Ciad ruppe le relazioni con Israele e si accostò ai paesi arabi ripristinando anche con la Libia rapporti amichevoli.

Ma la stabilità politica non ebbe vita lunga; già nel 1973  altri disordini si verificarono nel Ciad, dove, peraltro, si andò espandendo sempre più una tendenza nazionalistica. Questa si mostrò persino nella denominazione delle persone e delle cose; così il nome del presidente non fu più Francois ma N’Garta e la capitale si chiamò N’Djamena.

A Parigi si organizzò allora il “Movimento Democratico Rivoluzionario del Ciad” ma il suo leader, l’ex ministro O. Bono, poco dopo fu assassinato e nello stesso 1973 si deteriorarono i rapporti con la Francia, ristabilitisi l’anno dopo e sanciti da una visita a Parigi di Tombalbaye.

Egli firmò con la Francia un nuovo patto di assistenza militare nel marzo 1975 e nell’aprile successivo fu assassinato, a seguito di un colpo di  stato condotto dal generale Felix Malloum che assunse il potere a capo di un Consiglio Supremo Militare. Si instaurò un regime che promise libertà democratiche, prima fra tutte quella religiosa.

Si verificò anche la frammentazione dello stato fra i vari “Signori della Guerra” ed il generale Malloum venne a patti con le varie fazioni del “Fronte”. Con il capo di una di queste fazioni, H. Habrè, fu raggiunto a Khartoum nel 1977 un accordo, in virtù del quale l’anno dopo, con una Costituzione provvisoria, Habrè divenne capo del governo e Malloum capo dello stato.

Ma l’intesa fra i due fu di  brevissima durata e già nel febbraio 1979 ci fu fra loro guerra aperta. Dovette intervenire la Nigeria come mediatore ed in agosto si formò un governo di unità nazionale provvisorio, presieduto da Goukoni Ueddei, persona molto importante del “Fronte”. In questo governo Habrè fu Ministro della Difesa e ben presto cominciò a contrastare il presidente che nel 1980, con l’aiuto della Libia, lo costrinse a fuggire.

Intervenne in Ciad una “forza di pace” dell’Organizzazione Arabi Uniti ed i militari  libici furono costretti a lasciare il paese.

Nel giugno 1982 Habrè, aiutato dagli Stati Uniti che volevano colpire attraverso di lui Gheddafi, presidente libico, conducendo una guerra di ribelli, riuscì ad occupare la capitale ed a farsi riconoscere presidente.

Nel 1983, poiché in aiuto a Goukouni la Libia aveva inviato le sue truppe, la Francia fece altrettanto in aiuto di Habrè.

Il Ciad si trovò diviso in due. La Francia fu propensa ad arrivare ad un compromesso con la Libia, ma Habrè non fu d’accordo e con sua propria forza riuscì a recuperare tutto il territorio, salvo la striscia di Aouzou, occupata dalla Libia fin dal  1973.

Nel 1987 la guerra finì con la piena vittoria di Habrè. Tutte le forze belligeranti si ritirarono e le controversie si ricomposero. Habrè ristabilì i rapporti con la Libia nel 1988 ed iniziò la trattativa per la striscia di Aouzou. Nel dicembre 1989 fu promulgata la nuova Costituzione che conferì pieni poteri al presidente ed Habrè fu rieletto per altri sette anni.

Nel luglio 1990 ebbe il pieno consenso nelle elezioni politiche e pur tuttavia nel novembre fu deposto con un colpo di stato, condotto dal colonnello Idriss Deby, capo del “Movimento Patriottico di Salvezza”, appoggiato dalla Libia.

Deby si propose subito come obiettivo principale del suo programma di riportare lo stato alla democrazia. Poiché ancora imperversava la lotta armata, nel marzo 1991 fu approvata una Carta nazionale con la quale, oltre a ribadire Deby capo dello stato, si convocava una Conferenza Nazionale. Dopo alcuni rinvii, questa Conferenza ebbe luogo nel gennaio 1993;  nominò subito un Consiglio Supremo che ebbe il compito di preparare elezioni multipartitiche, mentre confermava ancora Deby nella sua carica.

Nel marzo 1996, dopo il raggiungimento definitivo del “cessate il fuoco”, si svolse un referendum che approvò la nuova Costituzione. Nel luglio le presidenziali le vinse Deby e nel gennaio-febbraio 1997 le legislative furono appannaggio del “Movimento Patriottico di Salute”, cui apparteneva lo stesso Deby.