Storia
Gli abitanti, i Kirghisi, affini ai Kazaki, furono sin dai tempi antichi identificati con loro, anche perché accomunati dalla stessa lingua turca. E, comunque, con questo nome i russi chiamavano i popoli di tante diverse etnìe.
Li troviamo già nominati nel 569 quando alla corte di Giustino II, il nipote di Giustiniano imperatore, alcuni cronisti cinesi di quei tempi parlarono di popoli Ki-li-ki-tz, stanziati presso le regioni bagnate dai principali affluenti del fiume Jenissei.
Molte tribù kirghise nel XVII secolo furono sterminate dai russi nella zona dell’Irtys, affluente di sinistra dell’Ob. E nel 1864 i Kirghisi furono completamente sottomessi dai russi.
Anch’essi, come i kazaki, all’inizio furono nomadi, ma poco a poco elessero, nella maggior parte, fissa dimora. Invece i kirghisi della zona del Pamir rimasero quasi esclusivamente nomadi.
Il 20 maggio 1925 il Kirghizistan divenne territorio autonomo. Il 23 marzo 1937 fu una Repubblica Federata dell’Unione Sovietica ed ebbe la prima Costituzione.
Come Repubblica Federale dell’Unione Sovietica si arrivò al 1989 senza problemi singoli, finchè si iniziò l’era di Gorbacev, con il dissolvimento dell’Unione e, quindi, con il ripristino delle sovranità territoriali fino ad allora inesistenti.
Nel febbraio 1990 il Partito Comunista vinse le elezioni per il Soviet Supremo e presidente fu nominato A. M. Masaliyev, già da 5 anni presidente del partito stesso.
Nel giugno dello stesso anno scoppiarono violenti disordini nella regione di Os dove gli uzbeki formavano la maggioranza della popolazione, e dove la carenza di alloggi e la mancanza di strutture fondamentali avevano dato il via al malcontento ed alle prime organizzazioni di opposizione democratica.
La repressione fu durissima; si dichiarò lo stato d’emergenza e si chiuse la frontiera con l’Uzbekistan.
Questi sistemi violenti e l’assoluta mancanza di riforme sociali fecero nascere il Movimento Democratico del Kirghizistan, nettamente all’opposizione, che portò alla elezione al Soviet Supremo del liberale A. Akayev. Masaliyev si dimise nel dicembre 1990. In questo mese si cambiò nome allo stato, da Repubblica Socialista Sovietica Kirghiza a Repubblica del Kirghizistan.
Nel febbraio 1991 anche la capitale Frunze riprese l’antico nome di Biskek. Ma intanto a gennaio 1991 Akayev aveva sostituito il Consiglio dei Ministri con un gabinetto, formato da giovani, pronti ad iniziare le riforme, specialmente quelle in campo economico.
Nel marzo 1991 fu indetto un referendum popolare in cui si chiedeva se mantenere o no l’Unione: il risultato fu positivo. E quando nell’agosto ci fu un colpo di stato a Mosca, fallito, anche Akayev fu fatto oggetto di rovesciamento. Ristabilito l’ordine, il Kirghizistan il 31 agosto proclamò l’indipendenza ed il 12 ottobre Akayev fu eletto Presidente della Repubblica. Il 21 dicembre il paese entrò a far parte della Comunità degli Stati Indipendenti.
Poi si stipularono accordi di cooperazione con le altre repubbliche
centro-asiatiche e nel marzo 1992 il Kirghizistan entrò nel novero
delle Nazioni Unite. Nel dicembre dello stesso anno fece il suo ingresso
nella Organizzazione della Conferenza Islamica.
I primi anni novanta tuttavia furono difficili poiché il paese,
il più povero fra tutti gli stati ex-sovietici, registrò
persino un calo nella produttività.
Fu proclamata la lingua kirghiza come ufficiale ed il russo seconda lingua, data l’ampia presenza di russi nel paese, specialmente fra il personale tecnico specializzato.
Nel maggio 1993 entrò in vigore una nuova Costituzione
con la quale veniva applicato il sistema di governo parlamentare.
Per la politica interna, nel febbraio 1995 si ebbero elezioni
legislative e nel dicembre stesso anno Akayev venne riconfermato
nella carica.
Lo stato d’emergenza, in vigore già dal 1990, venne annullato nel settembre 1995. Ma intanto, insieme ai problemi economici di varia natura ed ampiezza, si andarono manifestando anche quelli legati alla crescente criminalità, alla corruzione, alla produzione ed al commercio di sostanze stupefacenti. E non ultimo quello della guerra civile in Tagikistan confinante con il Kirghizistan.
La Corte Costituzionale nel luglio 1998 emise una sentenza che consentiva ad Akayev di presentarsi, per la terza volta, alle elezioni presidenziali previste per il 2000.
Per la politica estera, nel giugno 1992 fu firmato un accordo di amicizia, cooperazione e reciproca assistenza con la Federazione Russa. Nel 1993 partecipò alla forza di pace inviata nel Tagikistan per la composizione della guerra civile.
Un trattato per l’unione doganale e per il rafforzamento dei rapporti
economici e culturali fu firmato nel 1996 con la Federazione Russa, la
Bielorussia ed il Kazakistan. E sempre nel corso del 1996, oltre a stipulare
diversi accordi con la Cina di cooperazione bilaterale, insieme a Pechino,
la Federazione Russa, il Tagikistan ed il Kazakistan fu siglato un accordo
per la smilitarizzazione delle comuni frontiere.