Storia
Nulla si sa delle popolazioni che abitarono la Finlandia nell’antichità. Le prime notizie sicure risalgono al X secolo dopo Cristo. In quell’epoca nel paese ci furono tre grandi tribù: i Luaini, i Kirioli e gli Iemi.
Pur regnando il pieno accordo fra quelle tribù, si arrivò alla metà del XII secolo senza che esse avessero formato un unico stato. Fu per questo motivo che forse il re di Svezia, Erik, volle tentare la conquista del territorio finlandese e, da fervente cattolico, si propose di convertire quelle tribù al cristianesimo. Ed i suoi intenti si avverarono poiché quei popoli non solo non si ribellarono all’occupazione ma abbracciarono anche volentieri la fede cristiana. E dal 1157 la storia di quel paese fu per molti secoli una appendice di quella svedese.
Durante il regno di Erik, e dei suoi successori, i finlandesi non furono mai trattati come popoli soggetti ed invece ebbero gli stessi diritti degli svedesi. Subito fu concesso loro di militare nello stesso esercito svedese e nel 1362 ottennero anche di poter votare per l’elezione del re. La Finlandia formò così un regno unico con la Svezia.
Quando nel 1397 i danesi occuparono la Svezia, anche i finlandesi subirono la stessa sorte.
Nel 1523 la Svezia riconquistò, per opera del re Gustavo Vasa, la sua libertà; in Finlandia invece si verificò un avvenimento che cambiò nettamente la situazione. Michele Agricola, il vescovo cattolico di Abo (l’odierna Turku) passò al luteranesimo e quasi la totalità della popolazione fece altrettanto. Ma ancora un altro avvenimento accadde per la storia finlandese: il re Gustavo Vasa trasformò la Finlandia a Ducato e lo affidò al figlio Giovanni, con poteri di principe quasi indipendente.
I finlandesi, nella maggior parte, accettarono volentieri la situazione; ma molti invece iniziarono ad aspirare di ottenere la libertà, l’indipendenza e, con la situazione creata da Gustavo Vasa, non si potè dire che si fosse raggiunta proprio l’indipendenza, ma tutto faceva sperare che il momento propizio non avrebbe tardato ad arrivare. E molti si convinsero che avrebbero lottato senz’altro per raggiungerla.
All’inizio del 1700 i finlandesi si trovarono ancora una volta al fianco della Svezia per combattere contro la Russia. Molte regioni finniche caddero nelle mani dei russi. Gli indipendentisti finlandesi allora, stanchi di essere sempre dominati da qualcuno, cominciarono ad organizzare delle ribellioni che però furono tutte domate. La separazione dalla Svezia, tanto agognata dai finlandesi, ebbe luogo ma non nel senso che essi avevano desiderato. L’occasione si ebbe quando la Svezia fu battuta nel 1809 dagli eserciti di Napoleone e dovette cedere la Finlandia alla Russia.
I russi fecero chiaramente intendere ai finlandesi che non avrebbero tollerato ribellioni e così gli indipendentisti, non domi, dovettero pazientare ed aspettare il momento giusto. E l’occasione arrivò al momento della prima guerra mondiale, quando in Russia scoppiò la rivoluzione bolscevica. Sconfitto, con l’aiuto della Germania, l’esercito bolscevico, la Finlandia potè considerarsi libera ed il 17 luglio 1919 venne proclamata la Repubblica Finlandese.
Quando scoppiò, dopo 20 anni, la seconda guerra mondiale, la Finlandia si ritrovò a combattere ancora una volta contro la Russia, la quale cercò di impossessarsi di alcune basi militari finlandesi. La lotta fu durissima e durò tre mesi, al termine dei quali la Russia ebbe partita vinta ma ad un prezzo veramente incredibile: ci furono 300.000 uomini tra morti, feriti e dispersi.
Nel 1945, al termine della guerra, la Russia pretese dalla Finlandia il territorio di Petsamo e la base navale di Porkkala, come bottino di guerra. Quest’ultima fu restituita alla Finlandia nel 1955, al termine del pagamento dei debiti di guerra verso la Russia.
Nel dicembre 1947 in Finlandia si ebbero le elezioni municipali che videro la conquista del 58% dei voti da parte dei partiti di centro-destra. L’Unione Sovietica, preoccupata dell’andamento della politica finlandese, si affrettò, tramite una lettera di Stalin al Presidente Paasikivi, a sottoscrivere un trattato di amicizia della durata di dieci anni. Con questo patto ambedue i paesi si impegnavano a reciproca consultazione prima di stringere alleanze con altri stati.
Intanto all’interno della Finlandia si era creata una situazione di disagio a seguito della scissione avvenuta nell’ambito del Partito Democratico del Popolo, ad opera dei socialisti. Questi non intendevano sottomettersi al controllo politico del partito comunista, capeggiato da Y. Leino, Ministro degli Interni, e poiché questi non aveva inteso accettare una deliberazione contraria del Parlamento, era stato costretto dal Presidente a dimettersi. Nel giugno 1948 si ebbero le elezioni politiche che decretarono la vittoria delle destre ed in particolare del Partito Agrario, ed un sostanzioso calo dei democratici popolari, controllati dai comunisti.
Il risultato di queste elezioni consentì alla Finlandia di chiarire meglio, ove fosse stato necessario, la ferma decisione del paese di mantenere la propria totale indipendenza. Il Presidente Paasikivi fu riconfermato il 15 febbraio 1950 ed il successivo 14 marzo affidò l’incarico di formare il governo a Urho Kekkonen, capo del Partito Agrario, ostile ai comunisti.
La situazione economica andò sempre migliorando anche grazie ad importanti trattati commerciali stabiliti con la stessa Unione Sovietica che, giunti al 1955, come si è già detto, restituì alla Finlandia la base di Porkkala, togliendo definitivamente dal territorio una servitù militare.
Il 27 settembre dello stesso anno la Finlandia entrava a far parte del Consiglio Nordico e nel dicembre delle Nazioni Unite. Nel febbraio 1956 si dovette pensare alla successione di Paasikivi, ormai in età molto avanzata e la scelta cadde su Kekkonen. Questi invitò subito il suo avversario Fagerholm, battuto per soli due voti, a formare il nuovo gabinetto di coalizione fra i socialdemocratici, gli agrari ed i partiti minori. In economia si ebbe una certa flessione a causa delle diminuite esportazioni, specialmente verso la Gran Bretagna.
In politica estera la Finlandia volle mantenersi sempre su un piano di neutralità per ciò che riguardava i vari conflitti degli altri e riaffermò la sua linea politica tradizionale, comune a tutti gli stati del nord; nell’ambito del Consiglio dei paesi nordici, infatti, si mantenne sempre su una linea moderata e neutralista.
Ma una scissione in seno ai socialdemocratici provocò la fine della coalizione; nelle elezioni del 1958 si ebbe una netta ascesa dei comunisti e nel gennaio del 1959 si dovette ricorrere ad un Ministero Agrario di minoranza, presieduto da Sukselainen, con l’appoggio esterno dei comunisti e dei socialdemocratici di sinistra. Questa incerta formazione, però, rimase in piedi fino al 1962 e perseguì la stessa politica fino ad allora svolta. Una crisi si verificò nel 1961 nei rapporti con l’Unione Sovietica, in quanto questa non vedeva di buon occhio l’ingresso della Finlandia nella Comunità Europea.
Nella consultazione del 1962 il Partito Agrario ottenne il 54% dei voti dell’elettorato. Questo risultato fu attribuito in massima parte proprio alla crisi del 1961 nei rapporti finnico-sovietici.
Nel 1965, avendo anche in Norvegia vinto le elezioni il Partito Agrario, fra i due paesi si stipulò un patto di non aggressione e di amicizia, teso anche a limitare gli obblighi della Norvegia verso il Patto Atlantico e quelli della Finlandia verso il Patto di Varsavia.
Le elezioni del 1966 fecero registrare una netta ripresa del partito socialdemocratico, a svantaggio di tutti gli altri, perciò il suo leader R. Paasio fu chiamato a varare il nuovo governo.
Nel 1968 Kekkonen fu riconfermato presidente mentre le elezioni del 1970 furono vinte da un partito di nuova costituzione, gli Agrari di Vennamo, distaccatisi dal Partito Agrario tradizionale.
Nello stesso anno il presidente si recò a Mosca per firmare un nuovo patto ventennale di amicizia con l’Unione Sovietica. Nel 1971 si ebbe una crisi di governo per il ritiro di tre ministri comunisti, quindi furono necessarie nuove elezioni nel 1972, che però non fornirono utili dati per chiarire la posizione di governo. E questo fu monocolore socialdemocratico, sempre formato da Paasio.
Nel successivo settembre la Finlandia riconobbe ambedue le Repubbliche
Tedesche come stati indipendenti e sovrani.
Intanto l’economia del paese aveva segnato il passo a causa dell’aumentato
costo del petrolio proveniente dall’Unione Sovietica. Fu necessario, data
la dipendenza del paese dall’economia russa, firmare altri accordi commerciali
ed anche un patto per la realizzazione da parte sovietica di grandi opere
pubbliche come la costruzione di una città mineraria a Kostamus.
Con le elezioni amministrative dell’ottobre 1976 si ebbe un considerevole aumento dei conservatori, che di fatto divennero il secondo partito del paese. L’instabilità fu la caratteristica dei due governi che si susseguirono nel 1977 e nel 1978, sempre guidati dal socialdemocratico K. Sorsa. Il secondo durò fino al marzo del 1979 quando ci furono nuove elezioni politiche.
L’instabilità però rimase. E comunque, fu formato un governo di centro-sinistra, capeggiato da M. Koivisto, socialdemocratico ed ex governatore della Banca di Finlandia. E questo ebbe vita più lunga e perseguì una politica economica atta a migliorare la situazione, a contenere l’inflazione e a cercare di diminuire la disoccupazione.
Nel 1981 il presidente si dimise per motivi di salute ed al suo posto fu nominato Koivisto, mentre il Primo Ministro fu ancora Sorsa; era il febbraio 1982.
Ancora rimpasti, ancora dimissioni e con le elezioni del 1983 si affermò di nuovo il partito socialdemocratico, ma per la prima volta in Parlamento entrarono i “Verdi”.
Dal 1984 al 1991 un andirivieni di elezioni e di cambiamenti di tendenza, caratterizzarono tutta la politica della Finlandia, che nel 1992 stipulò ancora un trattato decennale con la Russia ed avanzò la richiesta per divenire membro della Comunità Europea.
Si arrivò così al marzo 1995 con le elezioni politiche che consentirono al socialdemocratico P. Lipponen di formare un nuovo esecutivo, comprendente il suo partito popolare svedese ed i Verdi.
In politica estera la Finlandia mantenne buoni rapporti con la Russia, ribadì la scelta per la sua neutralità, entrò a far parte della Comunità Europea.
Con le elezioni generali del 1999, pur avendo i socialdemocratici registrato
un calo di voti, la coalizione rimase la stessa e lo stesso fu anche il
Primo Ministro Lipponen.