Storia
Ancora ai giorni nostri non si hanno notizie definitivamente precise di questa isola sia perché impraticabile all’interno a causa della selvaggia vegetazione, sia perché gli indigeni, al pari della vegetazione, continuano a tenere un atteggiamento ostile verso gli esploratori e civilizzatori.
Si fanno risalire le primissime esplorazioni all’inizio del XVI secolo, effettuate dai portoghesi, dagli spagnoli e dagli olandesi. Di quel periodo il più conosciuto fu il navigatore spagnolo Alvaro de Saavedra, che toccò l’isola nel 1528.
Nel 1605 arrivarono gli olandesi che seguirono la costa meridionale dell’isola del principe Federico Enrico. E l’anno dopo un altro spagnolo, Luis Vaez de Torres, navigò in quel braccio di mare che chiamò col suo nome: Stretto di Torres. Le spedizioni olandesi continuarono nel 1625 e nel 1644 con Abel Tasman, lo scopritore della Nuova Zelanda.
Verso la fine del XVII secolo condusse una spedizione l’inglese William Dampier e poi per mezzo secolo non si sentì più parlare di navigazioni in questo senso.
Si arrivò così al 1768 per ritrovare in quest’isola un europeo, il francese L. A. de Bouganville e due anni più tardi l’inglese James Cook che ribadì ciò che molto tempo prima di lui aveva affermato il Torres, e cioè che l’isola era decisamente distaccata dall’Australia, e quindi non poteva essere la sua prosecuzione.
Nel XIX secolo continuarono le esplorazioni costiere ma iniziarono anche quelle all’interno, rese sempre più difficili sia per la foresta impenetrabile che per l’ostilità degli indigeni. La prima traversata dell’isola fu opera del tedesco Otto Ehler nel 1895, ma vi perse la vita. Le successive due traversate, nel 1896 e nel 1898, furono ambedue opera dell’inglese sir W. Mac Gregor che, oltre a questo, fece anche l’ascensione della cima più alta dei monti Owen Stanley, a più di 4000 metri.
Navigatori ed esploratori italiani nel XIX secolo furono, in loco, Cerruti,
nel Golfo di Mac Cluer, ed i due naturalisti Luigi Maria D’Albertis
e Odoardo Beccari. Nella seconda metà di questo secolo arrivarono
pure i missionari cattolici del Sacro Cuore di Gesù, la Società
del Divin Verbo di Steyl ed i padri maristi. E dopo i cattolici fu il momento
dei metodisti e dei luterani.
Con tutto ciò la Nuova Guinea non ebbe una entità giuridica.
Ma nel 1828 si ebbe sentore che gli inglesi volessero impossessarsi di
tutta la parte meridionale dell’isola. Immediatamente gli olandesi occuparono
le coste meridionali ed occidentali. Poi nel 1848 affermarono i loro diritti
anche nel nord del territorio.
Nel 1878 la Germania comperò due stazioni carboniere situate sulla piccola isola del Duca di York, mentre commercianti privati cominciarono a sistemarsi ad est della Nuova Guinea. Quando, però, le aspirazioni della Germania sull’isola nel 1882 furono note, il Queensland cominciò a muoversi ed occupò tutta la parte non olandese dell’isola, poi radunò tutti i premier delle colonie australiane ad un convegno a Sidney per ratificare la situazione creata. La Gran Bretagna non fu d’accordo così la Germania potè continuare nei suoi progetti ed il 26 maggio del 1884 creò la Compagnia Tedesca della Nuova Guinea. Poi, presi accordi con la Gran Bretagna, proclamò il suo protettorato su tutta la costa nord-orientale della grande isola.
Tutto ciò provocò una così grande agitazione fra le colonie australiane che la Gran Bretagna dovette sentirsi obbligata ad occupare i restanti territori, non tenendo conto dei limiti pattuiti in precedenza con la Germania. Fra queste due potenze ci furono scambi di note diplomatiche ma poi si arrivò ad un accordo, mediante il quale la spartizione della Nuova Guinea non olandese dovette essere regolata da precisi limiti territoriali. E questa situazione durò fino allo scoppio della prima guerra mondiale quando, per l’impossibilità della Germania a mantenere il possesso di questa zona, dovette lasciare che la Gran Bretagna se ne appropriasse.
Alla fine della guerra, col trattato di Versailles del 1919, la Nuova Guinea Tedesca fu affidata al Commonwealth Australiano, come territorio sotto mandato fiduciario. Il 9 maggio 1921 il Commonwealth Australiano stabilì definitivamente l’amministrazione delle colonie a Rabaul, la capitale, situata nell’ex arcipelago di Bismark.
Vennero iniziati i lavori di civilizzazione, per quanto lo consentivano le condizioni ambientali, quasi proibitive. Ed infatti nel 1935, dopo la scoperta di alcune miniere di oro, nell’isola si costruirono strade ed aerodromi. Ma certamente la situazione territoriale non poteva essere considerata idonea per accettare eserciti equipaggiati modernamente. Eppure nel 1942 ci furono i primi sbarchi dei giapponesi, preceduti da notevoli bombardamenti aerei.
Per quanto australiani e neozelandesi si adoperassero con tutte le loro forze a bloccare la marcia nipponica,pure questi continuarono nella loro avanzata ed arrivarono a circa 50 km. da Port Moresby. E qui arrivarono i potenti contingenti americani che decretarono la fine dell’occupazione giapponese, fra il dicembre 1942 ed il gennaio 1943. Tutti i combattenti giapponesi che, accerchiati, non poterono fuggire, si fecero uccidere ma non si arresero.
Il Giappone tentò di inviare altri rinforzi ma nei mari dell’arcipelago
Bismark trovarono sempre gli americani pronti a distruggerli. Nel maggio
1945 poche migliaia di giapponesi si rifugiarono nella giungla e vi rimasero
fino alla completa disfatta del Giappone.
Con il trattato dell’Aia del 2 novembre 1949 si costituirono gli Stati
Uniti di Indonesia e la Nuova Guinea, per quanto la Repubblica Indonesiana
ne reclamasse la sovranità, non vi fece parte.
Il territorio olandese rimase sotto la tutela di un governatore coadiuvato da un Consiglio di governo. Per la parte tedesca, l’amministrazione fiduciaria dell’Australia, nel 1949 venne fusa con l’amministrazione del territorio dei Papua, quindi si ebbe una unica amministrazione, con un solo funzionario, un solo amministratore ed un solo magistrato. Nel 1951 furono eletti anche un Consiglio esecutivo ed uno legislativo. Nel 1959 in 5 distretti è stato istituito il primo Consiglio regionale, quello di Riak-Noemfoor.
Negli anni successivi non si verificarono molti progressi nella conduzione di questa amministrazione. I governi, deboli, furono formati da una classe dirigente corrotta, il popolo fu mantenuto ad infimi livelli culturali con una percentuale di analfabetismo del 48% e con un crescente dilagare della criminalità urbana.
Il 16 settembre 1975 il Papua-Nuova Guinea divenne stato indipendente e le prime elezioni, tenute nel luglio 1977, registrarono l’affermazione dei tre partiti principali: il Partito Pangu, il Partito Unito ed il Partito Progressista. Con i risultati ottenuti si potè formare un governo di coalizione fra il Partito Pangu, guidato da M. Somare, il Partito Progressista del popolo guidato da J. Chan, l’Associazione Mataungan ed il Gruppo Bouganville.
Somare fu premier di questo governo e subito, contrariamente a ciò che era stato fatto durante l’amministrazione fiduciaria australiana, decentrò il potere in modo che ogni provincia potesse disporre di una amministrazione locale. E questo sempre data la difficoltà di comunicazione tra una provincia e l’altra.
Nel 1976 l’isola di Bouganville, che già aveva minacciato la secessione, formò un governo autonomo. Inoltre nel ceto politico del paese grave era il problema della corruzione. Inutili furono le esortazioni di Somare ai politici, con le quali li invitava ad abbandonare i loro affari privati al momento di assumere l’incarico di governo.
Ma nel marzo del 1980, dopo l’ennesimo arrivo alla ribalta di casi di corruzione, il governo Somare cadde e se ne instaurò un altro, presieduto da Chan, segretario del Partito Progressista del Popolo, sempre di coalizione.
Nel giugno del 1982 le nuove elezioni riportarono al governo Somare ma anche questa volta, nel novembre 1985, dovette abbandonare e sempre per il voto di sfiducia dovuto a motivi di corruzione. Divenne allora capo del governo P. Wingti, capo del Movimento Democratico del Popolo. Anch’egli combattè contro la corruzione, istituendo speciali commissioni governative.
Ma i risultati furono uguali a quelli di sempre. Furono ripetute ancora le elezioni nel 1987, Somare tornò al governo, ma poco dopo fu risostituito da Wingti, sempre per lo stesso motivo, finchè nel 1988 un altro governo di coalizione andò al potere, questa volta guidato da R. Namaliu, leader del Pangu Pati.
Nel 1993 fu varata una legge fortemente repressiva contro la criminalità crescente. La conseguenza fu una riduzione delle libertà costituzionali sia di opinione che di associazione.
In politica estera il paese ha sempre mantenuto ottimi rapporti sia
col Giappone che con l’Australia, dai quali ha ricevuto con regolarità
aiuti economici. Ottime relazioni ha allacciato anche con l’Europa, gli
Stati Uniti, la Cina e la Corea del Sud. Con le isole Solomon una
annosa diatriba per la sistemazione delle rispettive acque territoriali,
fu sistemata nel 1987. La sola questione che non ha trovato ancora una
possibile pacifica soluzione è rappresentata dal Movimento Indipendentista
Papua, residente in una regione dell’Indonesia, che tuttora reclama
il distacco da questa e l’unione alla Papua-Nuova Guinea.
A questo proposito era stata istituita una Armata Rivoluzionaria
di Bouganville che, dopo aver preso parte a numerose ma incruente
manifestazioni, negli anni 90 iniziò anche conflitti
armati.
Intanto il Pangu Pati, di centro sinistra, era rimasto al governo fino al 1992 quando era stato sostituito, e fino al 1994, dal Movimento Democratico del Popolo, di centro destra.
Un lieve miglioramento nella situazione socio-politica si potè registrare in questo periodo. Poi nel 1994 fu formato un nuovo esecutivo di coalizione fra il Pangu Pati ed il Partito Progressista del Popolo il cui leader, J. Chan, che lo presiedeva, cercò subito di dirimere la questione con il Movimento Armato di Bouganville. Gli adepti di questo Movimento avevano decretato l’interruzione della produzione mineraria, con grave danno per l’economia nazionale. Per questo Chan tentò di patteggiare con i secessionisti cercando un accordo.
Falliti tutti i tentativi fatti, Chan si avvalse di un esercito di mercenari per debellare e sottomettere tutti i guerriglieri. Ma non incontrò assolutamente il favore popolare e, nel marzo del 1997, oberato pure da ampie proteste internazionali, si dimise.
Si provvide subito ad eseguire nel successivo giugno le elezioni legislative che, pur penalizzando i partiti della precedente coalizione, non assegnarono, però, una chiara maggioranza a nessun’altra organizzazione. Per cui si ebbe un nuovo governo di coalizione, questa volta composta dal Movimento Democratico del Popolo, il Partito Progressista del Popolo, il Pangu Pati ed il National Congress. Il leader di quest’ultimo, B. Skate, fu il premier (mentre il Partito Progressista nel 1998 uscì dal governo).
La priorità assoluta del governo Skate la ebbero i negoziati con i secessionisti di Bouganville. Essi iniziarono nel luglio del 1997 e solo nel gennaio del 1998 si potè giungere alla firma da parte di 2000 rappresentanti di un accordo per la cessazione delle ostilità. Chi non fu per nulla consenziente fu F. Ona, leader dell’Armata Rivoluzionaria che continuò la lotta armata. Ciò contribuì a mantenere le tensioni fra l’Indonesia e Papua-Nuova Guinea che invece, sia con l’Australia, con l’Europa e con gli Stati Uniti aveva rafforzato i rapporti economici e politici.
Anche con le Isole Salomone si diradarono le tensioni relative alle acque territoriali, ed anche per questo nel luglio 1997 si arrivò ad un accordo che stabilì definitivamente i confini marittimi di ciascun paese.
Nell’aprile del 1998 Skate fondò un nuovo partito: il Papua New Guinea First Party, nato dalla fusione fra il Congresso Nazionale del Popolo, il Christian Country Party ed altre strutture minori.
Nell’ottobre dello stesso anno fu apportato un emendamento alla vigente Costituzione. E con la sua approvazione, nella zona di Bougainville si potè costituire un governo di riconciliazione con il precipuo compito di preparare tutti a libere elezioni. Non tutti i leader indipendentisti si associarono a questa iniziativa.
Skate nel luglio del 1999 lasciò il governo e fu subito sostituito
da M. Morauta, capo del Movimento Democratico del Popolo.