Storia
I primi abitatori del Marocco furono i Berberi. Essi sbarcarono sulle coste africane parecchi secoli prima della nascita di Cristo, ma non si sa da dove provenissero.
Il Marocco fu dominato da Fenici, Romani, Vandali, Greci ed Arabi, che introdussero l’islamismo. Ma nel XII secolo avanti Cristo i Fenici, mercanti e navigatori che abitavano l’attuale Siria, raggiunsero le coste del Marocco, vi costruirono dei porti e cominciarono a colonizzare la zona, insegnarono agli indigeni l’uso del ferro, la coltivazione di alberi e di prodotti agricoli.
Nel VI secolo avanti Cristo arrivarono i Cartaginesi per utilizzare i suoi porti, ne migliorarono le attrezzature e ne costruirono di nuovi. A quei tempi gli abitanti del Marocco erano divisi in piccoli stati rivali fra loro: la Mauretania Tingitana, la Getulia e la Numidia.
Nel IV secolo avanti Cristo la Mauretania, o “Paese dei Mori”, raggiunse la maggiore importanza, data la sua vicinanza alla costa. E quando alla fine delle “guerre puniche” i cartaginesi furono sconfitti dai romani (146 avanti Cristo), l’impero romano si estese fino all’Africa ed anche la Mauretania divenne provincia romana. In quella regione c’erano già importanti città come Tingis (l’attuale Tangeri), Sana, Banasa, Volubilis.
La Mauretania fu annessa da Caligola e nel 42 dopo Cristo l’imperatore
Claudio la divise in due provincie: la Mauretania Tingitana, press’a poco
l’attuale Marocco settentrionale, che ebbe per capitale Tingis e
la Mauretania Caesariensis, fra la Mulucha e la Numidia. Queste provincie
furono governate dai “Procuratores Augusti”, dipendenti direttamente dall’imperatore
Ma la penetrazione romana del territorio fu affrontata con minore impegno
che altrove, per cui il Marocco non raggiunse mai una vera e propria romanizzazione.
A dimostrare, invece, che i romani compirono opere grandiose, monumenti,
segni di vita urbana civile, in moltissime città e cittadine, ci
furono gli scavi operati nelle zone di Volubilis e di Sala i cui attestati
ci sono pervenuti tramite l’opera scritta di Tolomeo.
L’influenza di Roma su quelle terre fu molto importante: case, monumenti, costumi romani furono presi a modello dalle popolazioni locali; furono bonificate terre incolte, sviluppati commerci. Ma, caduto l’impero romano nel V secolo dopo Cristo, i Vandali, provenienti dalla Spagna, occuparono la zona settentrionale e le città di Tangeri e Ceuta, distruggendo nel loro cammino tutto ciò che i romani avevano costruito. Poi, dopo un breve periodo di dominazione bizantina, fu la volta degli Arabi, che nel VII secolo occuparono il Marocco per diffondervi la religione maomettana. Essi spadroneggiarono nel paese, trattando gli abitanti come loro schiavi, finchè questi nel 739 si ribellarono scacciandoli.
Dopo la liberazione dagli invasori nel Marocco si formarono degli stati indipendenti che più tardi divennero rivali fra loro e cominciarono a combattersi.
Nel 786 giungeva in Marocco il genero di Maometto, Idris, perseguitato dai califfi d’oriente; egli diede inizio ad una dinastìa di “sceriffi” (titolo corrispondente a quello di principe), che conquistarono numerosi stati marocchini, formando così un unico stato. La vita nel paese progredì: furono fondate nuove città, fra cui Fez, che divenne la capitale ed il più importante centro occidentale della religione maomettana: qui risiedeva il “sultano”, cioè il re del Marocco.
Nel 985 capi rivali spodestarono la dinastìa di Idris: il Marocco fu di nuovo diviso in staterelli in continua lotta fra loro, finchè nel 1062 le tribù berbere meridionali ebbero il sopravvento ed invasero le terre a nord, dove fondarono la città di Marrakech: il Marocco potè essere così riunificato ed ebbe inizio il periodo dei “grandi imperi berberi”.
Nrl XV secolo anche gli europei cominciarono ad interessarsi del Marocco, per combattere il diffondersi della religione maomettana e per porre un freno alle azioni di pirateria dei berberi. Nel 1471 i portoghesi occuparono Tangeri ed alcune zone dell’interno. Il sultano in carica fu scacciato; scoppiarono lotte fra gli aspiranti alla successione: finchè nel 1666 predominarono gli “sceriffi” Alawiti, che allontanarono i portoghesi e sottomisero tutti i ribelli. Il loro dominio continuò fino al XX° secolo.
Nel XIX° secolo le ricchezze naturali dell’Africa attirarono l’interesse di alcune nazioni europee. Nel 1844 la Francia, che già possedeva l’Algeria, aveva tentato di occupare il Marocco ma era stata costretta a ritirarsi. Firmò, comunque, accordi con il sultano, ma non tutti i marocchini erano favorevoli a stringere rapporti con l’Europa ed alcune tribù si ribellarono (1911); il sultano, per difendersi, chiese rinforzi alla Francia che approfittò dell’occasione per inviare le sue truppe nel paese. L’anno seguente il Marocco centrale e meridionale era costretto ad accettare il “protettorato” francese; in tal modo il sultano rimaneva a capo del paese, sotto il controllo del governo di Parigi. Eguale sorte toccò alla parte occidentale del Marocco, che fu affidata alla Spagna.
Comunque tutte le operazioni relative al Marocco furono interrotte per
l’avvento della prima guerra mondiale. E non ripresero neppure alla fine
di questa guerra per tutto il periodo in cui si tennero delle
trattative per la fine delle ostilità.
La Francia, poi, si propose come obiettivo principale un vasto programma
di sviluppo economico ed il franco marocchino fu legato alle sorti del
franco francese, così come nella parte spagnola la moneta ufficiale
divenne la “peseta”.
Intanto a Parigi nel 1934 fu creato un “Comitato Marocchino di Azione”, animato da forti sentimenti nazionalistici e alimentato dall’adesione del sultano.
Sotto l’amministrazione dell’accorto residente generale Nogues, al Marocco fu riconosciuto maggiore rispetto delle volontà della popolazione, in particolar modo di quella giovane, si condannarono gli abusi, tanto che alle soglie della seconda guerra mondiale si registrò in Marocco una condizione di piena fedeltà alla Francia. E furono inviate truppe che combatterono al fianco degli Alleati.
Per tutto il periodo della loro occupazione, i tedeschi tentarono ogni cosa per distaccare il Marocco dalla Francia ma senza esito. Solo verso giugno del 1943, quando era residente generale E. Puaux, il nazionalismo marocchino cominciò a dare segni di irrequietezza con la costituzione del “Partito Unito dell’Indipendenza” guidato da Ahmed Belafrej e capeggiato dal sultano Mohammed Ibn Yusuf (Maometto V).
Nel gennaio 1944 il Movimento presentò due petizioni al residente ed al sultano, in cui si chiedeva l’indipendenza del Marocco e l’applicazione di un governo costituzionale sotto la sola sovranità del sultano. E questo movimento nazionalista dovette ben presto verificare quanto la Francia non fosse per nulla disposta ad aderire alle sue richieste, quando, a seguito di alcune rivolte scoppiate a Rabat, Fez e Marrakech, faceva arrestare i più importanti capi, compreso Belafrej. Però fu annunciato un programma di riforme che venne portato avanti anche dal successore di Puaux, il residente generale E. Labonne, in carica già dal marzo 1946. Queste riforme dovevano portare ad un aumento degli indigeni nell’ammistrazione governativa, ad un vasto sviluppo dei servizi scolastici, ad una codificazione delle leggi marocchine ma, soprattutto, alla risoluzione del grave problema dell’agricoltura che non si era adeguata all’aumento demografico creando un vero e proprio scompenso economico e sociale.
Alle difficoltà comportate da questo programma Labonne dovette aggiungere le opposizioni del sultano che lo chiamava “socialisteggiante” e nello stesso tempo caldeggiava l’ispirazione panislamica. Nel maggio 1947 ci fu il cambio alla residenza generale e Labonne venne sostituito dal generale Juin, che avviò una “politica di ordine” senza, però, escludere la continuità nell’opera di rinnovamento, iniziata dal suo predecessore.
La lotta marocchina per l’indipendenza continuò e Ibn Yusuf, dopo un suo discorso a Tangeri in cui riaffermava il diritto all’unità per il suo paese, si attirò l’ostilità del governo francese che, nell’agosto del 1953, lo depose e lo deportò nel Madagascar, sostituendolo con una sua creatura, il principe “sceriffiano” Ben Arafa. Le sollevazioni continuarono ed infine la Francia accettò l’inevitabile e cominciò le trattative per lo smantellamento del protettorato.
Nel novembre del 1955 Ibn Yusuf tornò sul trono ed il Marocco riacquistò la sua completa sovranità, con il recupero anche della parte spagnola e della città di Tangeri, fino ad allora “stato internazionale”.
Ripristinata la sua indipendenza, il Marocco fu ammesso alla Lega Araba e fra le Nazioni Unite, pur dichiarandosi solidale con gli algerini in lotta, e non ruppe i ponti con la Francia. I suoi nuovi capi politici, Allal Al-Fasi, Sidi Bekkai, Balafreg, si impegnarono subito per migliorare lo stato con un particolare riguardo alla modernizzazione del paese ed alla diffusione dell’istruzione e della cultura.
Nel novembre 1962 il re Hassan II, successore di Maometto V, proclamò la Costituzione che fu approvata con un referendum popolare. Con essa il Marocco fu definito uno Stato Monarchico, Costituzionale, Democratico e Sociale. Il potere legislativo fu affidato ad una Camera di Rappresentanti, eletta ogni 4 anni a suffragio universale, e ad una Camera di Consiglieri composta da: rappresentanti dei Consigli comunali e provinciali, delle associazioni sindacali e professionali e delle categorie imprenditoriali.
Le elezioni per la prima Camera furono indette nel maggio 1963 e quelle per la seconda nell’ottobre. Vi concorsero:il Partito Unito dell’Indipendenza, l’Unione Nazionale delle Forze Popolari ed il Fronte per la difesa delle Istituzioni Costituzionali. Quest’ultimo ottenne la maggioranza dei seggi in ambedue le elezioni.
Nell’ottobre 1964 Ahmad Bahanini, presidente di un nuovo Partito Democratico Socialista, formò il nuovo governo con l’intento di ottenere la collaborazione anche delle opposizioni. Ciò non avvenne tanto che il Partito Unito dell’Indipendenza nel febbraio 1965 chiese che si ripetessero le elezioni. Ne conseguirono scioperi e disordini: fu proclamato lo stato d’emergenza, la Costituzione fu sospesa; tutto ciò rese molto precaria la situazione interna. Parallelamente anche quella internazionale degenerò allorchè in Francia si registrò la scomparsa di Ben Barakah, esponente dell’Unione Nazionale delle Forze Popolari di cui il governo francese accusò il generale Ufqir, stretto collaboratore del re Hassan.
Nel luglio 1970, dopo un referendum popolare, fu promulgata una
nuova Costituzione che prevedeva una sola Camera con 240 membri di
cui 90 eletti a suffragio universale, 90 eletti dai consigli comunali e
provinciali e 60 eletti da un Collegio di rappresentanti delle associazioni
professionali e sindacali. Le elezioni di agosto furono appannaggio degli
Indipendentisti.
Nell’agosto 1972 ci fu un attentato al re: caccia militari attaccarono
l’aereo in cui si trovava Hassan. Si confessò autore il Ministro
della Difesa e Capo di Stato Maggiore, generale Ufqir, che si suicidò.
Nel febbraio 1973 ci furono scioperi di studenti e scontri con la polizia e l’Unione Nazionale Studenti Marocchini fu sciolta. Nell'aprile dello stesso anno fu sospesa pure l’Unione Nazionale delle Forze Popolari, accusata di complotto ed attività terroristiche (in combutta con la Libia): 157 persone furono arrestate, 15 furono fucilate.
Il re, intanto, aveva annunciato che entro due anni avrebbe portato a compimento un piano di “Marocchinizzazione” dell’economia, con l’esproprio delle terre appartenenti agli stranieri e la loro distribuzione ai contadini, e con l’estensione da 12 a 70 miglia delle acque territoriali. Per il sequestro delle terre nacquero conflitti e tensioni con la Francia, per le acque con la Spagna.
Questa politica portò ad un riavvicinamento del re con le opposizioni per ciò che riguardava la politica estera. Lo stesso non fu per quella interna poiché vennero eseguite altre condanne a morte a seguito dei fatti del 1973. L’Unione Nazionale delle Forze Popolari si riorganizzò assumendo il nome di Unione Socialista. L’estrema sinistra dal canto suo formò un altro partito, il Partito del Progresso e del Socialismo, mentre degli elementi berberi, più vicini alla Corona, formarono il loro Partito Liberale Progressista.
Alla fine del 1976 il Marocco tornò in possesso di una parte del Sahara spagnolo, cosa che rinfrancò i nazionalisti. Il 3 giugno del 1977 le elezioni politiche consegnarono la vittoria al partito degli indipendenti, fedeli alla Corona. Subito dopo queste elezioni si accentuò la crisi economica che ebbe delle ripercussioni importanti primo perché il governo decise un sensibile taglio alle spese della pubblica istruzione, il che innescò ribellioni e scioperi da parte degli studenti. Nel giugno del 1981 la situazione si aggravò ulteriormente quando a Casablanca rimasero uccise 66 persone nei tumulti di uno sciopero generale proclamato per contestare l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. Nel frattempo furono rinviate pure le elezioni politiche, che avrebbero dovuto svolgersi entro l’anno. E quando allo scadere del 1983 si arrivò alla fine della legislatura, il re Hassan II nominò un governo provvisorio di unità nazionale, capeggiato da M. K. Al-Amrani, composto dai rappresentanti dei 6 principali partiti politici.
Agli inizi del 1984 si verificarono altri incidenti, a seguito dell’aumento dei prezzi di alcuni generi alimentari e delle tasse scolastiche; la polizia sparò sui dimostranti uccidendo 110 civili. Nel settembre 1984 si tennero le elezioni legislative che furono di nuovo vinte dal centro-destra, pur registrando un notevole aumento dell’Unione Socialista.
Nonostante le elezioni, il governo provvisorio rimase in carica ancora fino all’aprile del 1985 quando il re nominò il nuovo governo affidandolo sempre ad Al-Amrani (Lamrani) che, però, nel settembre 1986 fu costretto a dimettersi per motivi di salute.Gli successe Izz Al-Din Al-Iraqi che dovette affrontare subito una pesante situazione di opposizione, creata dagli estremisti di sinistra, ma soprattutto dai gruppi organizzati di fondamentalisti islamici. Molti di loro furono condannati a morte, ma a favore di una loro amnistia si pronunciò nel 1987/88 il re, con lo scopo di proteggere maggiormente i diritti umani della popolazione.
Nel marzo 1992 Hassan II portò un ulteriore emendamento alla Costituzione per assicurare un maggiore equilibrio fra il potere legislativo e quello esecutivo.
Uno dei compiti di maggiore importanza svolti dal Marocco in questi
ultimi anni, è stata la mediazione fra l’Organizzazione per la Liberazione
della Palestina ed Israele, compito che ha portato al reciproco riconoscimento
nel settembre del 1993.
Il re Hassan II durante i primi anni 90, continuò a svolgere
un politica più aperta alle opposizioni e manifestò l’intenzione
di coinvolgere nelle responsabilità governative le forze progressiste.
Per questo nel 1995 rientrarono in Marocco due personaggi di maggiore spicco
fra gli oppositori del regime. Uno fu Abd al-Rahman Yusufi, capo
dell’Unione Socialista delle Forze Popolari, e l’altro Muhammad al-Basri,
fondatore dello stesso partito nonché dell’Unione Nazionale delle
Forze Popolari.
Durante tutto quell’anno vani furono i tentativi di dare vita ad un governo di unità nazionale, ma nel 1996 le forze di opposizione decisero di votare a favore di tutti gli emendamenti costituzionali proposti e sottoposti ad un referendum popolare.
Questi emendamenti proponevano un Parlamento a due camere, una di rappresentanti, da eleggere a suffragio diretto ed una di consiglieri eletti a suffragio indiretto. Per tutto il 1996 e buona parte del 1997 il governo fu impegnato a sedare le varie manifestazioni di protesta degli studenti e di tantissimi altri settori, tutte causate dalla mancanza di lavoro, dal presente alto tasso di analfabetismo, specialmente nel Maghreb, dalle troppo profonde diversità sociali e dal continuo infiltrarsi dell’islamismo, specialmente dalla parte algerina.
Fra novembre e dicembre del 1997 si tennero le elezioni politiche che distribuirono la maggioranza dei voti alle 4 opposizioni. Il primo partito di sinistra fu l’Unione Socialista delle Forze Popolari, che così divenne anche il primo partito del paese. E questo per la Camera dei Rappresentanti, mentre per quella dei Consiglieri la maggior parte dei voti andò ai partiti vicini al blocco governativo di destra.
Nel marzo del 1998 fu chiamato a comporre il primo governo di coalizione di centro-sinistra del Marocco un socialista, Abderrahman Yusufi che, salvo alcuni privilegi di cui il re non volle privarsi, come l’elezione diretta dell’uomo forte del paese, il Ministro degli Interni Driss Basri, rese subito operante, facendo approvare importanti decreti che portarono così ad un maggiore contributo per la sanità e l’istruzione e ad una maggiore attenzione verso quei diritti umani, per troppo tempo disattesi dai passati regimi.
In campo internazionale il Marocco, pur manifestando l’intenzione di non isolarsi, pure rimase fuori dall’Organizzazione dell’Unità Africana. E ciò perché questa Organizzazione aveva riconosciuto ed ammesso la Repubblica Democratica Arabica Saharawi, fondata nel 1976 dal Fronte Polisario, cioè il movimento di liberazione nazionale del Sahara Occidentale. In precedenza, e cioè verso gli anni 80, il Marocco aveva iniziato imponenti lavori di colonizzazione in quella zona, incoraggiando i cittadini marocchini a stabilirvisi. Erano allora intervenute le forze saharawi per ostacolare con saccheggi e sabotaggi le opere marocchine al fine di impedirne l’occupazione. Erano iniziati allora gli scontri armati ed era stato richiesto l’intervento delle Nazioni Unite. Dopo il cessate il fuoco si propose un referendum per l’autodeterminazione del popolo saharawi, cosa che non si verificò mai per difficoltà sempre pronte e crescenti poste dal Fronte Polisario. E la questione era rimasta irrisolta.
Il Marocco, dopo l’Egitto, fu uno dei primi paesi a riconoscere lo Stato di Israele nel settembre del 1994. Ma nel 1997 si trovò in posizione critica verso quello Stato allorché la Lega Araba interruppe il dialogo che avrebbe dovuto portare ad instaurare normali relazioni diplomatiche tutti i paesi arabi. E ciò perché, nel frattempo, il Primo Ministro israeliano Netanyahu aveva dichiarato di volersi insediare in maniera più ampia nella zona di Har Homa, a Gerusalemme Est.
Con i paesi europei i rapporti furono notevolmente rafforzati anche se si ebbero delle contestazioni sui diritti di pesca nel Mediterraneo. Ed anche con la Spagna si era avuta una situazione di contrasto per sospetto coinvolgimento del Marocco in un traffico di immigrati clandestini verso la penisola iberica. Ma con la Spagna anche un altro problema era sorto. Questo riguardava le zone di Ceuta e Melilla, avamposti spagnoli sulle coste settentrionali del Marocco, di cui il premier Yusufi dall’aprile 1998 rivendicava la sovranità.
Il 23 luglio del 1999 Hassan II morì; il suo successore il figlio
Sidi Muhammad, principe ereditario, salì al trono col nome di Muhammad
VI.