EL SALVADOR
 

Storia

Nel 1524 i fratelli Pedro e Giorgio de Alvarado, dopo la occupazione del Guatemala, conquistarono El Salvador e lo aggregarono al Guatemala.
Nel 1525 fondarono la capitale che chiamarono San Salvador.

Non esiste una storia a sè stante del Salvador per tutto il periodo coloniale in quanto le sue vicende furono esattamente le stesse di quelle guatemalteche.

Proprio nella città di San Salvador si registrarono i primi moti di ribellione verso la Corona di Spagna.

Quando nel 1821 il Guatemala proclamò la sua indipendenza il Salvador continuò ad essere sempre un suo aggregato.

Il 5 gennaio 1822 il Guatemala fu annesso al Messico; il Salvador si oppose ma dovette sottostare all’intervento armato del generale messicano Filisola.
Nel 1823 fu creata la "Federazione delle Province Unite dell'America Centrale" ed il Salvador entrò in questa organizzazione come Stato a sè.

Ma la Federazione non ebbe vita facile perchè subito si accesero rivalità e lotte intestine, per cui nel 1839 il Salvador
si distaccò per costituirsi Repubblica Indipendente. Nel 1842 si unì all‘Honduras, ma anche questa unione ebbe vita breve; dopo tre anni si sciolse.

Un altro tentativo di unione fu fatto nel 1889, fallito l’anno dopo. Qualche anno di più durò la Repubblica dell’America Centrale formata da El Salvador, Honduras e Nicaragua nel 1894, e che si sciolse nel 1898. E la stessa fine fece la Repubblica dell’America Centrale formata con Guatemala e Salvador il 15 settembre 1921.

La storia del Salvador è punteggiata da queste brevi unioni, nel tentativo di far parte di un organismo politico di un certo spessore; unioni sempre disciolte per contrasti con gli altri stati specialmente col Guatemala, e per lotte intestine fra i partiti, che si ripercossero spesso sugli stati vicini.

Nell’ottobre 1935, sotto la presidenza di M. H. Martinez,si verificò un complotto per spodestarlo, ma fu subito represso.
Nel dicembre 1936 El Salvador subì gravi danni per un terremoto che distrusse completamente la città di San Vicente e nel
1937 un altro colpì la città di Ahuachapan. Sempre nel 1937, il 26 luglio, il Salvador si ritirò dalla Società delle Nazioni.

Nel novembre 1938 il presidente Martinez convocò l'Assemblea Costituente la quale disdisse le elezioni che si sarebbero dovute svolgere l’anno successivo e procrastinò i poteri del presidente fino al 1945.

Allo scoppio della II^ Guerra Mondiale l’economia del paese risentì molto delle mancate esportazioni in Europa, specialmente per quella del caffè, che in parte fu dirottata verso gli Stati Uniti. E proprio con gli Stati Uniti fu in stretta collaborazione il presidente Hernandez il quale impose a tutti gli insegnanti di introdurre fra le materie scolastiche anche quella delle dottrine democratiche.

Nel 1941 El Salvador dichiarò guerra al Tripartito ed all’interno si proclamò lo stato d'assedio che veniva rinnovato ogni tre mesi.
Nel febbraio 1944 l’Assemblea prorogò ancora una volta il mandato al presidente che, però, dovette ugualmente dimettersi a maggio, costrettovi da una ribellione popolare. Fu nominato presidente provvisorio A.J. Mendenez, ma anche lui dovette lasciare l’incarico in ottobre ed il Vice-presidente, M. Tomas Molina, già rifugiato in Nicaragua, lì costituì il governo in esilio.
Nel gennaio 1945, eletto il candidato governativo S. Castaneda Castro, essendo state le elezioni regolari, El Salvador fu ammesso alla Conferenza di Chapultepec.

Il nuovo presidente concesse subito una amnistia, avviò 1'aggiornamento della Costituzione e concluse col Guatemala degli accordi per una loro unione doganale.

Nel dicembre 1948 ci fu un colpo di stato che lo rovesciò ed il potere provvisorio fu assunto dal colonnello Oscar Osorio, che iniziò subito diversi piani economici per il miglioramento del paese in tutti i settori. Poi, con le elezioni del marzo 1950 fu eletto a maggioranza presidente effettivo. Egli promosse una larga industrializzazione e volle poi sottrarre l’agricoltura al sistema della monocultura, che era poi quella del caffè, dirigendola verso vari campi di produzione. Poi emanò una nuova Costituzione con la quale si garantiva il voto alle donne.

Per la politica internazionale, strinse più forti rapporti con gli stati vicini ed il 14 ottobre 1951 a San Salvador firmò la "Carta dell'Organizzazione degli Stati dell'America Centrale", insieme a Costarica, Guatemala, Honduras e Nicaragua.

Le elezioni del 4 marzo 1956 si svolsero in un clima di contestazione; 5 partiti dell’opposizione si ritirarono dalle votazioni e fu eletto il candidato governativo Josè Maria Lemus che promise di combattere, in eguale misura, tutti gli estremismi sia di destra che di sinistra. Nel febbraio 1957 aderì con i paesi dell’Odeca alla creazione di una zona di libero scambio. Nel 1958 propose sempre agli stati dell’Odeca di riunirsi per formare una Assemblea Costituente comune a tutti. Nonostante la correttezza della sua politica dovette registrare le simpatie popolari per Fidel Castro quando andò al potere a Cuba, ed altresì dei disordini e delle proteste dinanzi alla Ambasciata degli Stati Uniti quando da El Salvador furono espulsi due impiegati dell'Ambasciata Cubana, sospettati di aver istigato la popolazione verso agitazioni operaie nel luglio del 1960.

In questo stesso anno, a settembre, si scoprì un complotto, sostenuto da “agitatori pagati cino-sovietici”, il che portò allo stato d’assedio. Nell’ottobre le inquietudini del paese sfociarono in un colpo di stato, per cui Lemus fu deposto e si costituì una Giunta mista, composta da 3 militari e 3 civili; questa Giunta, però, sospettata di “castrismo” fu sciolta nel gennaio 1961 e fu rimpiazzata da un “Direttorio” presieduto da Rafael Eguizabal Tobias, il quale promise subito nuove elezioni e riforma agraria.
Questo ‘direttorio” fu accusato di filo-comunismo e con il ripristino di regolari elezioni nell'aprile 1962 vinse il candidato unico, colonnello J.A. Rivera, che resse le sorti del paese fino al1967.

Egli pose in atto subito la riforma agraria, con la promessa diversificazione delle colture; incrementò le industrie e le esportazioni. Poi, ligio alla Costituzione, nonostante fosse divenuto popolarissimo presso tutte le masse, non si presentò alle elezioni del
1967 che furono appannaggio del colonnello F. Sanchez-Hernandez, del PCN, “Partido de Conciliacion National”, appoggiato dai militari nazionalisti di centro.

Essendo El Salvador la repubblica più piccola ma la più popolata fra le repubbliche del Centroamerica, ed essendo invece la confinante Honduras più povera di mano d’opera, molti braccianti del Salvador passarono il confine per andare a lavorare in territorio honduregno.

Si ebbero numerosi incidenti di frontiera per cui nel luglio 1969 le truppe del Salvador invasero l’Honduras e bombardarono città e villaggi. L’OAS subito intervenne obbligando i due paesi a tornare alla legalità. Questo sanguinoso ma breve conflitto è passato alla storia come la “guerra del football”, a causa di una partita di calcio disputata fra due squadre dei due paesi; era evidente però che il calcio non fosse per niente il nocciolo della questione, bensì la crisi economica sempre presente nei due territori.

Nel febbraio 1972 , un altro candidato governativo si aggiudicò le elezioni, il colonnello A .A. Molina. Contestazioni varie elevatesi dalla coalizione di sinistra sfociarono in un golpe a marzo, capeggiato da J. N. Duarte, che però non andò a buon fine.

Il 30 luglio 1976 Salvador e Honduras firmarono un accordo per la creazione di una zona semi-militarizzata ai confini tra i due paesi. Le successive elezioni del 1974 si svolsero nel rispetto della Costituzione e quelle del 1977 invece, vinte dal candidato governativo C.H. Romero Mena, furono abbondantemente contestate dall’opposizione, con assassinii e sequestri di diplomatici stranieri, per cui si rese necessario proclamare la legge marziale (maggio 1979). Nel settembre stesso anno D.Romero, fratello del presidente, veniva assassinato ed il presidente il 15 ottobre veniva deposto.

Questo colpo di stato ebbe però il merito di chiudere, dopo 50 anni, il dominio incontrastato dei militari ed il governo passò nelle mani di una Giunta mista, della quale andò a far parte il leader del MNR,(Movimiento Nacional Revolucionario), G. Ungo ed anche il democristiano J. N. Duarte, già in esilio dal 1972, potè rientrare in patria.

Ben presto però ricominciarono i disordini causati dagli opposti interessi delle fazioni politiche e si ebbero sanguinosi avvenimenti come l’assassinio dell ‘Arcivescovo di San Salvador; O. A. Romero y Galdamez.

Nel marzo 1980, intanto, nella Giunta governativa era entrato a far parte anche Duarte, il quale causò la scissione dell’ala sinistra del suo partito.
I 5 partiti che formavano il fronte della guerriglia, costituirono il FDR (Frente Democratico Revolucionario) ed in opposizione alle forze armate ed ai gruppi estremisti di destra, causarono una sanguinosa guerra civile.

Dal 1981 gli Stati Uniti iniziarono un importante sostegno, non solo militare ma anche economico, al Salvador. Nel 1982 fu eletta un’Assemblea Costituente, il cui presidente divenne R. Daubuisson Arrieta, ma la presidenza provvisoria della repubblica, anche per pressioni statunitensi, fu affidata all’indipendente A. Magana Borja.

Nel 1983 fu varata una nuova Costituzione che decretava l’elezione diretta del capo dello stato ogni 5 anni e l’Assemblea
Nazionale ogni 3 anni.
 
Nel marzo 1984 ci furono le elezioni presidenziali e quelle legislative nel 1985. Le prime portarono alla presidenza Duarte, le seconde rafforzarono il suo partito, il PDC.
L’amministrazione Duarte continuò, nonostante i suoi tentativi di pacificazione e di miglioramento, a svolgersi in mezzo alla guerra civile, all ‘aumento del debito estero, al peggioramento di tutti i settori dell ‘economia, stante la continua opposizione dei conservatori e dei militari, che con l’aiuto costante degli Stati Uniti avevano acquisito un contingente forte e ben addestrato.
Ed in questo caos, le azioni di Duarte caddero pesantemente, tanto che alle elezioni legislative del 1988 ebbe pochissimi seggi e quelle presidenziali videro vittorioso A F.Cristiani Burkard, di “Alianza Republicana Nacionalista”.

La guerriglia si intensificò e si dovettero registrare plurime azioni terroristiche. Finchè nel 1990, con la regolarizzazione di molti dei dissidi esistenti nel mondo, 1‘ONU, con la sua proficua intercessione, riuscì ad aprire nel paese un processo di pacificazione. Per una particolare intercessione dell’ONU, presieduta in quel periodo dal Segretario Generale J. Perez de Cuellar, si addivenne nel Salvador ad una radicale riforma in campo militare, per cui gli ex guerriglieri furono completamente integrati nel sistema politico.

Ed il 16 gennaio 1992, sotto l’egida del nuovo Segretario Generale dell’ONU, B.Boutros Ghali, a Città del  Messico fu firmato un accordo di pace. La cerimonia ufficiale per sancire questo accordo nazionale fu celebrata a San Salvador il 15 dicembre 1992. La fine della guerra diede subito i suoi frutti poichè si registrò un miglioramento sul piano economico, con la continuazione della politica, già avviata da Cristiani, delle privatizzazioni, dei tagli alla spesa pubblica, della liberalizzazione dei prezzi e delle importazioni, e degli incentivi all’afflusso dei capitali esteri.

In politica si ebbero subito migliori rapporti con gli stati confinanti.
Le elezioni del 1994 furono vinte dal moderato A .Calderon Sol, che improntò la sua politica economica e sociale sul modello di quella di Cristiani.
 
Nel marzo del 1995 si era intanto formato il Partito Democratico di centro-sinistra, ad  opera  di alcuni  dissidenti  di altre organizzazioni politiche. Con questo partito Calderon Sol nel maggio successivo fu costretto ad accordarsi per poter ottenere l’approvazione di aumentare del 13% l’imposta sul valore aggiunto. Ma la stessa formazione poi annullò il patto quando fu osteggiata la legge che prevedeva, tra l’altro, la riforma scolastica proposta.

Calderon, in ottemperanza alle disposizioni del Fondo Monetario Internazionale, aveva cercato di applicare una politica liberista più adatta per lo sviluppo del paese. Ma non aveva incontrato il favore del popolo che, anzi, si espresse con molte manifestazioni di contrasto.

Inoltre, nell’ottobre del 1996, si era conclusa una vicenda giudiziaria, attivata per l’assassinio  di F. Manzanares Mojaraz, membro del Fronte F. Marti  per la Liberazione Nazionale. In questa circostanza era venuta alla luce l’esistenza di un forte “movimento di purificazione sociale”, proprio in seno alle forze di polizia, già note per i tanti omicidi politici portati a termine.
Le Nazioni Unite, che avevano iniziato nel paese una missione per la stabilità della pacificazione, rimandarono al luglio 1997 ogni altro intervento per il raggiungimento dello scopo e la missione, quindi, si concluse infruttuosamente.

Calderon, inoltre, aveva tentato di moralizzare il paese investito da una forte recrudescenza di crimini. E per questo aveva proposto di estendere la pena di morte  anche ai rapitori ed agli stupratori. Ma, nonostante i suoi sforzi, non fu premiato alle politiche del marzo 1997 quando vide assottigliarsi molto i voti a favore del suo partito, mentre quelli rivali ne ottennero molti di più.

Con una situazione minoritaria Calderon dovette ritirare la sua proposta ed a mala pena, anzi, riuscì a portare avanti la privatizzazione dell’Amministrazione Nazionale delle Telecomunicazioni. L’Alleanza Repubblicana Nazionalista  volle risollevare le sue sorti eleggendo a capo l’ex presidente Cristiani nell’ottobre del 1997. E parzialmente questo scopo fu raggiunto allorchè F. Flores, suo candidato, ottenne la vittoria alle presidenziali del 1999.

Ma le legislative del marzo 2000 furono quasi del tutto appannaggio del Fronte F. Marti di Liberazione Nazionale i cui ex guerriglieri-adepti vinsero alla grande anche quelle amministrative.