Storia
I primi popoli che abitarono la regione furono di diverse stirpi ma tutti Celti. Dopo i primi anni dell’era cristiana, arrivarono i gemanici, specialmente i Quadi, che si stabilirono sulle sponde dell’alto e medio Danubio. Poi si unirono ai Marcomanni, anch’essi sparsi fra il Danubio, il Meno ed il Reno, ed insieme combatterono contro Marc’Aurelio. Si sa per certo che i romani avevano creato delle basi militari nella zona danubiana ed avevano spinto le loro spedizioni oltre Trencin, ma senza alcuna intenzione di rimanere sul posto. Perciò, terminate le guerre marcomanniche, i romani lasciarono il paese ed allora tornarono i germanici, nella seconda metà del III secolo. In particolare furono i Gepidi ed i Goti.
Questi rimasero nel paese per quasi due secoli. Poi nel V secolo arrivarono gli Unni che scacciarono tutti gli altri; subito dopo l’abbandono degli Unni, iniziarono ripetute immigrazioni di stirpi slave, provenienti dalla Moravia e dalla Boemia. Esse avevano in comune l’unità di lingua e di cultura.
Non molto tempo dopo il loro arrivo, furono attaccati e sottomessi dagli Avari, e così rimasero fino al 623, quando il re franco, Samo, arrivò a liberarli. Entrarono così nell’orbita dell’impero franco. Iniziò subito la loro cristianizzazione, che fu rapida data la facilità di diffusione, dovuta alla ottima via di comunicazione rappresentata dal Danubio.
Il primo signore slavo che si adoperò per riunire sotto di sé le varie stirpi fu Pribina, verso l’820. Poi però egli fu spodestato dal principe Mojmir, che volle annettere la Slovacchia al regno di Moravia.
Nel X secolo gli Ungheresi distrussero il regno moravo e questo avvenimento segnò il futuro della Slovacchia, perché, mentre la Boemia e la Moravia, con l’aiuto dei franchi, resistettero ai magiari, la Slovacchia non riuscì a farlo. Cadde quindi sotto il potere dell’Ungheria e ad essa fu unita definitivamente fino al 1918. Gli avvenimenti storico-politici del paese inevitabilmente si identificarono con quelli storici dell’Ungheria.
Ma soprattutto nel campo etnografico si registrarono ripetuti cambiamenti. Verso il 1242, a seguito delle incursioni dei Tatari, la regione era andata via via spopolandosi finchè non erano giunti dalla Germania e dall’Austria i nuovi abitatori, che praticarono una attiva colonizzazione. Con la loro alacrità migliorarono le condizioni della regione in tutti i settori: svilupparono l’agricoltura, i lavori minerari ed i rapporti commerciali e culturali.
Man mano gli slovacchi riassunsero la loro maggioranza numerica ma solo in relazione alle classi lavorative inferiori, poiché la borghesia fu essenzialmente tedesca e la chiesa e l’aristocrazia furono magiare. Per merito dei coloni sorsero in tutta la Slovacchia molte nuove città e borgate. Poi notevoli cambiamenti nei paesi furono fatti quando insieme alla Boemia furono tutti riuniti sotto un solo signore, che fu Sigismondo di Lussemburgo, fra il XIV ed il XV secolo. Indi, nella Slovacchia, giunsero i Cechi dalla Boemia e la loro presenza, la loro cultura, risvegliò la coscienza nazionale slovacca. Fu adottata la lingua ceca sia nella corrispondenza che nella letteratura. Gli slovacchi rafforzarono i loro contatti con la Boemia poiché, essendo questa insieme all’Ungheria governata da un unico sovrano, in un certo senso si sentirono anche loro accomunati. E ad intensificare questi contatti arrivò la Riforma di Lutero e di Calvino. Dato che in Ungheria, e per conseguenza anche in Slovacchia, c’era la libertà di religione, i boemi poterono stabilirvisi senza tema di venire perseguitati.
Ed un’altra ragione ancora ci fu nei secoli XVI e XVII, quando l’Ungheria fu occupata dai turchi. Ma al principio del secolo XIX nella Slovacchia cominciò veramente a risvegliarsi la coscienza nazionale. Tutti i loro movimenti nazionali camminarono insieme a quelli cechi, con i quali, ormai da tempo, costituivano una sola unità “cecoslovacca”, che andava sempre più completandosi.
Per questo nel 1849 gli slovacchi chiesero all’Austria la separazione dall’Ungheria e la formazione di una particolare “terra della Corona”, da formare anche insieme ai Ruteni Carpatici, e sottoposta direttamente all’imperatore. Invece ottennero solo la formazione di due “distretti amministrativi”, separati e sottoposti al governatore imperiale di Budapest.
Nel 1861 fu richiesta ancora una volta all’Austria la creazione di una provincia autonoma slovacca. Ed anche in questa circostanza si ottennero soltanto tre ginnasi slovacchi.
Iniziò nel 1884 una lotta passiva contro la loro dipendenza dai magiari e nel 1901 si passò a quella attiva, iniziando una aperta campagna giornalistica. Lì per lì non si ebbero successi, ma tutto ciò servì più tardi, quando insieme ai cechi formarono le legioni cecoslovacche che parteciparono alla prima guerra mondiale. Prima però era stato stipulato a Pittsburg, negli Stati Uniti, il 30 maggio 1918, un patto che prevedeva alla fine della guerra la formazione di uno stato unitario cecoslovacco. E con una deliberazione dell’Assemblea Nazionale, il 30 ottobre 1918 fu creato lo Stato Cecoslovacco.
E questa prima Repubblica continuò il suo cammino finchè si arrivò al 1938. Gli slovacchi avevano fondato un partito autonomista, il cui capo era il sacerdote Andrej Hlinka, che si opponeva a Praga per diversi motivi. Pur riconoscendo al governo i meriti derivanti dall’attività scolastica, sanitaria ed edilizia profusa nel paese, si recriminava però l’eccessiva presenza di funzionari “cechi” nello stato, a scapito di quelli slovacchi, ed anche le minacce degli anticlericali alla “base cristiana” slovacca. Per non parlare della politica estera che, essendo condotta maggiormente da elementi di sinistra, avrebbero decretato il sicuro sfacelo della nazione.
E poiché le frange estreme del partito autonomista finirono col prevalere, esse divennero pure facile preda della Germania di Hitler, che per loro mezzo perpetrò la distruzione della Cecoslovacchia.
Nel marzo 1939 nacquero numerose associazioni slovacco-tedesche con il preciso compito di arrivare al separatismo. E quando la repubblica cecoslovacca finalmente capì le intenzioni dei separatisti slovacchi, imprigionando quelli più in vista come Bela Tuka e Sano Mach, non fece che accelerare il suo processo di disgregazione, da tempo preparato da Hitler.
Dopo 4 giorni la Dieta slovacca si riunì segretamente e proclamò l’indipendenza dello stato slovacco il cui governo fu costituito da monsignor Tiso, principale fautore della nuova compagine. Furono nominati i vari ministri, dopo di che monsignor Tiso inviò ad Hitler un messaggio in cui dichiarava l’indipendenza della nazione slovacca dal “giogo ceco”, mostrandosi pronto, con tutto il paese d’accordo, all’amicizia ed alla collaborazione. Ed Hitler il 23 marzo prese sotto la sua ala protettiva il giovane governo e con questo si arrogò il diritto di presidiare con le sue forze armate i punti strategici della regione.
Furono necessarie delle variazioni nella conformazione territoriale; infatti fu ceduta all’Ungheria una fascia situata al confine con la Rutenia Subcarpatica mentre il 21 novembre 1939 otteneva, con un accordo germano-slovacco, la revisione dei propri confini con la Polonia, guadagnando ben 586 chilometri quadrati. Bratislava, capitale, in virtù di tutte le varianti apportate, venne a trovarsi a breve distanza sia dal confine germanico che da quello ungherese.
L’economia del paese si basò su un sistema corporativo, composto da 5 sezioni: agricoltori, ordine del commercio, industria, comunicazioni, finanze ed assicurazioni. Poi ci furono le professioni intellettuali libere e poi ancora gli impiegati liberi ed i lavoratori intellettuali. Numerosi slovacchi emigrati all’estero, specialmente negli Stati Uniti,furono determinanti per la situazione conomica del paese mediante l’invio crescente di capitali.
Per ciò che riguardava il regime ideologico slovacco, esso si dimostrò un misto di cristianità e di dottrina nazista. Del nazismo non si incamerarono le ideologie pagane ma il razzismo sì: infatti anche nella Slovacchia si applicò la persecuzione degli ebrei. E fu un regime hitleriano che mise a disposizione del dittatore nazista persino il suo piccolo esercito per combattere contro la grande Unione Sovietica.
Ma ci furono anche forze avverse ad Hitler, in questo piccolo stato, e si adoperarono sempre di più contro il nazismo mano a mano che gli Alleati si avvicinavano. Fra l’estate e l’autunno del 1944 molti distretti slovacchi erano stati già occupati dai partigiani combattenti e la Slovacchia fu uno dei primi paesi ad essere occupati dai russi.
Appena liberata, la Slovacchia si mise al lavoro per la ricostruzione
del suo apparato governativo. I tedeschi e gli ungheresi, colà residenti,
se ne tornarono nelle loro patrie. I collaborazionisti furono processati
e condannati a morte. Fra questi monsignor Tiso.
Le elezioni politiche del maggio 1946 decretarono la vittoria del Partito
Democratico su quello Comunista. Ma nel marzo del 1948 tutti i paesi dell’Europa
dell’est, così come l’intero territorio cecoslovacco, furono occupati
dai comunisti. E così si ricompose la repubblica Cecoslovacca. L’autonomia
slovacca scomparve maggiormente con la Costituzione del 1960, ma nel partito
comunista furono sempre presenti forze federative.
Nel 1968 Alessandro Dubcek, leader del partito comunista cecoslovacco, avviò un programma di riforme e fra queste anche la creazione di un ordinamento federale; il che avvenne nel 1969. Ma l’intervento sovietico pose fine all’esperimento e riportò le due componenti della Cecoslovacchia ad una situazione di equilibrio economico e sociale.
La questione slovacca tornò alla ribalta dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, avvenuta nel 1989 dopo l’avvento di Gorbacev. Il crollo del partito comunista fu posto in opera soprattutto dalla formazione di un raggruppamento slovacco chiamato Opinione Pubblica contro la Violenza.
Nel giugno 1990 si ebbero le elezioni federali e locali e l’Opinione ottenne la maggioranza ed il suo leader, V. Meciar, formò un governo di coalizione col Movimento Cristiano Democratico. Ma i contrasti interni fra autonomisti e federalisti costrinsero Meciar, nel marzo 1991, alle dimissioni. Altre elezioni si previdero per il giugno 1992, mentre appariva sempre più evidente che si sarebbe dovuta elaborare una nuova Costituzione, più adatta alle cambiate esigenze del paese.
Quando il processo separatista prese una buona accelerazione, Meciar tornò al governo. Il Consiglio Nazionale slovacco in luglio promulgò una dichiarazione di sovranità ed a novembre l’Assemblea Federale emise un emendamento che formò la base per lo scioglimento definitivo della federazione, con conseguente formazione di due governi: il ceco e lo slovacco.
Il 1° settembre 1992 il Parlamento slovacco approvò la nuova Costituzione repubblicana che entrò in vigore il 1°gennaio 1993 insieme alla Repubblica Slovacca. Il 15 febbraio 1993 fu eletto Presidente della Repubblica M. Kovac.
Dopo l’indipendenza, la situazione economica non ebbe grandi miglioramenti e nel 1994 la situazione fu piuttosto instabile, con una certa crescita della disoccupazione.
La repubblica slovacca entrò a far parte delle Nazioni Unite,
del Consiglio d’Europa, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca
Mondiale. Si associò all’Unione Europea. Buoni rimasero i rapporti
con la repubblica ceca, mentre qualche contrasto si ebbe con l’Ungheria
per la tutela della minoranza etnica magiara.
Nel dicembre del 1994 Meciar, incaricato dal Presidente, formò
un governo di coalizione fra il primo partito, cioè il Movimento
Slovacchia Democratica, l’Associazione dei Lavoratori di Slovacchia ed
il Partito Nazionale Slovacco.
La situazione politica che ne derivò non fu delle migliori,
anzi, in occasione del programma di privatizzazioni, portato avanti da
Meciar ma osteggiato da Kovac, fra il Parlamento ed il Presidente nacque
una profonda incomprensione che ebbe dei risultati disastrosi.
Nel maggio 1995 intervenne anche la Corte Costituzionale, che si pronunciò contro il veto del Presidente. Ci furono anche delle manifestazioni popolari che culminarono poi nel rapimento del figliodi Kovac, nell’agosto del 1995. Egli fu rilasciato in Austria dove le autorità locali lo trattennero sulla base di un mandato di cattura internazionale della Germania, dove era accusato ed indagato per corruzione. Kovac reagì violentemente a questo episodio accusando i servizi segreti slovacchi di essere stati i protagonisti della vicenda e quelli, a loro volta, accusarono Kovac di essere egli stesso implicato nello scandalo.
La democrazia del paese corse seri rischi in varie circostanze, ma principalmente in due: nel marzo 1996 quando si chiese al governo di approvare una legge contro la sovversione, poiché ciò veniva considerato come una limitazione alle libertà personali popolari. E la seconda, quando col referendum del maggio 1997 si propose l’elezione diretta del Capo dello Stato. In questa diatriba intervenne il Ministro degli Interni che fece eliminare dalle schede elettorali questo argomento.
Oltre ai contrasti interni, però, se ne registrarono, nello stesso periodo, anche altri esterni; con l’Ungheria per il trattamento usato dallo stato slovacco nella gestione delle minoranze etniche magiare, e con la stessa Repubblica Ceca, a proposito della ripartizione del patrimonio relativo alla passata federazione cecoslovacca. Quest’ultima controversia fu appianata poi nel dicembre del 1999.
Tutte queste negatività della politica estera slovacca portarono al diniego di ingresso all’Unione Europea, da parte degli altri stati, mentre all’interno non si poté realizzare nel marzo del 1998 l’elezione di un altro presidente e quindi Kovac proseguì nel suo incarico.
Invece le elezioni politiche, svolte il 25/26 settembre 1998, ottennero un sorprendente risultato con la conquista da parte delle opposizioni di centro-sinistra unite, di 93 seggi su 150 del Consiglio Nazionale il cui leader cristiano-democratico, M. Dzurinda, conquistò la nomina di Primo Ministro ai danni di Meciar.
Dzurinda formò un altro governo di coalizione ed iniziò subito il suo lavoro teso a far uscire la Slovacchia dalla situazione di isolamento internazionale in cui tutte le diatribe l’avevano portata.
Nel novembre del 1998, infatti, poté partecipare al Summit fra gli Stati Europei, ed inoltre fu incaricata di inviare suoi osservatori nel Kosovo, dalle Nazioni Unite.
Ancora un risultato positivo si ebbe nel gennaio 1999 con l’approvazione della legge relativa alla elezione diretta del Capo dello Stato. Nel successivo maggio si ebbero le presidenziali che si conclusero con l’elezione di R. Schuster, ex comunista, leader del Partito della Comprensione Civica.
Sul piano economico interno continuarono le riforme ma anche le difficoltà,
specialmente in campo sanitario-assistenziale; aumentò la disoccupazione
nonché il debito estero, che divenne sempre più gravoso,
testimone di una difficile congiuntura dello stato slovacco.