Storia
La prima spedizione spagnola, comandata da Aleixo Garcia, approdò nel Paraguay nel 1521. I primi approcci con gli Indios furono disastrosi; Garcia fu ucciso e la spedizione abbandonò il paese.
Nel 1536 giunse nel territorio un altro spagnolo, Juan de Ayolas; qui costruì il forte chiamato “Corpus Christi”. Proprio la sua vittoria riportata sugli indiani Lambarè nel giorno dell’Ascensione diede il nome a quel centro che da allora si chiamò Asuncion.
Poi Ayolas risalì il Paraguay e mentre si accingeva ad attraversare
le Ande fu ucciso.
Il comando fu assunto dal suo luogotenente, Martinez de Irala che organizzò
gli indios in "encomiendas" e a capo di ciascuna di esse mise un “encomendero”
spagnolo. Naturalmente questi primi insediamenti, tutt’altro che pacifici,
costarono un notevole spargimento di sangue.
La conoscenza del territorio rimase per alcuni anni limitata alle vie
fluviali ed al raggruppamento di Asuncion.
Solo dopo il 1600, con l’arrivo dei missionari Gesuiti, si potè
iniziare l'opera di civilizzazione e l’ampliamento della conoscenza geografica
del paese.
Se la dominazione spagnola (durata fino al 1811) qui non fu crudele
lo fu per merito proprio dei Gesuiti che riuscirono a convertire la maggioranza
degli Indios.
Nella loro missione, però, i Gesuiti incontrarono un forte ostacolo nei ricchi coloni spagnoli, che sfruttavano gli Indios come schiavi. Questi coloni, che avversarono i Padri perchè predicavano giustizia ed uguaglianza, si rivolsero alla Corte spagnola perchè allontanasse i missionari dalla colonia. Ed infatti, il 27 febbraio 1767, Carlo III, re di Spagna, ordinò a tutti i Gesuiti di abbandonare i territori d’oltremare.
Fu un grave errore politico poichè l’allontanamento degli amati Padri aumentò l’odio degli lndios verso gli oppressori.
Passarono molti anni prima che la lotta contro
i dominatori si scatenasse in Paraguay; fu solo nel 1810 che il popolo
rivendicò la sua indipendenza. Bernardo de Velasco, l’allora governatore
spagnolo cercò di temporeggiare dichiarandosi pronto a discutere,
ma i paraguayani, consci del suo doppio gioco, si ribellarono; il 14 maggio
1811 un gruppo di militari, guidati da P.J. Caballero, si impadronì
del Palazzo del Governo di Asuncion e fece prigioniero il Velasco.
Qualche mese dopo una Assemblea proclamò l'indipendenza.
Il 12 ottobre 1813 un Congresso Generale affidò il governo a
due consoli: Fulgencio Yegros e Josè Gaspar Rodriguez Francia che
sarebbero rimasti in carica per un anno.
Poichè però i paraguayani non erano ancora in grado di
governarsi democraticamente, il governo dei consoli durò poco. J.
G. Francia riuscì a farsi eleggere presidente da solo. Sotto
di lui, che si faceva chiamare pomposamente “El Supremo Dictator”, venne
instaurato nel paese un regime tirannico e feroce. Fece fucilare tutti
gli oppositori; proibì ai paraguayani di uscire dal paese e agli
stranieri di entrarvi; poi fece interrompere ogni commercio con gli altri
stati. Perseguitò, inoltre, la religione cattolica, destituì
il Vescovo di Asuncion, poi proibì nel modo più assoluto
le processioni ed ogni manifestazione del culto.
Nonostante tutto, nel 1817 fu rieletto a dittatore perpetuo e fino alla sua morte, 20 settembre 1840, il Paraguay proseguì la sua faticosa esistenza isolazionista.
Alla morte di J.G.R.Francia furono costituite delle giunte di governo provvisorie ed alla terza di esse venne eletto presidente Carlos Antonio Lopez, nipote del dittatore. Egli era, però, un uomo savio e giusto, benvoluto da tutti. Riuscì in pochi anni a dare al Paraguay un posto nel mondo civile.
Alla sua morte, avvenuta nel 1862, gli
successe il figlio maresciallo Francisco Solano Lopez. Sotto la sua presidenza
scoppiò un lungo conflitto con i vicini stati dell’Uruguay, Brasile
e Argentina per una controversia riguardante i territori del Rio de la
Plata. Dal 1865 al 1870 l’esercito paraguayano, seppure inferiore, riuscì
a tenere testa alle numerose armate avversarie. Alla fine, però,
dovette cedere. Le perdite furono immense con più di 500.000 morti.
Il paese fu quasi interamente distrutto. Lopez morì in battaglia
il 1° marzo 1870. Il 20 giugno dello stesso anno fu firmata la pace,
nell’agosto fu nominato un triunvirato, nel novembre venne approvata una
nuova Costituzione e con questa eletto a presidente fu Cirillo Antonio
Rivarola.
Lentamente il popolo paraguayano si dedicò alla ricostruzione;
trascorsero così più di 50 anni nei quali riuscì a
risollevarsi. Anche la 1^ Guerra Mondiale passò senza conseguenze.
Nell’estate del 1932 un nuovo conflitto scoppiò contro la Bolivia
per il possesso del Chaco. I combattimenti si susseguirono per tre anni
e quando la guerra finì (1934) il 75% del territorio contestato
venne attribuito al Paraguay.
Il 21 gennaio 1936, rinnovato l’armistizio, Paraguay e Bolivia smobilitarono
l’esercito, rimpatriarono i prigionieri e riallacciarono le relazioni diplomatiche.
Nel febbraio 1936 il colonnello Rafael Franco, considerato un eroe della
guerra del Chaco, occupò Asuncion, si impadronì del potere,
instaurò una dittatura di tipo fascista: così soppresse i
partiti, la libertà di stampa e dichiarò che il suo obiettivo
principale era quello di proclamare una Costituzione che portasse ad una
"effettiva democrazia di contadini e di operai". Ma non riuscì a
consolidare il suo regime e nell’agosto del 1937 fu rovesciato da un colpo
di stato.
Fu eletto presidente provvisorio Felix Paiva che promise di reintegrare
la Costituzione in atto nel 1870.
La situazione di frontiera con la Bolivia tornò a dare preoccupazioni nel 1938 ma il 21 luglio fu finalmente firmato il definitivo trattato di pace e da allora si iniziò il lento ma continuo cammino di ricostruzione.
Il 30 aprile 1939 fu eletto presidente Josè Felix Estigarribia che subito si mise all’opera per migliorare l’economia del paese. Fece studiare un progetto per la costruzione di una ferrovia verso il porto di Santos e fece iniziare la costruzione di una strada fra Asuncion e Villarrica; concluse trattati commerciali con l’Argentina, la Bolivia e l’Uruguay.
Al principio del 1940 si verificarono agitazioni che lo costrinsero ad assumere pieni poteri; fece elaborare da una apposita commissione la nuova Costituzione che fu approvata in agosto. Indisse quindi le elezioni per il successivo novembre ma il 7 settembre morì in un incidente aereo.
Gli successe il Ministro della Guerra, il generale Higinio Morinigo, che rimandò subito le elezioni al 1943 ed instaurò la dittatura, soffocando anche due rivolte.
Partecipò a varie conferenze diplomatiche, e il 10 dicembre 1941
dichiarò la propria solidarietà agli Stati Uniti dopo l’aggressione
giapponese e ruppe le relazioni diplomatiche con l’Asse.
All’interno del paese le misure repressive adottate suscitarono malcontento
ed agitazioni che però non provocarono ribellioni, soprattutto per
l’arrivo degli aiuti da parte degli Stati Uniti e per la stipula di nuovi
trattati commerciali con Brasile, Bolivia e Argentina. Addirittura la dittatura
ebbe una proroga di 5 anni durante i quali Morinigo si riprometteva di
portare a termine un cospicuo piano economico.
Nei primi mesi del 1944 vi furono dei tentativi di rivolta, subito sedati; Morinigo nell’intento di acquisire la simpatia degli Stati Uniti cercò di moderare il suo sistema di governo; nel giugno 1946 licenziò il fascista comandante dell'esercito, colonnello Benitez; nel luglio ripristinò la libertà di stampa, formò un ministero con quasi tutti civili, concesse la legalità al partito comunista ed indisse le elezioni per il dicembre. Invece nel settembre stesso anno ripristinò un Gabinetto di tutti militari e nel gennaio 1947 riprese il comando delle forze armate e governò di nuovo con la forza.
Il 7 marzo nelle due città di Asuncion e Conception scoppiò una rivolta. Nella capitale fu subito domata ma continuò a Conception; di lì a poco si ebbe la guerra civile. Morinigo fece capitolare Conception; concesse una amnistia e promise elezioni che si effettuarono il 15 febbraio 1948, con lui come candidato, e con il Ministro delle Finanze, Natalicio Gonzales, da lui designato.
Nell’aprile si scoprirono dei complotti terroristici di parte comunista; a giugno ci fu un colpo di stato dei militari che deposero Morinigo assegnando il potere provvisorio a Gonzales.
Il 2 settembre 1946 furono ripristinate le relazioni diplomatiche con la Spagna.
A sua volta Gonzales, il 30 gennaio 1949 fu rovesciato da un colpo di stato organizzato dal Ministro dell’Istruzione Molus Lopez.
In quell’anno, nel giro di pochi mesi, si avvicendarono tre presidenti, l’ultimo dei quali Federico Chaves, eletto il 16 luglio 1950, iniziò un periodo di governo piuttosto tranquillo, senza però progresso e democrazia. Egli strinse un patto di collaborazione con l’Argentina di Peron ma i militari non consenzienti, guidati dal generale Alfredo Stroessner nel maggio 1954 rovesciarono il governo.
Poi nel luglio stesso anno il generale Stroessner, candidato unico alle elezioni, fu eletto presidente della repubblica ed iniziò una nuova dittatura. Nel febbraio 1958 veniva rieletto per 5 anni insieme a 60 deputati di lista unica. Ma, sia per la pressione degli esuli politici dall’estero, sia per l’opposizione interna, sostenuta dal clero e dagli intellettuali, il 10 aprile 1959 Stroessner dichiarò di voler ripristinare lo stato di diritto democratico; invece il 30 maggio sciolse il Congresso.
Tutti i sovvertimenti politici verificatisi negli stati caraibici tra il 1959 ed il 1961 contribuirono notevolmente a rendere difficile la situazione del dittatore del Paraguay che, comunque, entrò a far parte della zona di libero scambio latinoamericana, creata col trattato di Montevideo del 17 febbraio 1960 e sottoscrisse la Carta di Punta del Este, nell’agosto 1961.
Il regime dittatoriale di Stroessner ebbe una lunga durata. Infatti nell’agosto del 1963 occupò per la terza volta consecutiva la poltrona presidenziale. Gli oppositori esiliati erano aumentati e la Chiesa via via faceva sentire la sua voce in loro difesa. Nel 1970 i contrasti fra la Chiesa ed il dittatore aumentarono causa l’espulsione di un sacerdote. Si ebbero manifestazioni di protesta, subito represse, ma gli esecutori di queste repressioni furono scomunicati. Comunque, sia le successive elezioni del 1973 che quelle del 1978 riconfermarono al potere il generale Stroessner.
Le condizioni economiche delle masse rimasero senza sostanziali miglioramenti; poche furono le scuole costruite per combattere l’analfabetismo; meglio andò in relazione alla costruzione di strade che potessero far uscire il Paraguay dall’isolamento in cui si trovava costretto per la sua posizione geografica. Gli indici sanitari, il reddito medio del popolo ed il livello di alimentazione pongono tuttora il Paraguay agli ultimi posti dell’America latina.
Beneficiari del regime furono i ricchi proprietari terrieri, i commercianti
ed il capitale estero. Le esportazioni, in buona parte illegali, sono tuttora
frutto del contrabbando e del traffico di droga.
La crisi economica andò di pari passo con quella politica. Le
varie dittature dell’America Latina caddero; rinvigorirono i movimenti
contadini con l’occupazione delle terre ed i sindacati ripresero parte
della loro coscienza, arrivando persino a proporsi come interlocutori in
alcune circostanze. La Chiesa sostenne queste agitazioni col beneplacito
anche del Papa Giovanni Paolo II in occasione della sua visita pastorale
del 1988.
Il 3 febbraio 1989, il generale A. Rodriguez, consuocero di Stroessner,
guidò un golpe che lo estromise; lo esiliò in Brasile; divenne
presidente provvisorio e legalizzò i partiti e liberò i detenuti
politici.
Nelle regolari elezioni di maggio fu eletto a grande maggioranza. Si
iniziò la trasformazione democratica del Paraguay. La nuova Costituzione,
promulgata il 20 giugno 1992, prevedeva l’elezione del presidente e del
vice con la maggioranza semplice; riconosceva il diritto di sciopero anche
nei settori pubblici e aboliva la pena di morte.
Nelle elezioni presidenziali del 1993 fu eletto il capo del Partito
Colorado J.C. Wasmosy, un magnate sostenuto da Rodriguez.
Nel maggio del 1994 per la prima volta nella sua storia il Paraguay
registrò un imponente sciopero generale, teso a combattere la corruzione,
ottenere un aumento salariale del 40% e contro l’integrazione economica
con i paesi vicini. Quello sciopero procurò anche una ventina di
vittime.
Tutto questo perché Wasmosy, pur portando avanti le riforme
nel campo giudiziario, in quello delle privatizzazioni ed in quello pensionistico,si
era sempre ostinato a non varare alcuna innovazione in campo agrario.
I vari tentativi di occupare i latifondi da parte dei contadini senza
terra, erano stati sempre duramente repressi.
Sotto l’amministrazione Wasmosy si verificarono eclatanti scandali finanziari in cui risultò implicata anche la Banca Centrale del Paese. Continuarono a verificarsi anche episodi di corruzione legati al narcotraffico ed al riciclaggio di denaro sporco, per la qual cosa si deteriorano i rapporti con gli Stati Uniti, i quali non avevano mai smesso di chiedere un massiccio intervento governativo per rigenerare l’ambiente.
Anche i rapporti col Brasile, con l’Argentina e con l’Uruguay, partners del MERCOSUR, cioè Mercado Comun del SUR, conobbero un raffreddamento in quanto pure le loro reiterate richieste riformatrici non furono mai prese in considerazione dall’Amministrazione Wasmosy che, così, nel corso del 1996 corse il pericolo di essere eliminata.
Inoltre, anche tra governo e forze armate, comandate dal generale Oviedo, si erano alzate delle barriere di incomprensione, in quanto ogni membro dell’esercito era stato privato della facoltà di iscriversi ad un partito politico.
Tutto ciò contrastava con i progetti di Oviedo che, invece, intendeva candidarsi per le presidenziali del 1998 ed a tale scopo praticava una sostenuta attività politica.
Per questo motivo nell’aprile 1996 Oviedo fu esautorato dal suo incarico con un ordine del presidente, al quale però Oviedo rispose con un rifiuto ad obbedire ed anzi con una minaccia di bombardare il palazzo presidenziale se lo stesso Wasmosy non si fosse dimesso.
E qui iniziò una forte e costante pressione degli Stati Uniti che alla fine convinsero Oviedo a lasciare l’incarico di comandante delle forze armate per assumere quello di Ministro della Difesa.
Ma questo risultato non fu riconosciuto dal Congresso che, invece, nel giugno ordinò l’arresto di Oviedo con l’accusa di sedizione. Egli però rimase agli arresti per poco tempo e nel settembre del 1997 si candidò alle presidenziali in opposizione ad Argana, candidato dell’Associazione Nazionale Repubblicana.
Nel dicembre dello stesso anno Oviedo fu di nuovo arrestato su ordine di Wasmosy che era stato da lui accusato pubblicamente di corruzione. Nel marzo 1998 Oviedo fu giudicato colpevole da un tribunale militare speciale e condannato a dieci anni di reclusione.
Nelle elezioni generali del maggio 1998 la presidenza andò a Cubas-Grau, del Partido Colorado, che ebbe la maggioranza in tutti e due i rami del Congresso. Il primo atto da presidente Cubas-Grau lo fece per commutare la pena di Oviedo da dieci anni a tre mesi, decretando così la sua scarcerazione. Ma il Congresso non approvò questa decisione e propose l’avvìo di una causa per “impeachment” a carico di Cubas-Grau.
Fra il Congresso e la Presidenza prese posto una situazione di conflitto
che si acutizzò ancora di più quando il vicepresidente Argana
fu assassinato e mandanti furono riconosciuti Cubas-Grau e Oviedo. Tutti
e due fuggirono; il primo in Brasile ed il secondo in Argentina.
In questa circostanza assunse la carica di presidente, come peraltro
previsto dalla legge, il presidente del Congresso, il senatore L. Gonzales
Macchi, membro del Partido Colorado, che nel marzo del 1999 formò
un governo di coalizione e con questo iniziò subito i lavori per
lo sviluppo ed il risanamento economico e per la ricostituzione delle forze
armate.