Storia
La storia della colonizzazione di San Domingo è legata a quella di Haiti che fu scoperta da Cristoforo Colombo nel 1492. La città fu fondata nel 1496 da Bartolomeo Colombo, fratello di Cristoforo.
Nei primi decenni del XVI secolo la Spagna dovette affrontare varie traversìe e molte rivolte degli indigeni, sempre soggetti a dure repressioni. La popolazione, molto numerosa ai tempi dell’arrivo di Colombo, già nel 1533 si era ridotta a poche migliaia di indigeni, sopravvissuti alle angherie e alle malattìe.
Per i lavori delle piantagioni furono importati dall’Africa molti schiavi negri che con l’andar del tempo impressero un ordine nuovo nella etnìa dell’isola.
All’inizio del XVII secolo cominciò la divisione dell’isola in due parti: quella orientale San Domingo e quella occidentale Haiti, che nel 1665 fu occupata da Bertrand Ageron, filibustiere francese seguito da molti suoi pirati.
Essi fondarono una vera e propria colonia e come tale fu assegnata alla Francia col Trattato di pace di Ryswyk nel 1697.
La parte orientale, San Domingo, rimase colonia spagnola e per quasi tutto il XVIII secolo la sua storia si svolge soprattutto intorno all’incremento demografico ed agricolo.
Invece alla fine di quel secolo, ed all’inizio del XIX, incominciarono le prime agitazioni come conseguenza della Rivoluzione Francese. Le prime ripercussioni di questo importantissimo avvenimento portarono già nella popolazione negra di Haiti i primi aneliti di libertà. Essa, capeggiata dal negro Toussaint Louverture non si limitò a ribellarsi per il solo territorio haitiano ma sconfinò in quello di San Domingo, che del resto la Spagna aveva già ceduto alla Francia col Trattato di Basilea del 1795.
Ma una rivolta, appoggiata da forze navali
britanniche, distaccò San Domingo, sia da Haiti che dalla Francia
Napoleonica (1808/09).
Col Trattato di Parigi del 1814 essa fu.
nuovamente assegnata alla Spagna; ma il 1° dicembre 1821 essa proclamò
la sua indipendenza unendosi alla Repubblica della Grande Colombia.
Nel 1822 il capo haitiano Boyer riconquistò
San Domingo, che così con il resto dell’isola formò un unico
stato fino al 1844.
In quell’anno San Domingo riconquistò
la sua indipendenza ma la sua vita fu turbata dalle continue lotte di potere
di Haiti, finchè stremata da questi eventi che avevano fortemente
danneggiato il suo stato economico,
volle riunirsi alla Spagna, e ciò avvenne nel 1861. Le cose però
non migliorarono e nel 1863 scoppiò una rivolta contro il governo
spagnolo.
Finalmente nel 1865 San Domingo potè
recuperare la sua libertà e proclamò, questa volta definitivamente,
la sua indipendenza.
Agitazioni, rivoluzioni, continui cambi di governo causarono, nel 1905, l'occupazione militare da parte degli Stati Uniti, che si accollarono subito il debito estero di San Domingo ottenendo in cambio l’amministrazione delle dogane.
Nel maggio del 1916 molte truppe nordamericane sbarcarono sull'isola per sedare una delle numerose sommosse e solo nel 1924 liberarono il territorio, dopo aver ottenuto un trattato che regolasse i rapporti fra gli S.U. e San Domingo. Gli S.U. mantennero, comunque, i loro funzionari a capo dell’amministrazione doganale.
Nel 1930 il presidente R. Leonidas Trujillo Molina introdusse un notevole
piano di riforme economico-sociali.
Il 4 settembre 1930 un ciclone distrusse quasi completamente San Domingo;
il presidente fece fare subito i lavori di ricostruzione e l'11 gennaio
1935 fece nominare la riedificata città "Ciudad Trujillo".
Nell’ottobre 1937 un nuovo stato di tensione si produsse alla frontiera con Haiti. Squadre di operai di ambo le parti lottarono ferocemente tra loro per questioni di lavoro. Molti operai haitiani trovarono la morte in questi massacri che si protrassero fino al mese di dicembre.
Finalmente nel gennaio del 1938 i presidenti dei due stati furono in grado di appianare questo conflitto e San Domingo fu condannato a pagare un congruo risarcimento dei danni.
Nel successivo maggio assunse la presidenza J.B. Peynado che per primo atto mise vasti appezzamenti di terreno a disposizione dei rifugiati europei, specialmente ebrei tedeschi, che ben presto fondarono la fiorente colonia di Sosua.
Alla morte di Peynado, avvenuta nel 1940, gli successe nella carica il vicepresidente M. Troncoso, ma chi effettivamente resse le sorti della nazione con la sua politica fu il generale Trujillo che provvide a mantenere buoni rapporti con gli S.U.. Nel dicembre 1941, proprio per ribadire la validità di tali rapporti, San Domingo dichiarò guerra al Giappone, alla Germania ed all’Italia.
Nel maggio del 1942 fu rieletto presidente il generale Trujillo che dispose subito per l’aumento della produzione delle derrate alimentari e diversificò le colture. Con le entrate della esportazione dello zucchero in Gran Bretagna e negli S.U. intensificò i piani di opere pubbliche e miglioramenti sociali ed economici.
Nel 1945 stabilì relazioni sia con l’URSS che con la Cina. Il 24 settembre 1946 con un trattato che si chiamò “Trattato Hull-Trujillo”, perchè l’altro firmatario fu il Segretario di Stato americano C. Hull, gli Stati Uniti si impegnarono a liberare dalla loro ingerenza le dogane di San Domingo e a non intervenire più negli affari interni del paese che quindi potè riacquistare l'intero esercizio della sua sovranità.
Nello stesso anno, mentre si preparavano i festeggiamenti del 450°
anniversario della fondazione della capitale, un terremoto violentissimo
distrusse molti centri abitati.
Nel maggio del 1947 Trujillo fu rieletto e nello stesso anno egli si
associò all’Argentina per presentare alle Nazioni Unite una proposta
di revisione del trattato di pace con l’Italia.
Il 16 maggio 1952 ci fu un cambio alla presidenza; essa fu assunta dal generale Hector Bienvenido Trujillo Molina, fratello del generale , unico candidato senza oppositori, che così continuò la dittatura di famiglia.
Nel marzo 1956, alla scomparsa da New York dello scrittore basco Jesus de Galindez, indomito avversario della famiglia Trujillo; tutto il continente fu scosso da profonda indignazione poichè si scoprì che responsabili del caso erano personalità dominicane. Il Venezuela, l’Argentina e Cuba ruppero i rapporti con la Repubblica Dominicana, quando essa concesse asilo politico agli ex dittatori Marco Perez Jimenez, Peron e Batista.
Tutto questo però non lavorò pro Trujillo ed infatti il presidente Hector, rieletto il 16 maggio 1957, per paura di attacchi da parte degli stati ostili, adoperò tutti i mezzi disponibili nell’erario per attrezzare l’esercito, acquistando armi presso gli Stati Uniti. Questi ultimi, nel febbraio del 1960, interruppero i loro aiuti militari e la Chiesa cattolica levò fiere voci di protesta fra cui due lettere pastorali.
La situazione economica venne via via peggiorando; alla fine di gennaio 1960 ci fu un tentativo di insurrezione, ma chi effettivamente ebbe molta importanza per il cambiamento di governo fu l’OAS che chiese la rottura dei rapporti diplomatici e l’applicazione di sanzioni economiche.
Hector B. Trujillo il 3 agosto si dimise in favore del vicepresidente Joaquin Balaguer. Il 30 maggio 1961 il generalissimo Rafael Leonida Trujillo Molina veniva assassinato da un gruppo di ex ufficiali.
Balaguer, già seguace dei precedenti dittatori, volendosi accattivare le simpatìe dell’opposizione, autorizzò subito la costituzione di altri partiti politici; mise sotto controllo i beni della famiglia Trujillo; mandò in esilio i due fratelli del generalissimo e poi, temendo che questi, con l’aiuto di ufficiali a loro fedeli, potessero rientrare in patria ed organizzare un colpo di stato, assunse personalmente il comando delle forze armate.
Poi Balaguer ottenne dall’Assemblea Nazionale l’istituzione di un Consiglio di Stato, da lui presieduto, come governo provvisorio fino alle successive elezioni del 1963. Violente manifestazioni popolari contro di lui costrinsero il 16 gennaio 1962 il generale Rodriguez Echevarria a sciogliere questo Consiglio di Stato e a designare una giunta civico-militare.
Immediatamente nuove manifestazioni sollecitarono l'intervento dell’OAS che sciolse la giunta, ripristinò il Consiglio di Stato affidandolo però a Rafael Bonelly, molto stimato dal popolo ed anche da tutti i membri dell’OAS; egli indisse subito le elezioni per il dicembre.
Queste assegnarono la vittoria al democratico J. Bosch, che aveva combattuto in esilio per oltre 40 anni il suo acerrimo avversano Trujillo. Egli prese possesso della carica nel febbraio del 1963 fra l’entusiasmo della folla ed il plauso di tutte le nazioni americane.
Iniziò subito le riforme indispensabili per sanare la catastrofica situazione lasciata dalla dittatura ma dovette lottare contro la diffidenza dei militari comandati dal colonnello E. Wessin y Wessin e la polizia capeggiata dal generale A. Imbert Carreras. E dopo otto mesi di governo fu costretto a lasciare, nel settembre 1963, proprio da un golpe militare.
Bosch fu prima arrestato e poi esiliato, i suoi sostenitori imprigionati,
il Congresso sciolto. Il governo fu affidato ad un triumvirato di civili
che prestissimo lasciò il posto a D. Reid Cabral, che rimase al
potere per 16 lunghi sfortunati mesi.
Il 24 aprile 1965 il popolo insorse e Cabral dovette fuggire. Gli S.U.,
temendo un movimento sul modello di quello castrista, per sedare la ribellione,
intervennero in gran forza provocando le critiche di tutto il mondo.
Il capo della rivolta, il colonnello F. Caamano Deno, fu aspramente avversato da Wessin; ne nacque una guerra civile che fu domata dopo diversi mesi dietro intervento dell’OAS, dell’ONU e del nunzio pontificio.
Fu creato un governo provvisorio capeggiato da H. Garcia Godoy il quale, con molta abilità, seppe domare gli avversari responsabili di tutto: Caamano fu mandato a Londra nel gennaio 1966 con l’incarico di addetto militare ed il Ministro delle Forze Armate F. Rivera Caminero fu destinato a Washington con la stessa carica.
Il 1° giugno 1966 le elezioni furono vinte da J.Balaguer. Egli iniziò subito il suo lavoro di riforme con quella agraria e con la industrializzazione, imponendo però misure di austerità. Le truppe statunitensi fecero ritorno in patria, mentre J. Bosch ritornò dal suo esilio ma non si presentò candidato alle elezioni successive che si tennero nel 1970 e che videro rieletto Balaguer, non senza forti opposizioni, che riportarono nel paese la guerriglia. Gli studenti avviarono le loro manifestazioni provocando la chiusura dell’Università di Santo Domingo. A capo dei ribelli riapparve Caamano, che però poco dopo cadde in uno scontro con le forze governative.
Il 16 maggio 1974 le elezioni furono di nuovo favorevoli a Balaguer poichè il candidato dell’opposizione, A.Guzman Fernandez si era ritirato.
Sotto Balaguer l’economia del paese rifiorì, portata avanti soprattutto dall’aumento in campo internazionale del prezzo dello zucchero, che era il prodotto maggiormente esportato, dall’entrata sempre più vasta dei capitali esteri e dallo sviluppo del turismo. Nonostante ciò, fra le classi permaneva sempre una differenza sostanziale che creava non pochi squilibri ed inoltre i militari erano spesso gli arbitri della politica.
La forza principale dell’opposizione era il “Partito Rivoluzionario Dominicano” (PRD) di tendenza socialdemocratica, mentre il partito di Balaguer era il “Partito Riformista Social Cristiano” (PRSC). E per la prima volta il PRD vinse le elezioni, quelle del maggio 1978, portando alla presidenza A. Guzman Fernandez.
Egli si preoccupò subito di ridimensionare il potere delle forze armate in relazione al potere di governo ed intanto la recessione internazionale del petrolio del 1979/80 aveva fatto fare grandi passi indietro alla situazione economica del paese.
Comunque il PRD vinse anche le elezioni del maggio 1982 e il neoeletto presidente S.J.Blanco ebbe la grande maggioranza parlamentare. Un mese prima di queste elezioni Guzman Fernandez, accusato di corruzione, si era suicidato.
Furono varate misure di austerità e si imposero forti aumenti di prezzi sui generi di prima necessità, e ciò causò scioperi e dimostrazioni nell’aprile 1984 con diverse vittime.
Poi, a causa di episodi di corruzione nell’amministrazione Blanco e delle continue divisioni in seno al PRD, le elezioni del 1986 portarono al governo per la quinta volta Balaguer.
Nel gennaio 1987 Blanco fu processato e nel novembre 1988 si ebbe la
sentenza della sua condanna a venti anni di.reclusione.
Intanto la diminuita importazione di zucchero negli S.U. aveva aggravato
la già disastrata situazione economica del paese per cui Balaguer
dovette per forza continuare la politica di austerità innescata
da Blanco; cercò, però, di incrementare i lavori pubblici
e l’afflusso di capitali esteri, specialmente statunitensi, con investimenti
nei settori tessile e turistico. Le proteste popolari non si calmarono
e parecchi sindacalisti furono arrestati.
Le elezioni del maggio 1990 videro contendersi l’incarico fra due ultraottantenni:
Bosch e Balaguer. Vinse quest’ultimo che continuò a portare avanti
la politica di austerità e la repressione degli oppositori.
Nonostante il regime di austerità vigente nel 1991 l’inflazione
aumentò senza che la situazione economica ne traesse qualche beneficio.
Ciò portò la sconfitta al Partito Riformista Social Cristiano,
di cui era leader Balaguer, alle legislative del maggio 1994.
Invece, a causa di talune irregolarità riscontrate, l’ormai ottantasettenne Balaguer, si assicurò le presidenziali svoltesi quasi contemporaneamente alle legislative. Ed il tutto a scapito di J. F. Pena Gomez, candidato del Partito Rivoluzionario Dominicano. Ma questa forzata vittoria portò a Balaguer vivacissime opposizioni anche dalla propria Chiesa cattolica, nonché da molti altri paesi americani. Perciò egli accettò di avvalersi della sua carica per meno del tempo regolamentare ed infatti nuove elezioni si ebbero fra maggio e giugno del 1996.
A queste non parteciparono né Balaguer né Bosch, suo rivale storico; ed allora poté candidarsi L. Fernandez, del Partito della Liberazione Dominicana, che vinse a spese di Pena Gomez. Egli, nell’agosto del 1996, formò un esecutivo sostenuto anche dal partito di Balaguer. Questo esecutivo arrivò fino alle successive elezioni del maggio 1998 vinte, peraltro, dal Partito Rivoluzionario Dominicano. Una particolarità aveva accompagnato queste elezioni che, per la prima volta, non erano state contemporanee alle presidenziali. E fu l’astensione del 52% degli aventi diritto.
In politica estera, nel 1997, si ebbero reiterati contrasti con Haiti soprattutto dopo l’espulsione dal paese di migliaia di immigrati illegali haitiani.
Nel settembre di quello stesso anno la Repubblica Dominicana sottoscrisse
la cosiddetta “dichiarazione di Managua”, con la quale accettava la formazione
di istituzioni politiche comuni a tutti i paesi firmatari, che furono:
il Belize, il Costarica, El Salvador, il Guatemala, l’Honduras, il Nicaragua
ed il Panama.