Storia
Il nome del paese è lo stesso di un antico regno esistente nell’Africa Occidentale già dal 1050 al 1230. Quel regno divenne poi un vasto impero sotto l’egida di un grande capo, Sundiata Keita.
La storia più recente del Mali ci dice che questo nome venne ripreso il 17 gennaio del 1959 allorchè si costituì una Federazione fra alcuni ex territori dell’Africa Occidentale Francese, come il Senegal ed il Sudan. Poi questa si disciolse il 20 agosto del 1960 ed il nome di Mali rimase in atto solo per indicare la Repubblica del Sudan.
La scissione della Federazione fu ratificata ufficialmente il 20 settembre 1960 allorchè le due Repubbliche del Senegal e del Sudan, ormai separate ed indipendenti, furono ammesse alle Nazioni Unite.
Il Presidente della Repubblica fu M. Keita, leader della “Unione Sudanese” il quale diede al governo una impronta progressista di sinistra e per questo già dal 1961 allentò i rapporti con la Francia alla quale impose di togliere le sue basi militari e, per di più, uscì dall’aerea monetaria del franco.
Poi Keita strinse più forti relazioni con i paesi socialisti e con quelli cosidetti dell’Africa Rivoluzionaria. In seguito governò in modo sempre più autoritario e repressivo; combattè e debellò le opposizioni; arrestò i principali esponenti ed alle elezioni del 1964 ammise solo come partito unico l’Unione Sudanese.
Ma ciò gli valse non poche contestazioni ed anche i risultati dell’economia nazionale furono disastrosi, per cui Keita nel 1966 rientrò nell’area del franco, optò per un governo di tecnici nel 1967, estromettendo gli elementi di sinistra; sciolse l’Ufficio Politico dell’Unione, combattè contro la imperante corruzione ed applicò un regime di austerità.
Questo sollecitò il malcontento dei burocrati mentre l’esercito si apprestò a deporre il presidente e ad imprigionarlo, poiché il 19 novembre 1968, sciogliendo l’Assemblea Nazionale, aveva fondato una milizia popolare.
Il comitato militare, autore del golpe, fu capeggiato da M. Traorè che prima sospese la Costituzione, poi sciolse i sindacati e nel 1970 fece arrestare molti esponenti dell’Unione Nazionale dei Lavoratori del Mali.
A tutte queste misure repressive si ribellò il capitano Y. Daijitè, esponente del comitato militare, e così fu arrestato nel marzo 1971 e finì i suoi giorni in prigione.
Traorè si riavvicinò notevolmente alla Francia; nell’aprile 1972 visitò Parigi; nel 1973 firmò accordi di cooperazione con la Francia, senza però disconoscere quelli già assunti in precedenza con l’Unione Sovietica e con la Cina popolare, ed infine si riavvicinò anche ai paesi arabi.
Nel giugno del 1974 fu indetto un referendum popolare per ratificare la nuova Costituzione e poi fra il 1975 ed il 1977 furono liberati i prigionieri politici; si costituì il partito “Unione Democratica del Popolo del Mali” e si proseguì col ripristino della normalità costituzionale.
Nel 1977 morì in prigione Keita e ciò procurò disordini e manifestazioni contro il regime di Traorè il quale si apprestò, nel 1978, ad inserire molti civili nel governo e ad inserire una certa liberalizzazione in tutti i settori. Comunque, ci furono pure tentativi di colpi di stato che si protrassero fino al 1980.
Intanto, nel marzo 1979 ci fu un Congresso dell’Unione, che decretò la formazione di un governo misto di militari e civili. Nel giugno dello stesso anno ci furono le elezioni legislative e Traorè le vinse a stragrande maggioranza. Egli aveva escluso dalle liste elettorali i seguaci di Keita ed in seguito a ciò ci furono manifestazioni di studenti, anche perché nel frattempo era morto in prigione pure Abdou Camara, leader dell’Unione Studentesca. Tutte le istituzioni scolastiche furono chiuse e gli insegnanti entrarono in sciopero.
Per ripristinare l’ordine Traorè proclamò nel 1981 il perdono ufficiale e stabilì un maggiore coinvolgimento ai vertici del governo dei gruppi rappresentati dalle persone più colte.
Data la gravità della situazione economica, Traorè iniziò la privatizzazione di aziende a base agricola. E mentre tutte le operazioni di liberalizzazione procedevano piuttosto lentamente, anche se aiutate dai paesi occidentali, sopraggiunse una terribile siccità, durata dal 1983 al 1984, costringendo il Mali ad una completa dipendenza degli aiuti stranieri.
Fra il Mali ed il Burkina Faso si interponeva già da vari anni una questione per il possesso della fascia di Aghacer, ai confini fra i due paesi. La disputa nel 1985 si acuì e sfociò in una guerra che durò sei giorni e che fu fatta rientrare nel 1986 dalla Corte di Giustizia Internazionale dell’Aia, con una salomonica conclusione: la striscia fu divisa in due parti uguali e ciascuno dei due contendenti ebbe la sua.
Nel 1985 Traorè era stato riconfermato nell’incarico e negli anni dal 1986 al 1988 demandò agli altri componenti il governo la maggior parte delle funzioni che aveva sempre espletato lui stesso. Il ruolo di primo ministro, vacante dal 1971, fu affidato a Mamadou Dembelè; la Difesa fu appannaggio del generale Sekou Ly e nel 1987 il Congresso dell’Unione, allo scopo di restituire allo stato una facciata di pulizia e di onestà, proclamò una vasta campagna di moralizzazione per cui molti funzionari corrotti furono condannati a morte.
Nel marzo 1988 si ebbero altre manifestazioni popolari, in concomitanza con la visita ufficiale nel paese del presidente della Germania Federale, per le misure restrittive imposte allo stato dal Fondo Monetario Internazionale.
Nel giugno dello stesso anno ci furono le elezioni generali alle quali parteciparono anche elementi di altri settori politici e Traorè, per dimostrare tutta la sua buona volontà, chiuse definitivamente un tristemente noto penitenziario, liberando tutti i prigionieri politici.
Ma la calma non durò a lungo; già nel 1989 e nel 1990 si ebbero altri disordini ed il 26 marzo 1991 ci fu un colpo di stato militare, guidato da A. T. Tourè che fondò subito un Consiglio di riconciliazione nazionale, aprì il dialogo con le opposizioni, promise libere elezioni per la fine di quello stesso anno con l’uscita dei militari dalla politica a partire dal 1992.
In aprile fu formato un governo presieduto da S. Sacko. Il 12
gennaio 1992 fu proclamata la nuova Costituzione. Nel successivo aprile
ci furono le elezioni presidenziali, vinte da A. O. Konarè, leader
dell’Alleanza per la Democrazia in Mali”.
Il nuovo governo della Terza Repubblica varò subito un progetto
di economia teso a tagliare drasticamente la spesa pubblica per ridurre
il debito con l’estero.
Gli studenti furono i primi a ribellarsi; seguì tutta la popolazione
che riuscì nell’aprile del 1993 a defenestrare il governo ed a sostituirlo
con un “gabinetto” di rappresentanti, anche dell’opposizione.
Ma questa coalizione, guidata da A. S. Sow, apolitico ma vicino al
Presidente, procedette con molta difficoltà. Oltre tutto si trovò
a dirimere una questione già vecchia, e mai risolta, relativa alla
integrazione dei Tuareg, minoranza etnica presente nel nord del paese.
Non più sostenuto dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, e per di più colpito dalla svalutazione della moneta nella misura del 50%, il governo cadde nel febbraio del 1994. Sow fu esonerato e sostituito da I. B. Keita, pure fedele al Presidente.
Fra il 1994 ed il 1996 le manifestazioni studentesche si moltiplicarono, indebolendo sempre di più i punti d’accordo fra i partiti; inoltre anche i militari, che da tempo chiedevano gli adeguamenti degli stipendi, dopo la svalutazione della moneta, si unirono al coro delle proteste, aggravando così una situazione già molto critica. E nonostante che nell’agosto del 1994 si fosse addivenuti ad un accordo per la protezione e l’integrazione dei Tuareg al nord, anche lì avvennero scontri armati fra questi e l’esercito.
Finalmente tutto ciò finì e nella primavera del 1995,
dopo lunghe e difficoltose trattative, il problema sembrò avviato
a soluzione.
Nel marzo del 1996, con il raggiunto accordo per l’unità e la
pacificazione nazionale, rientrarono in patria migliaia di esuli dall’Algeria,
dalla Mauritania e da Burkina Faso.
E fra mille avversità, nel gennaio del 1997, si approvò pure una più equa legge elettorale. Ma proprio per questioni elettorali l’anno 1997 trascorse quasi tutto fra diatribe ed annullamenti di elezioni che quindi furono ripetute. Finché si giunse al settembre e Keita potè formare un nuovo governo con il suo partito e con l’appoggio di alcuni gruppi oppositori moderati.
Nel gennaio del 1999 l’ex dittatore Traorè, dopo un lungo e complesso
processo, fu condannato a morte con l’accusa di abuso di potere e peculato.