EGITTO

Storia

“LE PORTE” (cioè i confini) "dell’Egitto si levano così solide che esse non si apriranno nè per gli Occidentali, nè per gli Orientali, nè per quelli del Nord e neanche per quelli del Sud". Così dice una iscrizione scolpita su una tomba di un faraone vissuto nel III millennio avanti Cristo. Quando ancora la maggior parte delle popolazioni del bacino del Mediterraneo viveva allo stato primitivo, l’Egitto era già una potente monarchia.

L’antica monarchia egiziana ebbe vita lunghissima: la sua storia va press'a poco dal 3400 al 525 a.C.. Sono dunque quasi 3000 anni, durante i quali si succedette al trono un grandissimo numero di faraoni, appartenenti a ben 26 dinastie.

Gli studiosi sono riusciti a stabilire nell’antica storia egiziana tre periodi ben distinti, ciascuno dei quali prende nome dalla città in cui fu posta successivamente la capitale del regno.

PERIODO MENFITICO (3400-2200 a.C.)

Il Nilo è stato il maggior responsabile della forma di governo che gli Egizi si dettero fin dai tempi più antichi. Le varie tribù in cui era suddiviso il popolo egiziano, si accorsero ben presto che la loro esistenza dipendeva soltanto dalla periodiche inondazioni del Nilo. E si resero anche conto che quel fiume non dispensava gratuitamente i suoi benefici: erano necessari grandi lavori: dighe, argini, canali, per rendere meno rovinosi gli eccessi delle inondazioni.

Naturalmente per poter realizzare lavori di questo genere, non poteva bastare l’opera di una sola tribù. Fu così che ad un certo momento le varie tribù videro la necessità di unirsi sotto un solo capo. Ebbe così inizio la monarchia egiziana. Il primo faraone del regno egiziano fu Menes, al quale sembra si debba anche la fondazione della capitale, Menfi. Da questa città prese nome il primo periodo dell’antica storia egiziana.

Il compito dei primi faraoni egiziani fu quello di assicurare a tutto il popolo i benefici che il Nilo poteva arrecare .Ecco perché la loro maggiore preoccupazione fu quella di realizzare grandi opere di utilità pubblica, come i bacini per la raccolta delle acque, dighe, canali di irrigazione.

Al periodo menfitivo appartengono le prime dieci dinastie dei faraoni egiziani. In oltre mille anni, quanto durò questo periodo, si può dire che non si siano verificati grandi fatti bellici, l'unico di una certa importanza riguarda la conquista della Nubia (poi Sudan). Più che per le imprese militari, i sovrani del periodo menfitico si resero famosi per i grandiosi monumenti che fecero costruire. Fama imperitura si procurarono i faraoni Cheope, Chefren e Micerino per aver fatto erigere tre grandiose piramidi sull’altipiano di Al Gizah presso il Cairo. E’ durante il regno di Chefren che venne innalzata la Sfinge, uno dei più originali monumenti dell’antichità.

Queste colossali costruzioni, che ancora oggi si possono ammirare, dimostrano il grande stato di civiltà raggiunto dall’Egitto nel periodo menfitico.
 
 

PERIODO TEBANO (2200-1200 a.C.)

Quasi tutti i faraoni del periodo menfitico furono sovrani assoluti: questo loro modo di governare li rese impopolari e fu la causa maggiore della loro rovina.

Verso il 2400 a.C. il governo era praticamente nelle mani dei nobili e dei funzionari più intraprendenti. A poco a poco essi giunsero a disporre persino la successione reale. Ma due secoli dopo, il principe di Tebe, Menthotpe, riuscì ad impadronirsi del potere e a farsi nominare faraone. Con lui ebbe inizio il cosidetto “Periodo Tebano’, perchè la capitale del regno venne trasferita a Tebe.

I primi secoli di questo periodo storico furono caratterizzati da numerose conquiste militari: furono occupate la Penisola del Sinai, la Palestina e la Siria.

Vennero anche realizzati grandiosi lavori pubblici: il faraone Amenemhet (circa 1850-1800 a.C..) fece costruire un vastissimo bacino artificiale (Lago Meride), per raccogliere le acque del Nilo durante le inondazioni.

Ma verso il 1800 a.C. l’Egitto dovette subire una invasione; orde di Icsos (popolazione nomade proveniente dall’Asia) penetrarono nel territorio egiziano.

Solo verso il 1590, guidati dal faraone Ahmose I, gli egiziani riuscirono a cacciare gli invasori. Da questo momento ebbe inizio per l’Egitto un periodo di grandi conquiste: Thutmose III (1496-1442 a.C.) estese il dominio egiziano su tutta l’Asia Minore.

Durante il regno del faraone Thutmose III, della XVIII dinastia, l’Egitto raggiunse il massimo splendore. Ma non molti anni dopo esso fu sconvolto da una gravissima lotta religiosa, provocata da Amenofi IV, il cosidetto “Faraone eretico”. In quel momento dìfficile per la storia egiziana, saliva al trono il giovanissimo Tutankamen.

Nel 1380 a.C. diveniva faraone Amenofi IV. A differenza degli altri faraoni che lo avevano preceduto, questo sovrano non si preoccupò di estendere il regno, ma fece di tutto per imporre le sue convinzioni religiose.

Gli antichi egiziani adoravano allora molti dei, a capo dei quali vi era il dio Amen, meglio conosciuto da noi come il dio Ammone. Amenofi IV aveva ripudiato la religione tradizionale per seguire un principio religioso proveniente dalla Siria. Secondo tale principio, unica divinità da adorare era Aton, che rappresentava la energia raggiante del sole. In omaggio alla nuova divinità il faraone decise di mutare nome: si fece chiamare Akhenaton, che significa “Splendore di Aton”. Poi diede ordine che venissero distrutti tutti i templi dedicati alle divinità fino ad allora adorate e volle farsi considerare il rappresentante in terra del dio Aton.

Poiché Tebe era la città in cui maggiormente era rispettato il culto del dio Ammone, Amenofi IV trasferì la capitale del regno a Tell El-Amarnah.

I primi a ribellarsi alle idee religiose del re furono i sacerdoti del dio Ammone: essi non esitarono ad accusare di eresia il faraone. Allora Amenofi IV li fece perseguitare: ma quasi tutto il popolo egiziano si schierò dalla parte dei sacerdoti. Stava per scoppiare una sanguinosa lotta tra i seguaci del faraone e quelli rimasti fedeli alla religione tradizionale, quando nel 1362 a.C. Amenofi IV cessò improvvisamente di vivere.

Gli succedeva al trono il giovanissimo Tutankaton. I1 nuovo faraone era il genero di Amenofi IV ed aveva abbracciato con entusiasmo la nuova religione.

Questo fatto fece quindi prevedere che la lotta religiosa appena iniziata dovesse scatenarsi furiosa.

Ma il nuovo sovrano, consigliato certamente da alcuni ministri data la sua giovane età, prese subito una saggia decisione.

Riportò subito la capitale a Tebe e fece sapere al popolo che veniva ripristinata l’antica religione. L’Egitto veniva così salvato da una tremenda guerra civile. Per dimostrare al popolo che rinunciava per sempre alla eresia, il giovane faraone mutò il suo nome di Tutankaton (immagine di Aton) in quello di Tutankamen (immagine di Amen).

Queste sono le uniche notizie che si hanno sulla vita di Tutankamen, e ciò lo si deve al fatto che egli morì non ancora ventenne, dopo pochissimi anni di regno. Ma questo faraone fece parlare di sè dopo oltre 3000 anni dalla sua morte. E ciò avvenne nel 1922, quando l’archeologo inglese Howard Carter scoprì in Egitto la sua meravigliosa tomba nella “Valle dei Re”. Il nome ormai dimenticato di Tutankamen divenne di colpo famoso.

Non molto lontano da Tebe si apre una vallata selvaggia e deserta, separata dalla valle del Nilo da una grande muraglia rocciosa. E’ la “Valle dei Re”, così chiamata perchè nel suo sottosuolo vennero trovate le tombe di molti faraoni.

I re egiziani che, ancora in vita, provvidero a farsi scavare la tomba nella “Valle dei Re”, fecero di tutto per mantenere segretissima la posizione e ne mascherarono l’entrata con massi di roccia. la ragione era questa: poichè la mummia di ciascun faraone veniva collocata nella tomba insieme agli oggetti preziosi che gli erano stati cari quando era vivo, si temeva che i ladri potessero penetrarvi per asportarli. Ma, nonostante ciò, le tombe dei faraoni vennero ben presto scoperte e quasi tutte profanate e saccheggiate. Nel secolo scorso furono iniziati grandi scavi nella “Valle dei Re” e vennero scoperte tombe regali contenenti oggetti preziosi e mummie di faraoni.

 Il periodo tebano intanto registrò un avvenimento molto importante. Verso il 1300 a.C. una bellicosa popolazione dell’Asia Minore, gli Ittiti, vollero strappare all’Egitto i territori da esso conquistati.

Era allora faraone d’Egitto Ramsete II (1299-1233 a.C.),il più grande re del periodo tebano.

 Il regno egiziano ed il regno Hatti (come veniva chiamato lo stato Ittita) confinavano press’a poco dove ora si trovano i confini tra Siria e Libano e gli Ittiti penetrarono sempre più nelle zone della Palestina appartenenti all’Egitto.

Gli egiziani dovettero decidersi a passare all’azione: nel 1318 a.C. il faraone Sethos I mise in campo il più potente esercito del quale l’Egitto avesse mai disposto ed attaccò il regno Ittita’. La lotta fra i due colossi durò per anni e gli egiziani riuscirono a riconquistare gran parte della Palestina: ma la guerra non fu conclusa.

Questa era la situazione quando nel 1299 a.C. divenne faraone Usirmare Ramsete II, a non ancora nove anni. Il giovane re praticamente crebbe in un clima di guerra. E quando ebbe raggiunto la maggiore età, decise di scendere in guerra contro gli ittiti. A Kadesh, nella Siria settentrionale, attaccò il nemico.

Fu una guerra tremenda. La letteratura egizia, nelle iscrizioni, fece di questa guerra una strepitosa vittoria, dato che gli egiziani si credevano sempre guerrieri invincibili. In realtà non ci furono nè vinti nè vincitori e gli ittiti rimasero in Palestina.

Però anche per loro si preparava un brutto futuro: lo stato assiro che diventava sempre più potente e prepotente, occupò il regno dei Mitanni ed in tal modo raggiunse con la sua frontiera quelle dell’Egitto e dell’Hatti.

Gli ittiti capirono subito che sarebbe stata follìa continuare a dilaniarsi con gli egiziani e nel 1279 a.C. chiesero di iniziare trattative di pace con gli avversari.

Ramsete II, che era un uomo intelligente, accettò la richiesta e l’anno dopo concluse con Hattusil, re degli ittiti, un trattato bilingue, in cui fu stabilita la parità di obblighi per i due stati. Anzi egli stesso sposò una figlia del re ittita e questi fece una solenne visita al suo alleato in Egitto. Il popolo impazzì per la gioia nel sapere che finalmente stragi e lutti erano cessati.

L’accordo fra i due stati, capolavoro di Ramsete II, fu il primo grande regolamento internazionale della storia e dette cinquanta anni di pace all’Asia Minore. Durante questo mezzo secolo di pace l’Egitto ebbe una immensa prosperità e fu considerato il più potente stato dell’epoca.

Ramsete II si diede subito a riordinare il paese: lo stato intervenne nella organizzazione sociale, fissando le condizioni di lavoro che fino ad allora erano state piuttosto disastrose; vennero promulgate leggi sull’igiene del popolo, si affidò agli operai stessi la risoluzione delle vertenze del lavoro e si esentarono dalle tasse le classi più povere. Il popolo così viveva abbastanza bene ed il faraone stesso si preoccupava di persona delle sue condizioni.

Tutto il paese si arricchì: la piccola proprietà si sviluppò, la borghesia fece fortuna col commercio marittimo internazionale, le “banche”, poi, affidate a formidabili affaristi come i siriani, furono detentrici di enormi somme di denaro. Naturalmente questa ondata di prosperità fece progredire anche tutte le arti: artigiani, mobilieri, vasai, pittori, scultori, decoratori non facevano in tempo ad esaudire le richieste dei clienti.

Tebe, la capitale religiosa, ed il porto di Tani sul delta del Nilo, dove Ramsete II trasportò la capitale dell’impero, furono le più ricche città del mondo.

Lo stesso Ramsete fece costruire in suo onore templi sbalorditivi come quello di Karnak e fece sorgere addirittura una città stupenda, cui diede il suo nome “Pi-Ramsete”. A questi lavori parteciparono migliaia di ebrei. Il grande Ramsete, bello, magro, dai lineamenti regolari, ebbe cinque spose reali (più altre non reali) e 162 figli. il regno di quest’uomo grande ed umano fu lunghissimo. Ramsete II il Grande, chiamato dai greci Sesostri, regnò 67 anni. Morì nel 1233 a.C., a 75 anni. La mummia di Ramsete si trova al Museo del Cairo.
 
 

PERIODO SAITICO (1200-525 a.C.)
 

Con questo nome, derivato da quello della città di Sais in cui fu trasferita la capitale, viene indicato l’ultimo periodo della storia dell’antico Egitto.

E’ il periodo storico meno felice perchè, per mancanza di grandi faraoni, il regno egiziano andò via via decadendo.
I primi ad invadere il territorio egiziano furono gli Assiri (tra il 671 ed il 663 a.C.), guidati da Assarhaddon e poi da Assurbanipal.

La prova che la potenza dell’Egitto era ormai decaduta si ebbe nel 525 a.C., quando i Persiani riuscirono ad occupare con estrema facilità il territorio egiziano.

Da allora l’Egitto non fece che cambiare padrone: alla dominazione persiana seguì quella dei Greci (332 a.C.) e poi quella dei Romani (30 a.C.).

Quando, sul finire del III secolo d.C., l’immenso Impero Romano fu amministrativamente diviso in due parti, la provincia d’Egitto spettò all’Impero d’Oriente.

Alla caduta dell’Impero d’Occidente (476), l’Egitto rimase così sotto la dominazione di Bisanzio, divenuta capitale dell’impero d’Oriente. La dipendenza dell’Egitto dagli imperatori di Bisanzio terminò solo attorno al 640, allorchè gli arabi invasero l’Egitto e l’occuparono. Non fu altro che un cambio di padrone.

L’Egitto fu affidato ai “Fatimidi”, vassalli del califfo di Bagdad. Per merito loro, nell’anno 969, l’Egitto riacquistò il carattere di stato indipendente. I Fatimidi infatti si ribellarono al califfo, insorsero ed instaurarono una dinastia che durò fino al XII secolo.

Era risorto lo stato egiziano. Ma la sua vita non fu molto lunga. Nel 1171 infatti il grande condottiero musulmano Saladino abbattè la dinastia dei Fatimidi. Durante il governo dei successori di Saladino, un gruppo di oriundi turchi, i Mamelucchi, assoldati nelle milizie come mercenari, riuscì a prendere gradatamente nelle proprie mani le cariche più potenti dello stato. Alla fine costoro riuscirono ad impadronirsi del potere. Il regno da essi fondato durò fino al 1517. Solo allora i Mamelucchi furono allontanati dal governo dell’Egitto, poichè la terra dei faraoni venne sottomessa dai Turchi Ottomani.

Questi vi rimasero per ben 280 anni, fino a quando Napoleone, con le sue truppe, sbarcò sulla costa alessandrina.

Il XVIII secolo era giunto al termine e proprio allora la storia d’Egitto compiva una svolta veramente decisiva. Il 10 luglio 1798 tre divisioni, sbarcate da alcune navi che battevano bandiera francese, marciarono verso Alessandria agli ordini del Primo Console Napoleone Bonaparte.

La Francia mirava con questa conquista a colpire gli interessi economici della nemica Inghilterra e ad interrompere una delle sue vie di comunicazione con l’India. All’inizio della campagna in terra d’Africa, i Francesi ottennero dei successi. In seguito invece, sopratutto per l’aiuto dato all’Egitto dall’Inghilterra, furono costretti a ritirarsi. Il paese fu nuovamente nelle mani dei turchi e nella capitale scoppiarono violenti tumulti poiché anche i discendenti dei mamelucchi avrebbero voluto tornare al potere. Presto però questi disordini ebbero termine poichè fra tutti i contendenti si impose una straordinaria figura: Mohammed Ali’, un musulmano albanese, il quale era deciso a fare dell’Egitto uno stato forte, moderno ed indipendente.

Mohammed era un uomo di grande astuzia ed intelligenza; basti pensare che, senza quasi conoscere la lingua del paese, a soli 32 anni riuscì a divenirne il capo.

Nel 1805 infatti si fece eleggere governatore dell’Egitto; avrebbe dovuto governare per conto del sultano di Costantinopoli.

Sia i turchi che i mamelucchi furono d’accordo su questa elezione. Gli uni e gli altri erano dunque suoi amici. Ma le sue mire tendevano ad eliminare gli uni e gli altri. Per risolvere la questione egli pensò di eliminare per primo quello più vicino, cioè i mamelucchi che speravano di servirsi di lui per realizzare un regno indipendente di cui divenire sovrani.

Ben poco invece egli aveva da temere dal sultano di Costantinopoli. Già sapeva che il suo vassallaggio verso tale autorità si sarebbe presto ridotto ad una pura cerimonia; Mohammed finse, dunque, di accettare di buon viso la collaborazione dei principi Mamelucchi, ed un giorno, al termine di un sontuoso pranzo, al quale li aveva invitati, mentre passavano attraverso uno stretto corridoio, li fece tutti sterminare dalle sue guardie. Da allora il capo egiziano non ebbe più rivali nel governo del paese.

Mohammed progettò ed attuò riforme economiche, militari e sociali: iniziò poi una campagna contro il Sudan e lo conquistò. In queste sue imprese militari fu aiutato dal figlio maggiore Ibraim, che invase la Siria e la sottomise. Mohammed e suo figlio ottennero la completa autonomia nel 1839. Fu il culmine della potenza di Mohammed il quale, nel 1848, divenuto debole di mente, abdicò in favore del figlio Ibraim. Questi non rimase a lungo a capo della nazione; dopo pochi mesi morì.

Alla sua morte succedettero gli altri discendenti della dinastia di Mohammed Alì. Proprio mentre regnavano gli ultimi sovrani di questa stirpe, si compì l’opera che cambiò la storia dell’Egitto:lo scavo del canale di Suez.

Da allora molti cittadini delle diverse nazioni europee, che avevano impegnato capitali per la costruzione del canale, si recarono in Egitto dove si stabilirono.

Ad un certo punto, nel governo egiziano vi furono persino ministri di nazionalità europea; questi, naturalmente, più che occuparsi del benessere dell’Egitto, cercavano di tutelare gli interessi dei loro paesi.

Violente proteste e disordini scoppiarono in Egitto: di questa situazione approfittò l'Inghilterra per instaurare il suo dominio nel paese: era l’anno 1882. Ma questa occupazione non fu per nulla gradita al popolo egiziano ed allora sorsero diversi partiti “nazionalisti” il cui unico programma fu quello di cacciare gli inglesi.

Dopo lunghi anni di battaglie diplomatiche ed anche in seguito a sanguinosi tumulti, l'Inghilterra fu costretta a concedere l’indipendenza (28 febbraio 1922) . Una indipendenza non completa ma che tuttavia rimase un notevole passo avanti per i nazionalisti egiziani. Quattro punti di riserva furono le questioni per cui l’indipendenza non fu completa e furono:

1)- sicurezza delle comunicazioni imperiali britanniche;
2)- difesa dell’Egitto contro eventuali aggressioni esterne;
3)-protezione delle minoranze e degli interessi stranieri in Egitto;
4)-questione del Sudan.

Il 15 marzo 1922 il sultano Fuad divenne re dell’Egitto indipendente. Incaricò il capo del Partito Moderato Sarwat Pascià di formare un Ministero per elaborare la Carta Costituzionale che fu promulgata il 19 aprile 1923. I due rami del Parlamento furono costituiti dal senato con 121 membri, parte dei quali di nomina reale, e dalla Camera dei Deputati con un membro eletto per ogni 60.00 abitanti a suffragio universale. Il Parlamento acquisì funzioni legislative e politiche e la Corona il potere esecutivo. La Costituzione subì delle modifiche nell’ottobre 1930.

Si costituì un “Partito del Popolo” che andò ad affiancare i due partiti d’opposizione (nazionalista e nazional-liberale) e a maggio-giugno 1931 le elezioni assegnarono la vittoria al partito di governo in tutte e due le Camere.

Le vicende di governo registrarono fasi alterne, cambiarono i Primi Ministri ed il 28 aprile 1936 re Fuad morì. Fu proclamato suo successore il suo figlio unico Faruk di soli 16 anni. Data la sua minore età, il potere fu gestito da un Consiglio di Reggenza, presieduto dal Principe Mohammed Alì fino al 29 luglio del 1937, quando ormai diciassettenne Faruk I assunse il potere e prestò il giuramento costituzionale davanti al Parlamento.

All’interno del paese si verificarono dissidi e difficoltà morali e materiali. Il 2 marzo 1936 a Londra iniziarono le discussioni sui 4 punti di riserva britannici e le trattative finirono nell’agosto dello stesso anno con un Accordo di Amicizia ed Alleanza contenente 5 punti essenziali:

1)- alleanza fra i due paesi per la durata di 20 anni, rinnovabile;
2)- aiuto della Gran Bretagna per la difesa del Canale di Suez fino alla completa autonomia di gestione da parte dell'Egitto;
3)- costruzione di strade, ponti, ecc.; il tutto a spese dell’Egitto;
4)- condominio nel Sudan;
5)- appoggio inglese per l’ingresso dell’Egitto nella Società delle Nazioni.

Questo accordo fu approvato dalle due Camere nel novembre del 1936. Nell'aprile del 1937 fu firmato a Montreux un Trattato per il mantenimento dei privilegi capitolari stranieri in Egitto fino al 1949. Il 26 maggio 1937 l’Egitto fu ammesso alla Società delle Nazioni. Il 16 aprile del 1938 a Roma fu firmato anche con l’Italia un accordo di buon vicinato italo-anglo-egiziano.

Allo scoppio della II Guerra Mondiale l’Egitto si schierò a fianco della Gran Bretagna ma non per scendere in armi, bensì per la disponibilità di vie di comunicazioni attraverso il proprio territorio. Ed anche quando scese in guerra l’Italia nel 1940, l’Egitto ruppe subito le relazioni diplomatiche pur senza mai arrivare ad una dichiarazione di guerra.

Al governo dell’Egitto si alternarono Primi Ministri, il cui compito fu reso difficile, data la posizione di neutralità in un conflitto dove il maggiore alleato era un cobelligerante. Ed anche quando Alessandria fu bombardata dalle forze aeree italo-tedesche si levarono proteste piuttosto deboli.

Nell’estate del 1942 si verificò la crisi più acuta quando Rommel, capo delle forze armate tedesche, non si limitò a ricacciare dalla Cirenaica l’VIII Armata inglese, ma arrivò ad occupare i più vicini sobborghi di Alessandria.

All’interno dell’Egitto le forze dell’Asse tentarono di far sollevare il popolo contro gli alleati inglesi con la mira della totale autonomia, ma questi maneggi rimasero senza esito perchè le forze alleate di lì a poco prevalsero ed obbligarono Rommel a sgombrare definitivamente il suolo egiziano.

Nell’ottobre del 1944 il Gabinetto al potere, sostenuto da indipendentisti e nazionalisti, e presieduto da Ahmed Mahir, divenne il centro propulsore e coordinatore della Lega Araba. Nel marzo 1945 al Cairo fu decretata la sua solenne costituzione e sempre in quel periodo l’Egitto compì l'atto formale, fino ad allora non praticato, della dichiarazione di guerra alla Germania, guadagnando così, come alleato belligerante, l’entrata alla Organizzazione delle Nazioni Unite.

Il 24 febbraio 1945, intanto, un fanatico nazionalista uccise Ahmed Mahir, al quale successe il Ministro degli Esteri Noqrashi Pascià.

Appena concluso il conflitto, l’Egitto chiese alla Gran Bretagna la completa indipendenza, annullando le riserve dell’accordo del 1936, il ritiro di tutte le truppe inglesi anche dalla zona del canale, e di esprimere la propria sovranità sul Sudan.

Iniziarono gli incontri per poter firmare il relativo accordo, ma dopo qualche tempo i negoziati furono interrotti perché non si riuscì a trovare la soluzione sul Sudan. Infatti, mentre l’Egitto pretendeva la piena annessione, all’interno di quel territorio si era andato componendo un movimento indipendentista col motto: “IL SUDAN AI SUDANESI”. La soluzione della vertenza fu demandata all’ONU che la rinviò “sine die”.

Ed intanto per mezzo della Lega Araba un’altra questione fu messa sul tappeto per essere risolta dalla Gran Bretagna e cioè l’indipendenza della Libia.

Poi l’Egitto ristabilì le sue relazioni con l’Italia al fine di ottenere il risarcimento dei danni di guerra arrecati, pena la espropriazione dei possedimenti italiani in loco. E per la prima volta l’Egitto allacciò relazioni con la Santa Sede.

I beni italiani furono interamente sbloccati nell’aprile del 1948 dietro pagamento di 4 milioni e mezzo di sterline. L’accordo fu firmato a Parigi il 10 settembre 1946, ratificato dalla Costituzione Italiana nel maggio 1947 ed il Ministro italiano degli Esteri presentò le sue credenziali al re Faruk il 30 giugno stesso anno.

Sopraggiunse a quel punto un fatto nuovo che turbò la vita del paese. Il vicino stato d’Israele, che si era formato proprio in quegli anni , in seguito all'aperta ostilità degli arabi, entrò in guerra con l’Egitto, la Transgiordania, la Siria, la Libia e l’Iraq. Tutti questi stati vennero clamorosamente sconfitti dal piccolo stato ebraico. In seguito a ciò, nella popolazione e nell’esertito egiziani sorsero vivissimi malcontenti: si parlò addirittura di un tradimento nelle alte cariche dello stato. Il re Faruk non riuscì a calmare i dissidi ed il 23 luglio 1952 un giovane ufficiale, Neghib, occupò il Cairo. Fu l’inizio di una rivoluzione quasi incruenta che durò pochi giorni: ma con essa ebbe termine la monarchia e si instaurò la Repubblica, al cui comando successero prima Neghib e poi Gamal Abdel Nasser, che fu eletto Presidente della Repubblica.

Nel 1955 iniziò la nuova struttura dello stato ed il 26 gennaio 1956 fu promulgata la nuova Costituzione. Sempre nel 1955, a seguito di mancate forniture da parte inglese di armi di cui l’Egitto aveva bisogno per difendersi da Israele, fu firmato un accordo segreto per la fornitura di armi pesanti con l’URSS e la Cecoslovacchia. E nello stesso anno ci fu la questione del mancato finanziamento da parte degli Stati Uniti e della Gran Bretagna e della Banca Nazionale per lo sviluppo e la ricostruzione, per la progettata diga di Assuan.

L’Egitto allora nazionalizzò il Canale di Suez e ciò innescò una grave crisi militare con la conseguente azione israeliana e anglo-francese dell’ottobre/novembre 1956. Ed il 27 dicembre del 1958 divenne esecutivo un accordo sovietico-egiziano per il finanziamento e la costruzione della diga, mediante un prestito di 100 milioni di dollari più aiuti tecnici.

Il 1°  febbraio 1958 fu proclamata l’unione dell’Egitto con la Siria per la formazione della RAU, Repubblica Araba Unita.
Intanto il 10 gennaio 1956 il Sudan si era proclamato indipendente ed il 14 giugno dello stesso anno la zona del Canale fu completamente libera dalle truppe inglesi.

Poi, assumendo il compito di guida per un più forte nazionalismo arabo, concluse accordi militari con la Siria, l’Arabia Saudita e lo Yemen mentre peggiorarono i già precari rapporti con l’Iraq, ritenuto responsabile della penetrazione comunista nel mondo arabo.

Nel 1959 si deteriorarono pure i rapporti con Mosca perché accusata di volersi inserire negli affari interni del paese. E con lo stato di Israele ci furono sempre atteggiamenti ostili che spesso sfociarono in incidenti di confine.

Nel 1961 la secessione della Siria assestò un duro colpo alla RAU e l’Egitto ebbe anche una perdita di prestigio, oltre che di uomini e di mezzi, quando inutilmente si ingerì in una guerriglia interna dello Yemen (1962).

La politica di Nasser fu volta soprattutto ad osteggiare Israele, considerato un vero e proprio intruso in quel contesto di stati arabi. Ancora un duro colpo al prestigio di Nasser si ebbe, quando dopo la chiusura del Golfo di Aqaba e l’imposizione alle Nazioni Unite di ritirarsi dalla striscia di Gaza, Israele sferrò un repentino attacco nella primavera del 1967 e con quella che fu chiamata la “guerra dei 6 giorni” annientò l’esercito egiziano e conquistò la penisola del Sinai.

Fu uno smacco grandissimo. Nasser, dapprima fu dimissionario, ma poi concentrò le massime cariche dello stato nelle sue mani ed instaurò quasi un regime di polizia. E quando nel 1970 morì improvvisamente, il suo successore Sadat trovò una situazione piuttosto precaria. Egli tuttavia adottò una politica più morbida all’interno risollevando un pò l’animo della popolazione e facendo risorgere in parte il nazionalismo mediante il quale fu possibile allentare un poco la pressione sovietica e far richiamare in patria tutti i consiglieri militari russi.

Dopo aver accantonato l’idea della “leadership” egiziana, tanto cara a Nasser, rifiutando una fusione con la Libia, proposta da Gheddafi, l’Egitto si trovò ancora in armi contro Israele, e questa volta unito alla Siria.

Questa, che si chiamò la "guerra del Kippur", fu condotta a sorpresa e regalò subito alcuni successi agli egiziani che poterono riconquistare parte del Sinai. Ma il risultato principale fu l’aver potuto dimostrare falsa l’invincibilità di Israele e ciò fu un vero e proprio toccasana per l’orgoglio egiziano, già tanto ferito nella guerra precedente.

E con l’armistizio ed il riaggancio del Sinai si aprì la via ai trattati di pace. Fu convocata a Ginevra la Conferenza per la pace ma furono necessarie tante azioni diplomatiche fra Kissinger, Segretario di Stato americano, e Sadat, per arrivare ai primi risultati favorevoli per tutto il mondo.

Infatti, nel 1975 fu riaperto il Canale di Suez e nel 1976 si allacciò una stretta collaborazione con la Siria per cercare di risolvere la questione palestinese.

Nel settembre 1977 il Ministro degli Esteri egiziano, I. Fahmi, fece una visita a Washington, firmò un accordo con la Ford, si accordò per un rifiuto di restituzione dei prestiti all’URSS e, in mezzo a numerosissime critiche da parte degli alleati arabi, allacciò relazioni dirette con Israele andando persino a far visita a Tel Aviv e a Gerusalemme nel novembre del 1977.

E sempre con la mediazione degli Stati Uniti si arrivò ad una pace separata con Israele a marzo 1979, pur rimanendo sul tappeto vari problemi, come l’occupazione israeliana della Cisgiordania e della striscia di Gaza, mentre nessuna soluzione si prospettava per la questione palestinese.

Oltre allo scontento degli alleati arabi, Sadat però dovette affrontare anche la resistenza interna poiché solo poche minoranze, legate agli interessi dell’occidente, videro di buon occhio la sua politica. Questa non portò all’Egitto quei vantaggi che si erano desiderati e dietro il malcontento di quasi tutte le classi sociali, si dovettero applicare alcune misure repressive. Poi si lasciò anche lo stato di neutralità del paese, già instaurato da Nasser, si aprirono i confini a varie personalità politiche, lì si rifugiò addirittura lo Scià di Persia, cacciato dal suo paese. Si concordò l’intesa militare col Sudan e con gli Stati Uniti e nel Sinai fu consentito lo stanziamento di una forza multinazionale, espressa dai paesi aderenti al Patto Atlantico.

Le ostilità interne al regime di Sadat sfociarono nella sua morte per attentato il 6 ottobre del 1981. Il suo successore fu Mubarak, già vicepresidente della repubblica e comandante dell’Aviazione. Egli applicò una politica più prudente. Liberò subito i prigionieri politici, confermò gli impegni assunti con Israele ma senza recarsi a fare visita, come invece era stato richiesto.

Ottenne la completa evacuazione del Sinai da parte israeliana, ma quando questi iniziarono la “escalation” del Libano, egli ruppe immediatamente i rapporti e ritirò il proprio ambasciatore, assumendo nel contempo un atteggiamento più giusto per gli alleati arabi. Questo fatto ebbe i suoi primi frutti quando nel dicembre del 1963 al Cairo si recò Yasser Arafat, capo dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e nell’aprile del 1984 l’Egitto fu riammesso nella Organizzazione per la Conferenza Islamica.

Ma l’ordine interno fu disturbato da episodi di malcontento, di violenza e di terrorismo causati dalla indigenza in cui la nazione versava.

L’anno 1986 vide tanti episodi pericolosi di ostilità fra terroristi e dirottatori, manovrati verso la soluzione anche dalle forze armate statunitensi.

Una questione era ancora rimasta in piedi: l’occupazione da parte di Israele della città di Taba. Attraverso vari negoziati e due incontri tra Mubarak e S. Perez, capo israeliano, il primo ad Alessandria nel settembre 1986 ed il secondo al Cairo nel febbraio 1987, si arrivò alla soluzione. Israele evacuò Taba entro il marzo del 1989 chiedendo però all’Egitto il risarcimento delle spese sostenute per tutte le opere pubbliche eseguite per il miglioramento della città.

Nell’aprile del 1987 si ebbero nuove elezioni e Mubarak fu riconfermato per altri 6 anni. Nel dicembre dello stesso anno, a conclusione della sua politica distensiva, si giunse ad un accordo commerciale biennale con Mosca per il 1988/90.

Il 16 febbraio del 1989 fu proclamato un “Consiglio di Cooperazione Araba”, tra Egitto, Giordania, Iraq e Yemen del Nord per tutelare il progresso dei rispettivi sistemi economici.

Il 20 febbraio giunse al Cairo il Ministro degli Esteri sovietico, E. Shevarnadze, ed ivi incontrò il Ministro degli Esteri israeliano, M. Arens e Arafat. Tutto ciò confermò la mira dell’Egitto nel rilancio della sua “leadership” fra i paesi arabi.

Ma un avvenimento grave venne a disturbare quello che poteva essere un periodo pacifico per il popolo e fu l’invasione del Kuwait da parte irachena. Ciò provocò l’intervento americano e l’Egitto, nella circostanza, affiancò gli Stati Uniti inviando un contingente militare. Questo intervento fu premiato dal governo di Washington mediante una notevole riduzione del debito estero egiziano e l’allentamento delle pressioni finanziarie internazionali.

Però questo intervento aveva provocato anche risultati negativi come il rientro dall’Iraq, dal Kuwait e dalla Giordania, di 600.000 persone che bisognava reinserire nell’economia egiziana tutt’altro che florida ed inoltre episodi di malcontento e di violenza si verificarono per dimostrare l’ostilità che il popolo sentiva per gli ultimi recenti comportamenti del suo presidente.

Nella primavera e nell’estate del 1992 iniziarono altri episodi di violenza, questa volta da parte dei fondamentalisti islamici, culminati nell’attacco a villaggi copti e nell’uccisione del pubblicista Farag Fudah, reo di aver aspramente criticato il “fondamentalismo”.

Intanto mentre Mubarak continuava a svolgere la sua attività mediatrice fra Israeliani ed Arabi e fra Washington ed il Medio Oriente, il capo di stato israeliano Rabin faceva  due visite, una il 21 luglio 1992 al Cairo ed una il 14 aprile 1993 a Ismailia.

Mubarak stesso si recò alla Casa Bianca, sempre con l’intento di favorire lo sviluppo dei rapporti fra i  paesi interessati.

Nel settembre del 1994 le Nazioni Unite scelsero il Cairo per svolgere la III Conferenza Mondiale. I temi proposti furono l’aborto, la contraccezione e la libertà della donna.

Un altro incontro avvenne nel dicembre 1994 ad Alessandria fra i capi di stato di Siria ed Arabia Saudita sul processo di pace con Israele e nel successivo febbraio 1995  al Cairo un vertice fra Egitto, Israele, Palestina e Giordania programmò un piano collettivo per combattere l’integralismo ed il terrorismo.

Questo perché si era creato proprio nella parte nordica dell’Egitto una centrale terroristica estremista dovuta soprattutto alla situazione di indigenza delle locali popolazioni. Gli episodi di violenza più conosciuti furono: un attentato nel giugno 1995 ad Addis Abeba contro Mubarak  e l’uccisione di  sette turisti greci al Cairo nell’aprile del 1996. Ancora nel 1997, nonostante la proroga al già presente stato d’emergenza, continuarono le uccisioni dei turisti stranieri, oltre a quelle degli intellettuali e di altre personalità. Fra tanti atti di violenza perpetrati dai terroristi, gravissimo fu quello di Luxor del 17 novembre 1997 che decretò la morte di 68 turisti.

Si tentò di tutto per individuare i gruppi  assassini che si suppose fossero un gruppo islamico, “al Gama’a al-Islamiyya” ed uno chiamato “Distruzione e Sabotaggio”, una derivazione del primo.

Intanto nel novembre-dicembre 1995 con due turni elettorali si era rinnovata l’Assemblea Nazionale che risultò nella maggioranza costituita dal Partito Nazionale Democratico, al potere. Il 3 gennaio 1996 era stato eletto Primo Ministro Kamal al-Ganzuri, il quale proseguì i lavori per lo sviluppo economico del paese e rafforzò la lotta al terrorismo. Per  questo motivo il 13 novembre 1996 anche il presidente americano Clinton era intervenuto alla riunione che 29 capi di stato  tennero a Sarm al-Sayh.

Nel corso del 1998 il governo mise in pratica anche una certa censura alla stampa e nel 1999 approvò una legge, fortemente contrastata dalle opposizioni, con la quale esso si arrogava il diritto di controllare tutte quelle organizzazioni note per loro professione di difesa dei diritti dell’uomo.