Storia
Si sa, dalle notizie tramandateci dallo storico della civiltà normanna M. H. Martin, che i primi abitatori del paese furono i biondi ed aitanti Vichinghi, discendenti da una antica popolazione, i “Normoend”, proveniente dall’Asia, che qualche secolo prima di Cristo si era stabilita nel territorio dell’attuale Norvegia.
Essi trascorsero secoli e secoli di isolamento tutti intenti a combattersi fra loro per la scelta di un unico capo; e quando cominciarono a comparire nella storia dell’Europa, lo fecero con azioni predatorie ed incendiando i paesi che avevano la sfortuna di trovarsi sulle loro rotte.
Poi, verso l’anno 1000, apportarono qualche variazione alle loro imprese: raggiunto un paese straniero se ne impadronivano ma rimanevano sul posto. Questa sorte toccò ad alcune terre dell’Irlanda, dell’Inghilterra, della Francia ed anche dell’Italia, in Sicilia.
All’interno del paese le varie tribù cominciarono ad unirsi fra loro e verso il 900 elessero pure il loro primo re: Harald I. Fra i suoi discendenti alcuni vennero inviati in Inghilterra per essere educati e preparati a regnare, e poiché l’Inghilterra era già cristianizzata, anch’essi divennero cristiani e lasciarono il paganesimo dei loro avi. Così il cristianesimo fece il suo ingresso anche in Norvegia. Nell’XI secolo si ebbe un re che passò alla storia col nome di Sant’Olao, considerato poi il patrono della Norvegia.
Per circa un secolo il paese fu governato da energici sovrani e poi per circa un altro secolo ritornarono le lotte intestine fra i vari pretendenti al trono, senza che nessuno di loro riuscisse a prevalere sugli altri. C’era una grande abbondanza di aspiranti sovrani tanto che ad un certo momento della storia si ebbero persino tre sovrani che regnavano contemporaneamente e, strano ma vero, anche andando perfettamente d’accordo.
Ma verso la metà del XIII secolo la Norvegia fu riunita di nuovo sotto lo scettro di un unico re, Haakon IV. Molti re di Norvegia in seguito ebbero lo stesso nome: ce ne fu uno che fu chiamato “Giustiniano” perché fu il primo che diede al paese la prima grande raccolta di leggi. Ed in tutto questo tempo ottimi furono i rapporti con gli altri paesi e l’economia ne beneficiò.
Questo periodo di tranquillità e di pace cessò alla fine
del XIV secolo quando la Norvegia perse la sua indipendenza.
A quell’epoca la Norvegia entrò a far parte di “unioni” o con
il regno di Danimarca o con quello della Svezia; ogni volta l’unione fu
presieduta da un solo re che non fu mai norvegese. Ed essendo la Norvegia
autonoma sì ma la meno ricca degli altri stati, dovette sempre subire
la supremazia degli altri popoli ed adattarsi ai loro interessi ed alla
loro volontà. Così si ebbero:
- nel 1319 l’unione Norvegia-Svezia: provocata dalle famiglie
regnanti dei due paesi, ma con durata brevissima per opposizione dei norvegesi;
- nel 1380-1397 l’unione Norvegia-Danimarca: causata da
un matrimonio fra membri delle due case regnanti;
- nel 1397-1523 l’unione Norvegia-Danimarca-Svezia, costituita per
volontà di Margareta,regina di Danimarca, che divenne la sovrana
pure della Norvegia - questa fu chiamata “Unione di Kalmar”;
- nel 1523-1814 l’unione Norvegia-Danimarca; sorta dal disfacimento
dell’Unione di Kalmar;
cessò quando il maresciallo napoleonico Bernadotte, sconfitto
il re di Danimarca, gli impose di restituire l’indipendenza alla Norvegia;
- nel 1814-1905 l’unione Norvegia-Svezia: realizzata dallo stesso
maresciallo Bernadotte, che
- nel 1818 riuscì a divenire sovrano dei due regni uniti. Questa
ultima unione si sciolse in
- modo completamente pacifico per merito del Parlamento norvegese,
che riuscì a persuadere il governo svedese della impossibilità
di continuare a tenere una nazione, progredita ed industriosa
come la Norvegia, sotto i dettami della Svezia.
Il 26 ottobre 1905 la Norvegia, quindi, recuperò la sua piena indipendenza; a questo punto dovette scegliere fra due sistemi di governo: Monarchia o Repubblica, Fu indetto un referendum popolare dal quale uscì il verdetto di Monarchia. Per il trono di Norvegia fu chiamato il figlio secondogenito del re di Danimarca, che prese il nome di Haakon VII.
Dopo diversi anni di stabilità politica ed il superamento indenne della prima guerra mondiale, nel marzo 1935 il governo allora in carica dovette dimettersi per lasciare il posto ad un altro, di matrice laburista. Questo cambio fu determinato dal voto contrario della Camera alla decisione del governo di aumentare le spese per debellare la disoccupazione.
Il ministero entrante, capeggiato da Nygaardsvold, assunta la carica, vi rimase poi ininterrottamente ed anzi si rafforzò sempre di più anche con le elezioni del 18 ottobre 1936.
In politica estera la Norvegia espresse sempre la sua collaborazione agli stati del nord; proclamò la sua neutralità, anche per tutelare maggiormente i suoi interessi. Ma con la convinzione che per mantenere questo stato di neutralità sia necessario potrer contare su una solida difesa nazionale, il governo norvegese nel 1937 approvò un bilancio straordinario e per procurarsi i mezzi necessari impose una imposta straordinaria sul capitale ed una addizionale sui grandi redditi.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale la Norvegia confermò la sua neutralità. Ben presto però fu chiaro che questa neutralità non sarebbe durata a lungo. Infatti Hitler, interessato al ferro svedese che veniva trasportato in Germania attraverso il territorio norvegese, occupò il paese per poter continuare a svolgere i propri traffici. E questo anche perché la Gran Bretagna, per contrastare la Germania sul mare, aveva provveduto a minare ampi tratti delle coste norvegesi.
Hitler inviò l’8 aprile 1940 un ultimatum alla Norvegia perché questa non opponesse resistenza all’esercito germanico. Ed il governo norvegese, dopo aver indotto la mobilitazione generale, si ritirò, insieme alla famiglia reale, ad Hamar, a nord di Oslo. I tedeschi iniziarono, con grandi mezzi, l’invasione che fu repentina. Man mano che avanzavano occupavano le stazioni radio, tagliavano le linee elettriche e telefoniche, presidiando tutti gli uffici.
Il governo norvegese continuò a spostarsi sempre più a nord fino ad arrivare a Tromso, estremo lembo della Norvegia. Per contrastare la marcia tedesca fu allestito un esercito franco-inglese che si dispose in due azioni diverse, tese a dividere le forze d’occupazione e ad impedire ai tedeschi il trasporto del ferro svedese.
Ma il tempo di preparazione di queste azioni era stato decisamente troppo corto, ed inoltre il numero dei tedeschi era soverchiante, per cui in pochi giorni i franco-inglesi furono costretti a ritirarsi e con questo si concluse la campagna della Norvegia centro-meridionale.
Fu tentato un altro attacco a Narvik; si ebbe un discreto successo in quanto 7 caccia tedeschi furono distrutti; però la caduta repentina della linea Maginot e l’occupazione fulminea della Francia, consigliarono il reimbarco verso l’Inghilterra delle truppe franco-inglesi, proprio da Narvik. Ed a questo punto l’intera campagna di Norvegia finì.
Il 10 giugno 1940 anche il re Haakon fuggì in Inghilterra. Prima però incaricò il generale Ruge di annunciare ufficialmente la capitolazione della Norvegia. Ma contemporaneamente fece diffondere una dichiarazione solenne di continuità della lotta su altri fronti.
Intanto nel paese si era costituito un governo fantoccio non riconosciuto dal re, presieduto da V. Quisling. Hitler non gradì la sua presenza, lo fece trasferire ad altri incarichi ed al suo posto inseì un Consiglio di amministrazione con compiti esclusivamente tecnici. Poi fece nominare commissario J. Terboven con il compito di dichiarare decaduta la monarchia e più tardi fu sciolto anche il Consiglio di amministrazione.
Ed iniziò un vasto movimento di resistenza agli invasori. Ad esso aderirono tutti i ceti sociali: i maestri elementari, le organizzazioni religiose, i sindacati; ma su tutti campeggiò la resistenza opposta dai docenti e dagli studenti dell’università di Oslo.Il 30 novembre 1943 Terboven fece circondare l’università dalla Gestapo e dalle SS. Circa 1500 studenti furono fatti prigionieri e deportati in Germania.
Nel maggio 1944, dopo altri funerei avvenimenti imposti dai nazisti, a Oslo ciu furono gravissimi tumulti allorchè fu obbligatoriamente imposto il servizio del lavoro alle classi 1921, 1922 e 1923. Ma quello fu anche l’anno in cui le sorti della guerra cambiarono. Alla fine di ottobre arrivarono i russi che occuparono Kirkenes e via via avanzarono finchè il 7 maggio 1945 le truppe tedesche si arresero. Terboven si suicidò e con lui il generale delle SS Rediess.
Il 13 maggio rientrò in Norvegia il principe ereditario Olav con alcuni ministri. Qualche settimana dopo rientrò anche il re con il primo ministro Nygaardsvold, il quale presentò subito al re le dimissioni del gabinetto.
L’8 ottobre 1945 si svolsero le elezioni. I laburisti ebbero la maggioranza e formarono il governo, presieduto da Gerhardsen. Lie fu ministro degli esteri. E quando egli fu nominato Segretario Generale delle Nazioni Unite, il Ministero degli Esteri fu affidato a Lange.
Nel gennaio 1947 l’Unione Sovietica chiese alla Norvegia di rivedere i patti conclusi nel 1920 per le isole Spitsbergen. Esse, secondo quei patti, non dovevano essere interessate ad alcuna attività militare. Ma la Norvegia rifiutò. Poi a luglio aderì al Piano Marshall. A febbraio 1948 Gerhardsen si incontrò a Stoccolma con i capi dei paesi nordici per rafforzare i rapporti economici e per elaborare una unità doganale fra Danimarca, Islanda, Norvegia e Svezia. Ma questo non fu il solo argomento di discussione. Si proposero temi per una maggiore sicurezza e per la neutralità dei paesi, specialmente dopo il colpo di stato comunista a Praga. Ed il 15 ottobre 1948 prese il via un Comitato per la Sicurezza Scandinava. Ed a questo scopo, già nel marzo di quell’anno, il governo norvegese aveva predisposto un vasto programma di riarmo con l'assegnazione di 100 milioni di corone oltre le 190 già in bilancio.
Il 4 aprile 1949 la Norvegia entrò nel Patto Atlantico e ciò rinnovò le discussioni con Mosca sempre a proposito dei patti per le isole Spitsbergen. Con l’ingresso della Norvegia nel Patto Atlantico, Mosca si preoccupava che il patto non venisse rispettato. Ma per tranquillizzare l’Unione Sovietica nel novembre 1955 Gerhardsen fece un viaggio a Mosca dove dichiarò ufficialmente che la Norvegia non sarebbe mai venuta meno al patto né avrebbe mai autorizzato la creazione di basi straniere sul suo territorio.
Ed anche in occasione di alcuni contrasti con la Spagna, il Ministro degli Esteri Lange il 25 aprile 1957 ribadì, a nome del suo governo, di considerare il Patto Atlantico non come una alleanza solamente militare ma un mezzo per una più ampia collaborazione politica fra gli stati aderenti. Ed intanto per la politica interna continuarono ad affermarsi i governi socialdemocratici presieduti alternativamente da Gerhardsen e da Torp, al quale si era già riconosciuto nel 1952 il merito di aver applicato una importante riforma elettorale.
Con l’adesione della Norvegia alla Comunità Economica Europea iniziò la crisi dei partiti. Le elezioni del 1961 diedero l’avvìo al declino dei socialdemocratici che persero la maggioranza. Ne beneficiò soprattutto il Partito Socialista Popolare. La prima conseguenza fu un periodo di stallo della politica interna del paese finchè nel 1965 si giunse ad un governo di coalizione fra conservatori, cristiano-popolari, centro-agrari e liberali, che rimase in carica fino al 1971 ed il premier fu Per Borten. Ed appunto in quel periodo, a seguito dei contrasti scoppiati nel governo dopo l’adesione alla Comunità Europea, il 2 marzo 1971 Borten fu costretto a dimettersi. Dopo di che si costituì un governo socialdemocratico di minoranza il cui leader Brattelli indisse un referendum affinchè si approvasse o no l’adesione alla Comunità Europea. Il risultato del referendum, svolto il 25-26 settembre 1972 decretò la non adesione con una maggioranza del 53,5% dei voti. I motivi di questo dissenso furono senz’altro gli interessi agricoli e di pesca del paese, ed infatti chi si era fatto massimo promotore del dialogo era stato il Movimento Popolare organizzato dai contadini. Ma molte erano state le motivazioni degli altri oppositori. Specialmente i tradizionalisti temettero una sicura influenza che altre società straniere più forti avrebbero avuto sulla Norvegia, ivi compresi l’inquinamento industriale ed un pericolo per il loro luteranesimo. Fu soprattutto la provincia periferica a votare contro, mentre nelle due principali città, Oslo e Bergen, si era votato a favore. Fra gli oppositori operarono, specialmente sulle masse giovanili, i radicali anticapitalisti. Una spaccatura si ebbe fra i liberali ed i socialdemocratici la cui base operaia votò contro. Brattelli non potè che dimettersi ed il governo, tripartito di minoranza, che seguì, fu costituito da Korvald, leader dei cristiano-popolari, il quale concluse il 14 maggio 1973 un patto di libero scambio con la Comunità Europea.
Ma questo capitolo non potè considerarsi chiuso poiché tutti i partiti ne risultarono modificati. Mentre i liberali quasi scomparvero dalla scena politica, chi si avvantaggiò della situazione furono le sinistre. I partiti in Parlamento divennero 8, ma nessuno di loro ebbe mai la maggioranza.
Soltanto con le elezioni dell’11-12 settembre 1977 il processo di disgregazione politica si fermò. I socialdemocratici ed i conservatori riguadagnarono un discreto numero di consensi, a scapito delle sinistre. Quindi fu possibile mantenere il governo di minoranza socialdemocratico, presieduto da Odvor Nordli, già in carica dal 1976. E questo governo dovette subito affrontare gravi problemi legati alla presenza della Norvegia al Patto Atlantico. Infatti, pur non negando la sua appartenenza, il governo on permise mai alcuna installazione di basi militari o depositi di armi nucleari sul proprio territorio. Anzi, da più parti venne richiesta la creazione di una “zona nordica denuclearizzata”.
Nel gennaio 1981, per motivi di salute, Odvor Nordli lasciò il governo che fu affidato a Gro Harlem Brundtland, appartenente all’ala sinistra del Partito Laburista.
Nel settembre 1981 le nuove elezioni segnarono una buona affermazione dei conservatori e del Partito del Progresso. Si potè formare un governo di minoranza, presieduto da K. Willoch, nel quale entrarono nel 1983 anche il Partito di Centro ed il Partito Cristiano.
Si elaborò un piano di austerità capace di ridurre l’inflazione. Poi si dichiarò l’appoggio alla NATO per la posa di missili “Pershing” e “Cruise” in Europa. Willoch rimase al governo anche dopo le elezioni del 1985 che avevano dato la vittoria proprio di stretta misura alla coalizione governativa.
Nell’aprile del 1986 si scatenò una vasta ondata di scioperi in tutti i settori industriali. I sindacati chiesero aumenti salariali e riduzione di orari di lavoro. Si elevarono anche forti proteste a proposito dell’aumento delle tasse sui prodotti petroliferi ed infatti in Parlamento la legge fu bocciata il 30 aprile 1986. A maggio il governo si dimise. E poiché la Costituzione norvegese non consentiva lo scioglimento del Parlamento prima del termine naturale, l’incarico di formare il nuovo governo fu assunto da G. H. Brundtland: esso fu di minoranza laburista e si impegnò subito per sanare i disagi economico-finanziari del paese.
Sul piano internazionale si ebbe una lunga diatriba con l’Unione Sovietica per Cernobyl; l’incidente aveva provocato la contaminazione di una larga zona a nord-est della Norvegia. Altri contrasti, sempre per la salvaguardia dell’ambiente, si verificarono con la Gran Bretagna, accusata di non svolgere accurati controlli sulle emissioni di anidride solforosa dalle proprie centrali termoelettriche.
Con le elezioni del settembre 1989 si registrò una forte avanzata delle sinistre, ma fu ugualmente possibile formare un governo di centro-destra, presieduto da J. P. Syse. Ma all’interno di questo governo ci furono gravi problemi che portarono alle dimissioni dello stesso appena un anno dopo. E questi problemi furono sempre inerenti al rapporto della Norvegia con la Comunità Economica Europea ed all’ingresso nel paese di imprese straniere.
Nel maggio 1990 il Parlamento decretò un emendamento alla Costituzione, per mezzo del quale si istituì la successione al trono anche alle donne, purchè nate dopo il 1990.
Il 3 novembre 1990 si costituì ancora un gabinetto di minoranza presieduto da Brudtland. Temi principali per il governo furono la diminuzione della disoccupazione e le difese ambientali.
Il 23 gennaio 1991 Harald V era salito al trono succedendo al padre
morto sei giorni prima. A settembre 1993 le elezioni portarono ancora una
sconfitta ai conservatori.
Il governo laburista di minoranza che ne seguì, presieduto dalla
Signora Brundtland, nel marzo 1994 decretò l’adesione all’Unione
Europea. Ma questa decisione fu bocciata dalla maggioranza dei votanti
in un referendum tenuto nel novembre 1994
I due motivi principali di questo rifiuto vennero il primo dai
contadini che temevano la concorrenza dei prodotti agricoli degli altri
paesi ed il secondo dalla categoria ittica che non vedeva di buon
occhio una eventuale occupazione delle acque territoriali norvegesi.
Nell’ottobre del 1996 il premier Brundtland si dimise per motivi strettamente personali ed al suo posto fu chiamato T. Jagland, da alcuni anni leader del partito progressista.
Egli, oltre a perseguire una politica economica di alto livello, volle estendere cospicui investimenti anche per l’educazione, l’istruzione e la ricerca scientifica.
Solo nel campo dell’integrazione europea non raccolse molte simpatie
ed adesioni ed infatti, nelle elezioni politiche del 1997 il partito laburista
fu fortemente penalizzato anche se venivano evidenziate la debolezza e
divisione regnanti fra le forze di centro-destra.