Storia
Fanno parte delle centinaia di isole della Polinesia. Alcuni storici ritengono che i primi abitatori di queste isole siano arrivati dall’Indonesia, molto tempo prima di Cristo. Molto più tardi, verso il 500 dopo Cristo, sarebbero giunte altre popolazioni bianche provenienti dal Perù. Queste sottomisero i primi e li considerarono loro sudditi. E da queste si fanno discendere gli attuali polinesiani.
Furono scoperte nel 1722 dall’olandese Roggeveen e nel 1768 ritrovate dal navigatore francese Luigi Antonio de Bougainville che le chiamò “isole dei navigatori”.
Vi si recarono molti missionari che vi portarono e diffusero il Cristianesimo.
Fino alla metà del XIX secolo, ciascuna isola fu governata da un capo tribù, e tutte insieme ebbero un solo re.
Poi nel 1870 iniziarono gli arrivi europei ed americani, con relative penetrazioni all’interno, ed il re delle Samoa nel 1879 concluse con la Germania, con la Gran Bretagna e con gli Stati Uniti, tre accordi separati cedendo a ciascuno un porto, creando così una specie di protettorato per ognuno di essi. Ma per il resto rimase tutto invariato ed il re fu sempre il capo dei capi locali.
Dieci anni più tardi iniziarono le guerre civili ed il 14 giugno 1889, col trattato di Berlino, fu confermato il protettorato nelle isole; si escluse, però, lo stabilirsi in esse di basi militari o navali. Le lotte interne, tuttavia, continuarono ed il 14 novembre 1899, con un nuovo trattato, fu stabilita la divisione delle isole in modo che agli Stati Uniti andasse la parte orientale, alla Germania quella occidentale ed alla Gran Bretagna alcune isole dell’arcipelago delle Salomone e veniva garantita per tutti la libertà di commercio nelle Samoa.
Quando scoppiò la prima guerra mondiale la parte del protettorato tedesco passò alla Nuova Zelanda, che con le sue truppe ne aveva occupato il territorio, con regolare “mandato” formulato dalla Società delle Nazioni, nel dicembre 1920. E questo mandato fu confermato nel 1945, allorché la Società delle Nazioni si chiamò Organizzazione Nazioni Unite.
Nel 1947 il mandato divenne amministrazione fiduciaria e la Nuova Zelanda lasciò sempre più che gli abitanti assumessero le responsabilità di governo. Così proprio in quello stesso anno fu istituita una Assemblea Legislativa ed il Consiglio di Stato.
Nel 1949 l’amministrazione pubblica fu affidata agli indigeni e nel 1952 fu fondato un Consiglio esecutivo.
Nel 1959 fu istituito un Gabinetto responsabile dinanzi alla Assemblea legislativa ed infine nel 1962 un accordo fra capi samoani, il governo della Nuova Zelanda ed il Consiglio d’Amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite, proclamò il 1° gennaio, l’indipendenza delle Samoa occidentali, mentre quelle orientali rimasero amministrate da un governatore, eletto dal Ministero degli Interni americano.
Quando le Samoa occidentali furono proclamate indipendenti, fu promulgata una Costituzione che prevedeva un Capo di Stato, eletto a vita, per esercitare il potere esecutivo, ed una Assemblea Legislativa, composta da 47 membri, eletti per tre anni. Due di essi venivano eletti dagli europei presenti nel paese.
Alla morte del capo di stato, sarebbe stato eletto un suo successore, per 5 anni, dalla Assemblea legislativa.
Tutto lo stato è formato da due isole principali: Savaii e Upolu
insieme ad alcuni isolotti vicini.
Nel novembre 1976 un censimento dava un incremento demografico del
40% dovuto soprattutto ad una efficace situazione sanitaria che ha potuto
ridurre la mortalità infantile.
Come per tutte le altre isole disseminate nel Pacifico, la principale
risorsa resta l’agricoltura mentre quasi inesistente è l’industria.
Il deficit della bilancia commerciale è costante poiché
le importazioni superano di gran lunga le esportazioni.
Nel 1979 nacque il primo partito politico di opposizione che si chiamò Partito per la Protezione dei Diritti Umani e che vinse subito le elezioni politiche nel febbraio 1982. Nel dicembre stesso anno, dopo alcune crisi di governo, fu eletto Primo Ministro Tofilau Eti Alesana.
Il Partito si rafforzò sempre più ed andò a vincere anche le elezioni del 1985, superando il Partito Democratico Cristiano, guidato da Tupuola Efi. Ma nel dicembre, sopraggiunta una crisi, si dovette formare un gabinetto di coalizione presieduto da Va’Ai Kolone.
La situazione rimase precaria fino alle successive elezioni del febbraio 1988 che decretarono il ritorno di Tofilau Eti e del suo partito.
I capi dei diversi clan familiari, che erano chiamati “Matai”, erano le persone che più influivano sul quadro politico sociale del paese. Nel 1990 Tofilau Eti tentò di rafforzare questo peso politico dei “Matai” e ciò anche allo scopo di ottenere maggiori consensi nelle successive elezioni del 1991. Tutto questo provocò i dissensi dell’opposizione che portarono ad un referendum popolare col quale si stabilì che tutti i seggi del Parlamento sarebbero stati assegnati mediante suffragio universale.
Le elezioni dell’aprile 1991, contestatissime per episodi di corruzione e di illegalità, furono nuovamente vinte dal Partito per la Protezione dei Diritti Umani e Tofilau Eti fu rieletto Primo Ministro.
Nel novembre 1991 il Parlamento approvò una legge che portava
a 5 anni la durata di una legislatura e a 49 i seggi da 47. Nel marzo 1993
nacque un nuovo partito che si chiamò Partito Democratico di Samoa,
guidato da Tagiloa Pita.
Intanto però nel febbraio del 1990 e nel dicembre 1991 due spaventosi
cicloni si erano abbattuti sulle isole decretando un forte peggioramento
dell’economia, già debole. Questo, insieme al riaffermarsi
dei privilegi dei clan familiari dei governanti, avevano contribuito ampiamente
alla formazione di una forte opposizione.
E questa, nel gennaio 1994, dopo l’applicazione da parte del governo dell’imposta sul valore aggiunto, con conseguente aumento dei prezzi sia del carburante che dei generi alimentari, inscenò violente manifestazioni di piazza.
Il governo cercò di correre ai ripari e nell’aprile 1996 approvò una nuova legge che poneva distinzione giuridica netta fra lo scambio di doni e la pratica dello scambio dei voti.
I dirigenti governativi resistettero agli scossoni dei dimostranti ed il partito di governo, pur registrando una certa flessione nelle elezioni tenute nello stesso mese di aprile, mantenne la sua posizione, sempre guidato da Tofilau Eti Alesana. Egli, poi, e soltanto per ragioni di salute, alla fine del 1998 si dimise e fu sostituito da Tuilaepa Sailele Malielegaoi, del suo stesso partito.
In politica estera il governo mantenne una situazione privilegiata con
la Nuova Zelanda ma si preoccupò anche di partecipare a tutti gli
incontri internazionali interessati alla salvaguardia dell’ambiente.