Storia
Regione dell’Europa centrale, fisicamente compresa fra il Mar Baltico ed il Mar del Nord, e le regioni fisiche dell’antica Gallia, delle Alpi e della Sarmazia.
Della sua preistoria si sa poco data la natura dei suoi primi abitatori. Originariamente nomadi, sparsi fra nuclei slavi e di altre nazioni, furono impegnati in continue migrazioni. E con queste migrazioni, specialmente dei Cimbri e dei Teutoni, iniziarono i contatti con l’Italia romana.
Proprio dagli appunti di Giulio Cesare, giunti fino a noi, si potè apprendere quanto potente fosse a quei tempi Ariovisto, capo degli Svevi, che tentò di occupare la Gallia ma fu sconfitto da Cesare nel 58 avanti Cristo. Cesare, poi, invase per due volte la Germania; Augusto provvide successivamente a fortificare la sponda occidentale del Reno e Agrippa lì trapiantò gli Ubii, antico popolo germanico, fondatore della città di Colonia.
Parte dei germani fu assoggettata da Tiberio, fra il Reno ed il Weser.
Terribile nemico dei romani fu Arminio, principe dei Cherusci, cui si dovette
l’eccidio delle legioni di Varo (nel 9 dopo Cristo) vendicato poi da Germanico,
nipote di Tiberio.
Dall’anno 16 al 68, tra il Reno ed il Danubio, i Romani crearono i
“Campi Decumati”, cioè i paesi della decima.
Nel I e II secolo poi i Romani persero le terre al di là di questi due fiumi. I popoli germanici, pressati dagli Unni, abbandonarono le loro sedi e si trasferirono nelle più ricche terre dell’occidente.
La storia interna della Germania non presentò avvenimenti di rilievo fino all’epoca di Carlo Magno, il quale riunì sotto di sé tutti i Sassoni, guidati da Vitichingo, per ben 32 anni.
La Germania, venuta a far parte del Sacro Romano Impero, fu divisa in grandi feudi e tenuti dai discendenti di Carlo Magno. Nell’843, col trattato di Verdun, stipulato fra gli eredi dell’impero di Carlo Magno, fu portata la prima netta divisione politica fra la Francia occidentale, propriamente la Francia, dove prevalse la civiltà latina, e quella orientale, o Germania, dove la civiltà germanica non solo prevalse ma giunse pure ad altissimi livelli.
Nell’887 la Germania si ribellò all’imperatore Carlo il Grosso e proclamò la sua indipendenza; poi nominò il suo re che fu Arnolfo di Carinzia.
Sotto la spinta di minacce di invasione da parte dei magiari, si formarono 4 potentissimi Ducati, dai quali poi furono eletti sempre gli imperatori. Essi furono: la Svevia, la Baviera, la Sassonia e la Franconia. Cominciarono le alleanze dei governi di questi Ducati, che durarono due secoli, finchè si giunse alla Casa Sveva nel 1138 con Corrado III e successivamente a Federico I, detto Barbarossa, che si sforzò invano di domare i “Comuni” italiani scendendo per ben sei volte in Italia e distruggendo parecchie città. Ma la Lega Lombarda lo debellò definitivamente nella famosa battaglia di Legnano del 1176 e lo obbligò alla pace di Costanza.
Il quarto imperatore svevo e re di Sicilia, Federico II, fu, non solo per nascita,ma anche per cultura, più italiano che tedesco. Fu fiero avversario sia del Papato che dei Comuni italiani; egli morendo nel 1250 lasciò la Germania in balìa dei partiti rivali. Ne derivò un interregno che durò dal 1254 al 1273 con due principi tedeschi a contendersi il potere, che passò nelle mani di Rodolfo d’Asburgo. Ed intanto, oltre ai 4 ducati, erano assurte alla ribalta altre potenti famiglie: gli Asburgo d’Austria, i Lussemburgo ed i Nassau. Dopo il 1292 furono queste tre famiglie a contendersi il trono.
Sotto Carlo IV di Boemia, che pubblicò la “Bolla d’Oro”, con la quale si stabilirono le norme per le elezioni degli imperatori, si rafforzarono le grandi Leghe Germaniche ed iniziarono le guerre contro i turchi. Combattendo contro di loro morì nel 1439 Alberto II di Casa d’Austria, lasciando il trono a Federico III, che fu l’ultimo imperatore incoronato a Roma.
Nel 1519 divenne imperatore Carlo V d’Asburgo, già da tre anni re di Spagna. Egli dovette combattere le lotte di religione poiché due anni prima Martin Lutero si levò contro la Chiesa di Roma. Queste lotte e le guerre contro Francesco I di Francia, indebolirono molto il paese. I successori di questi due sovrani poi le proseguirono finchè si giunse al 1559 alla pace di Cateau-Cambresis.
Intanto i Protestanti, molestati dall’imperatore Mattìa, diedero origine alla vittoriosa “guerra dei trent’anni”, alla fine della quale, con la Pace di Westfalia del 1648, ottennero la libertà di culto. L’impero, però, da questa lunga guerra uscì molto malconcio. Altre guerre si verificarono contro i turchi e contro l’egemonia di Luigi XIV di Francia, finchè nel 1714 si giunse alla Pace di Rastadt.
Carlo VI d’Asburgo si avvalse della “Prammatica Sanzione”, con la quale decretò suo successore al trono la figlia Maria Teresa, saltando a piè pari i dettami della “Legge Salica”. Alla sua morte si scatenò la “Guerra di successione d’Austria”, terminata con la pace di Aquisgrana del 1748, che riconobbe come imperatore Francesco di Lorena, marito di Maria Teresa. Federico II di Prussia, con questa pace, ottenne per il suo stato la Slesia.
Ebbe qui inizio la potenza della Prussia che, uscita illesa dalla “Guerra dei sette anni”, potè partecipare anche alla spartizione della Polonia.
Allo scoppio della Rivoluzione Francese, la Germania oppose fiera resistenza ai principi propugnati, tanto che le più importanti guerre napoleoniche furono combattute in territorio tedesco. E da queste guerre la Germania uscì sempre sconfitta e sempre più indebolita. Ciò fino alla caduta di Napoleone; ma specialmente dopo Waterloo la Germania risorse e nel Congresso di Vienna del 1815 l’Austria riprese le sue provincie e la Prussia uscì più ingrandita; poi si fondò la “Confederazione Germanica”.
Nel 1864 la Prussia, alleatasi con l’Austria contro la Danimarca, operò l’annessione dello Schleswig-Holstein ed il Lauenburgo, piccolo ducato di cui fu principe Ottone Bismark. Nel 1866 l’Austria fu poi esclusa dalla Confederazione Germanica in quanto combattè contro la Prussia, oltre che contro l’Italia.
La Prussia, sempre più forte sotto l’imperatore Guglielmo I, si pose a capo della Confederazione Germanica del Nord, composta da: Hannover, Assia Elettorale, Schleswig, Nassau e Francoforte. In pari tempo nacque la difensiva “Confederazione Germanica del Sud”, composta da: Baviera, Baden, Wuttemberg e Assia Darmstadt.
Nel 1870 la Prussia combattè contro Napoleone III; lo sconfisse
e fece prigioniero a Sedan, piccolo centro delle Ardenne.
Ed il 18 gennaio 1871 fu proclamato l’Impero Germanico, del quale entrarono
a far parte tutte le nazioni tedesche, eccettuata l’Austria. Di conseguenza
le due Confederazioni si sciolsero.
L’imperatore Guglielmo II iniziò una politica di egemonia mondiale che poi si rivelerà una delle cause determinanti della prima guerra mondiale. E questa disastrosa guerra decretò pure la rovina e la fine di tutti e due gli imperi, quello germanico e quello austro-ungarico. Con trattato di Versailles del 1919 si chiusero tutte le operazioni diplomatiche e l’Europa ebbe il suo nuovo assetto. Guglielmo II abdicò e si ritirò nel villaggio di Doorn nei Paesi Bassi, mentre in Germania veniva proclamata la Repubblica.
L’11 febbraio 1919 fu eletto il primo Presidente della Repubblica e fu il socialista Friederich Ebert, ad opera dell’Assemblea di Weimar, la quale approvò pure la Costituzione del nuovo Stato.
Pochi furono i contrasti interni per la formazione del nuovo governo, ma la lotta politica emerse, con una certa chiarezza, nel febbraio del 1925, alla morte di Ebert. Il referendum indetto decretò la vittoria del generale Paolo von Beneckendorff und von Hinderburg, il 26 aprile 1925. Egli fu poi rieletto il 10 aprile del 1932.
Ed ecco spuntare in Germania un nuovo partito politico: il “Partito
Nazionalsocialista”, fondato dall’austriaco Adolfo Hitler. I punti principali
del programma del partito furono enunciati molto chiaramente:
- rivincita della Germania,
- esaltazione della razza germanica con chiare e larghe prospettive
imperialistiche.
Nel 1925 con il Patto di Locarno fu accordato alla Germania un seggio permanente alla Società delle Nazioni e man mano gli alleati evacuarono Dortmund, la Ruhr, la zona di Colonia e via via le altre zone occupate durante la guerra, fino alla completa liberazione, da raggiungere entro il 30 giugno 1930. Ed il 30 gennaio 1930 Hitler fu nominato Cancelliere.
Le elezioni del 1933 portarono in Parlamento la stragrande maggioranza dei nazionalsocialisti e dopo il 14 ottobre 1933 la Germania uscì dalla Conferenza del Disarmo ed abbandonò la Società delle Nazioni; ed il 12 novembre 1933, con plebiscito unitario, fu approvata la politica di Hitler, sia interna che estera.
Il 13 febbraio 1934 fu abolito il Consiglio Federale dei Paesi della
Repubblica ed il successivo 2 agosto, dopo la morte del presidente
Hindenburg, fu proposta una modifica alla Costituzione, in seguito alla
quale furono unite in una le due cariche di Presidente e di Cancelliere,
assunte naturalmente da Hitler, cui spettò il titolo di Fuhrer.
Immediatamente la Germania intraprese un programma di riarmo. Sempre in
quello stesso anno fu dichiarata a Kiel la formazione di una “Prima Squadra
di Sommergibili”, e quando l’Italia entrò nel conflitto coloniale
con l’Etiopia, la Germania non aderì alla applicazione delle sanzioni.
Piano piano Hitler si dissociò da tutti i trattati in vigore,
come il Patto di assistenza franco-sovietico ed il trattato di Locarno.
Immediatamente, libero da tutti gli impegni, occupò la Renania.
Nel 1937 la Germania assicurò il Belgio che non avrebbe mai leso
la sua sovranità territoriale; nel marzo 1938 il cancelliere austriaco
Schusschnig scongiurò, inutilmente, di non aderire all’Anschluss,
cioè all’unione dell’Austria alla Germania; il 30 settembre 1938
venne annessa alla Germania la zona dei Sudeti.
Il 14 marzo 1939 la Slovacchia si proclamò Repubblica indipendente
sotto il protettorato del Reich e due giorni dopo Hitler ufficializzò
il protettorato della Germania anche sulla Boemia e la Moravia. Nel
maggio 1939 si riunì a Milano un convegno fra i ministri degli affari
esteri italiano e tedesco; essi, nei successivi 21 e 22 maggio firmarono
a Berlino il “Trattato decennale di alleanza politica e militare”, detto
“Patto d’Acciaio”, mediante il quale le sorti dell’Italia Fascista furono
saldamente legate a quelle della Germania Nazista.
Nel frattempo Hitler dichiarò di volersi riprendere Danzica ed il famoso “corridoio” e nell’agosto del 1939 strinse un “Patto di riavvicinamento e di amicizia” con l’Unione Sovietica. Il primo settembre successivo la città di Danzica decretò di voler essere unita alla Germania e questa immediatamente invase la Polonia. E fu l’inizio della seconda guerra mondiale, nella quale la Germania ebbe alleati l’Italia ed il Giappone.
I potenti armamenti e gli indubbi meriti militari dei tedeschi fecero sì che, specialmente in Europa, crollassero con troppa facilità le barriere ritenute più forti, come la linea Maginot in Francia.
Le truppe germaniche invasero quasi tutta l’Europa centrale, ovunque
sottomettendo le popolazioni a durissime repressioni. Ma i fronti di guerra
furono presenti ovunque, anche in Africa, dove sia la Germania che l’Italia
persero poi le colonie.
A far sì che entrasse in guerra la superpotenza degli Stati
Uniti provvide il Giappone con il suo attacco a sorpresa a Pearl Harbor
il 7 dicembre 1941. Sicuramente questo rappresentò per gli aggressori
il principio della fine, sia per loro che per gli altri due alleati.
Gli odiati tedeschi suscitarono la ribellione ovunque; ed ovunque, per
scacciarli, si formarono eserciti clandestini di partigiani, pronti a combattere
fino alla morte pur di raggiungere la libertà
Crollato, con la catastrofe militare, il regime nazista, il 5 giugno
1945 i poteri passarono nelle mani degli Alleati presenti a Berlino,
che venne poi divisa in 4 settori. Nell’agosto 1945 alla Conferenza di
Potsdam, i tre grandi: Attlee per la Gran Bretagna, Stalin per l’Unione
Sovietica e Truman per gli Stati Uniti, si accordarono per trattare la
Germania come “unità economica” e di sottoporla al controllo di
un Consiglio Interalleato. Il 14 agosto del 1949 nella parte occidentale
della Germania furono indette le elezioni, vinte dai Democratici Cristiani.
Il Primo Parlamento della Seconda Repubblica il 7 settembre si riunì
a Bonn, considerata capitale della Germania Occidentale ed il 12 venne
eletto Presidente il liberale professor Teodoro Heuss; il 20 settembre
fu eletto il primo Cancelliere, il democristiano Conrad Adenauer. Il 7
ottobre 1949 nella Germania Orientale venne proclamata la Repubblica Democratica
Tedesca.
Gli avvenimenti della Corea suggerirono alla Gran Bretagna ed agli Stati Uniti un riarmo immediato dell’Europa, e quindi dovettero interrompere la demolizione degli impianti di industrie pesanti e garantire alla Germania Occidentale la sua incolumità. Il 16 marzo 1951 fu ristabilita in parte per la Germania Occidentale la sua sovranità nelle relazioni con l’estero e nelle attività legislative. Nell’aprile dello stesso anno fu ammessa al Consiglio d’Europa, in presenza di una discussione sul suo riarmo, fortemente contrastato. Nel luglio, chiuso definitivamente lo “Status Belli” con l’Italia, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, una Commissione Alleata deliberò la diminuzione delle limitazioni e dei controlli sulla produzione, in vista della funzione della Germania Occidentale in difesa dell’Occidente.
Poi, nel marzo 1952, l’Unione Sovietica propose una Conferenza a 4 per
discutere:
- unificazione territoriale;
- sgombero delle forze alleate d’occupazione;
- costituzione democratica;
- neutralità;
- confini convenuti a Potsdam nel 1945;
- amnistia a favore degli ex-nazisti.
Le 4 potenze, dopo interminabili discussioni, sottoposero alla firma
della Germania Occidentale un trattato provvisorio, o “Trattato di Pace”
che prevedeva la concessione di una sovranità limitata, rimaneva
l’occupazione militare, ma la Germania Occidentale veniva ammessa alla
NATO. L’approvazione giunse soltanto nel maggio del 1953, mentre le elezioni
politiche riconfermarono al governo Adenauer e gli scambi conobbero ritmi
intensi, grazie all’opera riformatrice svolta dal Ministro Erard.
Nel difficile periodo post-bellico la politica di Adenauer fu volta
soprattutto al raggiungimento di una Germania riunificata, attraverso il
più sentito europeismo. Per questo ebbe rapporti commerciali e politici
stretti e continui con tutti i paesi dell’Europa, in particolar modo con
la Francia, come testimoniarono i frequenti incontri fra De Gaulle ed Adenauer.
Nel dicembre 1955 avvenne sì il reciproco riconoscimento dei
governi di Bonn e di Mosca, ma non di Berlino, giustificato dal Cancelliere
come passo indispensabile per ottenere il rientro in patria di tutti
i prigionieri tedeschi ancora presenti nell’Unione Sovietica. Nel 1956
migliorarono anche le relazioni con la Polonia, specialmente quando Gomulka,
capo del governo polacco, permise le prime manifestazioni anti-sovietiche
nel paese. E sebbene dopo la visita di Kruscev negli Stati Uniti, avvenuta
nel 1959, si iniziasse a mal sopportare la situazione e si pensasse più
intensamente alla tanto auspicata riunificazione delle due Germanie, pure
nel 1960 le difficoltà continuarono e permase il clima di incertezza.
Il 13 agosto 1961 fu infausto giorno per le due Germanie: fu quello della costruzione del tristemente famoso “muro di Berlino”. E questo avvenimento smantellò in toto la politica di Adenauer che fino ad allora era stata basata sulla incontrovertibile consapevolezza che le due Germanie sarebbero state in tempi brevi riunite. La sua credibilità fu annullata ed allora emersero le doti di vero grande statista di W. Brandt, candidato socialdemocratico alla Cancelleria.
Nonostante la perdita di assensi Adenauer rimase alla Cancelleria ma fu costretto a formare un governo di coalizione con i liberali. Nell’ottobre 1963 ci fu il cambio alla Cancelleria, vi salì l’atlantista L. Erhard e vice-cancelliere fu Mende, ministro degli esteri fu Schroder. Si verificò anche un netto rilancio dei rapporti intertedeschi. Poi però a causa di vari contrasti interni alla maggioranza, il governo Erhard-Mende si indebolì e con la recessione del 1966, a seguito dell’ennesimo contrasto con gli altri partiti, i liberali uscirono dal governo. Il primo dicembre si formò il governo detto della “Grande Coalizione”, cancelliere il democristiano Kiesinger, vice-cancelliere e ministro degli esteri W. Brandt e ministro della difesa Schroder. Questo governo si pose come obiettivi primari il risanamento dell’economia con diminuzione della disoccupazione ed il miglioramento dei rapporti con la Repubblica Democratica Tedesca e con l’Unione Sovietica. Il primo fu perseguito positivamente, il secondo invece peggiorò.
Questa “Grande Coalizione” si presentò alle elezioni del 1969
con gravi dissensi fra i partiti a causa della politica estera. Presidente
Federale fu il socialdemocratico Heinemann. I liberali furono nettamente
battuti ma ebbero i Ministeri degli Esteri, degli Interni e dell’Agricoltura.
Cancelliere fu Brandt. Si iniziarono subito i colloqui con Mosca
per giungere ad accordi importanti, fra i quali quello sull’argomento della
non proliferazione e sulla stabilizzazione dei confini con la Polonia.
Nel marzo 1970 furono aperte le trattative fra le 4 grandi potenze
sul problema Berlino.
Per la politica interna importante fu l’azione di governo tesa a riformare ed a modernizzare le strutture, creando anche una più larga cooperazione fra la generazione passata e quella dei giovani. Si dialogò anche sulla opportunità di concedere il diritto di voto ai diciottenni. Il tutto per stabilizzare maggiormente la sicurezza nazionale ed i diritti dei cittadini.
Nel novembre 1972 le elezioni anticipate assegnarono la maggioranza
ai socialdemocratici ma i liberali fecero un buon passo in avanti. La leadership
di Brandt, nel frattempo, subiva un deterioramento a causa delle
mancate riforme, della debolezza del governo e via via si sviluppò
anche dopo la scoperta di una spia tedesco-orientale proprio
in seno alla Cancelleria. E nel maggio 1974 Brandt fu sostituito da H.
Schmidt, che ripetè la coalizione con i liberali, e presidente federale
fu Genscher.
Questo binomio lavorò alacremente e riuscì a portare
la Germania ad un più alto livello economico e sociale. E
nelle elezioni del 1976 ottenne ancora la maggioranza, anche se limitata.
Nel quadro della politica estera la Repubblica Federale di Germania fu sempre continuativa della linea atlantica, a fianco di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Uno dei maggiori meriti di Schmidt risultò essere, sempre con una più stretta collaborazione franco-tedesca, l’istituzione del Serpentone Monetario Europeo che creò una zona di stabilità e sicurezza intorno al marco. Ma la cosa non portò entusiasmo nella cittadinanza che alle elezioni europee dirette del 1984 dimostrò scarso interesse e scarsissima presenza.
Ma per tornare alla politica interna, si verificarono dei forti
contrasti fra il partito di governo ed il cancelliere fino all’arrivo
di una crisi, legata a quella del petrolio, che nel 1981 vide la disoccupazione
raggiungere il milione di unità. In quello stesso anno c’era stato
uno scandalo edilizio che aveva provocato elezioni anticipate. La socialdemocrazia
registrò un sensibile calo, trascinando nella stessa direzione anche
i liberali. Il primo ottobre 1982, con la proposta di una unione cristiano-liberale
Kohl vinse il cancellierato. Nel marzo 1983 il governo in carica fu riconfermato
e si registrò un calo notevole dei socialdemocratici.
La politica di Kohl si ispirò ad una linea di continuità
verso gli Stati Uniti e la Francia; con quest’ultima fondò un Consiglio
di Difesa franco-tedesco nel 1988 contemporaneamente ad una brigata mista
franco-tedesca per cooperazioni in campo spaziale. I punti salienti degli
accordi stipulati furono la creazione del Mercato Unico nel 1992 e la prospettiva
dell’Unione Europea. Maggiori impegni vennero assunti con l’Italia e con
la zona del Mediterraneo.
Ma la più importante e continuativa opera politica di Kohl fu l’impegno ad aiutare finanziariamente la Repubblica Democratica Tedesca, onde assicurare miglioramenti umanitari a favore dei fratelli tuttora divisi.
E con fattori positivi provenienti dalla economia internazionale, negli anni novanta si verificò uno dei più duraturi “boom” della storia della Germania.
Verso la fine del 1989 però si ebbero dei disordini dovuti alla
imponente immigrazione non solo dei tedeschi dell’est, ma anche dei turchi
e dei rappresentanti del Terzo Mondo. E questi disordini furono
opera dei “Republikaner”, un piccolo movimento di estrema destra,
dissidente e xenofobo. Questi raccolsero un certo numero di voti
anche alle elezioni per il Parlamento Europeo, nel quale ebbero sei seggi.
Finirono poi nel 1990 per essere ridimensionati e le loro sfide al sistema
politico centrista della Repubblica Federale di Germania cessarono.
L’11 gennaio 1949 la Polonia potè annettere i territori ex tedeschi assegnati col trattato di Potsdam. L’11 ottobre stesso anno venne acclamato Presidente della Repubblica Democratica Tedesca il comunista Guglielmo Pieck ed il Primo Ministro Otto Grotewahl, socialista unitario.
Sotto il controllo dell’Unione Sovietica, nella Germania Orientale furono organizzate le “Forze di Polizia di Terra e di Mare”. Il 15 ottobre ebbero luogo le elezioni politiche, vinte dai comunisti.
Dal 20 al 28 febbraio 1951 Berlino ospitò il Consiglio Mondiale dei Partigiani della Pace e dal 5 al 19 agosto il Festival Comunista della Gioventù.
Sempre attive si mantennero le manifestazioni pro-unità e nel 1952 ci furono forti reazioni alla presentazione del “Contratto di Pace”, ritenuto sicuramente teso a mantenere divise le due Germanie. Nel 1953 fu sciolta la Commissione Sovietica di Controllo e fu sostituita da un Alto Commissariato. Ed intanto proliferarono difficoltà economiche dovute alla impossibilità di realizzazione di un grandioso piano di produzione in mezzo al cumulo di macerie e ad una spaventosa sovrappopolazione.
Sempre nel 1953 si verificarono violente ribellioni dei lavoratori, sia a Berlino che in altri grandi centri, represse duramente. Furono però presi anche seri provvedimenti per migliorare le condizioni di vita del popolo. Ed intanto il 7 ottobre veniva rieletto Presidente della Repubblica Wilhelm Pieck.
Il 25 marzo 1954 Mosca riconobbe ufficialmente la Repubblica Democratica Tedesca come stato sovrano ed il 14 aprile 1955, con la firma del Patto di Varsavia, entrava a far parte del blocco sovietico come ottavo membro di pari diritto.
Fu varato un piano produttivo settennale per la cui realizzazione la Repubblica Democratica ebbe notevoli stanziamenti da parte di Mosca. Nel 1957 riallacciò relazioni diplomatiche con la Jugoslavia.
Nell’ottobre del 1959, a proposito della riunificazione delle due Germanie, propose due commissioni con pari prerogative per iniziare le contrattazioni ed in questo settore si mantenne sempre in linea con le direttive sovietiche. Ma avviò anche relazioni commerciali e culturali con paesi fuori dal blocco sovietico, quali l’Egitto, l’India, la Birmania, la Siria e molti altri.
Inoltre, la creazione del “muro” aveva interrotto la fuga di molti elementi giovani ed abili tecnici nella parte occidentale e con questo aveva potuto dare un buon impulso alla produzione. Quindi si ebbero buoni risultati in ogni settore dell’economia. Anche l’istruzione fu particolarmente curata e via via col tempo la Repubblica Democratica raggiunse un buon livello di vita.
Ed intanto, dopo la morte di Pieck, avvenuta nel 1960, si era verificata una riforma sostanziale nella conduzione del governo. Era stata abolita la Presidenza della Repubblica ed era stato costituito un Consiglio di Stato, presieduto da Ulbricht. I rapporti con l’Unione Sovietica furono via via più stretti tanto che nel 1966 la Repubblica Democratica era divenuta il partner commerciale più importante. Ma per quanto riguardò la politica estera non furono raggiunti obiettivi importanti. Come stato sovrano fu riconosciuto solo dalla Jugoslavia e dalla Cuba di Castro. Però, dopo il 1969, dietro al riconoscimento da parte della Cambogia, giunse anche quello degli stati arabi. Nonostante, però, il rigido allineamento con la politica sovietica, si notò un certo movimento social-liberale di simpatìa con la Germania dell’ovest.
Ulbricht fu considerato troppo debole per condurre avanti lo stato, quindi fu destituito ed al suo posto pervenne E. Honecker, che immediatamente riportò la politica sui binari sovietici.
Nel 1973 arrivarono anche: il riconoscimento da parte della Gran Bretagna e della Francia, l’ammissione alle Nazioni Unite e nel 1974 il riconoscimento degli Stati Uniti.
Nel 1981, dopo l’invasione sovietica in Afghanistan ed in Polonia, Honecker fece un breve accenno al possibile ricongiungimento delle due Germanie in una “comunità della ragione”. Nel 1983/84 si instaurò un compromesso con Bonn per l’introduzione di valuta pregiata e per l’ammodernamento degli investimenti. In cambio si smantellavano nel 1985 alcune strutture disumane costruite lungo il “muro”, tipo campi minati. E l’anno successivo ci fu un primo gemellaggio fra i due paesi ed oltre un milione e mezzo di tedeschi orientali ottennero il permesso di visite all’ovest.
Nel 1987 Honecker si recò lui stesso in visita diplomatica a Bonn. La pena di morte venne abolita, la Chiesa potè godere di maggiore libertà di azione, si poterono anche costituire alcuni nuclei di contestazione, come il femminismo e l’ecologismo e furono aumentati i permessi di viaggio.
Nel 1989 il più importante avvenimento della storia tedesca fu la caduta del “muro di Berlino”. Sei mesi dopo ci furono le libere elezioni che riportarono la democrazia nel paese; nel 1990 a luglio si raggiunse una prima unificazione che fu economica, quella statale avvenne in ottobre. Il regime fu scardinato da due azioni particolari. La prima fu la fuga di tedeschi in massa verso l’occidente, attraverso le frontiere che la Polonia aveva aperto con l’Austria. La seconda fu la forte opposizione interna alla politica dello stato.
Honecker fu sostituito da Krenz che però fu destituito pochi mesi dopo allorchè le manifestazioni di massa si intensificarono. In questo periodo intervenne Kohl che propose un programma di dieci punti per il raggiungimento dell’unificazione. Questa proposta, inizialmente, non fu bene accolta dall’Unione Sovietica, né dalla Comunità Europea, né dagli alleati occidentali. Dopo qualche tempo però sembrò il solo mezzo per un ritorno alla buona economia e per impedire il ritorno al passato regime.
Sempre nel 1990, dopo vari colloqui avuti con Kohl, Gorbacev dichiarò apertamente che il problema dell’unificazione era una prerogativa solo del popolo tedesco; lo scoglio principale fu solo quello di posizionare il nuovo stato unitario in una situazione atlantico-internazionale ed anche in modo che non andasse a nuocere la sicurezza dell’Unione Sovietica.
Ed il 18 marzo del 1990, dopo quasi 50 anni di dittatura, prima nazista e poi comunista, i tedeschi orientali poterono recarsi alle urne per eleggere il loro Parlamento. Sembrò avere una certa prevalenza la linea socialdemocratica, seguita dai democristiani e dai liberali occidentali. Ed i democristiani, a sorpresa, raggiunsero la maggioranza assoluta.
Fu varato un governo di coalizione fra le tre correnti, presieduto dal democristiano L. de Maziere. Il suo programma ebbe tre punti essenziali: la riunificazione rapida, la democratizzazione e l’economia di mercato.
Uno dei principali problemi fu quello di elaborare una nuova Costituzione, ma data l’inesperienza storica della classe dirigente, fu optato, per il momento, di emendare qualche punto della vecchia Costituzione, ed andare avanti qualche tempo in attesa di definitiva sistemazione. E con opportune modifiche si giunse alla istituzione di tribunali amministrativi, del lavoro e sociali; in campo economico furono smantellate alcune istituzioni statali e privatizzati altri enti; inoltre fu ripristinato il diritto alla proprietà privata. Nel successivo luglio entrò in vigore l’unità monetaria.
Ancora un successo per Kohl si ebbe con le elezioni del giugno 1994 con il raggiunto ingresso della Germania unificata nel Parlamento Europeo e poi ancora con la soluzione del problema di Berlino capitale.
Ma intanto c’era stata una forte recessione e la situazione socio-economica ne aveva molto sofferto. Erano stati imposti sacrifici e misure di austerità che i sindacati avevano accettato. Poi però nel febbraio 1994 i sindacati dei metallurgici proclamarono il primo sciopero dopo 11 anni ed i lavoratori ottennero aumenti salariali e riduzione dell’orario di lavoro, a iniziare dal marzo 1995.
Nell’aprile 1996, a causa di continue difficoltà economiche,
Kohl annunciò un programma di austerità per il 1997, fra
cui tagli alla spesa pubblica, riduzione del costo del lavoro e della fiscalità
e dure restrizioni in campo previdenziale e sanitario. Non si ottennero
risultati e per di più tra Kohl e la Banca Federale avvenne una
spaccatura. E le elezioni politiche del 1998 furono vinte da Schroder che
formò un governo di coalizione fra socialdemocratici e verdi che
poi, nel giugno 1999, alle elezioni europee, non ottennero consensi.