Storia
Il Mozambico per molto tempo ha rappresentato uno dei maggiori baluardi del dominio portoghese in Africa. I portoghesi furono nella colonia per oltre tre secoli e nel 1508 vi costruirono una fortezza che tuttora è adibita a penitenziario.
L’occupazione militare di Mossuril, nell’omonima baia, fu completata nel 1913. La popolazione, per la verità scarsa, si propose da sempre per lo sviluppo dell’agricoltura producendo non solo per il proprio fabbisogno ma anche per l’esportazione del mais, il sesamo, la manioca, le arachidi e frutti tropicali. Molto praticato fu anche l’essiccamento del pesce.
Nel 1935 il Mozambico fu dichiarato parte integrante del Portogallo e nel 1955 si chiamò ufficialmente “Provincia d’Oltremare portoghese”, acquisendo così il diritto alla elezione nell’Assemblea Nazionale di Lisbona di tre deputati.
L’autorità massima nel Mozambico fu il Governatore Generale, controllato dal Ministero competente per l’Oltremare, in particolar modo per le questioni finanziarie e con la facoltà di legiferare su tutti gli altri argomenti. Fu anche eletto un Consiglio legislativo con 16 membri eletti e 8 nominati, mentre il Consiglio di governo mantenne funzioni solo consultive.
Nel 1961 furono riconosciuti agli abitanti del Mozambico pari diritti con i portoghesi, purchè avessero una buona conoscenza della lingua.
Nel giugno 1962, dopo alcune sporadiche manifestazioni di protesta, si costituì il “Fronte per la Libertà del Mozambico”, guidato da E. Mondlane, e nel settembre 1964 ebbero il via le prime vere e proprie ribellioni popolari, specialmente nel nord del paese, ai confini con la Tanzania, dove erano state poste le basi dei rivoltosi.
Nel 1969 fu assassinato Mondlane ed allora si ebbe una crisi nel Fronte, dalla quale a mala pena si riuscì a tirarsi fuori, sotto la guida di Samora Machel e di M. dos Santos.
Allas fine del 1972 furono resi noti alcuni eccidi commessi dai portoghesi in risposta alle ribellioni. E quando il 25 aprile del 1974 si ebbe una rivoluzione in Portogallo, il generale A. de Spinola, assurto al potere, decretò che i territori d’Oltremare avevano diritto all’indipendenza ed infatti, esattamente un anno dopo, il Mozambico divenne indipendente.
Nella fase di preparazione e di passaggio delle consegne, si verificarono molti gravi incidenti fra la minoranza bianca e gli indigeni e molti coloni si trasferirono in Rhodesia ed in Sudafrica. Il Portogallo, comunque, continuò ad aiutare finanziariamente il Mozambico fino alla estinzione del deficit del bilancio, mentre Machel, divenuto presidente del nuovo stato, dichiarò che il paese avrebbe avuto un partito unico e che la capitale, fino ad allora chiamata Lorenço Marques, si sarebbe invece chiamata Maputo.
Il governo fu di tendenza marxista, ideologia ribadita dal Fronte nel febbraio 1977 e si preparò un piano per il controllo della produzione e per iniziare la collettivizzazione e la formazione di cooperative. Tutti i privilegi furono così rivolti alle campagne.
Il governo dovette pure affrontare il problema dei quadri, sia tecnici che amministrativi, rimasti incompleti dopo la partenza dei portoghesi.
In campo estero, la dipendenza del Mozambico dal Sudafrica e dalla Rhodesia fu resa ancora più evidente dall’impiego notevole dei lavoratori, specialmente nelle miniere dei due paesi e dalla vendita dell’energia prodotta a Cabora Bassa. L’Unione Sovietica aveva già ottenuto nel 1976 una base sulla costa Mozambicana e nel 1977 fu firmato un accordo con gli Stati Uniti con l’impegno di questi ultimi di fornire grano, riso ed altri prodotti alimentari, necessari specialmente ai numerosissimi rhodesiani neri rifugiati nel paese. Sempre nello stesso anno fu indetto il III Congresso del Fronte, che si proclamò ufficialmente partito di avanguardia marxista-leninista. Ma intanto era nato un altro partito, la “Resistencia Nacional Moçambicana”, sostenuta dal Sudafrica, che avrebbe dovuto destabilizzare il governo di Maputo.
Ne nacque una guerriglia che, insieme alla carestia del 1980,estesa a tutta l’Africa australe, portò gravi danni al paese. Machel, alla luce di tutti gli avversi avvenimenti, nel 1983 convocò il IV Congresso del Fronte ed in quella occasione cercò di moderare i principi della sua ortodossia marxista, allentando la collettivizzazione e donando più incentivi ai singoli contadini. Poi alla fine di quello stesso anno fece un lungo viaggio attraverso i paesi occidentali per sollecitare aiuti finanziari ed investimenti nel suo paese, anche in virtù della nuova più moderata ideologia politica.
Nel 1984 il Mozambico aderì al Fondo Monetario Internazionale ed alla Banca Mondiale. Poi venne a patti con lo stato razzista del Sudafrica, con un accordo di cooperazione economica, firmato a Nkomati. Ma la Resistencia Nacional continuò la lotta armata e Machel fu costretto a chiedere aiuti militari alla Tanzania ed allo Zimbabwe.
Il 19 ottobre 1986 l’aereo in cui si trovavano Machel ed alcuni suoi stretti collaboratori si schiantò in territorio sudafricano, di ritorno dallo Zambia, dove si erano recati per una consultazione con altri paesi di uguale politica. La causa: un errore del pilota, ma non fu mai accettata. Si pensò ad un attentato.
Alla presidenza del Fronte ed a quella della repubblica fu nominato il Ministro degli Esteri, J. Chissano, uomo di grande talento politico, di equilibrio e di larga esperienza internazionale. Egli mise in posti di prestigio, ma senza potere, alcuni anziani collaboratori di governo e snellì tutta la burocrazia inserendo dirigenti giovani e capaci.
Allentò poi le programmazioni socialiste per cercare in tutti i modi di accrescere la produzione e la ricchezza del paese. Una cosa non riuscì a cambiare, la lotta armata intrapresa dai nazionalisti che portavano i loro attacchi specialmente dalle basi del Sudafrica, tanto che Chissano dovette richiamare quello stato al rispetto dell’accordo di Nkomati.
Nel settembre il presidente sudafricano Botha si recò in visita nel Mozambico per dirimere le controversie fra i due paesi. Nel 1989 Chissano autorizzò anche la Chiesa ad intervenire presso la Resistenza e negoziati furono portati avanti anche con la mediazione del Kenia e dello Zimbabwe.
Con la Costituzione del 1990 erano stati annullati anche gli ultimi residui di socialismo del governo e nel 1991 fu convocato un nuovo Congresso del Fronte, che fu spogliato anche del ruolo guida che da sempre aveva avuto nel governo.
Le trattative finalmente giunsero in porto con la mediazione dell’Italia
ed un accordo di pace nazionale fu firmato a Roma il 4 ottobre 1992. Furono
concordati:
- l’immediata cessazione delle ostilità;
- il ritiro degli eserciti stranieri dal Mozambico e la creazione di
un esercito nazionale formato, per il 50%, da ex militanti nella Resistenza;
- il termine di un anno per le nuove elezioni;
- l’invio di truppe di pace delle Nazioni Unite e la creazione di una
Commissione di verifica;
- un piano generale di aiuti ed alcune misure per stabilire la conciliazione
nazionale, con aiuti economici agli ex combattenti della Resistenza;
- l’elaborazione di un piano per il rientro di tutti i rifugiati politici.
Il 15 ottobre il Parlamento ratificò tutti gli accordi e l’”Operazione
Mozambico” ebbe inizio. Poiché però tutti i piani decollarono
con una certa lentezza, le previste elezioni non poterono effettuarsi entro
l’anno stabilito e furono rinviate alla seconda metà del 1994.
Esse, infatti, si tennero dal 27 al 29 ottobre 1994 con una media dell’80%
degli aventi diritto al voto. Chissano ebbe la conferma alla Presidenza
della Repubblica ed il Fronte divenne il primo partito. Il nuovo governo
subito costituito lavorò per migliorare la situazione economica,
tanto disastrata da tutte le guerre sostenute sia contro il Portogallo
che la lunghissima guerra civile, e per fare ciò tagliò,
in primo luogo, le spese militari, poi iniziò un progetto di privatizzazione
di molte aziende statali ed infine liberalizzò i prezzi di molti
generi di prima necessità. Quest’ultimo provvedimento provocò
l’aumento del costo della vita e questo portò a gravi manifestazioni
popolari che nel 1995 colpirono duramente la città di Maputo in
particolare.
Pur continuando, però, una certa situazione di malcontento, il governo riuscì ad applicare delle misure che portarono ad un visibile miglioramento dell’economia. Ed in base a ciò il Mozambico riuscì ad ottenere dal Fondo Monetario Internazionale un congruo prestito triennale nel giugno del 1996, rinnovato poi nel giugno 1997, sempre dal Fondo Monetario Internazionale, affiancato anche da altri paesi che fornirono un loro prestito nel maggio del 1997.
Se sul piano economico si era riusciti a raggiungere un notevole cambiamento, naturalmente al meglio, in politica non fu altrettanto. Ciò si dovette al fatto che il Fronte disdegnò la collaborazione delle opposizioni che, invece, ambivano a formare un governo di unità nazionale. E questo fece nascere un malcontento maggiore quando il Fronte, autorizzato dalle norme costituzionali ad eleggere i governatori provinciali, mise in queste cariche i suoi adepti anche in quelle regioni dove la maggioranza elettorale era stata conquistata, a suo tempo, dalla Resistenza Nazionale Mozambicana.
Il vero scontro politico fra le due forze si ebbe poi quando il governo
arbitrariamente spostò al 1997 le elezioni amministrative, previste
invece per il 1996.
Queste elezioni vennero ancora rinviate e si effettuarono solo nel
giugno 1998 e registrarono una scarsa affluenza alle urne.
Poi le opposizioni non si dichiararono soddisfatte nemmeno dei risultati di quelle presidenziali e legislative che si svolsero nel dicembre 1999 e che assegnarono la vittoria rispettivamente a Chissano ed al Fronte.
In campo internazionale, migliorarono le relazioni col Sudafrica allorché
lì finì l’apartheid e Nelson Mandela fu eletto Presidente
della Repubblica. E migliorarono anche quelle, peraltro già buone,
con la Gran Bretagna che favorì l’ingresso del Mozambico nel Commonwealth.