MAURITANIA

Storia

Il nome Mauritania è derivato  da quello della tribù dei Mauri già conosciuta, sebbene in numero ridotto,  dai tempi di Plinio. Dal punto di vista etnico i Mauri erano molto affini ai Numidi e ad altri popoli dell’Africa settentrionale; tutti questi popoli riuniti insieme si chiamarono Libi, poi Berberi, e registrarono nel tempo anche infiltrazioni iberiche.

Troviamo le prime memorie storiche dei Mauri già nel IV e III secolo avanti Cristo quando erano in stretti rapporti con Cartagine;  e già da allora sul territorio erano state fondate diverse colonie dai Fenici. Si sa che essi vi governavano a regime monarchico e non si conosce quale fosse la giusta estensione del territorio.

Notizie più precise dei Mauri le troviamo verso il III secolo, durante la seconda guerra punica ed anche al tempo del re Bocco I che, per  combattere i romani, strinse alleanza con Giugurta, re di Numidia; poi lo consegnò ai romani e ne ebbe in cambio da loro la Numidia occidentale (II, I secolo avanti Cristo).

Nessuna notizia precisa ci è giunta del periodo intercorso fra la guerra di Giugurta e quella di Cesare. Forse Bocco I regnò fino ai primi anni del I secolo avanti Cristo e forse il suo successore fu il figlio Bogud.

Nel 49 avanti Cristo  quando scoppiò la guerra civile fra Cesare e Pompeo, la Mauritania era divisa in due regni: quello orientale retto da Bocco il Giovane e quello occidentale retto da Bogud, separati dal fiume Mulucha. Ambedue questi re fornirono un prezioso aiuto alle legioni di Cesare ricevendone in cambio i territori che furono di Massinissa. I due regni furono decisamente aperti alla civiltà punico-romana, come dimostrarono alcune monete dell’epoca, che riportavano ognuna il nome del sovrano, a volte scritto in neopunico e a volte in latino. Poi alla morte di Cesare Bogud parteggiò per Antonio; ma gli abitanti della capitale, Tingi, nel 38 avanti Cristo si ribellarono al loro re; ne ottennero il beneficio della cittadinanza romana e quando Antonio fu sconfitto da Ottaviano, Bogud fu costretto a fuggire in oriente, perse il suo regno che fu aggregato a quello di Bocco, cosicchè la Mauritania tornò ad essere un regno unico.

Nel 33 avanti Cristo alla morte di Bocco la Mauritania, pur non essendo stata subito dichiarata provincia romana, potè annoverare sul suo  territorio ben 12 colonie romane: le sette sul mare furono: Zulil, Igilgili, Saldae, Rusazus, Rusguniae, Gunugu, Cartenna; e cinque nell’interno: Babba, Banasa, Tubusuptu, Aquae e Zuccabar.

Il progetto prevedeva l’annessione all’impero romano, invece nel 25 avanti Cristo Ottaviano ricostituì il regno di Mauritania, lo affidò al re Giuba II e mise le colonie sotto la giurisdizione di Betica, antica regione della Spagna, bagnata dal fiume Baetis, oggi Guadalquivir.

Giuba II stabilì la sua capitale a Iol, chiamandola Cesarea ma, pur rimanendo fedelissimo a Roma, volle mantenere al suo regno il preciso carattere di stato africano indipendente.

A Giuba successe il figlio Tolomeo  che fu chiamato a Roma da Caligola, da questo fu fatto uccidere e fu fatta dichiarare la Mauritania possesso dell’impero. Gli storici dicono che Caligola abbia fatto tutto ciò per aumentare il suo prestigio presso quel popolo: mai calcolo fu tanto sbagliato. Infatti, il popolo di Tolomeo non gradì gli avvenimenti e dichiarò guerra ai romani. Questi, imperante Claudio, sottomisero i Mauri e poi divisero la Mauritania in due provincie. Ognuna di queste fu governata da un Procuratore imperiale ed ognuna ebbe il nome dalla capitale. Quella orientale, dal fiume Ampsaga alla Mulucha, si chiamò Cesariense; quella occidentale, dalla Mulucha all’Oceano, si chiamò Tingitana.

Non tutta la popolazione però riconobbe la sovranità romana. Alcune tribù, specialmente al sud del territorio, continuarono a seguire le loro tradizioni, alquanto fuori da  quelle latine, e a farsi governare da piccoli sovrani locali che Roma, volente o nolente, dovette riconoscere.

Data la diversità fra regioni e provincie, fra tribù e popolazioni, fu naturale ascrivere a quei periodi il verificarsi di guerre più o meno lunghe. Ribellioni varie si ebbero sotto Domiziano, Adriano, Antonino Pio e Marc’Aurelio. Così stando le cose, la civilizzazione romana procedette lenta  e laboriosa, e lasciò i suoi segni soprattutto nelle città costiere.

E con la caduta dell’impero romano arrivarono i Vandali, che passando attraverso tutta la Spagna invasero  l’Africa e la Mauritania fu il primo stato oggetto delle loro devastazioni. Poi ci furono i  Bizantini ed infine arrivarono gli Arabi. E sotto la dominazione araba la Mauritania rimase  per molti secoli, finchè le più fiere tribù berbere si ribellarono e li scacciarono. Iniziò un lungo periodo in cui lo stato seguì un po’l’andamento delle cose relative al Marocco, finchè nel secolo XIX° alcune nazioni europee, prima fra tutte la Francia, attratte dalle ricchezze naturali dei territori africani, cominciarono ad occuparli e colonizzarli. Così la Mauritania si trovò a far parte dell’Africa Occidentale Francese.

Il 28 novembre 1958 optò per essere Stato Autonomo, compreso nella Comunità Francese ed esattamente due anni dopo ottenne l’indipendenza. Si proclamò “Republique Islamique de Mauritanie” e così facendo innescò vivaci proteste da parte del Marocco che pretendeva di applicare la propria sovranità in quanto la Mauritania era sempre stata possedimento di sultani marocchini.

Nel maggio 1961 ebbe la Costituzione ed il primo Presidente fu Moktar  Ould Daddah. Il 27 ottobre 1961 ci fu l’ammissione alle Nazioni Unite e due anni dopo partecipò alla fondazione dell’Organizzazione dell’Unità Africana.

Il partito principale, il “Parti du Peuple Mauritanien”, pur riuscendo a dare una certa stabilità al paese, dovette sempre fronteggiare i duri contrasti presenti tra le popolazioni di etnìa maura (arabo-berbere) e quelle negre.

Nel 1965 fu eletta l’Assemblea Nazionale e poiché il governo stabilì di imporre nell’insegnamento scolastico la lingua araba, sorsero scioperi e disordini.

Il presidente, uomo accorto, si preoccupò di ripristinare l’ordine e, apportando alcune modifiche ministeriali, fece partecipe del governo un più vasto numero di elementi negri. Poi nel 1968, con un emendamento costituzionale, si dichiarò l’arabo seconda lingua ufficiale.

Nel 1969 cominciarono le agitazioni studentesche e sindacali e nel 1971, in occasione di una visita ufficiale del presidente francese Pompidou, furono chiuse le scuole ed  alcuni sindacalisti arrestati.

Nonostante disagi vari nel 1973 si costituì l’Unione dei Lavoratori e nel 1974 il governo approvò un programma di nazionalizzazioni che toccò prevalentemente le miniere di ferro e talune imprese minerarie ed industriali.

Nel 1973, dopo una riconciliazione col Marocco, la Mauritania entrò a far parte della Lega Araba ed iniziò una buona cooperazione con la Cina popolare.

Nel 1976 fu concluso un accordo militare col Marocco e ciò per motivi importanti: 1)- per ottenere il ritiro della Spagna dal Sahara spagnolo; 2)- per impedire che il movimento nazionale, spinto dall’Algeria, operasse una spartizione del territorio. Il 10 luglio del 1978 un colpo di stato depose Daddah e portò al potere il colonnello Ould Salek.

Intanto si era costituito in precedenza il cosidetto Fronte Polisario che tendeva ad ottenere il riconoscimento dell’indipendenza della zona Sahara Occidentale e creò molti disagi con la sua lotta armata alla Mauritania.

Con l’ascesa al potere di Salek anche questa lotta conobbe una stasi per poi riprendere nel giugno 1979  con l’avvento alla guida del paese del colonnello M. Mahmoud Louly. Soltanto con l’intervento del Primo Ministro M. Khouna Haidalla si giunse alla composizione della guerra con la firma dell’accordo di Algeri del 5 agosto 1979 ma la Repubblica Democratica  Arabica Saharawi, nata dalla lotta del Polisario, non fu diplomaticamente riconosciuta  nemmeno nel 1980 quando Haidalla sostituì Louly. Questo strano atteggiamento provocò due movimenti eversivi. Il primo, di matrice libica, nel dicembre 1980, ed il secondo, più grave, del marzo 1981 con l’appoggio di personalità marocchine per cui la Mauritania ruppe le relazioni con il Marocco.

Nel febbraio 1984 la Repubblica Democratica Arabica Saharawi ebbe il riconoscimento e nel marzo Haidalla assunse pieni poteri esautorando il colonnello M. Ould Sidi Ahmed Taya che, perciò, organizzò un colpo di stato ed assunse il governo.

Nell’aprile 1985 Taya riallacciò le relazioni col Marocco e riprese il dialogo con gli stati vicini, allentando la tensione internazionale. Ma intanto era aumentata la tensione interna fra gli arabo-berberi e la minoranza negra. Nel 1986 si ebbero notevoli seri incidenti a causa della eccessiva arabizzazione del paese. Taya allora promosse una più vasta islamizzazione con lo scopo di attenuare le controversie, ma tutto fu inutile. Nel 1987 ancora incidenti causarono vittime e specialmente nell’aprile 1989 si verificò un massacro di negri nella capitale, come contropartita di un altrettanto sanguinoso massacro di gente maura residente nel Senegal.

Con questo la Mauritania venne ai ferri corti e si temette pure lo scatenarsi di una vera e propria guerra; le relazioni diplomatiche furono interrotte e riprese poi nel 1992, con una intesa fra i due paesi. All’interno però continuarono gli scontri fra i contrapposti gruppi etnici e molti negri si ritirarono nel vicino Mali.

Taya fece approvare una nuova Costituzione con principi più democratici e poi fu eletto Presidente della Repubblica nel gennaio 1992. Nel successivo marzo ci fu la prima elezione multipartitica nel paese ed il  Partito Repubblicano Democratico e Sociale, di pura marca governativa, conquistò una larghissima maggioranza, ottenendo 67 seggi su 79.
 
Verso la fine di quello stesso anno, a seguito della svalutazione della moneta, si ebbero manifestazioni popolari dovute al non adeguamento dei salari dato l’aumentato costo della vita.

Nel gennaio del 1993 il governo intervenne portando miglioramenti economici e con questo si giunse al febbraio del 1994 con le elezioni amministrative vinte dal partito di governo con una grandissima maggioranza.

Forte di questa situazione, però, il governo applicò mezzi quanto mai repressivi verso tutti gli oppositori del sistema, specialmente contro le minoranze nere e quelle islamiche. Pur tuttavia, anche nell’ottobre del 1996 le elezioni legislative furono vinte dal partito governativo. E addirittura nel dicembre del 1997 Taya veniva confermato Presidente col 90,2% dei voti.

Egli continuò a mantenere il solito assetto governativo, laddove la maggioranza mauro-berbera risultava, senza alcun dubbio, padrona della politica e dell’economia, a scapito delle etnie nere, tuttora in stato di povertà e di ignoranza. Sempre nello stesso mese di dicembre Taya sostituì il premier Khouna con M. L. O. Guig il quale, a sorpresa, chiamò tre donne a far parte del suo governo.

Nell’aprile del 1998 Khouna tornò al governo ed il Partito Repubblicano Democratico e Sociale vinse le elezioni amministrative del gennaio 1999.

In campo internazionale, la Mauritania fu molto attiva, durante tutto l’arco degli anni 90, per cui allacciò le relazioni con il Kuwait, iniziò quelle diplomatiche con Israele, rafforzò quelle con la Francia ed inoltre, in unione ad Israele, Egitto, Giordania, Marocco e Tunisia, fondò il Gruppo della Cooperazione Mediterranea della NATO nel 1997.