Storia
Non si sa quasi nulla delle genti che si stabilirono per prime in quella parte della penisola iberica che corrisponde all’attuale Portogallo. Né si sa in quale epoca esse vi giunsero. Passarono alla storia con il nome di Lusitani e furono guerrieri, sempre pronti a combattere per la loro libertà. Cosa che fecero a lungo contro i romani che volevano sottometterli ad ogni costo. Essi si allearono con i Celtiberi, popoli che abitarono nella Spagna nord-orientale.
Uno dei più valorosi capi dei lusitani fu Viriato che, per ben 12 anni, tenne occupato l’esercito romano, infliggendogli anche gravi perdite. Per poter debellare Viriato, i romani dovettero ricorrere ad un prezzolato che lo uccise a tradimento. Era il 149 avanti Cristo quando iniziava la guerra ed era il 137 quando la medesima ebbe fine. Nel 133 avanti Cristo tutta la penisola iberica fu sotto il dominio di Roma e vi rimase fino a quasi il 476 dopo Cristo, con la caduta dell’impero romano.
Nel 415 dopo Cristo iniziarono le invasioni barbariche. I Visigoti,
guidati da Ataulfo, arrivarono in Spagna e vi fondarono un regno con capitale
Toledo. E durante i tre secoli della dominazione visigota non ci fu alcuna
distinzione fra il territorio dei lusitani e quello propriamente spagnolo,
dove abitavano i celtiberi. I visigoti infatti tennero sottomessi sia gli
uni che gli altri popoli.
Però essi erano troppo rozzi per riuscire ad imporre la loro
civiltà; non poterono mai sostituire quella dei romani. Invece chi
seppe dare una diversa impronta al paese furono gli Arabi, che ivi giunsero
nel 711 dopo Cristo, guidati da un capo di nome Tarik.
L’avanzata degli arabi fu fermata dai monti Cantabrici che funsero da barriera e così la regione delle Asturie, a nord di questi monti, non fu occupata ed anzi da lì iniziò la lunga lotta sostenuta dagli iberici per scacciare i dominatori.
Alla metà dell’XI secolo il re delle Asturie riuscì a togliere agli arabi molti territori e fondò il regno di Leon. Nel 1095 il re di Leon, Alfonso VI, concesse ad Enrico di Borgogna, suo genero, il territorio compreso fra il fiume Mino e il Douro, ed il titolo di Conte di Portucale (Portogallo). Tale nome derivò da Portus Cale, un borgo situato dove ora c’è Oporto. Poi il figlio di Enrico, Alfonso Henriquez, estese il proprio dominio fino al fiume Tago. E siccome ormai il territorio in suo possesso era esteso come un vero e proprio regno, nel 1143 Alfonso Henriquez fu proclamato re del Portogallo.
Quattro anni dopo toglieva agli arabi la regione di Alentejo, cioè al di qua del Tago, e nel 1249 Alfonso III aggiunse al regno anche l’Algarve. Ed allora il regno del Portogallo fu costituito da sette regioni, che furono: Mino, Traz oz Montes, Beira, Estremadura, Alentejo, Algarve e Douro.
Data la posizione geografica del paese, i portoghesi cercarono la fortuna in mare. Il primo a dotare il Portogallo di una efficiente flotta fu Diniz I, conosciuto in Francia come Filippo il Bello, che elesse la città di Lisbona a capitale del regno. Ma i veri fondatori della potenza marittima e commerciale del Portogallo furono il principe Enrico, detto il Navigatore, ed il re Giovanni II. Essi organizzarono importanti spedizioni esplorative per la conquista di nuove terre ed in meno di un secolo e mezzo, cioè dal 1415 al 1560, il Portogallo ebbe un vastissimo impero coloniale.
Verso la fine del 1400 iniziò la serie delle conquiste in India e nelle Americhe, ed a questo provvide Vasco de Gama. Nel 1500 Pedro Alvares Cabral iniziò l’occupazione della più grande colonia portoghese, il Brasile, che rimase poi portoghese fino al 1822. Ed inoltre ci furono i viaggi di Magellano, anch’egli navigatore portoghese. Quello fu il periodo della massima potenza e floridezza del Portogallo, che poteva dire di possedere metà del mondo conosciuto. Infatti, queste furono le colonie: le isole Azzorre, l’isola di Madera, le isole del Capoverde, la Colonia del Capo ed il Congo, in Africa; il Brasile in America; Ormuz, Goa, Ceylon, la Penisola di Malacca in Asia. Poi cominciò il declino.
Nel 1580, 20.000 spagnoli, guidati dal Duca d’Alba, occuparono il Portogallo e giunsero fino a Lisbona. Un anno dopo Filippo II, re di Spagna, fu incoronato anche re del Portogallo.
Un nobile portoghese tentò di restituire l’indipendenza al suo paese e, dopo aver affidato una flotta al comandante italiano Filippo Strozzi, ordinò un repentino sbarco. Filippo II lo prevenne ed assalì la flotta portoghese al largo delle isole Azzorre e lì la distrusse. Filippo Strozzi, ferito gravemente durante la battaglia, per ordine del marchese di Santa Cruz, comandante delle navi spagnole, fu gettato in mare. Per 60 anni i portoghesi dovettero sopportare la dominazione spagnola; nel 1640 si ribellarono e scacciarono gli spagnoli riconquistando la loro libertà.
Per 200 anni vissero tranquillamente preoccupandosi di ridare al paese tutto il benessere di prima. Sin da quando gli spagnoli erano stati cacciati, era salito al trono un esponente della dinastìa dei Braganza, città sui monti del nord. Questa dinastìa vi rimase poi fino al 5 ottobre 1910, data in cui il Portogallo diventò una Repubblica.
Nei primi anni del XIX secolo un altro pericolo si profilò per il paese. Nel 1807 il Portogallo fu invaso da un potente esercito di Napoleone che si diresse subito verso la capitale. La famiglia reale fuggì in Brasile. Ma i patrioti portoghesi, con l’aiuto dell’esercito inglese, e combattendo strenuamente, riuscirono a scacciare i francesi. Tutto ritornò alla normalità, la famiglia reale rientrò in Portogallo. Gli inglesi, però, tennero per un certo tempo il Portogallo sotto una loro speciale tutela.
Dal 1820 in poi il Portogallo fu agitato da guerre civili tra liberali ed assolutisti. Nel 1822 perdette la colonia del Brasile che si proclamò indipendente. Verso la fine del 1800 nacque il Partito Repubblicano ed il 1° febbraio del 1908 alcuni congiurati repubblicani uccisero il re Carlo I, figlio di Luigi I e di Maria Pia di Savoia; successe il figlio secondogenito del re Carlo I, e fu don Manuel II. Questi regnò fino al 1910 quando, in seguito alla rivoluzione del 4/5 ottobre, che proclamò la Repubblica, abbandonò il Portogallo con la madre Amelia di Borbone e la nonna Maria Pia. Il 28 agosto 1911, per voto della Costituente, fu eletto il 1° Presidente Manoel de Arriaga.
Nel 1915 il Portogallo dichiarò guerra alla Germania e dalla Pace di Versailles non ebbe che un minuscolo lembo di estuario alla destra dell’allora Rovuma, Mozambico.
Nel 1926, con la dittatura militare del generale Antonio Oscar Fragoso Carmona e del suo collaboratore A. Oliveira Salazar, si formò nel Portogallo il “Regime dell’Unità Nazionale”, giuridicamente espresso dalla Costituzione del 28 maggio 1932, plebiscitariamente approvata il 19 marzo 1933, per cui il Portogallo assunse la forma “Corporativa”.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale il Portogallo si dichiarò neutrale, ma nel 1943 cedette alla Gran Bretagna ed agli Stati Uniti le basi delle Azzorre e nel 1945 ruppe le relazioni con la Germania.
Alla morte del Carmona, avvenuta nell’aprile del 1951 durante la sua 4° Presidenza, fu eletto presidente Craveiro Lopez. Nel 1952 si concluse un’intesa con la Spagna. Nell’aprile del 1953 il presidente esaltò davanti alle Camere riunite l’opera di Salazar, nella ricorrenza del suo 25° anno di governo.
La politica di Salazar all’interno del paese fu fortemente repressiva
verso ogni forma di opposizione. Invece quella con l’estero fu determinata
ad intessere trattati di amicizia, specialmente col Brasile. Infatti il
16 novembre 1953 a Rio de Janeiro ne fu firmato uno che prevedeva una ampia
collaborazione fra i due paesi: giuridica, commerciale, economica, finanziaria
e culturale.
Dal 22 al 28 aprile 1955 il presidente brasiliano Cafè Filho
fu ricevuto a Lisbona dove si impegnò a fondo per perorare l’ingresso
del Portogallo alle Nazioni Unite.
Dal 5 al 25 giugno 1957 il presidente portoghese Craveiro Lopez fu in Brasile ed in occasione di questa visita fu ribadita la collaborazione politica fra i due governi.
Dal lato spagnolo il Portogallo molto si adoperò per portare fuori dal suo isolamento la Spagna franchista. Molti furono gli incontri fra capi di stato a cominciare da quello Craveiro-Franco del 1953, poi Salazar-Franco del 1957 ed infine Tomas-Franco del gennaio 1960.
Anche nella politica coloniale il Portogallo volle imprimere una impronta
innovativa. Per prima cosa trasformò le colonie in “Province d’Oltremare”,
poi chiamò “Consigli Consultivi di Governo” i vari parlamenti
coloniali. Poi si dichiarò che gli abitanti delle “provincie d’oltremare”
avrebbero avuto la parità dei diritti con i cittadini portoghesi
se:
-i negri ed i meticci avessero rinunciato alle loro tradizioni tribali,
come la poligamia;
-avessero accettato forme di vita europee ed imparato a leggere e a
scrivere correttamente la lingua
portoghese;
-avessero espletato gli obblighi di leva;
-avessero accettato di convertirsi alla religione cattolica.
E con la somma di tutte queste prerogative, pochissimi furono gli elementi che raggiunsero la parità dei diritti con i portoghesi. Poi i portoghesi dovettero affrontare il problema delle rivendicazioni dell’Unità Indiana su Goa, Damao e Diu, possedimenti coloniali portoghesi.
Il Portogallo sostenne, anche in seno alle Nazioni Unite, che essendo territori metropolitani non potevano essere ceduti. In seguito, nel 1961, l’Unione Indiana risolse da sé questo problema occupando militarmente quei territori.
All’interno del paese intanto si andavano verificando dei mutamenti. Si creò una certa opposizione al regime con la creazione di un “Fronte Nazionale Democratico” che partecipò alle elezioni politiche del 3 novembre 1957. Poi alle presidenziali dell’8 giugno 1958, da cui risultò eletto Americo Tomas, si presentò anche un candidato indipendente, il generale Humberto Delgado, che ottenne addirittura il 23% dei voti. Ciò provocò una forte reazione repressiva da parte del governo e Delgado fu costretto a riparare nell’Ambasciata del Brasile, dove chiese asilo politico. E dopo di che fu fatta una modifica alla legge elettorale; l’elezione del presidente in futuro sarebbe avvenuta solo affidandola all’Assemblea Nazionale ed alla Camera Corporativa.
Tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo 1961 si verificò il curioso episodio detto del “Santa Maria”. Con questo nome si chiamava una nave-passeggeri al cui comando si trovava il dissidente capitano H. Galvao. Questi sequestrò in mare la nave e la dirottò verso il porto di Recife dove la consegnò, senza incidenti, alle autorità brasiliane che la restituirono alla compagnìa portoghese. Tutta questa operazione era servita a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sullo stato di cose in Portogallo, costretto a subire il regime di Salazar. Il quale regime, vuoi per la scarsità dell’affluenza alle urne, vuoi per l’analfabetismo galoppante, fu confermato dalle elezioni svolte il 12 novembre 1961.
L’opposizione entrò nella clandestinità mentre altri problemi andarono ad addensarsi sul regime di Salazar. E questi problemi iniziarono con i movimenti indipendentisti delle colonie; cominciò l’Angola, seguita dalla Guinea-Bissau nel 1963 e l’anno dopo dal Mozambico. Fino ad allora Salazar non aveva fatto nulla per rendere la vita più sopportabile agli indigeni; ma quando potè constatare la determinazione di tutti a chiudere la dominazione portoghese in quei territori, promise investimenti, creò l’area dell’escudo, stimolò l’emigrazione verso l’oltremare e migliorò molto le condizioni di vita dei residenti.
Questo programma con l’andar del tempo gravò moltissimo sul bilancio statale che fu costretto a dipendere poi da gruppi finanziari internazionali e da altre potenze. Inoltre le Nazioni Unite deplorarono, insieme ai non allineati ed ai socialisti, il comportamento del Portogallo, al quale venne meno anche il sostegno della Chiesa cattolica.
In cambio degli aiuti dagli Stati Uniti, Francia e Repubblica Federale di Germania, il Portogallo cedette loro basi militari. Poi nel 1966 la Cina intervenne per la soluzione del problema di Macao sul quale il Portogallo perse il controllo e la sovranità. Tutto ciò influì negativamente sull’economia. Ed intanto erano iniziati lavori pubblici per la costruzione dello spettacolare ponte sul Duero a Oporto e quello sul Tago a Lisbona, che assorbivano gran parte delle finanze, procurando un fortissimo deficit nel bilancio dello stato.
Il 16 settembre 1968 Salazar fu colpito da una emorragia cerebrale e, non più abile per le funzioni di governo, passò la mano a M. J. Das Neves Alves Caetano, suo ex collaboratore, ma da anni dimissionario e lontano dalle scene politiche.
Egli cominciò col cambiare nome al partito unico che da allora si chiamò “Associazione Nazionale Popolare”, ed alla polizia politica che si chiamò Direzione Generale di Sicurezza.
Poi fu ridotto il numero dei ministeri e vari ministri furono sostituiti. Si allentò quindi la censura ed il controllo sulle associazioni sindacali e professionali; si compilò una riforma universitaria e si concesse il rimpatrio a tutti gli esiliati.
Ma il rinnovamento non fu completamente soddisfacente. Molte difficoltà nei vari settori, dall’economico al sanitario, risultarono insormontabili a causa della potente burocrazia presente nel paese. Alle elezioni del 1969 le opposizioni poterono esprimere la loro volontà appena un po’ meglio delle volte precedenti, ma la maggioranza rimase ai governativi.
Nel luglio 1970 moriva Salazar ma non i contrasti in seno al regime. Però ci fu una revisione costituzionale dei trattati per cui i paesi africani acquisirono ciascuno la denominazione di “stato” e parità dei diritti ebbero i brasiliani ed i portoghesi.
Nel luglio 1972 fu rieletto per la seconda volta A. Tomas e fu firmato un accordo con la Comunità Economica Europea per una reciproca riduzione delle tariffe doganali in vigore dal 1° gennaio 1973. Nel 1973 le opposizioni si ritirarono completamente dalle elezioni. Caetano tentò una ristrutturazione ai vertici delle forze armate. Il 16 marzo del 1974 ci fu un colpo di stato che fallì; ma non fallì quello del 25 aprile che inviò in esilio sia Caetano che Tomas. Fu abolito immediatamente il partito unico; il generale A. de Spinola fu eletto Presidente della Repubblica e A. da Palma Carlos fu capo del governo, composto da indipendenti e da rappresentanti di vari partiti. Questo governo durò fino al 15 luglio quando se ne formò un altro presieduto dal colonnello V. Goncalves. Il generale de Spinola fu sostituito il 30 settembre dal generale Costa Gomes; poi però de Spinola tentò una ribellione che fu debellata l’11 marzo 1975 ed egli fu esiliato.
Subentrò un periodo di disordini nazionali, ai quali fecero eco quelli coloniali. Le colonie una ad una divennero indipendenti ed i coloni portoghesi rientrarono in patria in massa. Si temette che in Portogallo arrivasse una nuova rivoluzione ma poi tutto fu ridimensionato ed il 1976 fu l’anno delle enunciazioni progressiste.
Come organo dello stato fu eletto un Consiglio della Rivoluzione Militare. Fu stabilito che il Parlamento Unicamerale sarebbe stato eletto ogni 4 anni, col sistema proporzionale, ed il presidente della repubblica ogni 5, a suffragio universale. Le elezioni del 25 aprile affidarono la maggioranza relativa ai socialisti. Quelle presidenziali di giugno furono vinte dal generale A. Santos Ramalho Eanes, che affidò l’incarico di formare il nuovo governo al socialista M. Soares. Le elezioni amministrative del dicembre confermarono il quadro politico in atto.
Il governo Soares ebbe subito lavori molto impegnativi da portare avanti,
quali: in reinserimento di tutti i cittadini rientrati sia dai paesi africani
che da quelli europei; la ripresa della produzione ed il riassetto dell’agricoltura.
Poi cercò di sistemare il deficit delle finanze chiedendo prestiti
agli Stati Uniti ed alla Comunità Economica Europea ed ai vari enti
internazionali.
Nel dicembre 1977 si ebbe una crisi di governo. Quello successivo fu
bicolore, composto da socialisti e cattolici, guidato sempre da Soares,
che resistette agli attacchi delle destre fino al luglio 1978.
Il 25 ottobre 1978 il Parlamento accettò il governo formato da
C. A. Mota Pinto, ma fino alla crisi della primavera 1979.
Eanes, dopo brevissimo tempo, sciolse il Parlamento ed il 3 gennaio
1980 si formò il nuovo governo di centro-destra, fautore l’Alleanza
Democratica, capeggiata da F. Sa-Carneiro.
Questo governo ebbe un periodo molto difficile; Sa-Carneiro perì in un incidente aereo e quindi nel gennaio 1981 fu formato un altro governo dal socialdemocratico F. Pinto Balsemao.
Fasi alterne si ebbero nella situazione politico-economica del Portogallo ed in agosto 1982 si compì un primo passo per la privatizzazione di alcuni settori industriali.
Nel gennaio 1986 il Portogallo entrò nella Comunità Economica Europea. Nel febbraio Soares fu il nuovo presidente della repubblica e mantenne la carica anche dopo le elezioni del 1991.
Nell’aprile del 1992 il Portogallo entrò a far parte del Sistema Monetario Europeo e nel dicembre il Parlamento ratificò il Trattato di Maastricht.
Nel 1993 si accentuò la già difficile situazione economica
e a dicembre le elezioni amministrative allargarono il campo di estensione
del Partito Socialista fino a Lisbona ed Oporto.
L’ascesa dei socialisti continuò anche nel 1994 in occasione
delle elezioni per il Parlamento Europeo e poi ancora nelle elezioni politiche
portoghesi del 1995, alle quali si erano presentati con un programma sicuramente
più lungimirante di quello dei socialdemocratici.
Il nuovo governo, monocolore, fu presieduto da A. Guterres, capo
del Partito Socialista.
Ancora una vittoria socialista si verificò nel 1996 alle elezioni
presidenziali che furono appannaggio di J. Sampaio.
Il governo socialista, in accordo con i sindacati e con gli imprenditori,
sviluppò un programma economico che prevedeva l’aumento del 5% dei
salari minimi e la riduzione delle ore di lavoro.
Nel 1997, con l’accordo delle opposizioni, furono elaborate ampie riforme istituzionali per ridurre il numero dei parlamentari e per trasformare le forze armate in esercito di professionisti.
Inoltre, sempre con il beneplacito delle forze di opposizione, fu progettato un decentramento amministrativo. Esso prevedeva la costituzione di 8 regioni con ampi poteri. Quest’ultima proposta fu sottoposta all’approvazione popolare mediante un referendum che si svolse nel novembre del 1998. Per questa occasione le forze di destra si erano fortemente attivate incentrando la loro campagna sul tema dell’unità nazionale, che ritenevano in pericolo. Per questo motivo il referendum portò la bocciatura del progetto. Per tutto l’operato del governo, però, rimase la fiducia popolare e questa fu espressa nelle legislative dell’ottobre del 1999, laddove il Partito Socialista ottenne il 44% dei consensi e Guterres rimase Primo Ministro.
In campo internazionale la politica del Portogallo fu tesa a migliorare
sempre di più le relazioni con tutti gli stati occidentali. Invece
continuarono ad essere tesi i rapporti con l’Indonesia, che a suo tempo
aveva annesso con la forza la colonia portoghese di Timor Est, cosa che
il Portogallo non aveva mai accettato. Per poter dirimere la questione
si portò tutto al vaglio delle Nazioni Unite, le quali promossero
un referendum popolare per l’indipendenza, da tenere nell’agosto del 1999.
Invece a dicembre 1999 il territorio di Macao tornò alla Cina, sua
madrepatria.