GIBUTI

Storia

Città e porto dell’Africa Orientale, fu il capoluogo della Somalia francese. Il governo vi fu trasferito nel 1895, prima era Stato di Obock. Mercato attivissimo, formò un importante scalo per le navi dirette nell’Estremo Oriente e rappresentò il maggiore sbocco al mare da parte dell’Etiopia. Nel 1917 fu ultimata una importante ferrovia di  784 km. che collegò Gibuti ad Addis Abeba.

Nonostante  l’appartenenza alla Somalia francese, la Francia non sviluppò mai una partecipazione attiva ai commerci del porto di Gibuti. La storia di Gibuti è strettamente  legata al periodo coloniale francese, dal quale si è affrancato il 27 giugno 1977, allorchè il territorio francese degli Afar e Issa divenne una Repubblica Autonoma.

Già nei suoi primi momenti di vita  la giovane repubblica dovette sopportare gravi tensioni a causa della secolare rivalità delle due etnìe. I due rappresentanti dei gruppi: il Capo dello Stato Hassan Gouled Aptidon (Issa-somala) ed il Primo Ministro Ahmed Dini (Afar) furono sempre in contrasto fra loro sulla struttura da dare allo stato. Dini sostenne che il governo doveva essere simile a quello del Libano, con assegnazione delle più alte cariche in maniera proporzionale  all’importanza dell’etnìa. Nettamente unitario fu invece il concetto di stato per Hassan Gouled, concetto sostenuto pure dalla sua “Lega Popolare per l’Indipendenza”.

Quando il 15 agosto 1977 si verificò un attentato nella capitale, con morti e feriti, Hassan Gouled colse l’occasione per applicare una feroce repressione contro Dini ed i suoi sostenitori. Poi riuscì pure a portare dalla sua parte molti Afar, affidando la guida dell’esecutivo ad un altro importante capo della stessa etnìa: Barkat Gurad Hamadou. E con questo binomio: Hassan Gouled, presidente della repubblica, e Barkat Gurad Hamadou, primo ministro, iniziò il cammino verso un governo monopartitico.

Nel 1979 si costituì, come partito presidenziale, il “Rassemblement Populaire pour le Progres” e nel 1981 fu riconosciuto come unico legale partito politico.

L’opposizione, guidata da Dini, formò il “Partito Popolare Gibutiano” ma non riuscì mai a contrapporsi efficacemente al governo di Hassan Gouled il quale, nelle elezioni del 24 aprile 1987, fu riconfermato presidente.

Ma intanto l’economia aveva perso molta della sua antica floridezza a causa della persistente instabilità sul Corno d’Africa. Si registrarono vari collassi del volume dei traffici commerciali, attraverso la pur imponente ferrovia ed anche l’industria non raggiunse mai alti livelli, basandosi solo su modesti impianti manufatturieri e nonostante il porto franco. Qualche progetto di miglioramento e di completamento delle strutture portuali fu iniziato già nel 1984 con la costruzione di un terminale per “containers” e si poterono registrare anche dei modesti successi in campo energetico e bancario.

A causa di tutte queste difficoltà Hassan Gouled dovette applicare misure di austerità che ebbero come conseguenza un tentativo di colpo di stato nel 1991 e nel nord del paese un instaurarsi di un regime di guerriglia, portato avanti dal “Fronte per la Restaurazione dell’Unità e della Democrazia”.

Non potendo permettere un  simile atto precario, il presidente fu costretto a promettere misure di democratizzazione e nel gennaio 1992, infatti, nominò un Comitato per la stesura di una nuova Costituzione.

Sul piano internazionale il governo di Gibuti si mantenne sempre in stretti contatti con la Francia, la quale vi tiene tuttora un presidio militare di migliaia di soldati, e rimase politicamente equidistante sia dalla Somalia che dall’Etiopia malgrado la sua iniziale tendenza filo-somala. E proprio perché facente parte della Lega Araba, già fin dal 1977 Gibuti potè proporsi come mediatore nelle questioni somalo-etiopiche.

Al commercio internazionale ed alla intermediazione finanziaria Gibuti  affidò il decollo economico del paese in modo da poter debellare definitivamente la disoccupazione ed i disagi politici esistenti.

Nel settembre 1992 fu varata una nuova Costituzione ma nemmeno questa fu ritenuta giusta dall’opposizione, la quale contestava l’indiscusso alto potere che la medesima attribuiva al presidente.  Nonostante tutto, Gouled fu confermato nell’incarico anche con le presidenziali del marzo 1993. Ma dovette affrontare la guerriglia innescata nel nord del paese dal “Fronte”.

Il presidente poi si trovò in difficoltà anche con la presa di posizione del governo francese che proponeva negoziati di pace con gli insorti. E poiché forti erano le pressioni da parte francese, Gouled dovette siglare un accordo col Fronte nel dicembre 1994. Fu stabilito:
- un decentramento amministrativo;
- una più equa distribuzione del potere fra le diverse etnìe;
- una integrazione di parte delle forze militari del Fronte nell’esercito nazionale;
- ingresso di alcuni esponenti del Fronte nell’esecutivo (ciò che avvenne nel giugno 1995).

Anzi, il Fronte stesso si trasformò nel marzo 1996 in partito politico.  Nonostante tutto la situazione economica non migliorò e si ebbero manifestazioni popolari. A rendere ancora più precaria l’economia era stato il rientro in patria di oltre 10.000 profughi dall’Etiopia e la presenza nel paese di 25.000 altri profughi quasi tutti somali.

Nel dicembre 1997 le elezioni legislative decretarono una schiacciante vittoria del partito di governo. I soli due partiti di opposizione esistenti non acquisirono neppure un seggio. Le ultime presidenziali dell’aprile 1999 furono retaggio di Ismael Omar Guelleh, candidato appoggiato dal presidente uscente.