Storia
Il Guatemala fu conquistato da Pedro de Alvarado nel 1523. Egli trovò una forte resistenza nei primissimi abitatori della regione, i Quichè, che però erano stati sottomessi dai Cakquiquel, che invece furono molto ospitali.
Alvarado fu il primo governatore e fondò la città di Santiago de Caballeros de Guatemala (25 luglio 1524). Alla sua morte, prese le redini del potere la sua vedova, Beatrice de la Cueva ed alla morte di lei governò il fratello Francesco insieme al Vescovo Maroquin (1541), che ricostruirono la città andata distrutta da una inondazione.
Nel 1542 fu istituita una Audiencia il cui primo presidente fu Alonso de Maldonado. Sei anni dopo il governo fu affidato a Lopez de Cerrato che nel 1549 decretò la libertà per tutti gli schiavi.
Si susseguirono altri governatori più o meno saggi e nel 1578 Garcia de Valcerde fondò l’Università.
Nel 1588 il governatore Pietro Mayen de la Rueda fece costruire il porto di Iztapa. Altri ancora fondarono delle città e nel 1659, sotto Martino C. de Mencos, fu introdotta nel Guatemala la tipografia, ad opera del Vescovo F. Payo Enriquez de Ribera.
I governatori successivi si distinsero ciascuno per iniziative di miglioramenti in tutto il territorio ed il 7 marzo del 1821 assurse alla carica D. Gabino Gainza.
Dietro l'esempio del Messico anche il Guatemala proclamò la sua indipendenza dalla Spagna, congiungendosi però all’ Impero Messicano ma il 1° luglio 1823, entrando a far parte della Federazione delle Provincie Unite dell'America Centrale, proclamò definitivamente la sua indipendenza non solo dalla Spagna ma anche dal Messico.
Il Guatemala, costituito in Stato l’11 ottobre 1825,
nominò come suo capo Giovanni Barrundia ed il 28 novembre fu promulgata
la Costituzione.
Sia la sede del presidente che la sede della Federazione, ubicate nella
stessa città, Guatemala la Nueva, capitale, esternarono interessi
contrastanti che portarono in breve tempo a conflitti interni dei vari
“caudillos” (capi) con conseguenti successioni di dittature e rivoluzioni,
E questo in tutti gli stati dell’America Centrale.
Il primo che iniziò fu Francesco Morazan, che si impadronì
di El Salvador e dell'Honduras e poi marciò sul Guatemala entrando
nella capitale il 12 aprile 1829.
Il Morazan a sua volta fu debellato ed il Guatemala fu preda di Rafael
Carrera (gennaio 1838) che nell’aprile del 1839 pose a capo del paese Mariano
Rivera Paz il quale ruppe il Patto Federale.
Dopo essere uscito dalla Federazione il Guatemala, sotto la dittatura di Carrera, dominò fino al 1865 gran parte dell’America Centrale e concorse con gli altri stati a sventare un tentativo degli Stati Uniti di occupare il Nicaragua.
Alla morte di Carrera nel 1865 fu nominato presidente Vicente Cerna
che fu rieletto anche alla fine del suo mandato nel 1869.
Poco dopo due militari , il generale Miguel Garcia Granados ed il colonnello
Justo Rufino Barrios, si misero a capo di una rivolta; spodestarono Cerna
e occuparono la capitale nel 1871.
Nel 1873 l’Assemblea Costituente nominò presidente effettivo il colonnello Barrios. Egli diede notevole impulso all’istruzione, all’agricoltura, al commercio ed alle opere pubbliche e favorì le istituzioni liberali e democratiche.
Rimase al potere fino al 1885 quando fu eletto Emanuele Lisandro Barillas, che nel 1887 si proclamò dittatore anche se poi ristabilì l'ordine costituzionale. Nel marzo 1888 convocò un Congresso e propose l’unificazione diplomatica di tutte le Repubbliche dell’America Centrale, sotto la supremazia del Guatemala. Ma non si ebbero risultati apprezzabili, anche se tentativi pacifici e guerreschi furono fatti specialmente sotto la presidenza di J. Santos Zelaya (1893).
Nel 1898 fu presidente Manuel Estrada Cabrera che rimase al potere per molti anni finchè una rivolta lo depose nel 1920 ed egli fu pure imprigionato.
Il successivo presidente fu Carlo Herrera. Durante il suo mandato, il 15 settembre 1921, si formò la Federazione dell’America Centrale formata da Guatemala, Honduras ed El Salvador, che però nel 1922 si sciolse per effetto di una rivoluzione scoppiata nel Guatemala stesso, diretta dal generale, poi presidente, Josè Orellana. Ma il suo incarico durò poco perchè gli Stati Uniti si rifiutarono di riconoscerlo. Altri presidenti si alternarono per brevi periodi e nel 1931 divenne presidente, o meglio dittatore,il generale Giorgio Ubico, che esasperò le tendenze nazionalistiche del paese. Fu deposto nel 1944 da una giunta militare di cui membro importante fu il colonnello Jacobo Arbenz Guzman.
Il presidente in carica nel 1945 fu Juan Josè Arevalo, anch’egli nazionalista convinto, con grandi simpatie per il comunismo. E per questo la sua fu una politica tutta orientata a sinistra così come fu il governo successivo (1950) presieduto dal colonnello Guzman. Egli, insieme alla Confederazione Generale del Lavoro, promosse importanti riforme sociali, molto apprezzate dalle masse. Il 17 giugno 1952 fu varata la Riforma Agraria con conseguente esproprio delle terre incolte e ridistribuite subito ai contadini. Fra le terre espropriate molte erano della United Fruit Company, statunitense, che controllava una gran parte dell’economia del paese.
La UFC ricorse al Dipartimento di Stato che non potendo invocare la Corte dell’Aia, chiese al governo guatemalteco uno stellare indennizzo di 15 milioni di dollari. Naturalmente questa richiesta non fu nemmeno presa in esame; vane furono le riunioni dell’OAS e della X Conferenza Interamericana di Caracas, e quando nel Guatemala cominciarono a confluire armi provenienti dalla Polonia, gli Stati Uniti si schierarono apertamente contro Guzman accusandolo di voler provocare una guerra nel continente.
Così il 18 giugno 1954, un Esercito di Liberazione, proveniente dall’Honduras, comandato dal colonnello Carlos Castillo Armas, entrò in Guatemala e rapidamente sconfisse le truppe di Guzman.
.Egli ricorse alle Nazioni Unite ma i controllori inviati, giunti sul posto, trovarono già una situazione di fatto. Castillo Armas aveva già ripristinato l’ordine dei suoi predecessori ed il 10 ottobre veniva eletto presidente.
Fu dispotico e assolutista; provocò moti di ribellione che sedò
con metodi fin troppo energici e perciò venne assassinato (26 luglio
1957).
Furono nominati alcuni presidenti provvisori fino ad arrivare all’elezione
del conservatore Miguel Ydigora Fuentes che, però, non avendo ottenuto
la maggioranza necessaria, dovette farsi confermare nell’incarico dal Congresso.
Invece le elezioni legislative registrarono una chiara vittoria delle destre
mentre i comunisti, rappresentati dal Partito Rivoluzionario, furono dichiarati
fuori legge.
Nel febbraio 1960 il Guatemala, il Salvador e l’Honduras firmarono
un Trattato di Associazione Economica.
Intanto si erano deteriorati moltissimo i rapporti con Cuba fino ad arrivare alla rottura delle relazioni e quando nel paese si venificarono attentati e disordini, attribuiti ai “castristi”, fu necessario imporre lo stato d'assedio (19 luglio).
Fuentes governò con mano di ferro, rifiutò sempre gli
aiuti degli Stati Uniti, espropriò terreni agricoli di proprietari
tedeschi ed ebbe anche una serie di incidenti con la Gran Bretagna; con
questa c’era già un conflitto in corso sin dalla fine della 2^ Guerra
Mondiale quando nella Costituzione del Guatemala era stata aggiunta una
esplicita affermazione di sovranità sull’ Honduras Britannico. Ciò,
naturalmente, non aveva incontrato il favore della Gran Bretagna che occupava
il territorio fin dal 1600.
La dittatura di Fuentes finì nel 1963 con un colpo di stato
militare che però ne creò subito un’altra, quella del colonnello
Enrique Peralta Azurdia.
Questi combattè contro la corruzione, incrementò la produzione del caffè, diede maggior impulso agli investimenti nordamericani in Guatemala; però continuò le questioni con la Gran Bretagna sempre a proposito dell’Honduras. Per portare a termine questo annoso conflitto fecero da intermediari gli Stati Uniti; alla fine la Gran Bretagna si dichiarò disposta a rinunziare al territorio.
Durante la presidenza di Peralta si ebbero continui disordini e guerriglia.
Nel 1965 fu redatta una nuova Costituzione e nel 1966 vi furono nuove elezioni.
Le vinse un adepto del Partito Rivoluzionario, il professor Julio Cesar
Mendez Montenegro, anche col beneplacito dei militari.
Anch’egli dovette ricorrere spesso allo stato d’assedio a causa dei
continui disordini; personalità venivano rapite e assassinate. Molte
famiglie benestanti, per questa ragione, abbandonarono il paese, naturalmente
con la fuoriuscita anche dei loro capitali. La situazione divenne critica.
Le elezioni del 1° marzo 1970 si svolsero in un clima di pericoli e
di sfiducia.
Fu eletto il candidato dell’estrema destra, il colonnello Carlos Arana
Osorio. Ciò scatenò le ire delle sinistre che reagirono uccidendo
l’Ambasciatore tedesco Karl-Maria von Spreti.
Nel 1974 fu eletto il candidato di governo, Ministro della Difesa, generale Kjell Langerud Garcia. Tutto questo mentre gli "Indios" del Guatemala non godevano di alcuna partecipazione alla vita economica e politica del paese ed anzi erano tenuti nel più infimo livello di degrado.
E questi Indios, insediati sugli altipiani, alimentarono sempre di più la guerriglia. Intanto nel 1978 un altro generale era salito al potere F.L. Lucas Garcia. La situazione non migliorò; le divisioni all’interno delle forze armate crebbero ed i partiti tradizionali andarono via via indebolendosi.
Cosicché le elezioni del 1982 si svolsero in mezzo alle più vibrate contestazioni e provocarono un colpo di stato ad opera del generale E. Rios Montt che per prima cosa sciolse il Congresso, sospese la Costituzione ed i partiti, iniziò l’opera di ristrutturazione del sistema politico e si impegnò a fondo per sconfiggere la guerriglia. Poi, da buon protestante, accentuò le spaccature con la Chiesa che continuamente criticava la sua repressione.
Ma i contrasti sorti all’interno delle forze armate portarono un colpo
di stato che lo rovesciarono nell’agosto del 1983. L’artefice principale
fu il generale O.H.Mejia Victores, il quale proseguì la guerra agli
insorti guerriglieri, in maggior parte indios, che morirono a migliaia.
Fece distruggere migliaia di villaggi costringendo i superstiti a vivere
raggruppati in accampamenti, perennemente controllati dai militari.
Le spese per migliorare le forze armate erano molto sostenute così
ben tornarono gli aiuti dagli Stati Uniti.
Negli anni 1984/1985 si fondarono le basi per la ricostituzione di partiti nuovi; con le elezioni di una nuova Assemblea si potè quindi ridimensionare la destra e iniziarono i lavori delle nuove formazioni moderate: la Democrazia Cristiana Guatemalteca (DCG) e l'Union del Centro Nacional (UCN) che ottennero circa la metà dei seggi. La nuova Costituzione del 1985, fra l’altro, aveva approvato di portare a cinque invece che a quattro gli anni del mandato presidenziale e nel novembre di quell’anno assurse alla carica il democristiano M. V. Cerezo Arevalo mentre la DCG otteneva 51 seggi su 100.
Prima di lasciare il governo alla nuova gestione i militari approvarono un decreto che garantiva loro l’amnistia per tutti i reati politici commessi fino ad allora.
La guerriglia comunque proseguì ed i morti furono centomila; le nefandezze continuarono e gli Stati Uniti che avevano continuato anche nel 1985 a sostenere materialmente il Guatemala, nel dicembre del 1990 sospesero i loro aiuti.
Solo nel 1991 fu possibile iniziare i colloqui dì pace per l’America Centrale, già decretati a Esquipulas.
In campo internazionale, sempre nel 1921, si potè chiudere definitivamente la questione dell’Honduras Britannico con la completa indipendenza della colonia ed il ripristino delle relazioni diplomatiche con la Gran Bretagna.
All ‘interno, il presidente Cerezo cercò di conciliare gli interessi dei vari settori, militare ed economico; riprese lo studio di una giusta riforma agraria e sociale; i due terzi della popolazione erano a bassissimo reddito e analfabeti.
Le elezioni successive registrarono una scarsa affluenza alle urne;
vinse il candidato moderato J. Serrano Elias che continuò la politica
controllata del suo predecessore, mentre si segnava definitivamente il
declino della destra.
Nel maggio 1993 Serrano Elias fu costretto a sciogliere sia il
Congresso che la Corte Suprema e a sospendere la Costituzione, perché
notevole era l’impedimento a governare in mezzo a numerosi episodi di corruzione
che vedevano coinvolti alcuni ministri.
Le proteste più vibrate per questo stato di fatto si elevarono
soprattutto dalla Chiesa cattolica; ciò portò alla deposizione
del capo ad opera dei militari che si impegnarono a garantire l’ordine
pubblico.
Provvisoriamente fu affidato l’incarico di governo a R. de Leon Carpio,
difensore instancabile dei diritti umani.
Nel gennaio 1994 furono apportate delle variazioni alla Costituzione
in modo da poter più agevolmente combattere la corruzione. Inoltre
furono portati a 4 gli anni del mandato presidenziale ed il numero dei
deputati fu notevolmente ridimensionato.
Nell’agosto stesso anno si svolsero le elezioni per un nuovo Congresso. Le vinse un partito di estrema destra, il Fronte Repubblicano Guatemalteco, fondato dal già noto generale E. Rios Montt. La situazione interna ne ebbe un leggero miglioramento.
Nelle elezioni generali del novembre 1995, dopo 40 anni di assenza, si registrò la partecipazione di un partito di sinistra, il Fronte Democratico Nuova Guatemala. Queste consultazioni assegnarono la vittoria ai conservatori del Partito di Avanzata Nazionale, il cui leader Arzù Irigoyen nel gennaio 1996 fu eletto Presidente della Repubblica.
Egli operò subito un’opera di risanamento sociale e negoziò con l’ininterrotta guerriglia che, nel marzo del 1996, accettò di firmare un accordo per il “cessate il fuoco”.
Poi, avvalendosi della mediazione delle Nazioni Unite, il 29 dicembre 1996, Irigoyen firmò un accordo di pace con l’Unione Rivoluzionaria Nazionale Guatemalteca, con il quale si prevedevano diversi interventi come: applicazione di riforme costituzionali per l’ammodernamento e la democratizzazione delle strutture statali; aumento delle spese sociali; tagli alle spese militari; garanzia per il ritorno alla vita civile dei guerriglieri; approvazione di una legge per la riconciliazione nazionale con cancellazione dei crimini leggeri commessi durante la guerra civile.
Nel 1997, nonostante un enorme prestito dato dalla comunità internazionale, la situazione economica interna subì un grande peggioramento, causato anche dal rientro di migliaia di profughi che resero difficile non solo la ridistribuzione delle terre, ma alimentò anche la già forte discriminazione verso gli “indios”, che rappresentavano la maggioranza della popolazione.
L’obiettivo della riconciliazione nazionale, così, rimase ancora irraggiungibile ed incerto, tanto che nell’aprile del 1998 si registrò l’omicidio di J. Gerardi, vescovo ausiliario della capitale, reo di aver pubblicato un rapporto in cui venivano resi noti i nomi dei responsabili delle maggiori atrocità perpetrate nella guerra civile, e che erano compresi nelle forze armate e nei gruppi paramilitari di destra.
Nel novembre 1999, anche se in clima di grande incertezza, si svolsero le elezioni presidenziali che portarono definitivamente il paese fuori dalla guerra civile.
Esse si svilupparono in due turni ed a dicembre le vinse A. Portillo,
candidato del Fronte Repubblicano Guatemalteco.