Storia
Pare che il nome derivi da Pa, che è l’iniziale del Pangiab, o Punjab, e da Ki che è l’iniziale di Kascemir, grande regione del Pakistan.
La storia di questo paese si riconosce in quella dell’India fino al 23 luglio 1947 quando Giorgio VI, re d’Inghilterra, firmò la legge che riconosceva l’indipendenza dell’India.
Il 15 agosto successivo l’India fu divisa in due complessi federali: l’Industan-indù ed il Pakistan-musulmano.
Il Pakistan fu riconosciuto stato indipendente in quello stesso giorno. Ma già verso la fine del XIX secolo cominciarono i primi guai: milioni di musulmani si erano venuti a trovare in un mare di indù, perché l’induismo è la religione della maggior parte del popolo indiano; e fra i seguaci delle due religioni nacque una vera e propria ostilità. Seguirono anni di lotte, anche sanguinose, finchè si giunse ad una divisione del territorio fra musulmani e indù.
I musulmani si trasferirono nei territori ad est e ad ovest dell’India.
Gli indù, invece, abbandonarono questi territori. Furono migrazioni
di milioni di uomini fra stragi, devastazioni e massacri, durante le quali
morirono centinaia di migliaia di persone.
Il Pakistan,quindi, è un fenomeno geografico e politico
unico al mondo. I due tronconi in cui è diviso si trovano a 1600
chilometri l’uno dall’altro. E sono due territori con caratteristiche diverse
ed anche l’elemento umano presenta caratteri decisamente disuguali. Inoltre
i due popoli sono incompatibili, vorrebbero separarsi. La sola cosa che
li unisce è la religione.
La parte occidentale, maggiore per estensione, comprende quasi tutto il bacino dell’Indo ed il Belucistan ex britannico. Quello orientale, assai più piccolo, corrisponde al delta del Gange-Brahmaputra.
Fin dalla sua costituzione a stato il Pakistan è in conflitto con l’Industan per la difficile sistemazione dei confini. Materia particolarmente delicata è il Kascemir.
Nell’ottobre del 1951 a Rawalpindi fu assassinato il premier Liaquat Alì Khan, a cui succedette Khwaja Nazimuddin. Nell’estate c’erano già stati gravi disordini a Hyderabad. Il 12 aprile 1952 si formò l’Unione degli Stati del Belucistan, per la fusione in un unico stato dei 4 principati di Kalat, Hharan, Lasbela e Mekran.
Nell’aprile 1953 a Nazimuddin succedette al governo Mohammed Alì; nell’agosto il governo del Pakistan si accordò con quello dell’Industan per il Kascemir, con un plebiscito; ed il Kascemir fu annesso all’Industan.
La Repubblica del Pakistan è formalmente associata al Commonwealth britannico; ha un Parlamento federale e due Assemblee Provinciali. La capitale provvisoria Rawalpindi, sarà poi sostituita da Islamabad, appena sarà ultimata la costruzione. Le lingue nazionali sono due: l’urdu nell’ovest ed il bengali nell’est.
Nei primi decenni di vita ci furono nel Pakistan grandi travagli sia economici che politici. Serpeggiarono anche movimenti secessionisti, specialmente nella zona del Bengala, dove le prime elezioni generali del 1954 videro la sconfitta della Lega Musulmana e l’affermazione del Fronte Unito delle opposizioni.
Il punto principale in assoluto di questo Fronte fu il raggiungimento nel Pakistan orientale della piena autonomia. La Lega Musulmana accusò il Fronte di voler vendere la zona all’India e perciò inviò sul luogo un governatore con pieni poteri e questo fu il generale Skandar Mirza.
Per arginare la spinta secessionista del Bengala, si proibì la libertà di stampa ed il partito comunista fu messo fuori legge. Poi si pensò di dare alla regione un diverso assetto amministrativo ma il più possibile vicino a quello del resto del paese, per non creare pericolosi regionalismi.
Nell’anno 1954 erano sorti gravi contrasti fra il governatore generale del Pakistan, il generale Gulam Mohammed, e l’Assemblea Costituente, guidata dall’incapace Lega Musulmana. L’Assemblea, intuendo la pericolosità degli atteggiamenti del governatore, cercò di limitarne i poteri, ma questi proclamò lo stato di emergenza nel paese, potendo contare pure sulla fedeltà dell’esercito. Poi nominò un governo scelto da lui stesso. Intervenne la Suprema Corte del Sin per cercare di ripristinare la situazione precedente; la Corte Federale però fece sospendere tutti i tentativi e ciò segnò ancora un punto a sfavore della Lega Musulmana.
Il 5 agosto 1955 Gulam Mohammed rassegnò le dimissioni per malattia ed al suo posto fu eletto il generale Iskandar Mirza, che nel marzo 1956 fu eletto Presidente della Repubblica Islamica del Pakistan.
Fu varata una Costituzione ma per ancora due anni non si potè assestare l’ordinamento in quanto le istituzioni non si erano rese in grado di livellarsi al nuovo corso. Quindi Mirza abrogò la Costituzione il giorno 8 ottobre 1958 ed invece impose la legge marziale.Poi esonerò tutti i ministri in carica e sciolse le Assemblee regionali dopo aver sciolto quella nazionale. Inoltre proibì ogni attività politica ed informò la popolazione sulla necessità di questi drastici provvedimenti facendoli addebitare alla dilagante corruzione.
Pochi giorni più tardi si dimise lasciando il potere nelle mani del capo delle forze armate, Mohammed Ayyub Khan, che formò subito un governo composto sia da militari che da civili e ne assunse il comando come presidente. Un anno dopo promulgò un decreto in cui proclamò un ordinamento politico detto di “democrazia fondamentale”.
In questo frattempo, alcuni gravi problemi del paese erano stati risolti cosicchè il presidente, due anni dopo, votato a scrutinio segreto, ottenne la maggioranza dei consensi.
In politica estera si ebbe un certo allentamento delle tensioni con l’India, sempre per la questione del Kascemir e, comunque, fu tendenzialmente filo-occidentale. A conferma di ciò ci furono principalmente le richieste di aiuto formulate dal paese verso gli Stati Uniti.
Il 1° marzo 1962 fu varata una nuova Costituzione: il potere fu accentrato tutto nelle mani del presidente; fu revocata la legge marziale e furono nuovamente ammessi i partiti politici. Poi si raffreddarono un po’ i rapporti con gli Stati Uniti e si orientarono maggiormente, invece, verso la Cina. Meno importanti furono quelli con l’Unione Sovietica. Poi le relazioni con gli Stati Uniti furono definitivamente sciolte allorchè questi fornirono di armi l’India, che a sua volta se ne avvalse nel loro conflitto del 1965.
In questo stesso anno Ayyub fu riconfermato presidente e la Lega Musulmana fu rafforzata. Ma le cose non andarono bene soprattutto per la mala distribuzione dei privilegi ed iniziarono così le agitazioni, specialmente da parte degli studenti, per tutte le mancate annunciate riforme. Il capo di tutte le opposizioni fu Z. A. Bhutto, che era stato Ministro degli Esteri fino al 1966 e poi fondatore del Partito del Popolo.
In una marea di contrasti e di disordini, il 25 marzo 1969 Ayyub lasciò il potere e lo sostituì il generale Yahya Khan, il quale abrogò la Costituzione, ripropose la legge marziale e sciolse le Assemblee. Poi rinsaldò i rapporti con la Cina e le elezioni del 7 dicembre del 1970 registrarono la grandevittoria degli autonomisti del Bengala e quella del Partito del Popolo di Bhutto nel Pakistan occidentale. Poiché, però, fra i due schieramenti non si raggiunse un accordo, nel marzo del 1971 nel Bengala scoppiò la guerra civile. E qui i ribelli proclamarono la Repubblica del Bangla-Desh.
Yahya Khan fece di tutto per riportare l’ordine ma senza risultato. Allora per evitare una situazione veramente catastrofica, in aiuto ai guerriglieri del Bengala il 13 dicembre 1971 scese in campo l’India. Due settimane durò la guerra e poi le truppe pakistane capitolarono e dovettero accettare l’armistizio sul fronte occidentale.
Yahya Khan si dimise. Salì al potere Bhutto: cercò subito di evitare il collasso finanziario recuperando i capitali emigrati all’estero; apportò varie riforme nel campo della sicurezza sociale, dei diritti sindacali ma soprattutto migliorò la riforma agraria.
Distribuì ai contadini le terre tolte a chi ne aveva troppe; introdusse l’istruzione gratuita; nazionalissò tutte le scuole ed infine le banche.
Il 10 aprile 1973 fu promulgata la nuova Costituzione. Bhutto fu Primo Ministro ed il presidente fu Chaudri Fazl-Ilahi. Ma nel 1974 il Bangla-Desh fu ufficialmente riconosciuto.
Nel marzo 1977 si tennero le elezioni generali ed il partito di governo ebbe la maggioranza. Sospettato però di brogli, le opposizioni chiesero che venissero annullate e ripetute. Bhutto si rifiutò di farlo, ne nacque ancora una guerra civile che culminò in un colpo di stato il 5 luglio. Le forze militari, guidate dal generale Ziaur Rahman imposero la legge marziale, sciolsero il governo e le Assemblee. Bhutto fu arrestato e condannato a morte e poi giustiziato il 4 aprile 1979. La legge marziale rimase in vigore e le elezioni rinviate a sine die.
Negli anni futuri il governo, sempre retto da Ziaur non registrò grandi sovvertimenti politici. Egli, intanto, aveva promosso l’islamismo del paese introducendo leggi conformi al diritto islamico ed alla fine del 1984 chiese un referendum per avere il consenso alla sua politica e la sua elezione a Presidente per 5 anni.
Il 25 marzo 1985 assunse quindi questa carica, emendò in parte la Costituzione avocando a sé i pieni poteri.
Nell’aprile del 1986 tornò in patria Benazir Bhutto, la figlia dell’ex presidente ucciso, che iniziò subito una politica di opposizione, creando il Partito del Popolo Pakistano.
Negli anni 1986/87 ci furono gravi crisi di governo provocate da conflitti etnici e separatistici. Migliori misure economiche furono subito applicate e fecero sì che le elezioni locali nel 1987 dessero di nuovo fiducia al governo. Ma nel maggio del 1988 la situazione precipitò. Ziaur fu costretto a sciogliere tutte le assemblee, intanto che i conflitti etnici ebbero superato il livello di guardia. Poi, insieme all’ambasciatore degli Stati Uniti e ad alcuni capi militari, perirono in uno strano incidente aereo, per cui fu dichiarato lo stato d’emergenza e fu formato un governo provvisorio sotto la guida del presidente del Senato, Gh. Ishaq Khan.
Le successive elezioni furono vinte dal partito di B. Bhutto che fu eletta Primo Ministro; lo stato d’emergenza fu revocato e Ishaq divenne Presidente della Repubblica.
Nel 1990 fu evidente l’insufficienza della Bhutto alla cooperazione politica ed economica nazionale; si ebbero gravi disordini per cui il presidente fu costretto a sciogliere l’Assemblea nazionale e a deporre B. Bhutto.
Per le elezioni di ottobre fu necessaria la coalizione di tre partiti così come per quelle del senato del 1991. Primo Ministro fu M. Sharif Khan che rimosse lo stato d’emergenza e richiamò tutti i partiti alla collaborazione.
Altri scontri etnici si verificarono mettendo in paricolo il governo di Sharif, che tentò anche di aprire un dialogo con B. Bhutto, alla testa dell’opposizione. Questa pretese una completa riabilitazione e poi nel 1993 assunse la carica di segretario permanente agli affari esteri. Lotte di potere scoppiarono fra il presidente della repubblica ed il primo ministro. E furono talmente gravi che il capo delle forze armate, con forti pressioni, il 18 luglio 1993 li costrinse ambedue alle dimissioni. Poi indisse nuove elezioni, vinte da B. Bhutto che tornò ad essere premier e presidente divenne uno dei suoi più fedeli collaboratori, F. Leghari.
In campo internazionale la politica del Pakistan fu tesa essenzialmente verso l’occidente, specialmente verso gli Stati Uniti, dai quali arrivarono sempre aiuti. Ma dopo lo scoppio della guerra russo-afghana, il Pakistan dovette barcamenarsi anche con l’Unione Sovietica e con l’India, con la quale aveva sempre aperti contrasti per la disputa sul Kascemir.
Proprio per questa regione, anzi, i contrasti si acutizzarono e rischiarono di diventare un vero e proprio conflitto mondiale. Si verificarono al confine indiano vari atti di terrorismo che costrinsero l’India ad intervenire militarmente. Immediatamente sorsero le proteste del Pakistan che mise in stato di all’erta le sue truppe. Ma a questo punto gli Stati Uniti intervennero e fra i due paesi ci furono accordi, pur lasciando insoluto il problema.
Nel 1992 si stabilirono pacifici rapporti con vari paesi islamici,
fra cui la Turchia e l’Iran. Il Pakistan, che era già divenuto membro
del Commonwealth britannico, lo divenne anche permanente al Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite.
L’esecutivo, portando avanti ancora i contrasti col presidente Leghari,
non poté applicare la gestione delle riforme per il risanamento
dell’economia, come invece era non necessario ma indispensabile. Ne derivò
nel 1995 una situazione alquanto peggiorata.
Inoltre, sia per eliminare il deficit statale che per ottenere i dati richiesti dal Fondo Monetario Internazionale, al quale si era rivolto per avere forti prestiti, il governo aumentò le tasse, scatenando così le proteste di tutti i settori, dalle opposizioni agli industriali e commercianti, dai religiosi alle forze armate. Scioperi, proteste, manifestazioni, minarono la credibilità di Benazir Bhutto che, oltre tutto, fu ritenuta pure responsabile dell’uccisione di suo fratello, M. Bhutto, suo avversario politico, avvenuta a Karachi nel settembre del 1996.
Con tutto ciò, il 5 novembre 1996, il presidente Leghari,
accusandola di abuso di potere e cattiva amministrazione, la destituì;
contemporaneamente suo marito, A. A. Zardari, Ministro per gli Investimenti,
veniva arrestato con l’accusa di corruzione.
Nel febbraio del 1997 si svolsero anticipatamente le elezioni che assegnarono
la vittoria al Pakistan Muslim League, formatasi nel 1993, il cui leader
Sharif riassunse l’esecutivo.
Egli, potendo gestire una forte maggioranza, nell’aprile del 1997 fece annullare alcuni emendamenti alla Costituzione, posti in atto già dal 1985. E con questo ridimensionò i poteri del Presidente della Repubblica, togliendogli: la possibilità di destituire il premier, di sciogliere il Parlamento, di nominare il capo delle forze armate ed i governatori delle province.
Tutto ciò non facilitò certamente i rapporti fra le due
massime cariche dello stato. Anzi, le controversie si acuirono al punto
tale che Leghari preferì dare le dimissioni ed al suo posto fu eletto
M. R. Tarar, candidato della stessa Pakistan Muslim League.
Avendo così rafforzato il potere delle istituzioni, Sharif poté
tranquillamente lavorare e: ridusse le tasse, sostenne i prezzi dei prodotti
agricoli ed industriali, operò per attirare nel paese investimenti
stranieri, lottò strenuamente contro il terrorismo, ed a questo
proposito fece approvare una legge speciale che consegnava alle forze di
polizia ampi poteri.
Nel campo della politica estera, dopo un periodo in cui si erano deteriorate le relazioni con gli Stati Uniti a proposito del programma nucleare, si era avviato un certo miglioramento nel 1996 e gli Stati Uniti avevano ripreso a rifornire militarmente il paese.
Nello stesso anno il Pakistan riconobbe ufficialmente il governo costituitosi in Afghanistan mentre volle proporsi in Asia centrale ad un certo livello, e per questo intensificò i rapporti culturali e commerciali con tutte le ex repubbliche sovietiche.
Invece non furono altrettanto lusinghieri quelli con l’India con la quale c’era sempre una sostenuta diatriba sia per la questione del Kashmir che per gli armamenti nucleari. Questa controversia generò, nel febbraio 1996, uno sciopero nazionale di sostegno agli indipendentisti del Kashmir, e più in là originò degli scontri armati fra le truppe di frontiera. Dopo di che sembrò avviarsi una fase distensiva fra i due paesi ed i due premier iniziarono dei colloqui diplomatici nel settembre 1997, per interrompersi poi improvvisamente nel maggio del 1998. E questo perché ambedue i paesi vollero eseguire degli esperimenti nucleari, la cessazione dei quali riaprì i colloqui di pace.
Dopo alcuni incontri si ristabilirono, nell’ottobre del 1998, le relazioni fra i due paesi che si predisposero anche a negoziare, in sede appropriata, la questione del Kashmir.
Nell’agosto del 1998 Shamir fece approvare ancora un emendamento alla Costituzione, col quale il Corano e la Sunna furono innalzati a legge suprema dello stato, al di sopra della stessa Costituzione. E con questo sistemò una volta per tutte le tensioni fra sunniti e sciiti.
Nello stesso agosto il Muhajir Qaumi Movement uscì dalla maggioranza di governo per protestare contro l’incapacità dell’esecutivo a frenare i soprusi etnici e politici che si verificavano nella zona del Sind, dove dopo il 1947 si erano rifugiate alcune minoranze musulmane provenienti dall’India. Il governo assunse allora la protezione diretta della regione ed istituì un tribunale militare con il compito di giudicare e penalizzare tutti gli atti di terrorismo.
Nel corso del 1999 la situazione economica pakistana era particolarmente
difficile. Il 12 ottobre Sharif fu esonerato con un colpo di stato
condotto dal generale P. Musharraf che, prima sospese la Costituzione,
poi istituì un Consiglio di sicurezza nazionale che guidò
egli stesso.