Storia
L’arcipelago di Malta è formato dall’isola omonima, da Gozo, Camino, Filfola ed altri scogli ed isolotti. Dista circa 90 km. dalla Sicilia.
Fu terra di fenici, greci e poi nel 218 avanti Cristo dei romani. San Paolo vi approdò dopo una tempesta durante un suo viaggio e vi rimase per tre mesi durante i quali si prodigò per convertire gli indigeni al cristianesimo.
Fu poi occupata dai Vandali, dai Goti, dai Bizantini e dagli Arabi nell’870. Nel 1091 fu dei Normanni di Sicilia. Ma il periodo più glorioso dell’isola fu quello in cui vi risiedettero i Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme che la tennero dal 1530 fino all’occupazione napoleonica del 1798.
Questi Cavalieri, una organizzazione mista di militari e religiosi, nel 1522 si trovarono, anche se con forze molto ridotte, a dover combattere una guerra santa in difesa di Rodi contro Solimano il Magnifico, uno dei più potenti sultani che i musulmani abbiano mai avuto.
Essi da più di due secoli occupavano l’isola quando Solimano, allo scopo di annientare i cristiani ed assoggettare tutti i popoli all’islamismo, inviò la sua ben organizzata flotta ad assediare l’isola di Rodi. Trovò una resistenza incredibile da parte dei Cavalieri; ne fu grandemente affascinato tanto che, dopo 145 giorni di resistenza, chiese di conoscere il loro capo, il Gran Maestro Filippo de Villiers de l’Ile-Adam, al quale manifestò la sua grande ammirazione ed al quale fece una proposta di resa molto onorevole, quella di poter lasciare l’isola sani e salvi, che fu accettata.
Essi girovagarono un po’ in diversi paesi del Mediterraneo, poi nel 1530 l’imperatore Carlo V di Spagna affidò loro l’isola di Malta con il compito di difenderla, come loro possedimento, dalle incursioni barbaresche.
Trascorsero in pace più di 30 anni e nel 1565 l’islam si riaffacciò sul Mediterraneo, sempre guidato da Solimano, ormai settantunenne.
Appunto perché in tarda età, Solimano affidò l’incarico
della guerra contro Malta a Dragut, uno dei più audaci pirati di
quei tempi. Questi, con 200 navi e 30.000 uomini si accinse all’attacco
contro un esercito di appena 7000 soldati. Il Gran Maestro dei Cavalieri,
Jean de la Valette, difese strenuamente il forte di Sant’Elmo infliggendo
al nemico una perdita di 6000 uomini.
In questa situazione Dragut cominciò a visitare i suoi soldati
nelle trincee ed in una di queste trovò la morte, colpito da una
scheggia di roccia frantumata da una palla di cannone. I turchi chiusero
l’impresa: per la seconda volta nella loro storia avevano dovuto inchinarsi
di fronte al valore dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme.
Essi rimasero a Malta esercitandovi la loro sovranità fino al 1798 allorchè l’isola cadde sotto l’occupazione di Napoleone che vi pose una base militare francese in grado di impedirne la conquista da parte degli inglesi. Caduto Napoleone, infatti, Malta fu subito occupata dagli inglesi.
Dal 1919 al 1933 ebbe una Costituzione autonoma. Poi divenne “colonia” della Corona britannica.
Durante la seconda guerra mondiale Enrico Mizzi, capo del Partito Nazionalista
Maltese, fu internato in Uganda. Nel 1947 l’isola chiese di poter avere
l’indipendenza ed un governo unicamerale. Poi a metà del 1949 ci
furono altre precise richieste:
- statuto di Dominion;
- parità della lingua: il 2 settembre 1936 c’erano state ampie
manifestazioni contro un provvedimento che imponeva lingua ufficiale l’inglese,
con l’abolizione dell’italiano e l’approvazione del dialetto maltese;
Poi indirizzò al governo di Londra un ultimatum in cui si minacciava
di chiedere la protezione di un’altra potenza mondiale (Stati Uniti) cui
cedere basi navali.
Il 10 settembre 1950 ci furono le elezioni che furono vinte ancora
dal Partito Nazionalista. Nel 1953 si svolsero ancora elezioni ed
i seggi risultarono così assegnati:
- 19 ai laburisti;
- 18 ai nazionalisti;
- 3 al Partito Operaio;
questi ultimi, uniti a quelli dei nazionalisti, portarono ad un governo di coalizione. Nel febbraio 1956 fu organizzato un plebiscito col quale si chiedeva di decidere l’integrazione, o no, al Regno Unito. Moltissimi furono gli astenuti ed i voti nulli ma quelli favorevoli all’integrazione furono più del triplo dei contestatori. Il governo in carica si dimise fra manifestazioni e forti agitazioni. Fu necessario proclamare lo stato di emergenza ed il governatore dovette assumere di persona i pieni poteri.
Nel novembre/dicembre 1958 gli esponenti politici maltesi si riunirono a Londra col governo inglese per discutere sulla necessità di istituire un governo costituzionale, ma non si giunse ad alcun accordo.
Una prima svolta si ebbe il 15 aprile del 1959 quando, revocata la vecchia
Costituzione, se ne promulgò una nuova provvisoria.
Con questa si istituiva un Consiglio Esecutivo, atto a gestire, eccezion
fatta per alcuni casi, i poteri legislativi ed amministrativi unitamente
al governatore.
Stabilita, quindi, questa situazione di indipendenza, dal 16 luglio
al 1° agosto 1963 a Londra si ebbe una Conferenza per dibattere fra
diversi temi tutti riguardanti l’isola, e cioè:
- lo “status” della Chiesa cattolica-maltese;
- la scelta fra monarchia e repubblica;
- l’appartenenza al Commonwealth;
- il sistema elettorale;
- lo svolgimento, o meno, di nuove elezioni prima della dichiarazione
di indipendenza .
Poiché ci furono diversi contrasti fra laburisti e nazionalisti della delegazione maltese, si decise di chiamare il popolo ad un referendum. Questo si svolse il 2/4 maggio ed il 21 settembre 1964, pur in mezzo a disordini e contestazioni, fu proclamata l’indipendenza.
Londra, comunque, si impegnò a versare a Malta notevoli somme a titolo di compenso per l’uso delle basi militari inglesi presenti sull’isola. E sempre nel 1964 Malta entrò a far parte delle Nazioni Unite e del Consiglio d’Europa.
Soltanto dopo le elezioni del 1971 il Partito Laburista tornò al governo. Esso pianificò i rapporti con la Chiesa cattolica maltese, fino ad allora molto discussi, ma pretese che la Gran Bretagna versasse all’isola cifre più sostanziose per il mantenimento delle basi militari. Con queste cifre si intendeva fronteggiare i più gravi problemi del momento, quali la disoccupazione e la trasformazione dell’economia in modo da rendere più produttivi l’agricoltura, l’industria, la pesca, il turismo e l’industria cantieristica. Se queste somme non fossero state versate, entro il 31 dicembre 1971 il contingente inglese sarebbe stato rinviato in patria.
Ne nacque una grave crisi che fu risolta il 26 marzo 1972 anche col notevole apporto dell’allora Ministro degli Esteri italiano Aldo Moro. Ed alle somme di pertinenza della Gran Bretagna si aggiunsero anche i contributi della NATO. Di conseguenza Dom Mintoff, premier laburista, fu in grado di elaborare un piano di sviluppo per gli anni 1973/80.
Già alla fine del 1974 Mintoff realizzò un altro dei punti proposti e Malta fu proclamata Repubblica. Cosicchè, con questi brillanti risultati, alle elezioni politiche del 17 settembre 1976 egli sconfisse ancora il leader nazionalista Borg Oliver.
Nel marzo del 1979, come stabilito, le forze inglesei lasciarono Malta, che confermò la sua neutralità. Ma, intanto, nel 1978 Malta aveva stipulato con la Libia un accordo tecnico-finanziario; nel 1980 però i rapporti fra i due paesi andarono in crisi poiché, avendo Malta permesso all’Ente Nazionale Idrocarburi, italiano, dei lavori di trivellazione nelle sue acque territoriali, per la ricerca del petrolio per conto della TEXACO, la Libia era insorta imponendo nell’agosto del 1980 a Malta di revocare questi permessi.
A questa ingiunzione il governo maltese replicò espellendo tutti i tecnici libici. Nello stesso tempo il governo italiano garantiva la neutralità di Malta e si impegnava a versare al paese aiuti finanziari. Le relazioni diplomatiche con la Libia furono ripristinate nel marzo del 1982 in un incontro fra Dom Mintoff e Gheddafi. Nel frattempo, un’altra situazione precaria si era andata
sviluppando nel paese. Nelle elezioni del 1981 il Partito Nazionalista aveva ottenuto un numero di voti leggermente superiore a quello del Partito Laburista. Però, applicando il particolare sistema elettorale, che prevedeva il trasferimento di singoli voti da un candidato all’altro, il Partito Laburista ottenne la maggioranza in Parlamento che, allora, subì un boicottaggio dei nazionalisti. Questi poi indissero una campagna di disobbedienza civile con agitazioni e scioperi.
Nel febbraio 1982 alla Presidenza della Repubblica c’era stato il cambio e la signora A. Barbara aveva sostituito A. Buttigieg. Nel marzo 1983 i nazionalisti smisero il boicottaggio ma ancora una crisi sopravvenne a giugno, Questa volta perché il governo laburista varò una legge per confiscare i beni ecclesiastici allo scopo di limitare il potere della Chiesa cattolica nel campo dell’istruzione. Per tutto il 1984 si svolsero agitazioni, scioperi e manifestazioni. Finchè nel dicembre Mintoff fu costretto a dimettersi. Nell’aprile del 1985 il Primo Ministro laburista, K. M. Bonnici, siglò un accordo che garantiva alla Chiesa l’autonomia di gestione nelle scuole.
Nel febbraio 1987 P. Xuereb sostituì A. Barbara alla presidenza della repubblica e sempre nel 1987, a maggio, ci furono le elezioni generali e dopo 16 anni il Partito Nazionalista tornò al governo. Premier fu il suo leader E. Fenech-Adami. Egli ribadì il “non allineamento” di Malta, gli accordi con la Libia, più stretti rapporti con gli Stati Uniti e gli altri paesi occidentali e si impegnò al massimo perché Malta entrasse a pieno titolo nella Comunità Europea.
Nel 1989, in aprile, il nuovo presidente della repubblica fu V. Tabone ed in dicembre, nei giorni 2 e 3, Malta ospitò il primo incontro al vertice fra George Bush, allora presidente degli Stati Uniti ed il premier russo Gorbacev.
Nel febbraio 1990 fu rinnovato per altri 5 anni il patto di cooperazione
bilaterale con la Libia e nel febbraio del 1992 le elezioni generali confermarono
al governo il Partito Nazionalista.
La politica economica del riconfermato governo continuò ad essere
liberista mentre si rafforzava l’adesione di Malta sia all’Unione Europea
che alla NATO.
Nell'aprile 1994 i nazionalisti ottennero un nuovo successo alle elezioni presidenziali che portarono alla massima carica U. M. Bonnici.
Due anni dopo, però, nell’ottobre 1996 nelle elezioni per il rinnovo del Parlamento subirono una sconfitta, quanto mai inimmaginabile. La causa di questa debacle era stata una imposta sul valore aggiunto che aveva inciso nella misura del 15% e che il popolo non aveva assolutamente gradito.
Questa imposta era stata considerata necessaria dal governo che si accingeva ad entrare nell’Unione Europea, per il quale ingresso si ritenevano indispensabili varie misure di austerità.
Questo programma non era stato sostenuto dai laburisti che, invece, miravano a mantenere una totale neutralità in campo internazionale e che erano nettamente contrari all’Unione Europea.
Nell’ottobre del 1996 il leader laburista A. Sant formò un nuovo
governo; nel luglio 1997 abolì l’impopolare imposta ma nell’agosto
del 1998 la troppo fragile maggioranza laburista fu messa in crisi, con
conseguenti dimissioni del governo. Le nuove elezioni riportarono in auge
i nazionalisti ed il premier Fenech-Adami che, quindi, tornò alla
guida dell’esecutivo.