Storia
Lo stato che attualmente si chiama Namibia, fin dai tempi precedenti alla prima guerra mondiale, faceva parte del territorio dell’Africa del Sud Ovest, ex protettorato tedesco.
Alla fine della guerra, nel 1920, la Società delle Nazioni stabilì
che il territorio doveva costituire parte dell’Unione Sudafricana e come
tale fu sottoposta ad un regime di mandato. In seguito le Nazioni Unite
chiesero al governo Sudafricano di trasformare questo regime in altro ad
amministrazione fiduciaria,oppure di concedere al territorio l’indipendenza.
E poiché il governo sudafricano si rifiutò di aderire alla
richiesta, le Nazioni Unite decisero di chiedere l’intervento della Corte
Internazionale di Giustizia. Questa nel 1950 sentenziò che:
1)- il territorio sottoposto al mandato internazionale assunto
dall’Unione Sudafricana doveva continuare in questo sodalizio a rispettare
gli obblighi assunti con l’articolo 22 del Trattato della Società
delle Nazioni;
2)- l’Unione Sudafricana non era obbligata a soddisfare le richieste
delle Nazioni Unite;
3)- l’Unione Sudafricana, da sola, non aveva la competenza di
applicare variazioni al mandato, ma poteva farlo in accordo con le Nazioni
Unite –
E poiché l’Unione Sudafricana non riconosceva le Nazioni Unite come eredi della Società delle Nazioni, rimase nei suoi fermi propositi e tutto rimase inalterato.
Nel 1953 però le Nazioni Unite, che non avevano accettato passivamente questo stato di cose, istituirono un “Comitato per l’Africa del Sud Ovest” con l’incarico di pretendere rapporti dettagliati sulla situazione reale del territorio, redatti dal Sudafrica o, in assenza di collaborazione, di procurarseli con mezzi propri. E questo avvenne.
Negli anni successivi quattro rapporti giunsero alle Nazioni Unite. In essi era rappresentato lo stato di arretratezza politica, economica e culturale in cui si trovava la regione; inoltre una grave discriminazione razziale penalizzava molto gli indigeni, ed ancora il Sudafrica voleva annettersi il territorio.
Nel 1956, per protestare contro quelle accuse, il Sudafrica ritirò la sua delegazione dalle Nazioni Unite. Nello stesso anno l’Assemblea delle Nazioni Unite, per ovviare a tutti gli inconvenienti dovuti alla situazione, nominò una “Commissione di buoni uffici” che operò molto bene per risolvere la questione, tanto che il Sudafrica il 15 luglio 1958 ritornò a ripresentarsi alle Nazioni Unite.
Il successivo 1° settembre la Commissione propose di dividere il territorio in due parti: quella settentrionale sarebbe stata posta sotto il regime di tutela e quella meridionale, dopo un referendum popolare, sarebbe stata annessa al Sudafrica.
L’Assemblea bocciò questa proposta in ottobre ed i negoziati col Sudafrica ripresero. Il territorio rimase sotto l’amministrazione della Repubblica Sudafricana fino al 1966 quando passò sotto la diretta autorità delle Nazioni Unite e nel 1968 prese ufficialmente il nome di Namibia, dal deserto di Namib.
Sotto la stretta sorveglianza delle Nazioni Unite si andò progressivamente attenuando, fino ad arrivare all’abolizione, il regime dell’apartheid. Poi il governo di Pretoria favorì il progresso economico; si registrarono numerosi investimenti multinazionali, che del resto erano già praticati nel Sudafrica; si ebbe un apprezzabile sviluppo dell’istruzione con l’uso di diverse lingue locali, in modo che ogni gruppo etnico potesse conservare la propria identità.
Si formarono alcuni partiti, fra cui i più noti furono la “South West African People’s Organization” e la “South West African National Union”.
Con essi ebbe inizio la fase dei movimenti nazionalisti contro la politica sudafricana; alla fine del 1971 fu proclamato uno sciopero generale di protesta, seguito nel 1972/73 dai contatti presi dal Segretario Generale delle Nazioni Unite con i rappresentanti del governo sudafricano per discutere delle aspirazioni del popolo, tese naturalmente al raggiungimento dell’indipendenza. Ma tutto fu inutile. Il governo sudafricano continuò la sua politica, ma persistendo tenacemente le opposizioni e le proteste fu indetta una Conferenza costituzionale che si concluse nel 1977 con la proposta di indipendenza da proclamare entro il 1978; ma non essendo la proposta seguita da alcun negoziato, ben presto si ebbero i primi moti di guerriglia.
Pretoria continuò ad amministrare il territorio mentre alcune potenze occidentali costituirono il cosidetto “gruppo di contatto” per dirimere la questione.
Nel 1981 le Nazioni Unite tennero una conferenza generale a Ginevra, ma anche qui non si raggiunse alcun accordo, anche in virtù di una nuova situazione creatasi negli Stati Uniti dopo l’elezione di Ronald Reagan. Questi, infatti, si era pronunciato a favore del principio chiamato “linkage” che legava l’indipendenza della Namibia al ritiro delle truppe cubane presenti in Angola fin dal 1975.
Nel 1988 il Sudafrica firmò con Angola e Cuba un accordo che
prevedeva il ritiro delle sue truppe dall’Angola, Cuba avrebbe ritirato
gradualmente le sue e le Nazioni Unite avrebbero sorvegliato tutte le operazioni
con uno speciale corpo di “Caschi Blu”, così da permettere libere
elezioni. Le quali avvennero nel novembre 1989, dando finalmente alla Namibia
una Costituzione e l’indipendenza. Le garanzie di sicurezza della
Namibia si accrebbero poi quando la “South West African People’s
Organization” vinse pure le elezioni amministrative del 1992.
Il primo governo che si formò fu di intesa con le opposizioni.
Man mano che si regolarizzava la situazione politica interna nel Sudafrica,
miglioravano anche i rapporti fra i due paesi tanto che pure Walvis Bay,
unico scalo importante namibiano, che era rimasto sotto la dipendenza del
Sudafrica, nel 1994, alla fine di alcuni tranquilli negoziati, tornò
definitivamente alla Namibia.
Nello stesso anno, a dicembre, si svolsero le elezioni, sia presidenziali che legislative. Ambedue assegnarono la vittoria alla South West Africa People’s Organization, che divenne il primo partito di governo mentre il suo leader, S. Nujoma, fu eletto Presidente della Repubblica.
Il lavoro del governo si manifestò subito difficile in campo economico perché intanto era aumentata la disoccupazione, il reddito non era distribuito uniformemente e quindi gli squilibri fra i ceti destavano una certa preoccupazione e, per finire, la Namibia ricevette segnalazioni da parte delle Nazioni Unite di ampi traffici di stupefacenti sul suo territorio. Considerati pure i latenti casi di corruzione nel pubblico impiego, il governo nell’agosto del 1999 fu costretto ad applicare lo stato di emergenza, specialmente nella zona di Caprivi dove, oltre tutto, intensi erano gli scontri armati fra le forze dell’ordine ed i guerriglieri indipendentisti.
In campo internazionale, migliorarono moltissimo, dopo la elezione a presidente di Nelson Mandela, i rapporti col Sudafrica che cancellò pure il debito che la Namibia aveva contratto proprio nei suoi confronti: era il febbraio del 1997.
Peggiorarono invece quelli col Botswana a causa di reiterate controversie
nelle zone di confine sorte già da tempo fra i due paesi.