Storia
Fu scoperta il 3 maggio 1494 da Cristoforo Colombo che la chiamò Santiago, in onore del Santo Patrono di Spagna. Ma questo nome poi si perse nel tempo e quello di Giamaica, da tempo ormai adottato, rappresenta probabilmente una assonanza con il nome dato agli indigeni "Xaymaca", che vuoi dire “Isola delle Sorgenti’, proprio perchè in essa numerose sono le sorgenti.
Gli europei che per primi vi presero fissa dimora verso il
1509 si attestarono sulla costa settentrionale, e precisamente in
quella che ora si chiama St. Ann’s Bay, su invito di Diego, figlio
di Colombo, allora governatore di Haiti.
Nel 1514 il re di Spagna elevò al rango di Abbazia la chiesa cattolica di Giamaica e predispose che divenisse marchesato per i primogeniti del Duca di Veragna.
Nel 1597 iniziarono sull’isola le incursioni degli inglesi che poi la
conquistarono definitivamente l’11 maggio 1655. Questa
presa di possesso fu riconosciuta dalla Spagna solo nel 1670 col Trattato
di Pace di Madrid.
A governatore fu nominato Lord Windsor, che poco tempo dopo fu dimesso,
per aver consentito a dei pirati di fermarsi sul territorio.
Nel 1673 un avvenimento analogo si verificò quando fu il governatore
Tommaso Linch a spedire il pirata Morgan verso Maracaibo e Panama, provocando
vibrate proteste da parte spagnola.
Non furono solo questi i problemi che gli inglesi dovettero affrontare:
ebbero come oppositori acerrimi i negri che fuggivano dalle piantagioni
per rifugiarsi nell’interno del paese, a causa del lavoro massacrante e
delle malversazioni che erano costretti a subire. Questi fatti, che accadevano
nel 1807, si dilungarono fino al 1838 quando, finalmente, fu emanato un
decreto che dichiarava liberi tutti gli schiavi e fu dato ai padroni un
indennizzo, per la perdita, di 20 sterline a testa.
Questa, che era stata giudicata da tutti una misura umanitaria molto importante, in realtà condannò l’isola ad un veloce impoverimento poichè i negri, piuttosto che continuare a lavorare liberi per gli antichi padroni, abbandonarono le piantagioni e si ritirarono nell’interno dell’isola. Ben presto fra i negri ed i coloni vi furono aspre lotte.
Nell’ottobre 1865 i negri di Fort Moran si sollevarono; il governatore Eyre proclamò lo stato d’assedio, li combattè e li debellò; poi senza neanche prendersi il disturbo di un processo, ne fece fucilare più di 300 mentre cadevano sotto la frusta, e venivano poi imprigionati, anche donne e bambini.
Queste malvagie repressioni costrinsero la Corona Inglese a destituire
il governatore e ad inserirne un altro, Sir Enrico
Storke, con l’incarico di adottare sistemi più umani.
Nel 1866 fu proclamata una nuova Costituzione che migliorò notevolmente la situazione, creando istituzioni parlamentari come una Camera di 32 Rappresentanti, eletti da tutti gli adulti a suffragio universale; una Camera Alta ed un Consiglio dei Ministri. La Gran Bretagna fu rappresentata da un governatore.
Furono incrementate le colture, specialmente quella della canna da zucchero,
che da sempre ha rappresentato la maggiore risorsa per l’isola, insieme
al famosissimo rhum.
Anche il sottosuolo contribuì con le scoperte di importanti
giacimenti di bauxite.
Il 3 gennaio 1958 la Giamaica entrò a far parte della
Federazione delle Indie Occidentali, o Federazione Caraibica.
Si intensificò la rete stradale ed il servizio aereo; tutto
ciò a favore del turismo che è andato via via sempre aumentando,
portando ricchezza all’erario.
Il 6 agosto 1962 la Giamaica divenne stato indipendente nell’ambito del Commonwealth ed entrò a far parte dell’ONU e della OAS.
Le prime elezioni furono indette il 21 febbraio 1967 e furono appannaggio del Jamaica Labour Party (JLP) e con esso salì al governo Sir Alexander Bustamante.
Nonostante l’incremento delle industrie e del turismo, con la chiusura dell’immigrazione ai giamaicani da parte della Gran Bretagna, si verificò un forte aumento della disoccupazione tanto che nelle elezioni del 2 febbraio 1972 il partito laburista non potè rimanere al governo che invece fu assunto dal Primo Ministro M. Manley, capo del PNP, People’s National Party.
Il nuovo premier innescò subito una politica di stampo nazionalistico,
ostile agli Stati Uniti che in quel periodo venivano accusati di sfruttare
le ricchezze dell’isola.
Quindi cercò di ridurre la dipendenza dell’economia giamaicana
dagli Stati Uniti e iniziò sostanziali riforme per ridurre la spesa
pubblica e per limitare gli squilibri fra le classi sociali.
Con le elezioni del 1976 Manley rimase al governo ma il peggioramento
delle condizioni economico-sociali gli procurò gravi difficoltà.
Egli dovette combattere contro il crescente passivo della bilancia
commerciale, l’indebitamento con l’estero, i contrasti con gli investitori
stranieri ed i creditori internazionali.
Applicò quindi misure di austerità che ebbero come conseguenza
gravi disordini con centinaia di vittime.
Per questo alle elezioni del 1980 tornò in auge il JLP.
Il suo leader, E. Seaga, appena preso possesso della carica, ripristinò
i rapporti con gli Stati Uniti rilanciando gli investimenti stranieri,
anche per ottenere un atteggiamento meno ostile da parte dei creditori
internazionali.
Nel 1981 ruppe le relazioni con Cuba, partecipò alla invasione
di Grenada del 1983 e nel dicembre dello stesso anno indisse improvvisamente
talmente anticipate elezioni da non dare assolutamente tempo agli avversari
di allestire una lista di candidati.
Per questo motivo la conseguente Camera fu completamente laburista.
Seaga iniziò subito una politica di privatizzazioni con aumento
di capitali stranieri in entrata, riduzione della spesa pubblica e dei
consumi interni.
E tuttavia la situazione andò sempre peggio anche in virtù
di una crisi internazionale che negli anni ottanta toccò molti stati
nel mondo e che fece registrare una notevole caduta della domanda di bauxite
e di alluminio. Inoltre un violento uragano nel 1988 diede un duro colpo
anche alla produzione agricola. La sola industria che in quel momento procurava
sicure entrate era il turismo e, parallelamente, cominciò ad assumere
sempre più gigantesche proporzioni il traffico di droga e la corruzione
di elementi governativi.
Il malcontento crebbe e le tardive elezioni del 1989 riportarono al governo il PNP presieduto da Manley che, però, non commise gli antichi errori. Quindi mantenne i rapporti con gli Stati Uniti,si incontrò nel 1989 e nel 1990 con l’allora presidente Bush e con altri partners occidentali. Strinse patti economici con i paesi caraibici e si ebbero rapporti tranquilli anche con il partito laburista. Eppure la situazione a quel punto continuava ad essere difficile.
Nel marzo 1992 per motivi di salute Manley fu costretto a dimettersi
ed il suo sostituto P.J. Patterson ha continuato la sua stessa politica.
Il nuovo governo rimase in carica per un anno; poi si andò alle
elezioni anticipate. Queste si svolsero nel marzo del 1993 e sia il partito
che Patterson furono confermati con grande maggioranza.
La politica economica di Patterson fu moderata ma furono ugualmente adottate misure restrittive come, del resto, imponeva il Fondo Monetario Internazionale. Nel 1994 fu siglato un patto commerciale con Cuba, con la quale qualche anno prima erano state ripristinate le relazioni diplomatiche.
Nonostante alcuni miglioramenti conseguiti in campi manifatturiero e turistico, pure si dovette registrare un forte aumento dell’inflazione e di conseguenza quello della disoccupazione. Fra il 1994 ed il 1996 si dovettero registrare numerosi scioperi nel settore del pubblico impiego ed in quello industriale. Nel 1998 inoltre lievitarono le proteste causate dalla crescente criminalità organizzata e dal traffico di droga.
Malgrado la difficile situazione Patterson riuscì vincitore anche
alle elezioni del dicembre 1997. Egli, in campagna elettorale, aveva proposto
ai votanti di non spezzettare il fronte politico in troppi piccoli partiti
e di sostenere con fermezza il partito di governo per migliorare la situazione
a vantaggio dell’intera popolazione.