Storia
Poche ed imprecise sono le notizie del periodo preislamico del Sultanato di Oman, giunte fino a noi attraverso le opere dell’astronomo Tolomeo.
All’incirca verso il 750 dopo Cristo si stabilirono nel territorio i Kharigiti che furono molto ostacolati dai califfati limitrofi.
Nel IX secolo gli “imam”, cioè i sovrani, dell’Oman corsero più
gravi pericoli ad opera dei Carmati, provenienti dalle provincie
persiane. Poi essi stessi cercarono di espandersi sulla costa persiana
del Golfo Persico e si spinsero sulle coste dell’Africa Orientale, dove
fondarono delle colonie e nel 1698 istituirono il Sultanato di Zanzibar.
Il dominio di Zanzibar rimase nelle mani dei sovrani dell’Oman fino a quando
fu posto sotto il protettorato inglese, ferma restando l’autonomia dei
sovrani stessi.
Con la perdita di Zanzibar il Sultanato di Oman perse gran parte della
sua potenza ed accettò l’egemonia britannica nel paese.
Furono sottoscritti con la Gran Bretagna vari accordi con i quali i
sultani si impegnavano a non cedere alcuna parte del loro territorio ad
altre potenze straniere e a non accettare da queste alcun aiuto finanziario.
La sovranità del sultano, comunque, rimase limitata alla capitale
ed alla zona costiera. La Gran Bretagna, così facendo, potè
evitare che altre potenze si installassero nel paese che, geograficamente,
rappresentava una importantissima via di comunicazione verso l’India.
Nel 1913, a causa di una rivolta perorata dall’ibadita Abd Allah ibn Humaid as-Salimi, nel sultanato si ebbe una scissione in due stati, uno costiero cioè il sultanato ed uno interno cioè l’imamato.
In pochi anni l’imam dell’Oman interno riuscì a stabilire un governo autonomo, sempre più distaccato dal Sultanato di Mascate e fra i due stati ci fu sempre pace ed equilibrio. Questo, però, nel 1955 venne improvvisamente a mancare quando l’imam Ghalib ibn Alì chiese di poter entrare come sovrano indipendente nella Lega Araba. Il sultano di Mascate a quel punto prese la drastica decisione di riaffermare nell’imamato la propria sovranità ed occupò il paese, dal quale l’imam dovette fuggire.
Nel luglio del 1957 l’imam tentò di rientrare in possesso dell’imamato ma a quel punto la Gran Bretagna, nel rispetto dei patti fatti in precedenza col sultano, intervenne nel 1959, costrinse l’imam ad andarsene e riunificò i due stati riportando il tutto ad un unico sultanato. Questa diatriba, poi, fu risolta definitivamente nel 1972 allorchè le Nazioni Unite riconobbero ufficialmente il Sultanato di Oman.
Intanto, però, nel 1970 il sultano era stato esautorato dal proprio figlio Qabus, che lo aveva sostituito mediante un colpo di stato.
Questo comportamento era stato dettato da una diversa mentalità pratica dei due. Mentre l’anziano sultano aveva solo in parte speso i suoi abbondanti proventi del petrolio per spese militari, il figlio, conscio della ricchezza derivante dal petrolio, volle mettere a frutto questo prodotto per rafforzare il sultanato e per il progresso e lo sviluppo economico e sociale del paese. Non tutti i componenti dei vari partiti del sultanato accettarono la situazione, perciò ci furono dei contrasti e delle lotte che furono eliminate anche grazie all’aiuto non solo della Gran Bretagna ma dell’Iran, dell’Arabia Saudita, della Giordania e del Pakistan.
Il potere di Qabus si consolidò, anche attraverso una nutrita campagna di riforme e la guerriglia, prima sovvenzionata dalla Cina popolare e dallo Yemen del Sud, fu controllata e poi, senza più entrate, finì. Tra il 1976 ed il 1977 fu completato il ritiro delle forze militari dei paesi soccorritori. Nel 1978 furono ristabiliti i rapporti con i paesi che avevano sostenuto i guerriglieri e quindi anche con la Cina popolare.
Quando nell’Iran si verificò la vittoria della rivoluzione islamica, il sultano rinnovò il suo impegno con i paesi arabi per il rafforzamento del golfo. Nel 1981 accettò basi americane e lo svolgimento di manovre militari sul territorio.
Nel maggio 1982 il sultano fece visita ufficiale al presidente egiziano, non attribuendo soverchia importanza al fatto che l’Egitto aveva sottoscritto una pace separata con Israele. E questa visita fu di notevole rilievo per il successivo reinserimento del Cairo nella Lega Araba.
In virtù della produzione del petrolio, l’Oman aumentò il suo prestigio nel mondo e nel 1986 consolidò i rapporti diplomatici col Perù, la Turchia ed il Venezuela e si giunse anche allo scambio degli ambasciatori con l’Unione Sovietica.
Ed a conferma delle scelte pro-occidente della sua politica estera,
l’Oman, durante la Guerra del Golfo, nell’agosto del 1990, sollecitò
il rafforzamento della presenza militare statunitense, per arginare tutte
le minacce pronunciate dall’Iraq.
Qabus continuò il suo impegno di governo, coadiuvato da un Consiglio
dei Ministri, nominato da lui stesso.
Nel 1992 permise, sempre sul piano della riforma politica avviata,
la costituzione di un Consiglio Consultivo, composto da membri sempre da
lui scelti e poi votati da un ben limitato corpo elettorale.
A questo Consiglio Consultivo si affiancò poi, nel dicembre 1997,
un Consiglio di Stato, la cui formazione fu completamente decisa dal sultano.
E poiché la situazione socio-politica del paese era principalmente
improntata sull’ingente produzione del petrolio e del gas naturale, lo
Stato decise un forte stanziamento per lo sviluppo dell’istruzione primaria
e professionale, con un piano quinquennale che entro il 2000 fosse in grado
di sostituire la copiosa mano d’opera straniera, presente nel paese, con
altrettanta mano d’opera qualificata ma del proprio popolo.