LESOTHO

Storia

La tribù dei Basuto, di stirpe Bantù, fu molto importante nel secolo XIX per l’Inghilterra poiché il loro capo Moshesh, uomo di grandissimi ingegno ed abilità, fu strumento determinante della politica che la grande potenza europea praticò verso i Boeri.
Nel 1818 Moshesh, capo dei Basuto, riunì sotto di sé molte altre tribù  disperse nei territori, perché cacciate dalle loro regioni da usurpatori di tribù Matabele.

Nel 1824, dopo essersi stabilito sulla riva sinistra dell’alto Caledon, dovette abbandonare quella postazione e con tutte le tribù si diresse verso sud-ovest, dove occupò le zone comprese  fra i Monti dei Draghi e Maluti. Qui si trovavano alti grandi massicci, con la vetta pianeggiante e con le pareti perpendicolari inaccessibili, e su uno d questi piani, chiamato Thaba Bosigo, si stabilì con tutta la sua gente erigendo capanne. I Basuto, poi, alla necessità di cibo sopperivano con le razzìe che di quando in quando facevano nelle contrade circostanti, scendendo periodicamente dalle loro alture.

Attraverso queste spedizioni rapinose i Basuto divennero famosi e di più il loro capo: e nel 1833 alcuni missionari della “Società delle Missioni Evangeliche di Pariri” chiesero di potersi stabilire presso quelle tribù, come del resto avevano già fatto in altre regioni, ed ottennero l’autorizzazione.

Intanto negli anni 1836/37 i Boeri cominciarono ad emigrare verso il nord ed allora la Corona britannica, e per essa sir George  Napier, governatore della Colonia del Capo, estese la sua sovranità su tutti i territori che man mano i Boeri occupavano. Poi lì formò tanti piccoli stati indigeni in modo che essi costituissero al momento opportuno alleati contro eventuali nuovi arrivati.

E con questo scopo sir George Napier nel 1843 conferì a Moshesh il titolo di re della vasta zona compresa fra i corsi superiori dell’Orange e del Caledon; e questa regione prese il nome di Basutoland.

Divenuto re Moshesh impiegò tutta la sua capacità politica destreggiandosi fra inglesi e boeri, a seconda delle fortune  nelle loro continue lotte. Ma nel 1849 divenne governatore della Colonia del Capo sir Harry Smith che, non condividendo per niente la politica di Napier, cominciò a sottrarre a Moshesh molte zone, riducendo di parecchio il territorio del Basutoland.

Naturalmente ciò provocò lo scontento del re, il quale manifestò tutta la sua contrarietà andando a razziare continuamente nella zona dell’Orange dove Smith aveva dato vita ad una sua creatura, la “Orange River Sovereignity”. Un altro governatore, sir George Cathcart, successore di Smith, per punire il re basuto, invase il Basutoland nel 1852 ed a Berea attaccò gli indigeni, e poiché  essi erano di gran lunga più numerosi degli inglesi, e non volendo Moshesh inimicarsi gli inglesi, contento di aver dato loro una dimostrazione di abilità e di potenza, chiese loro di poter trattare la pace.

Questo episodio fu importante perché fece comprendere a sir George Cathcart  quanto dispersivo sarebbe stato nel tempo  l’intervento militare inglese, certamente troppo gravoso per le finanze nazionali, ed allora decise di abbandonare al loro destino sia i Boeri nell’Orange che Moshesh ed i Basuto. E per questo il 23 febbraio 1854 fu firmata a Bloemfontein una convenzione con la quale l’Inghilterra riconosceva la sovranità dello  Stato Libero dell’Orange.

Moshesh, abbandonato a se stesso, cominciò subito una guerra contro il giovane stato nel 1856 ma due anni dopo si arrivò alla pace col trattato di Aliwal. La pace durò fino al 1865 quando Moshesh riprese le ostilità che furono superate definitivamente l’anno dopo con l’accordo di Thaba Bosigo col quale egli riconobbe la sovranità dello Stato dell’Orange. Due anni dopo egli chiese la protezione degli inglesi.

Nel 1871 il Basutoland fu annesso alla Colonia del Capo ma qualche anno dopo, nel 1879/80 gli indigeni, incapaci di sottostare alle leggi vigenti, si ribellarono.

Allorchè furono di nuovo sottomessi, si chiese l’arbitrato del governo inglese per stabilire in modo definitivo l’assetto da dare al Basutoland. E questo fu decretato mediante la scissione dalla Colonia  del Capo ed il Basutoland dal 1884 passò direttamente sotto il governo inglese. Ma negli anni che trascorsero l’Unione Sudafricana chiese di poter integrare il Basutoland, data la sua posizione geografica, proprio al centro dell’Unione.

L’Inghilterra fu nettamente contraria al progetto, ed invece iniziò una politica di preparazione in modo da  poter abilitare con il tempo gli indigeni alla piena autonomia. Così nel 1958 giunse il momento  per il governo di Londra di conversare con i rappresentanti indigeni, onde saggiare il loro grado di maturità, ed in base a questo il Basuto ebbe il 21 settembre  1959 una Costituzione. Essa prevedeva la formazione di una Assemblea legislativa composta da 80 membri.

Nella scelta dei candidati furono bandite tutte le discriminazioni sul colore della pelle, la razza e la religione. Dell’Alto Commissario britannico rimasero di competenza i rapporti con l’estero, la sicurezza interna, la difesa e l’organizzazione dei principali servisi amministrativi.

In applicazione della Costituzione, nel 1960 si ebbero le elezioni per il Consiglio legislativo, la cui maggioranza andò al “Basutoland Congress Party”, progressista e panafricano. Nel Consiglio esecutivo si ebbe la maggioranza conservatrice sostenuta dal Paramount Chief, cioè la massima autorità tradizionalista del Basuto che non intendeva essere sovrano costituzionale.

Fra il 1961 ed il 1965 si formarono vari altri partiti ma nelle elezioni dell’aprile 1965 prevalse il “Basutoland National Party” creato e capeggiato dal tradizionalista Leabua Jonathan, che formò il governo.

Il Paramount Chief si proclamò re col nome di Moshoeshoe II, osteggiò in tutti i modi l’accesso all’indipendenza che, invece,  fu proclamata il 4 ottobre  1966 e lo stato si chiamò Lesotho. In seguito ad altri tentativi falliti, il re fu depauperato dei suoi poteri dal Primo Ministro.

Privo in questo modo anche della più piccola parvenza di simbolo dell’unità nazionale, il re passò spesso all’opposizione la quale, alle elezioni del gennaio 1970, ebbe la vittoria. Ma Jonathan non accettò lo stato di fatto, ordì un colpo di stato, sospese la Costituzione, arrestò i capi dell’opposizione e costrinse il re ad abdicare. Poi con la forza mantenne il controllo del paese.

Piano piano dopo aver rafforzato la sua posizione nel governo, Jonathan in maniera graduale restituì la libertà ai detenuti politici e nel 1972 operò  un rimpasto sostituendo alcuni ministri.

Nel marzo 1973 fu costituita un’Assemblea provvisoria costituente, di 86 membri, che non incontrò il favore dell’opposizione e quindi ci furono numerosi disordini e violenze, tanto da costringere il governo ad usare le maniere forti e ad infliggere dure condanne agli oppositori.

Nei due anni successivi, 1975/76, si intavolò una riconciliazione interna ma anche in campo esterno furono mantenuti i legami col Sudafrica, sostegno importante per il Lesotho, ma si rinforzarono anche quelli con i paesi socialisti come la Jugoslavia, la Cina popolare ed il Mozambico.

Dal 1980 in poi, a causa di contrasti con i candidati alle elezioni, si vennero a creare continui rovesciamenti di alleanze e nel 1984 si arrivò ad una serie di incursioni belliche sul confine con il Sudafrica, che incolpò il Lesotho di  proteggere i guerriglieri.Anche la situazione economica peggiorò notevolmente ed allora, il 20 gennaio del 1986, alcuni reparti militari agli ordini del generale J. Lekhanya, filo-sudafricano, destituirono il governo, sciolsero l’Assemblea, interdissero tutti  i partiti e, dopo aver accentrato tutto il potere sia legislativo che esecutivo nelle mani del re, costituirono un Consiglio militare capeggiato dallo stesso generale.

Nel marzo 1988 furono ristabilite le relazioni col Sudafrica; nel febbraio del 1990 il re Moshoeshoe II fu deposto dai militari  ma nel novembre fu innalzato al trono il figlio Moato Secisa col nome di Letsie III.

Nel 1991, con un colpo di stato, ci fu il cambio alla testa del Consiglio Militare, che fu capeggiato dal colonnello E. Ramaema. Si avviò una normalizzazione costituzionale e con le elezioni legislative del marzo 1993 il “Basuto Congress Party” andò al governo mentre il “Basuto National Party” passò all’opposizione.
 
Premier fu il leader del Basuto Congress Party, Mokhehle. Le elezioni si erano svolte alla presenza di inviati internazionali; non ci furono brogli di alcun genere ma i nazionalisti, affiancati dall’esercito golpista, avviarono ugualmente delle contestazioni.

Tra la fine di quell’anno e l’inizio del 1994 si verificarono molti disordini fra le forze armate ed i sostenitori governativi. I militari chiesero congrui aumenti economici e spesso, non ottenendoli, si ammutinarono. Per dirimere la questione fu necessaria la mediazione della Comunità Internazionale. Gli ammutinati deposero le armi ed accettarono i negoziati proposti dal governo.

Il 17 agosto del 1994, il re Letsie III, dichiarandosi insoddisfatto dell’operato del governo, condusse un colpo di stato; depose il premier, sciolse il Parlamento, e tutto ciò  provocò varie condanne da parte della Comunità Internazionale ed anche dei paesi confinanti, il Botswana, il Sudafrica e lo Zimbabwe.

Trascorsi 5 mesi da questo avvenimento il re dovette forzatamente abdicare in favore del padre Moshoeshoe II ed anche Mokhehle tornò al governo. Il 7 febbraio del 1996 Moshoeshoe perì in un incidente ed allora Letsie III risalì al trono.
Il governo di Mokhehle però incontrò sempre più aspre contestazioni e fu accusato anche l’esercito per il trattamento disumano verso i detenuti, molti dei quali arrestati arbitrariamente.

Nel febbraio del 1997 nella capitale Maseru le forze di polizia tentarono una insurrezione che fu repressa in modo durissimo.
Mokhehle, considerato un cattivo ed inefficiente amministratore, fu esonerato dal Basuto Congress Party ed egli allora formò un nuovo partito che chiamò Lesotho Congress for Democracy, al quale aderirono  molti degli adepti del vecchio Basuto Congress Party, in via di sfaldamento.

Nel marzo del 1998 Letsie III, su richiesta di Mokhehle sciolse l’Assemblea Nazionale e indisse nuove elezioni per il maggio successivo. Il Lesotho Congress  for Democracy conseguì una stragrande maggioranza ottenendo 78 seggi su 80.
Questo risultato venne vivamente contestato dalle opposizioni che portarono disordini e sconvolgimenti ovunque.

Alle opposizioni si erano affiancati anche alcuni reparti militari che si ammutinarono. Per questo, il primo ministro, già in carica dalla fine di maggio, B. Pakalitha Mosisili, il 22 settembre del 1998 chiese l’intervento dell’esercito sudafricano e del Botswana, per ristabilire l’ordine. Nel maggio 1999, quando ormai la calma era stata ripristinata, le truppe intervenute rientrarono alle loro sedi.