Storia
Il Niger fu colonia dell’Africa Occidentale e divenne “Colonia Separata” nel 1922. Capoluogo fu prima Niamey, poi Zinder, poi di nuovo Niamey.
Col referendum del 28 settembre 1958 ebbe l’autonomia ma sempre in seno alla Comunità Francese. Ottenne la completa indipendenza il 4 agosto 1960, presidente H. Diori ed il 20 settembre dello stesso anno fu ammesso alle Nazioni Unite.
Il 24 aprile 1961 furono firmati diversi trattati con i quali vennero stabiliti, in unione con la Francia, rapporti di collaborazione nel campo dell’economia, delle finanze, delle foreste, della cooperazione militare, culturale ed amministrativa ed inoltre unione doganale con tutti i paesi dell’ex Africa Occidentale Francese, esclusa la Guinea.
Dopo la proclamazione dell’indipendenza si ebbe un periodo di stabilità politica; ma nell’aprile del 1974 ci fu un colpo di stato militare ed il potere fu gestito dal colonnello Seyni Kountchè. Sotto questo regime ci furono due tentativi eversivi, uno del 1975 ed uno del 1976,; ambedue fallirono.
Invece si potè contare su una certa stabilità economica, imponendo restrizioni a talune attività straniere, modificando degli accordi per lo sfruttamento dell’uranio, ed anche in campo agricolo qualche progresso fu raggiunto nonostante i danni provocati da una terribile siccità.
Poi negli anni ottanta ci fu un ristagno nei rapporti con la Francia mentre si rafforzarono le relazioni con i paesi francofoni, specialmente con la Libia e l’Algeria.
Nel 1980, applicando una politica di riconciliazione, Kountchè autorizzò il rilascio graduale dei prigionieri politici, fra cui l’ex presidente Diori, che però rimase agli arresti domiciliari fino al 1984, e D. Bakary, leader del partito Sawaba.
Nello stesso anno, quando la Libia invase il Ciad, egli allentò i rapporti con Tripoli e strinse più forti relazioni di amicizia con gli stati arabi conservatori e con la Tunisia, l’Algeria ed il Marocco.
Nel 1982 si iniziò la stesura dei piani per un ritorno ad una forma di governo costituzionale, ma questi non ebbero applicazione pratica ed il ruolo governativo dei militari venne confermato, anche se il primo ministro O. Mamane fu un civile. E nell’ottobre 1983 un ennesimo colpo militare fallì provocando repressioni ed epurazioni. Kountchè affidò la carica di primo ministro a H. Algabid, di etnìa tuareg, pur lasciando Mamane a capo del “Consiglio Nazionale di Sviluppo”, ed intanto si accinse a preparare una “”Carta Iniziale”, contenente nuovi principi costituzionali.
Negli anni 1984/85 il paese conobbe una delle peggiori siccità della sua storia; gli aiuti principali giunsero alle popolazioni del Niger da molti paesi del mondo, primo fra tutti gli Stati Uniti.
Nel 1985, nella parte nord-est del paese, si ebbe uno scontro con i libici a causa di connessioni di dissidenti tuareg con Tripoli. Poi tutti i tuareg non nigerini furono espulsi.
Nel giugno 1987 fu approvata la “Carta Nazionale” che proponeva metodi
di governo senza dubbio più democratici.
Nel novembre di quello stesso anno Kountchè morì a Parigi;
gli successe un cugino, A. Saibou, che continuò la politica già
in atto ma con una maggiore apertura verso l’opposizione.
Concesse una amnistia richiamando in patria i fuoriusciti e dialogando con Diori e Bakary. Dovette subire nel 1988 le contestazioni degli studenti verso i tagli fatti alle spese per l’istruzione. Mamane tornò primo ministro e fu incaricato di stilare una nuova Costituzione. Fu tolto ai partiti politici il bando messo già nel 1974. Nel gennaio 1989 fu approvata la nuova Costituzione e nel dicembre dello stesso anno Saibou fu confermato in carica e la Seconda Repubblica fu proclamata.
Nel 1990 ricominciarono le manifestazioni studentesche e quelle sindacali, che furono represse, ma Saibou fu costretto a riconoscere alcune libertà politiche ed a convocare una Conferenza Nazionale. Questa iniziò i lavori nel luglio 1991: per prima cosa fu sospesa la Costituzione, poi si nominò un governo provvisorio guidato da A. Cheiffou, pur rimanendo presidente senza alcun potere Saibou ed i militari furono esentati da ogni potere politico.
Nel dicembre 1992 fu approvata una nuova Costituzione e nel febbraio
1993 si ebbero le elezioni legislative, seguite in marzo da quelle presidenziali,
ed il vincitore di queste uiltime, M. Ousmane, il 16 aprile fu dichiarato
ufficialmente Presidente della Repubblica.
Il premier, invece, fu M. Issoufou il cui governo per prima cosa si
occupò delle zone al nord del paese, quelle abitate in maggioranza
dai Tuareg, con i quali erano in piedi continui scontri armati.
Avvalendosi anche della mediazione francese, si potè formulare un accordo fra le parti ed il governo centrale decretò ampi aiuti economici alla regione in contemporanea con la smilitarizzazione. E nel gennaio del 1995 si istituì una speciale Commissione per progettare e mettere in pratica un completo riordinamento amministrativo.
Ma intanto nel gennaio del 1994, dopo la svalutazione della moneta, si era avuto un notevole peggioramento dell’economia che provocò anche una certa instabilità politica. Questa portò delle controversie fra il Presidente ed il Premier e quest’ultimo si dimise.
Nel gennaio 1995 si effettuarono elezioni anticipate e vinse il Movimento Nazionale per una Società di Sviluppo-Nassara, il cui segretario, H. Amadou, divenne premier e formò un governo di coalizione.
Egli, aiutato questa volta, oltre che dalla Francia, anche dall’Algeria e da Burkina Faso, riprese la trattativa per risolvere la questione dei Tuareg. Si raggiunse nell’aprile del 1995 un accordo fra le parti. E con questo il governo si impegnava ad integrare, sperimentalmente, i ribelli nelle forze regolari, e ad eseguire un decentramento degli organi amministrativi in modo che il nord, patria dei Tuareg, godesse di una certa autonomia, il tutto sotto il controllo delle tre potenze mediatrici.
Persistendo, però, le antiche tensioni fra il Presidente ed il Premier, nel luglio 1995 si verificò una crisi istituzionale che, dopo varie manifestazioni di studenti, pubblici impiegati e militari, portò ad un colpo di stato, nel gennaio 1996, guidato dal colonnello I.Barè Mainassara, che sospese la Costituzione, sciolse sia l’Assemblea Nazionale che i partiti, e proclamò lo stato d’emergenza.
Tutto ciò si pose all’attenzione del mondo occidentale da cui, pur continuando a giungere gli aiuti umanitari, furono interrotti quelli di altro genere. Anche il Fondo Monetario Internazionale interruppe il dialogo col Niger che, paventando un precario isolazionismo politico, istituì un governo di civili, capeggiato dal vice-governatore della Banca Centrale degli Stati dell’Africa Occidentale, B. Adij.
E nel gennaio 1996 si raggiunse un accordo fra tutte le forze politiche e si riprese il via verso la democratizzazione del paese. Nel maggio del 1996 con un referendum popolare fu approvata una nuova Costituzione, improntata ad un forte presidenzialismo.
Poi il colonnello Barè Mainassara nel luglio fu eletto Presidente della Repubblica mentre le elezioni legislative, svolte nel bel mezzo di un clima di forte contestazione, furono vinte dall’Unione Nazionale degli Indipendenti per il Rinnovo Democratico, vicina al Presidente.
Il nuovo Premier, A. Cissè, in carica già dal dicembre 1996, cominciò subito in salita perché dovette gestire un’ampia serie di contestazioni politiche. Nel febbraio-marzo dell’anno successivo tutti i pubblici servizi, la scuola e molti altri settori indissero scioperi e raduni di piazza, chiedendo nuove elezioni. Contemporaneamente anche al nord si erano riprese le tensioni con i Tuareg, per nulla soddisfatti dei trattamenti fin lì ricevuti.
Nell’aprile del 1999 Barè Mainassara fu assassinato ed allora il maggiore D. M. Wanke costituì un Consiglio di Riconciliazione Nazionale e, dopo aver avocato a sé i pieni poteri, promulgò una nuova Costituzione che poneva un limite ai poteri del Presidente.
Poi nel novembre del 1999 si svolsero nuove elezioni che furono vinte
dal Movimento Nazionale per una Società di Sviluppo Nassara, il
cui candidato, M. Tanja, fu eletto Presidente.