Storia
Colonia dell’Africa Equatoriale Francese, è divisa dal Congo
Belga da un tributario del fiume Congo, che è l’Ubanghi.
Gli affluenti di destra rappresentano importanti vie di comunicazione
con i paesi dell’interno, e per il trasporto fluviale delle merci, che
conta su un servizio di navigazione molto ben attrezzato, che fa capo a
Brazzaville, la capitale. Mentre il trasporto terrestre viene assicurato
dalla ferrovia che collega Brazzaville con Pointe Noire, importante porto,
attrezzato per ricevere navi leggere.
Le merci più presenti nei commerci sono l’avorio, l’olio e le noci di palma,gomma copale, caucciù e papiro. Importante è la regione mineraria di Mindouli e di M.Boko-Songo.
Territorio d’oltremare della Repubblica Francese fu molto ben attrezzato con fattorie agricole e piantagioni europee; ottime furono sempre le coltivazioni e l’esportazione del caffè e del cacao. Numerosi i giacimenti di oro e diamanti, quelli di piombo a M’Fouati e quelli di zinco.
Con l’approvazione della Costituzione della Repubblica Francese, nel referendum del 28 settembre 1958 scelse di rimanere nell’ambito della Comunità Francese, non più come territorio d’oltremare ma come stato membro della Comunità, assumendo il nome di Repubblica del Congo; era il 28 novembre 1958. Il capo del governo fece parte del Consiglio esecutivo della Comunità, mentre l’Assemblea territoriale procedeva alla nomina di tre senatori al Senato della Comunità.
Appena proclamata la Repubblica, fu varata una nuova Costituzione ed il giovane stato entrò subito a far parte delle Unioni Doganali e fiscali delle altre repubbliche dell’Africa Equatoriale Francese. Queste repubbliche, nella Conferenza di Brazzaville del 22/23 giugno 1959 istituirono una ulteriore Conferenza tra i loro Primi Ministri.
L’anno successivo, sempre in virtù del piano elaborato dalla Francia per la concessione dell’autonomia alle ex colonie, dal 13 agosto del 1960 il Congo potè godere di questo privilegio, pur rimanendo nell’orbita della Comunità, e fu ammesso alle Nazioni Unite il successivo 20 settembre.
Nel gennaio del 1961, il presidente F. Youlou, uomo autoritario e di tendenze filo-occidentali, al fine di governare in clima di conciliazione nazionale, elesse come vice-presidente J. Opangault, esponente dell’opposizione.
Il 2 marzo 1961 fu varata la Costituzione. Nell’agosto 1963 sia i sindacati che l’esercito costrinsero Youlou a lasciare la carica e vi insediarono il ministro A. Massemba-Debat. Si formò un partito unico, il “Movimento Nazionale Rivoluzionario”, che ebbe il suo Congresso nel 1964 e la sua “Carta” nel 1966. Questo partito fu affiancato da una milizia popolare.
Intanto, però, si registrarono delle tensioni fra le varie tribù del nord, quelle del centro, le popolazioni urbanizzate del sud, elementi moderati filo-occidentali ed elementi giovani di tendenze socialiste.
Nel 1968 ci fu una grave crisi; Massemba-Debat fu esautorato e presero il potere le forze armate, comandate da Marien Ngouabi, che il 31 dicembre 1968 divenne il capo dello stato.
Nel 1969 un nuovo partito, il “Parti Congolaise du Travail” sostituì
il “Movimento Rivoluzionario”. Il regime fu di dichiarate tendenze marxiste
ed il 3 marzo 1970 entrò in vigore una nuova Costituzione che fece
del Congo una Repubblica Popolare.
Ci furono dei tentativi eversivi, ben presto ridotti al silenzio,
e nel 1973, creando una Corte Rivoluzionaria, Ngouabi potè far condannare
i cospiratori.
Con l’entrata in vigore della Costituzione si ebbero le elezioni per l’Assemblea Nazionale del popolo e per le amministrazioni locali e nel 1974 fu costituito un Consiglio Supremo di Difesa e Sicurezza.
Ngouabi visitò in quel periodo parecchi paesi socialisti, come l’Unione Sovietica, gli Stati dell’Est europeo e la Cina popolare. Il suo governo congolese fu uno dei più filo-comunisti di tutta l’Africa. Furono mantenuti, comunque, gli accordi con la Francia ed anche con i paesi africani di diverso ordinamento politico.
Nel marzo del 1977, in circostanze mai chiarite, Ngouabi fu ucciso. Il suo successore, il colonnello J. Yhombi-Opango cercò di cambiare politica, data la situazione di incertezza e di instabilità del paese. Ma non fu facile passare dalla teoria del socialismo alla pratica, e col presentarsi di varie difficoltà, arrivò ancora una crisi istituzionale che portò al potere il colonnello D. Sassou-Nguesso che, con il suo culto della personalità di Ngouabi, ne volle continuare l’opera.
Nel luglio 1979 un’altra Costituzione, ispirata al socialismo, fu adottata. Nel 1981 Sassou-Nguesso firmò un patto di cooperazione con l’Unione Sovietica ed organizzò il partito unico al governo con stretta ideologia comunista. Continuò a mantenere attivi i rapporti con la Francia e cercò di destreggiarsi con le varie tribù che, professando diversi principi politici ed economici, rendevano assai arduo il governare.
Il programma economico del paese, per il 1982/86 assegnò la priorità alle tribù del nord. Si ribellarono quelle del sud, che crearono diversi seri incidenti nel novembre 1985 a Brazzaville, provocati dagli studenti.
E così il Congo, dopo il 1986 fu costretto ai dettami del Fondo Monetario Internazionale, che imponevano: la contrazione degli investimenti pubblici; la ristrutturazione delle compagnìe statali ed il privilegio al capitale privato.
Tra la fine del 1990 e l’inizio del 1991, si applicò una importantissima svolta alla politica del paese; si abbandonò il marxismo-leninismo, come ideologia ufficiale, e si attuò il multipartitismo.
Nel marzo 1992 fu varata ancora una nuova Costituzione. Nelle successive elezioni legislative il Partito Congolese del Lavoro fu battuto dall’Unione Panafricana per la Democrazia Sociale, che si aggiudicò anche quelle per la formazione del Senato ed ancora quelle presidenziali, portando alla carica il suo leader P. Lissouba, che così superò sia il presidente in carica Sassou-Nguesso che l’aspirante B. Kolelas, leader del “Movimento Congolese per la Democrazia e lo Sviluppo Integrale”.
Lissouba cercò di formare un governo di coalizione unendosi all’ex partito unico, ma questo invece volle allinearsi con l’Unione per il Rinnovamento Democratico, cosicchè si dovettero indire nuove elezioni per il 1993. Ma siccome i capi dei due partiti portarono avanti una campagna di disobbedienza civile, si dovette istituire un governo di transizione. A maggio 1993 ci furono le elezioni, che vennero però annullate a seguito di accuse di brogli. Furono ripetute nell’ottobre.
Tutti questi episodi provocarono un grande sconvolgimento nel paese con la guerriglia armata, le lotte sindacali e le proteste degli studenti. Solo nel 1996 i vari conflitti furono sedati e Lissouba potè predisporre nuove elezioni per il 1997. E per queste elezioni tornò in patria per candidarsi Sassou-Nguesso.
Brazzaville, divisa in tre settori, e ciscuna delle quali nelle mani di una fazione, capeggiate da Sassou-Nguesso, Lissouba e Kolelas, fu per 5 mesi teatro di guerriglia urbana.
Intervennero anche forze armate dai vicini stati, come l’Angola ed il
Gabon, ed alla fine Sassou-Nguesso ebbe la meglio; prese il potere ma la
guerriglia non finì e le truppe di governo ancora nella prima metà
del 1999 furono impegnate nel conflitto.