Storia
L’isola fu scoperta da Cristoforo Colombo il 6 dicembre 1492. Per la sua somiglianza alla terra di Spagna la chiamò Espagnola, ma a questo nome sopravvisse invece quello di Haiti, che in linguaggio indigeno vuol dire "montuosa". Ed infatti il suo territorio è il più accidentato ed il più elevato di tutto l’arcipelago delle Antille.
Dalla data della sua scoperta ha inizio la storia dell'isola che è stata per molto tempo l’unico territorio negro indipendente fuori dall’Africa.
La prima spiaggia ad essere toccata fu la penisola di San Nicolò; quattro giorni dopo il porto della Concezione,poi tutta la costa settentrionale.
Naufragata una delle navi, Colombo, il 25 dicembre, costruì col suo legname il fortino della “Navidad”, considerato il primo stabilimento spagnolo in America. Intanto la “Pinta” esplorava la costa orientale.
Nel 1496 Colombo guidò una seconda spedizione e scoprì e visitò grandi spazi interni nell’isola; sulla sponda meridionale fondò San Domingo, che poi fu ricostruita nel 1502.
Tutta l’isola venne occupata, quindi, dagli spagnoli che sottomisero le indifese tribù "Indios" o, per meglio dire, causarono in pochi anni la eliminazione completa di quella razza, decimata da malattie ed uccisioni.
Ben presto però l’isola rimase quasi abbandonata perché i coloni si diressero in massa verso il Messico ed il Perù,attratti dalle ricchezze delle miniere ivi scoperte.
A questo esodo contribuirono soprattutto le incursioni di navi pirate di origine francese, inglese ed olandese.
Alcuni francesi, alla fine della loro carriera di pirati, decisero di rimanere nell’isola per godere una vita tranquilla dopo tante scorrerie, ed infatti occuparono tutta la parte occidentale; mentre quella orientale continuava ad essere una colonia spagnola. Fu questa la prima divisione politica dell’isola e ciò avvenne intorno al 1630.
Dalla Francia poi fu riconosciuta ufficialmente questa colonia dal Re Sole, Luigi XIV, che nel 1661 nominò Governatore Bertrand d'Ogeron.
Nel 1697, con la Pace di Ryswick, anche la Spagna accettò di riconoscere ufficialmente la colonia francese.
Nella parte spagnola i negri si mescolarono coi bianchi dando origine ai mulatti, mentre nella parte francese i matrimoni avvenivano soprattutto nell’ambito della stessa razza negra, per cui, con l’andar del tempo, i negri formarono la parte più numerosa della popolazione.
Subito dopo lo scoppio della Rivoluzione Francese, i nuovi ideali di libertà e di indipendenza trovarono nell’isola un ambiente favorevole; i negri si ribellarono ai loro antichi dominatori. Fu l’unica rivolta di schiavi nella storia che riuscì vittoriosa.
Haiti ebbe l’indipendenza nel 1804. Dopo intricate vicende, l’intera isola nel 1844 venne definitivamente suddivisa nelle due repubbliche indipendenti di Haiti ad occidente e di San Domingo ad oriente.
Nel 1849 il negro Faustino Soulouque si fece proclamare imperatore col nome di Faustino I. Dopo dieci anni una rivoluzione lo destituì e ristabilì la repubblica sotto la presidenza di Fabre Goffrard.
Dal 1886 in poi tutti i vari presidenti furono deposti dalle rivoluzioni finchè, nel 1915, si verificò l’assassinio dell'allora presidente Vilbrun Guillam Sam. Ciò provocò, nel luglio di quell’anno, lo sbarco di truppe statunitensi che imposero a presidente Sudre Dartiguenave occupando l’isola.
Nel 1922 ci furono regolari elezioni che affidarono l’incarico a Luigi Borno, che poi venne rieletto nel 1926. Egli ottenne dagli S.U. un ingente prestito che gli consentì di iniziare quei lavori di miglioramento che permisero ad Haiti passi giganteschi nel progresso.
L’ultimo presidente, Stenio Vincent, prese possesso della sua carica
il 18 novembre 1930.
La repubblica di Haiti ebbe la sua completa indipendenza allorchè
le truppe degli S.U. abbandonarono l’isola nel
1934.
Nel 1937, il 9 e 10 ottobre, si verificò un gravissimo incidente. Ben 12.000 lavoratori haitiani furono uccisi dai dominicani, rei solo di lavorare nella loro zona con paghe inferiori ai locali togliendo loro così il lavoro. Il presidente Vincent intervenne immediatamente chiedendo a San Domingo di istruire subito una inchiesta per punire i colpevoli del massacro, per risarcire i danni alle famiglie colpite e per avere solenne assicurazione che simili barbarie non si sarebbero più ripetute. Poi chiese anche la mediazione degli S.U. e del Messico. Tutto ciò fu ritenuto un comportamento troppo debole ed i coloni, invece, per rappresaglia assalirono il villaggio di Capotillo ai confini con San Domingo.
Fortunatamente nel gennaio 1938 la calma potè essere ristabilita, dietro la promessa del governo dominicano di un versamento di 750.000 dollari e la punizione dei colpevoli.
Vincent continuò il suo programma di lavori pubblici ed operò molto nel settore dell’agricoltura ampliando e variando le colture, specialmente quelle delle banane e del caffè. Ma il crollo mondiale dei prezzi assestò un duro colpo alla produzione ed anche gli S.U. diminuirono le loro importazioni di caffè, prodotto nel 1940/41.
Il 15 maggio 1941 fu eletto presidente Elie Lescot, che trovando la situazione economica piuttosto grave, dovette ricorrere agli aiuti statunitensi. Ed agli S.U. prestò poi la sua cooperazione dichiarando guerra al Tripartito nel 1941, dando impulso alla produzione della gomma per gli S.U., ma a quest’ultima dovette rinunciare nel 1944 per intensificare la produzione delle derrate alimentari allora molto più necessarie.
In quell’anno avvennero molti mutamenti nella società haitiana: fu stabilito che le donne potessero disporre delle loro entrate liberamente, purché concorressero al mantenimento della famiglia ed inoltre si permetteva loro di assurgere a cariche pubbliche amministrative, si stabilì di indire nuove elezioni un anno dopo la fine della guerra prorogando così il mandato di Lescot fino al 1951. Invece nel 1946 una rivolta lo costrinse a fuggire negli S.U.. Venne instaurato un governo provvisorio col trionfo del partito democratico ed il presidente eletto fu Estimè Dumarsais, già Ministro dell’Educazione durante la presidenza Vincent. Si applicò la nuova Costituzione che sanciva gravi restrizioni al capitale estero,concessione ai lavoratori di organizzarsi e si rafforzò la supremazia dei mulatti nella dirigenza del paese. Poi si approvò la lotta all’analfabetismo, già discussa dall’UNESCO a Parigi nel 1947.
Nell’ottobre 1950 fu eletto Paul Magloire che si dimostrò molto capace nel dirimere alcuni problemi fra cui il principale,quello della pacificazione fra bianchi e negri, poi il suffragio universale e lo sviluppo di alcuni progetti economici e sociali, avvalendosi degli aiuti delle Nazioni Unite e degli Stati Uniti.
Poiché però si rese colpevole di usare maniere forti e sistemi antidemocratici, Magloire fu costretto a dimettersi il 12 dicembre 1956. Iniziò così un periodo molto nero e turbolento per Haiti, dovuto alle lotte di potere, alle rivolte ed agli scioperi.
Poi una Giunta Militare diretta dal generale Antonio Kebreau riuscì a ristabilire l’ordine, indisse nuove elezioni che furono appannaggio del medico Francois Duvalier.
Egli rafforzò i rapporti con gli S.U., concedendo loro l’insediamento sull’isola di alcuni impianti missilistici in cambio di aiuti per riorganizzare le proprie forze armate. Avvalendosi anche di finanziamenti esteri, sviluppò un programma di miglioramenti economici.
I rapporti di Haiti con Cuba si deteriorarono quando un certo numero di rifugiati politici cubani occuparono il territorio nel 1959. Il governo tentò pure l’espulsione dell’arcivescovo cattolico Francois Poirier, ma il tentativo fallì. Si era all’agosto del 1959, un mese dopo invece andò a segno l’espulsione di sei senatori accusati di azioni antigovernative.
Intanto Duvalier, che tutti chiamavano “Papà doc” creò una sua speciale milizia, che si chiamò “Tonton Macoutes” e che terrorizzò la popolazione, costringendo gli intellettuali all’esilio.
Nel 1961 sciolse il Parlamento e nel 1964 si fece eleggere Presidente a vita. Innescò delle vere e proprie persecuzioni religiose ed espulse molti vescovi e preti per cui fu scomunicato dal Papa. E poiché Duvalier era stato il signore assoluto in tutti i settori del potere, alla sua morte, avvenuta il 22 aprile 1971, si verificò un pericoloso vuoto di potere. Qualche mese prima, però, era stato approvato un emendamento costituzionale per cui fu possibile l’ascesa al potere del figlio ventenne Jean Claude Duvalier che promise subito radicali riforme. Ciò non si verificò e le repressioni continuarono.
Per la prima volta dal 1804, anno della proclamazione dell’indipendenza, si recò ad Haiti Olivier Guichar, Ministro Francese per il Turismo. Egli visitò Port au Prince, capitale, alla fine di luglio 1973.
Jean Claude Duvalier, ossia “Baby doc”, avvalendosi dei poteri conferitigli dalla presidenza a vita ereditata dal padre, indisse elezioni sia nel 1979 che nel 1984, con la partecipazione dei soli candidati governativi. Nessun progresso si verificò per un lungo periodo, anzi, le condizioni economiche peggiorarono. Molteplici le cause che ingrandirono la miseria del paese: l’aumento demografico, l’insufficiente assegnazione di terreni coltivabili, le mortalità nelle varie morbilità, il disboscamento continuo con conseguente degrado ambientale e, non ultima, l’analfabetismo, l’85%, causato anche dalla confusione creata dal bilinguismo: l’elite della popolazione parlava francese ma la gran massa usava il creolo.
La situazione andò sempre più peggiorando e nel novembre 1985 iniziarono numerose proteste, dapprima dei soli studenti, poi di tutta la popolazione, che costrinsero J.C.Duvalier a fuggire in Francia (gennaio 1986) mentre il potere veniva assunto da una Giunta, il “Consiglio Nazionale di Governo, capeggiata dal generale H. Namphy.
Il CNG permise subito il costituirsi di vari partiti e dichiarò che avrebbe riportato il regime alla costituzionalità entro il 1988; ciò non avvenne, si arrivò ad un aperto conflitto tra le masse e l’esercito ed intanto la situazione economica era diventata insostenibile e la disoccupazione era arrivata a livelli inaccettatili.
Nel marzo 1987 con un “referendum” fu approvata una nuova Costituzione che decretava il “creolo” come lingua nazionale, accanto al francese; riconosceva alcune libertà fondamentali; limitava i poteri presidenziali in un Parlamento bicamerale, dove veniva proibito l’accesso, almeno per dieci anni, a chi era stato legato al passato regime.
Nel novembre 1987 vennero indette nuove elezioni che, però, furono sospese poche ore dopo l’apertura dei seggi a causa di disordini scoppiati fra le forze armate e i “Tonton Macoutes”.
Nel 1988, con una scarsa affluenza alle urne, fu eletto il conservatore L. Manigat che dopo soli brevi quattro mesi di governo fu destituito dal generale Namphy. Questi sciolse il Parlamento, annullò la Costituzione, permise nefandezze e massacri ai “Tonton Macoutes” ed alla fine egli stesso fu rovesciato da un colpo di stato che portava al potere il generale P. Avril.
I disordini continuarono e nel gennaio 1990 fu proclamato lo stato d’assedio.
Nel marzo Avril fu costretto a dimettersi ed il potere passò
nelle mani del giudice della Corte Suprema E. Pascal Trouillot.
Nel dicembre 1990-gennaio 1991 nuove elezioni portarono alla presidenza J.B. Aristide, sacerdote cattolico, che nel febbraio 1991 potè insediare la prima amministrazione democraticamente eletta.
Il 30 settembre 1991 Aristide veniva defenestrato da un colpo di stato portato a termine dal generale R. Cedras, che affidò, poi, la presidenza al giudice della Corte Suprema J.Nerette.
Nel 1992 fu costituito un nuovo governo provvisorio con a capo il conservatore M. L. Bazim, che ha assunse la carica di Primo Ministro, lasciando vacante quella di Presidente della Repubblica.
Ma l’isolamento internazionale di Haiti non terminò con la conduzione governativa di Bazin, del resto riconosciuto ufficialmente solo dallo Stato Città del Vaticano.
Le sanzioni economiche, decretate dall’Organizzazione degli Stati Americani, rimasero ed anche le Nazioni Unite imposero nel 1993 un embargo commerciale. Tutto ciò costrinse il governo di Haiti ad accettare delle trattative che prevedevano, fra l’altro, il ritorno in carica del presidente Aristide e garantiva la libertà e l’impunità ai golpisti. Siccome però questi ultimi si dissociarono da queste proposte, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite rese ancora più duro l’embargo nel maggio 1994 e si dispose poi, con ogni mezzo, a ripristinare nel paese il governo civile.
Nel settembre di quello stesso anno gli Stati Uniti furono obbligati ad inviare in Haiti un loro contingente militare, al fine di impedire l’esodo in massa degli haitiani verso la Florida. E tutto ciò avvenne senza che si incontrasse alcuna resistenza.
Il 15 ottobre Aristide ritornò al potere, sotto la tutela statunitense, dopo essersi formalmente impegnato a lasciare la carica alla regolare scadenza, già prevista, del febbraio 1996. Aristide formò un governo attorniandosi con esponenti dell’Organisation Politique Lavalas, a lui fedeli (da Lavalas = valanga). La guida di questa formazione fu affidata all’imprenditore S. Michel. Egli provvide subito a sostituire i capi delle forze armate e della polizia, riducendo nel contempo l’organico. Poi, dietro garanzia di un pronto lavoro di risanamento, anche attraverso la privatizzazione delle imprese statali, riuscì ad ottenere gli aiuti finanziari tanto necessari dagli istituti internazionali.
Naturalmente dovette applicare rigide misure che non furono per nulla gradite alla massa che, pur avviando contestazioni e contrasti anche in seno al governo, però, alle elezioni legislative ed amministrative del giugno 1995 assegnò la vittoria al partito governativo di Aristide.
Nell’ottobre stesso anno, considerando insoddisfacente l’operato di Michel, lo fece dimettere e lo sostituì con la signora C. Werleigh, già Ministro degli Esteri.
Per la politica estera, nel febbraio 1996 peggiorarono i rapporti con la Repubblica Dominicana dove lavoravano oltre 300.000 haitiani per la raccolta della canna da zucchero, ma trattati duramente dai datori di lavoro. Invece si riallacciarono quelli con Cuba, interrotti da oltre 30 anni.
Sempre in quel febbraio 1996 assunse la carica di Presidente R. Preval, già eletto nel dicembre 1995. Nel successivo marzo egli nominò premier R. Smarth che riprese e continuò la politica economica del suo predecessore Michel. Nel novembre Aristide fondò un nuovo movimento che chiamò “Fanmi Lavalas”, ossia “Famiglia Valanga”, e poiché ci furono evidenti dissidi fra lui e Preval, si ebbero subito delle cadute nel clima sociale del paese che tornò ben presto preda di manifestazioni di protesta che si protrassero a lungo. Finchè nel giugno 1997, nonostante Smarth avesse pure già avviato una riforma agraria, questo clima di tensione lo obbligò a dimettersi. Preval tentò alcune sostituzioni nel governo ma tutte furono bocciate dal Parlamento finchè nel dicembre 1998, anche con una notevole instabilità politica, si riuscì ad insediare J. E. Alexis.