COLOMBIA
 

Storia

Gli Aztechi e i Maya per il Messico e gli Incas per il Perù sono noti a tutti; al contrario pochi conoscono chi furono i Chibcha (pron.Cibcia), gli antichi abitatori della Colombia. Gli studiosi delle civiltà precolombiano hanno assicurato che esse non furono assolutamente inferiori alle altre, però ciò non può essere documentato perchè tutto è andato distrutto e predato ai tempi della conquista spagnola.

Nonostante il nome di Colombia, questa terra non fu scoperta da Colombo, sebbene così chiamata in suo onore. Il primo europeo che pose piede su questa terra fu Alfonso de Ojeda, uno dei compagni di Colombo. Egli vi sbarcò una prima volta nel 1499.

Il compito di abbattere il regno dei Chibcha fu affidato a Jimenez de Quesada che, dal 1536 al 1538, condusse una spedizione attraverso il territorio scontrandosi con gli indigeni; egli fu il fondatore della città di Santa Fé de Bogotà, sorta sulle rovine della capitale indigena.

Quesada, che era un semplice soldato, divenne il governatore del nuovo territorio dell’Impero Spagnolo.

Nel 1563 la Colombia fu eretta a “Presidenza autonoma”, segno che gli era riconosciuta una certa importanza ed infatti si erano subito scoperte redditizie miniere di smeraldi ed i coloni impiantavano ovunque floride fattorie.

Tanta prosperità attrasse l’attenzione dei corsari che, alle dipendenze dell’Inghilterra, battevano i mari delle Indie occidentali. Primo fra tutti il famosissimo Francis Drake che attaccò ripetutamente le coste colombiane, ovunque saccheggiando, e ritornando in Inghilterra sempre carico di bottino.

Come accadde per le altre colonie dell’America meridionale, anche in Colombia iniziò su vasta scala la colonizzazione da parte degli spagnoli che fondarono città e villaggi, avvalendosi soprattutto dell’opera delle missioni. Lo strapotere dei conquistatori generò presto l’oppressione degli indigeni ed al fine di rendere più umane le condizioni di questi ultimi si prodigarono alcuni presideitti fra cui il primo: Anders Diaz Venero de Leiva, seguito poi da Antonio Gonzales (1569). Si dette un certo impulso anche alla istruzione pubblica ed a  Juan Borja(1605/1618) si deve il merito della stesura di una grammatica della lingua Chibcha; ma una notevole opera in tal senso fu svolta dagli ordini religiosi, specialmente domenicani e gesuiti.
Naturalmente non mancavano difficoltà di ogni tipo a causa di ribellioni che portavano alla insicurezza territoriale e le continue pericolose scorrerie costiere che si protrassero fino alla metà del secolo XVII. Contro questi attacchi l’azione dei presidenti era pressochè nulla.

La Colombia dapprima fu posta sotto l’autorità del Vicerè del Perù; nel 1718 i sovrani di Spagna elevarono questa ricca
colonia al rango di Viceregno; ad essa venivano uniti i territori corrispondenti all’attuale Ecuador e Panama ed il tutto prendeva
ufficialmente il nome spagnolesco di “Nueva Granada”. Si ebbe allora un periodo di grande progresso il cui merito va ascritto ad alcuni dei tredici vicerè che si alternarono alla guida del paese, il primo dei quali fu Sebastian Eslava. Egli fece iniziare la costruzione di strade e dette il via ad altre opere. Nel 1753, sotto il vicerè Josè Solis Folch de Cardona si costruì la zecca ed un ospedale a Santa Fé; nel 1751 don Pedro de la Cerda organizzò le finanze. Ma molto contribuì allo sviluppo l’azione dei privati, maggiormente dal lato intellettuale. Grandemente influì l’opera dell’illustre botanico don Josè Celestino Mutis; si crearono collegi ed istituti di istruzione, e si costruirono anche teatri importanti come il “Coliseo” di Bogotà. Nello stesso tempo si registrava un notevole sviluppo economico; furono costruiti porti e acquedotti e si istituirono regolari servizi postali; si arrivò al libero commercio (1768) e si perfezionò il lavoro nelle miniere.

Gli antichi coloni erano ormai divenuti ricchi industriali e possidenti terrieri. Era naturale, a questo punto, che cominciassero a sorgere i primi desideri di una maggiore autonomia dalla madre patria. Nel 1761 si ebbe una prima sollevazione dei
“Comuneros” (una specie di società politica segreta, repubblicaneggiante), a proposito dell’imposizione di una pesante imposta da parte della Spagna. Tutto poi rientrò nella normalità poichè le richieste dei ribelli furono soddisfatte.

L’ultimo decennio del secolo XVIII fu il periodo storico più propizio per le ribellioni. Nel 1794 Antonio Narino, un professore e giornalista colombiano, sincero amico della popolazione  Creola, esprimeva i sentimenti del suo popolo traducendo i “Diritti dell’Uomo”, la carta che era stata il fondamento della Rivoluzione Francese. Questo atto di propaganda liberale gli valse un processo e dieci anni di deportazione, ma ormai gli eventi precipitavano a danno della Spagna.

L’aiuto agli indipendentisti cobombiani stava giungendo proprio dagli avvenimenti europei. Nel 1810, infatti, Napoleone si impadroniva della Spagna. Era il momento propizio per la rivolta. Il vicerè fu deposto, fu proclamato lo stato indipendente repubblicano e la presidenza della Repubblica, che durò cinque anni, fu conferita ad Antonio Narino.

Ma con la caduta di Napoleone la Spagna riacquistò la propria indipendenza e per un periodo di 4 anni, dal 1815 al 1819, la Colombia ritornò colonia spagnola.

Nel 1819, però, entrò in scena l’uomo che fu chiamato il “Libertador de Colombia”, Simon Bolivar; egli con le sue fulminee vittorie a Vargas, Tunja occupò la via di Bogotà, sconfisse gli spagnoli sulle rive del fiume Boyacà ed entrò nella capitale il 10 agosto fra le acclamazioni del popolo.

Il 17 dicembre del 1819 ad Angostura (nel Venezuela) fu indetto un Congresso che decretò la nascita della ”Repubblica di Colombia”, costituita dalla “Nuova Granada”, dal Venezuela e dall’Ecuador. Il centro del governo fu una nuova città che assunse il nome di Bolivar e Simon Bolivar fu il primo Presidente; il vicepresidente fu il generale Santander.

La situazione economica della Colombia, a causa delle guerre e delle rivoluzioni, era notevolmente peggiorata, la popolazione era aggravata da pesanti tasse ed insomma la colonizzazione era stata interrotta ed il progresso si era fermato. Inoltre, lo stato così come era concepito da Bolivar, che sognava una grande Confederazione dell'America Latina, non poteva andare. Non tardarono a sorgere screzi fra federalisti ed unionisti; si acuirono i contrasti con Bolivar anche ad opera del partito liberale di Santander ed il dissidio sorto si manifestò insanabile proprio nel marzo del 1828, allorchè si riunì in Ocana una Convenzione per apportare delle riforme alla allora vigente Costituzione.

I lavori di questa convenzione furono sospesi e Bolivar assunse la dittatura del paese. Nel settembre dello stesso anno ci furono delle rivolte atte al ripristino delle leggi costituzionali e nel novembre 1829 il Venezuela si separò dall’unione. Il maggio del 1830 anche l’Ecuador si dichiarò stato indipendente e così, finito il suo sogno, Bolivar, amareggiato e deluso, si ritirò dalla vita politica e nel dicembre del 1830 morì.

La realtà colombiana era tutt'altro che buona; 1 ‘amministrazione economica era in disordine, i possidenti non intendevano pagare le tasse, i sobillatori di ogni genere, insofferenti dell’ordine politico, creavano agitazioni continue per accaparrarsi il potere. In questa situazione il presidente Santander, che pure inizialmente aveva dichiarato di voler governare solo applicando leggi, si vide costretto ad impiegare la forza per domare le ripetitive ribellioni.
Ma a turbare la lenta ripresa scoppiò nel 1834 una guerra civile a seguito della soppressione dei conventi dei frati minori. Le aspre lotte si protrassero a lungo e finalmente, nel 1841, con la vittoria dei moderati di Pedro Alcantara Herran, si conobbe un periodo di calma e di progresso. Si favorirono l’istruzione pubblica, la viabilità, le poste e fu portata a termine la compilazione delle leggi, nota come la “Recompilacion Granadina”.

Con il successivo presidente  Tomas Cipriano de mosquera fu tracciato il progetto della ferrovia Bogotà-fiume Magdalena e fu istituita la scuola militare.

Nel 1849 andò al potere il partito liberale del generale Josè Ilario Lopez che legò subito il suo nome a varie riforme fra cui l’abolizione della schiavitù e della pena di morte per i reati politici ed introdusse il suffragio universale.

Nel 1853, presidente il generale don Josè Maria Obando, si promulgò una nuova Costituzione in cui si limitavano i poteri del presidente e si diminuiva il numero degli effettivi militari. Sorsero subito dei contrasti che portarono ad un colpo di stato da parte del generale Josè M. Melo, che si impadronì del governo, operando una vera e propria dittatura; ma poi fu a sua volta rimosso, processato e condannato insieme a Obando ed il potere passò provvisoriamente nelle stani di Manuel M. Maliarino e poi, con regolari elezioni, in quelle di Mariano Ospina Rodriguez.

Nel 1855 la Colombia si divise in 8 Compartimenti, o Stati, coi relativi territori. Essi furono: lo Stato indipendente di Panama (‘55), quello di Antioquia (‘56), quello di Santander (‘57) ed infine quelli di Cauca, Cundinamarca, Boyacà, Bolivar e Magdalena. Nel 1863, dopo una guerra civile, durante la presidenza di Tomas C. de Mosquera, questi stati che avevano dato vita alla “Confederacion Granadina”, adottarono una identica Costituzione,tracciata su quella degli Stati Uniti d’America, sotto il nome di   "Estados Unidos de Colombia" .

Mosquera, uomo di grande carattere, tentò di ricostituire lo stato come lo aveva desiderato Bolivar ma si scontrò con l’Ecuador (ed altri alleati) che non aderì alla trattativa; egli fu rieletto una seconda volta alla presidenza nel 1866, e l’anno dopo si proclamò dittatore, ma fu deposto dal generale Santos Acosta e nel 1868 il potere arrivò nelle mani di Santos Gutierrez.

Iniziò un decennio di tranquillità in cui anche i presidenti successivi poterono dedicarsi ad opere di pace dando notevole impulso alla pubblica istruzione ed ai lavori di pubblica utilità.
Nel 1876 altri conflitti scoppiarono contro il governo federale che però riuscì vincitore e si ripropose sia con le elezioni del 1880, sia con quelle del 1884, con l’elezione  presidente di Don Rafael Munez.

In questo periodo iniziò la vera ricostruzione interna della Colombia.

Antifederalista convinto, Munez convocò un Congresso Nazionale che il 10 dicembre 1885 emanava un “Accordo sulla Riforma Costituzionale” con una Costituzione appunto che stabiliva essere la Colombia una Repubblica Unitaria sulle fondamentali linee mantenute fino ad oggi.

Ma nemmeno questo bastò a date la tranquillità al governo ed una volta uscito dalla politica il Munez nel 1892, dopo essere stato eletto tre volte, e dopo altre due presidenze, sotto Josè Morroquin scoppiò l’ennesima rivolta, purtroppo gravissima. Le gravi lotte rovinarono la finanza ed il Panama nel 1903 si staccò dall ‘unione e divenne uno stato indipendente.

Nel 1904 fu eletto presidente Rafael Rejes che tentò di ricostruite gli enti, risanò le finanze e compì opere pubbliche importanti, ma anche le sue riforme suscitarono tali scontenti ch’egli dovette abbandonare il paese (1909). Egli aveva tentato di centralizzare i poteri dei vari dipartimenti; alla sua caduta, un’Assemblea Nazionale riportò la decentralizzazione amministrativa.

Dal 1910 al 1930 ci furono diverse presidenze più o meno tranquille ed il governo potè rivolgere particolari attenzioni ai lavori pubblici ed alle questioni amministrative. Nel 1930, appunto, il presidente  Nerique Olaya Herrera chiamò in Colombia una commissione di 6 consiglieri americani, esperti di amministrazione, finanze e tecnica bancaria,che dopo aver studiato le condizioni del paese proposero i miglioramenti..

Durante la 1^ Guerra Mondiale la Colombia rimane neutrale ma entrò nella Società delle Nazioni. Nel 1932 l’episodio politico più saliente fu l’occupazione, nella notte dal 1 al 2 settembre, della città di Leticia, da parte di bande armate peruviane non appoggiate dal loro governo. La Colombia si appellò ad una Commissione Internazionale costituita a Washington che ordinò ai peruviani di evacuare la città per il reinserimento dei colombiani. Da parte peruviana non fu accettata questa deliberazione ed allora si costituì un Comitato Consultivo composto da rappresentanti di Germania, Cina, Spagna, Francia, Guatemala, Irlanda, , Italia, Messico, Norvegia, Panama, Polonia, Cecoslovacchia con la collaborazione degli Stati Uniti e del Brasile.
Questo comitato riuscì a far firmare ai due contendenti la precedente deliberazione per cui Leticia tornò alla Colombia; era il 22 giugno 1934. Quello stesso anno, allo scadere del quadriennio del presidente Olaya Herrera, veniva eletto il liberale Alfonso Lopez, che si dimise nel 1937 ma fu costretto a rimanere in carica poichè le sue dimissioni non furono accettate.

Nel 1938, dopo la elezione a presidente di Eduardo Santos, si intensificarono le opere pubbliche fra cui la più importante fu, senza dubbio, l’ampliamento del porto di Barranquilla e dell'oleodotto, con più di 400 Km., da Barco a Puerto Covenas, sul Mar dei Caraibi. Nel giugno dello stesso anno concluse un patto commerciale con l’Italia e nel luglio si ritirò dalla Società delle Nazioni.

Nel 1940, allo scoppio della 2^ Guerra mondiale, la Colombia dichiarò la sua neutralità ma, nello stesso tempo, nazionalizzò la “Sociedad Colombiano Alemana de Trasportes Aereos” estromettendo tutti i piloti tedeschi.

Nel dicembre 1941 interruppe le relazioni con l’Asse e, per contro, pur non essendo nazione belligerante, si schierò dalla parte degli Stati Uniti riuscendo così ad ottenere prestiti vitali per la sua economia, tanto disagiata.

Nel 1942 fu eletto presidente Alfonso Lopez Pumarejo, che formò un gabinetto a maggioranza liberale; nel 1943 approvò una Convenzione con la Santa Sede, stabilì relazioni diplomatiche con l’URSS e, nel novembre dello stesso anno, a seguito dell’affondamento di alcune navi colombiane da parte dei tedeschi, dichiarò guerra alla Germania

Nel gennaio 1944 firmò la dichiarazione delle Nazioni Unite ma trovandosi nella impossibilità di sanare la situazione economica interna, che stava già generando agitazioni operaie e sommosse politiche, si dimise dalla carica. Le sue dimissioni, però, non furono accettate; egli riuscì poi a reprimere un tentativo di sommossa militare, istituì un nuovo Codice del lavoro, assicurò salari minimi, ferie pagate, assicurazioni contro infortuni e malattie ed infine approvò un provvedimento per l’esproprio e la divisione dei latifondi.

Le tensioni politiche, sempre presenti, continuarono anche nell’anno successivo; si ebbero duri scontri tra conservatori e liberali; questi ultimi trionfarono nelle elezioni parlamentari ed anche i comunisti aumentarono da 1 a 5 i  loro deputati.

Nell’agosto del 1945 Lopez fu costretto a ritirarsi per motivi dì salute e, fino alla scadenza del mandato, lo sostituì A.Lleras Camargo, che formò un ministero di coalizione, aggregando al governo anche due conservatori.
Le elezioni del maggio 1946 furono vinte dal conservatore Mariano Ospina Perez che formò un gabinetto composto da 6 liberali e 6 conservatori.

Intanto si concludeva un accordo economico col Canada; si facevano grandi progressi nella produzione del rayon e nell’edilizia, negli impianti idroelettrici e nella produzione della ghisa e dell’acciaio. La nonostante tutto le difficoltà economiche della Colombia erano sempre presenti e continuavano a sortire agitazioni operaie.

Le elezioni generali del 1947 diedero la vittoria ancora una volta ai liberali, capeggiati da Gaitan, che non intendeva aprire ai conservatori, mettendo con ciò in seria difficoltà Ospina il quale, per poter formare il governo, nel gennaio 1948, dovette ricorrere a metodi repressivi che portarono subito ad una crisi. Questa scoppiava a Bogotà proprio mentre vi si riuniva una Conferenza interamericana. Il 9 aprile Gaitan fu ucciso a Bogotà da cui poi i tumulti partirono fino a coinvolgere anche Medellin, Tunja e Cali. Il giorno dopo Ospina si dimise; il governo, composto da 6 liberali, 6 conservatori ed il generale German Ocampo, sotto la presidenza di D.Echandia, proclamò lo stato d’assedio. I disordini continuarono e si attribuirono ad agenti russi. Mosca smentì e, purtuttavia, nel maggio furono interrotte le relazioni con l’URSS.

Importante, nell’agosto, fu la notizia che la Colombia e gli Stati Uniti avrebbero studiato insieme un progetto per aprire un canale interoceanico, circa 400 Km. a SE del Canale di Panama.

Nell’agosto del 1950 divenne presidente un conservatore, L. Gomez Castro che, non solo non convocò più il parlamento governando solo attraverso decreti, ma addirittura impose la censura sulla stampa e cercò in tutti i modi di cancellare l’opposizione. Da situazione peggiorò e Gomez Castro cedette provvisoriamente il potere a Roberto Urdaneta Arbelaez. Questi fece un tentativo per far approvare una nuova costituzione che desse al presidente pieni poteri, che rafforzasse l’esecutivo e che proclamasse il Cattolicesimo religione ufficiale dello Stato.

I liberali, d’accordo con i conservatori, imposero a Castro di lasciare la carica ed istituirono una giunta militare capeggiata dal generale Gustao Rojas Pinilla, che prese sì il governo nelle sue mani ma con forma dittatoriale. Lo stesso generale fu poi eletto nell’agosto 1954 e come presidente governò con metodi sempre più repressivi.

A seguito di ciò i liberali si allearono con i conservatori e prepararono una dichiarazione, appoggiata e firmata sia da Alberto Lleras Camargo che da Gornez Castro.
Intanto all’interno del paese vigeva uno stato di pre-guerra civile che si acuì quando nel maggio 1957 il generale Rojas Pinilla fu rieletto; ci furono allora manifestazioni di piazza, con i militari ed il clero con alla testa il primate Crisanto Luque; tutti insieme costrinsero alle dimissioni il generale ed il controllo del paese passo nelle mani di un altro generale Gabriel Paris il quale indisse subito libere elezioni, escluse i militari dalla politica e ripristinò la libertà di stampa.

I due partiti tradizionali si rafforzarono stringendo un patto di alleanza (20 luglio 1957) con il compito di governare per 12 anni, alternando i presidenti e mantenendo la parità nei due rami del parlamento. Questo patto trovò la piena approvazione con un plebiscito che si tenne il 10 dicembre dello stesso anno, nel quale le donne votarono per la prima volta e questo plebiscito divenne emendatttento costituzionale. Il 4 maggio 1958 per libere elezioni fu eletto il liberale Alberto Lleras Camargo che iniziò il suo mandato con l’abolizione dello stato d’assedio, in vigore sin dal 1949.

Durante la sua presidenza la Colombia conobbe il suo miglior periodo soprattutto per il famoso patto con i conservatori per il rispetto delle libertà costituzionali. Egli elaborò un piano di risanamento economico che, incontrando l’approvazione generale, guadagnò anche molti aiuti dai nordamericani. Questo piano riguardava l’agricoltura, l’istruzione, l’igiene e lo sviluppo industriale. Fu varata una riforma agraria e venne applicata con giusti mezzi e giuste forme. Molte famiglie lasciarono le aree urbane sovraffollate e si trasferirono sulle terre loro assegnate da coltivare. E così fu risanato anche il problema degli alloggi urbani.

Ma la riforma marciava lentamente perchè non aveva incontrato il favore nè dei liberali di sinistra, che la ritenevano inadeguata, nè dei conservatori, che la giudicavano rivoluzionaria. Andò meglio invece l’approvvigionamento idrico, l’istruzione pubblica e la lotta al banditismo. La produzione ed il commercio ebbero una forte spinta ed anche nel campo delle esportazioni si migliorò e per la prima volta fu incluso il cotone fra le materie che prendevano le vie dell’estero. Alla fine della presidenza di Lleras Camargo (1962) la Colombia era sempre in progresso e con ottime prospettive future. E, siccome col famoso patto, che si chiamò “di famiglia”, toccava il turno ai conservatori, nell’agosto del 1962 assurse all’incarico il conservatore G. Leon Valencia.
Ma egli, non possedendo le capacità del suo predecessore, non riuscì a portare a termine il piano decennale prestabilito nè la riforma agraria, sempre osteggiata, in particolar modo dai lati fondisti. Tentò poi di aumentare le tasse suscitando la disapprovazione del parlamento ed inoltre aumentò i salari. Cosicchè il costo della vita aumentato nonchè il crollo del prezzo del caffè nel 1963 fecero trovare la Colombia nel bel mezzo di una situazione inflazionistica che provocò nel paese manifestazioni e disordini duramente sedati dal generale A. Ruiz Novoa, ministro della guerra.

Nel marzo 1964 ci furono le elezioni legislative che registrarono una astensione di protesta del 70% dell’elettorato. Nel gennaio del 1965 fu proclamato uno sciopero generale e siccome il generale Ruiz Novoa fu sospettato di mettere in piedi un colpo di stato militare, fu destituito il 27 gennaio. Tutto ciò portò naturalmente alla sfiducia gli stati stranieri che fin lì avevano sostenuto lo sviluppo economico della Colombia. Per cercare dì risollevare le sorti del paese fu chiamato J. Valejo, ministro delle finanze, che varò una serie di fortunati provvedimenti, riportando così in Colombia gli aiuti degli USA e della Banca Mondiale.Il presidente Valencia riuscì, fra tumulti e violenze, ad arrivare alla fine del suo mandato e nel marzo del 1966 il partito del generale Rojas Pinilla fu vittorioso nelle elezioni legislative ma la consultazione generale del 1° maggio portò alla carica di presidente della Repubblica l’ottantacinquenne liberale C. Lleras Restrepo che riprese, con impeto, il piano decennale di Lleras Camargo e, col sostegno anche della Chiesa, portò a termine la riforma agraria.

Poi stroncò quasi completamente il banditismo e bloccò la guerriglia armata dei filocastristi. Nell’agosto del 1968 per la prima volta un Papa, Paolo VI, mise piede a Bogotà. Primato assoluto di tutta l’America Latina.

Con le elezioni generali del 1970 arrivò alla presidenza il conservatore Misael Pastrana Borrero. Questa elezione fu contrastata dal partito del generale Rojas Pinilla; ci furono manifestazioni antigovernative, fu occupata l’Università di Bogotà ed anche alcune aziende agrarie.

Il governo fu costretto a proclamare un nuovo stato di assedio. Nel 1974 si ebbero le successive elezioni che coincisero anche con la scadenza del “patto di famiglia”. Fu eletto il liberale A. Lopez Michelsen. Al secondo posto arrivò un conservatore ed al terzo,per la prima volta, una donna M. E. Rojas de Moreno Diaz, figlia del generale Rojas Pinilla. Il nuovo presidente tolse lo stato d’assedio, professò sempre idee sociali avanzate e, siccome era fermamente convinto della bontà della riforma agraria, continuò il lavoro dei suoi predecessori, instancabilmente avversato, nei suoi tentativi di progredire, dal movimento demagogico (ANAPO) , capeggiato dal generale Rojas Pinilla.
Intanto la recessione avanzava in Colombia creando numerosissimi disoccupati ed anche parecchi scontenti fra i coltivatori. Fu così che in Colombia prese vita la coltivazione della cocaina che veniva a sostituire le coltivazioni tradizionali generando, di conseguenza, un traffico enorme per l’esportazione di questa droga, la cui produzione era gestita in massima parte dal più importante esponente: P. Escobar. Nel periodo di massima diffusione della esportazione, si registrarono in Colombia moltissimi episodi di violenza, corruzione ed omicidi eccellenti, specialmente dal 1984 al 1986, quando era ancora in vigore con gli Stati Uniti un trattato di estradizione per i ‘narcotrafficanti”.

Ed anche nella vita politica si verificarono violenze ed assassinii tanto che dal 1985 al 1989 si contarono in Colombia circa 3.000 aderenti all’UP (Union Popular), partito di sinistra, eliminati dalla destra extraistituzionale.

Continuò anche il bipartitismo con la spartizione dei poteri fra liberali e conservatori e praticamente non trovò fine nemmeno il già noto stato di assedio, nonostante le elezioni generali della primavera del 1990.

Sul piano sindacale le masse di contadini e di operai non ebbero mai validi rappresentanti e innumerevoli scioperi disseminarono la vita sociale in diverse occasioni.

In questa situazione si sviluppò un forte stato di guerriglia urbana che, intorno al 1990, contò ben 56 fronti sparsi su tutto il territorio nazionale. La confusione, tanta, creò pure un esercito di guerriglieri parallelo a quello garantito dallo Stato. Il peso dei militari sulla politica divenne più forte anche sotto la presidenza di J.C.Turbay Ayala, che governò fino al 1982, quando fu eletto il conservatore B. Betancur, il quale, nei successivi due anni, portò a compimento un piano di pacificazione nazionale, reintegrando i guerriglieri nell’esercito regolare col beneficio di u na generale amnistia. Fu istituita a questo proposito una speciale commissione di pace e fu altresì studiata una piattaforma di reali riforme, specialmente quella della costituzione.

Ci fu quindi una tregua durante la quale il fronte della guerriglia si divise dando origine all'UP. Non tutti i gueriglieri accettarono la tregua ed inoltre, sul piano strettamente politico, il presidente non ottenne mai il completo appoggio dei partiti. Per cui la tregua fu interrotta dopo brevissimo tempo, si tornò al la lotta armata, e l’8 novembre 1985 le forze armate attaccarono il palazzo di giustizia portando a termine una carneficina di duecento persone e dando un mortale colpo all’immagine di Betancur, che sì attenuò, purtroppo, con l’arrivo dell’immane disastro provo cato dal vulcano Nevado del Ruiz, in cui si contarono 25.000 vittime.
Nel 1966 vinse le elezioni il liberale V. Ebarco che, preoccupato dal dilagare della produzione ed esportazione della cocaina, ripristinò l’estradizione con gli Stati Uniti che, da sempre, hanno rappresentato il più vasto mercato della droga.
Ma la guerriglia continuò a mietere vittime eccellenti, specialmente tra i candidati alla presidenza.

Nel 1990 vinse le elezioni il liberale C. Gaviria Trujillo che formò un governo di unità nazionale, rilanciando un piano di pace ed ottenendo dai narcotrafficanti il consenso a non essere più estradati negli Stati Uniti nel caso in cui si fossero costituiti alle autorità colombiane.

Per tutto il 1992 e buona parte del 1993, si ebbero episodi violenti dovuti sia alla guerriglie che ai narcotrafficanti. Con l’uccisione di Escobar, avvenuta a dicembre del 1993, si pensò di aver dato un colpo mortale all’organizzazione. Inoltre fino al febbraio 1994 anche truppe regolari statunitensi affiancarono l’esercito colombiano in questa lotta.  L’opera di governo fu riconosciuta meritoria dalla popolazione che la premiò dando, alle elezioni legislative del marzo 1994, la vittoria ai liberali, il cui leader  E. Samper Pizano a giugno fu eletto Presidente della Repubblica. Ma nell’estate del 1995 la sua figura subì una caduta di prestigio perché fu accusato di aver usufruito per la sua campagna elettorale proprio di fondi provenienti dal narcotraffico.

Da tutto ciò scaturì nel 1996 un congelamento dei rapporti con gli Stati Uniti che tolsero la Colombia dall’elenco dei paesi in via di progresso e di sviluppo per cui non fu più beneficiata né dagli aiuti americani né da quelli internazionali.

Per tutto il 1997 gravi difficoltà si accentuarono con la ripresa più forte che mai della guerriglia. Samper, allo scopo di riottenere la stima e gli aiuti americani, sostituì alcuni ufficiali al vertice dell’esercito e della polizia. Preso atto di questa deliberazione gli Stati Uniti allentarono un po’ la loro rigida posizione e gli accordi migliorarono ancora di più quando la Colombia applicò, nel dicembre 1997, un emendamento alla Costituzione per cui si ripristinava l’estradizione dei narcotrafficanti verso gli Stati Uniti.

Nel marzo del 1998 la Colombia potè riottenere aiuti finanziari. Le elezioni presidenziali del maggio-giugno 1998 registrarono una più ampia partecipazione dei votanti e furono vinte da A. Pastrana Arango, candidato del “Partito Sociale Conservatore”.

L’anno 1998 trascorse fra la ripresa della guerriglia da una parte e trattative di pacificazione nazionale, dall’altra, che si continuarono ancora nella primavera del 1999.