SPAGNA

Storia

Quando gli antichi navigatori fenici sbarcarono in Spagna per sviluppare nuove relazioni e commerci, trovarono questa terra così piena di conigli che la chiamarono “Schephania”, che nella loro lingua voleva dire proprio “terra di conigli”. E di questi roditori doveva essere proprio piena la Spagna se ai tempi di Adriano si raffigò sulle medaglie un coniglio ai piedi della Spagna. Ma naturalmente i conigli non erano i soli abitatori del paese; in esso vivevano delle tribù di origine africana e celtica che ben presto si fusero in un unico popolo  e furono i Celtiberi.

Nel 236 avanti Cristo i Cartaginesi, desiderosi di procurarsi ricchezze per sostenere le guerre contro Roma, partirono alla conquista della Spagna onde poter sfruttare le miniere di oro e di argento colà presenti. E vi fondarono la città di Cartagena che significava “Nuova Cartagine”, dal latino “Carthago Nova”.

Concluse le guerre puniche, in Spagna dominarono i Romani. Era l’anno 209 avanti Cristo ma la completa occupazione della Spagna si ebbe nel 133 avanti Cristo con l’imperatore Augusto. Egli la divise in tre provincie: Hispania Tarraconensis, Lusitania e Hispania Ulterior, poi iniziò una vasta opera di civilizzazione. Furono costruite strade, nuove città e si sviluppò molto la cultura. Molti scrittori ed imperatori romani furono di origine spagnola, come i poeti Lucano e Marziale, gli scrittori Seneca, Floro, Silio Italico, Columella e Quintiliano e gli imperatori Traiano, Adriano e Teodosio.

Alla fine dell’impero romano anche la Spagna fu invasa dai barbari: Baschi, Vandali, Alani, Svevi, Visigoti. Questi ultimi, comandati da Ataulfo, prevalsero al principio del V° secolo e tennero la Spagna fino al  711, anno in cui vi si rovesciarono gli Arabi della Mauritania, o Mori, che la conquistarono interamente, fatta eccezione per le Asturie e per la Galizia, con capitale Oviedo.

Il re visigoto Rodrigo che allora imperava, all’inizio dell’arrivo degli arabi, non si preoccupò troppo di loro pensando  che dopo aver fatto qualche razzìa se ne sarebbero tornati al loro paese. Quello, invece, non fu che un primo passo verso quell’impresa che l’anno dopo gli arabi si apprestarono a compiere con un poderoso esercito. E quando il re Rodrigo cominciò a preoccuparsi era ormai troppo tardi. In una battaglia decisiva che durò tre giorni egli vi morì ed i Mori divennero i padroni della penisola. Essi governarono per 500 anni riuscendo a domare le sporadiche ribellioni tentate dagli indigeni.

Verso la fine dell’VIII secolo la Spagna fu in parte liberata ad opera di Carlo Magno e si formò la “Marca Spagnola”.

Nell’anno 1000, a seguito delle vittorie dei cristiani sui musulmani, nel paese si costituirono 4 stati: il regno di Navarra, i regni di Castiglia e Leon uniti, quello di Aragona e la Contea di Barcellona. E questi regni continuarono l’opera di riconquista dell’intera Spagna.

Questa impresa ebbe momenti di epica grandezza come quello del Cid, il Campeador, cioè Rodrigo Diaz de Bivar, diventato eroe nazionale, che si segnalò al servizio di Sancio II e di Alfonso VI re di Castiglia.

Nel luglio del 1212 migliaia di Crociati si mossero da ogni parte d’Europa e questa volta non fu per andare a combattere contro i musulmani in Terra Santa, ma per aiutare gli eserciti delle 4 provincie spagnole, impegnate nella durissima guerra per liberarsi dalla dominazione dei Mori. Per oltre una settimana  durò la battaglia di Las Navas de Tolosa ed i Mori furono battuti; dovettero abbandonare il campo insieme a migliaia di morti. Un solo regno musulmano resistette, quello di Granada, che però cadde nel 1492 nelle mani dei cristiani.

Poi  la Corona di Spagna fu offerta al re di Castiglia. In quello stesso anno Cristoforo Colombo per conto del re di Spagna aveva scoperto l’America, aprendo quindi la via alla colonizzazione spagnola nell’America Meridionale.

Quando nel 1516 morì il re Ferdinando il Cattolico, ultimo della dinastia di Castiglia, salì al trono suo nipote Carlo V, imparentato con la famiglia reale dell’Austria; perciò, con la sua ascesa, iniziò in Spagna il periodo della dinastia austriaca.
Poiché Carlo V diede subito il via alle imprese geografiche e di esplorazione, ben presto la Spagna si trovò padrona di un vastissimo impero: Carlo V disse, infatti, che sugli stati suoi non tramontava mai il sole.

Una delle prime imprese coloniali della Spagna fu la conquista del Messico, compiuta nel 1519 ad opera di Fernando Cortez. Al Messico si aggiunsero poi il Venezuela, la Florida, il Perù, l’Honduras ed il Guatemala. Ed anche in Europa la Spagna potè dominare in Italia, allora martoriata da continue lotte interne. In quel periodo la Spagna  accumulò enormi ricchezze.

Estintasi nel 1700 la dinastia di Carlo V, successe alla Corona spagnola la dinastia dei Borboni, dopo una lunga e sanguinosa guerra  di successione, durata 14 anni. Poi i Borboni governarono fino al 1931, quasi initerrottamente, salvo tre brevi parentesi: una dal 1808 al 1814 durante la quale governò Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone; una dal 1870 al 1873 durante la quale governò Amedeo I di Savoia, ed un altro dal 1873 al 1875 in cui la Spagna ebbe un regime repubblicano.

Nel 1931 la monarchia fu dichiarata definitivamente decaduta e fu proclamata la Repubblica. Questa durò solo 5 anni poiché in seguito all’uccisione di un deputato dell’opposizione, che il governo lasciò impunita, scoppiarono in tutto il paese accese rivolte. Ben presto la ribellione divenne guerra civile. Il comando dei ribelli fu assunto dal generale Francisco Franco che vinse e nel 1937 fu proclamato Capo dello Stato Spagnolo.

L’8 aprile del 1939 egli aderì al “Patto Anticomunista” già esistente fra Germania, Italia e Giappone; nel luglio iniziò la riorganizzazione dell’esercito; in agosto costituì il “Partito della Falange Spagnola Tradizionalista”, di pura imitazione fascista  ed allo scoppio della seconda guerra mondiale dichiarò la non-belligeranza della Spagna ed occupò immediatamente il territorio internazionale di Tangeri.

Il 31 marzo 1947 la Spagna fu proclamata “Stato Monarchico” sotto la “reggenza” del generale Franco; ciò che determinò una delicata situazione  nei confronti del pretendente Don Juan. I rapporti tra la Spagna e le potenze democratiche, dopo oltre dieci anni di tensione, si normalizzarono prevalendo sulle differenze ideologiche l’atteggiamento anticomunista del regime franchista e la posizione geografica della Spagna, cardine di un sistema  atlantico-mediterraneo. Infatti, dopo lunghi dibattiti, per iniziativa degli Stati Uniti (contrastati dalla Gran Bretagna), il 28 dicembre 1951, con l’invio dell’ambasciatore a Madrid, le relazioni diplomatiche ispano-americane vennero regolarmente ripristinate. Analogamente agirono la Gran Bretagna e l’Italia.

Particolarmente intensi furono i rapporti fra la Spagna e gli Stati Uniti che accordarono prestiti per il risanamento economico del paese, molto depresso, ed inviarono a Madrid una missione militare.  Intanto il governo di Franco venne rimaneggiato; indice del malessere economico  e del malcontento politico furono gli scioperi di Barcellona e di alcune provincie settentrionali e le agitazioni di Madrid.

Fra il 1951 ed il 1953 le relazioni fra la Spagna e gli Stati Uniti si intensificarono, sotto forma di aiuti economici ed accordi per una partecipazione della Spagna al sistema difensivo occidentale. Si stabilì pure una intesa ispano-portoghese sulla strategia iberica, per cui si ebbe il 15 aprile 1952 una  “Conversazione Franco-Salazar” a Ciudad Rodrigo. Nel settembre 1953 si concluse a Madrid un accordo con gli Stati Uniti per cui in cambio di aiuti economici e militari, la Spagna cedeva basi aeree e navali.

Dopo gli Stati Uniti anche la Gran Bretagna e la Francia rafforzarono i loro rapporti con la Spagna. Alla fine del 1955 la  Spagna entrò a far parte delle Nazioni Unite e lasciò quindi il suo isolamento.

Subito si preoccupò di inserirsi nella politica europea, mediterranea e latino-americana, stipulando accordi con tutti i paesi interessati. Tra il 1958 ed il 1959 firmò con il Cile, il Perù ed il Paraguay alcuni accordi per la concessione della doppia nazionalità ai cittadini residenti.

Poi il regime franchista cominciò a registrare vari scossoni e si ebbero scioperi e manifestazioni antigovernative. Franco, allora, decise di riformare in parte il regime e cominciò col separare le due cariche che fino ad allora aveva riunite nella sua persona: quella di capo dello stato e quella di capo del governo. Quest’ultima fu delegata al sottosegretario alla presidenza. Indi si propose di restaurare la monarchia ed a tale scopo, nel marzo del 1960, si incontrò con Don Juan, pretendente al trono.
Intanto, però, la situazione interna non risultava delle migliori, né nel settore industriale né in quello agricolo. Anche la piccola borghesìa mercantile risentiva della diminuita produttività nazionale. Sul piano politico-sociale alla fine degli anni 50 si dovette registrare un risveglio pericoloso dei regionalismi basco e catalano.

Gli anni 60 furono decisivi per la trasformazione del paese. Il processo di moderazione del regime si espresse inizialmente in campo legislativo. Così fu approvata la legge sulla stampa con la proibizione della censura; poi furono emanate altre leggi relative alla libertà di religione ed alla possibilità di costituire associazioni di opinioni. E poi ancora furono approvate leggi per regolare il Movimento Nazionale, la pubblica istruzione ed i sindacati ufficiali. E, comunque, tutte le manifestazioni e gli scioperi svolti al di fuori del rispetto delle leggi, trovarono anche in questo decennio una dura repressione. Ci furono anche esecuzioni capitali, come quella del 1962 del dirigente comunista  Grimau, per crimini commessi durante la guerra civile.

Il 22 luglio 1969 le “cortes” approvarono una legge che designava  Juan Carlos di Borbone, principe di Spagna, nipote dell’ultimo re Alfonso XIII, come successore di Franco, capo dello stato. Il 20 novembre 1975 Franco morì e divenne re Juan Carlos I. Fu costituito il Parlamento bicamerale ed il 3 luglio 1976 capo del governo fu A. Suarez Gonzales, che seppe guidare con intelligenza e definitivamente la liquidazione del vecchio assetto del regime.

Subito vennero legalizzati i partiti politici, esclusi quelli di estrema sinistra ed i separatisti; vennero liberati 650 prigionieri politici. Fu costituito un Congresso formato da 350 deputati eletti liberamente ed un Senato con 207 senatori.

Il 15 giugno 1977 ci furono le elezioni a suffragio universale vinte dall’Unione di Centro. Secondo fu il Partito Socialista Obrero Espanol.

Il premier Suarez formò il governo di coalizione con la rappresentanza di tutti i partiti presenti nel paese, anche al fine di ottenere forze omogenee per il superamento delle difficoltà economiche. Nel febbraio 1978 fu necessario però un rimpasto e nel governo entrarono nuove forze, specialmente imprenditoriali. Con l’occasione il  programma di governo si orientò maggiormente verso una economia sociale di mercato.

Il 6 dicembre 1978 si svolse un referendum per una nuova Costituzione, che regolò il ruolo dei partiti e dei sindacati e che stabilì il distacco della Chiesa dallo Stato. Nel gennaio 1979, nonostante la vigente pena capitale, si ebbero atti di terrorismo, tesi a colpire i vertici del potere e a destabilizzare l’ordine pubblico.

Il 1° marzo 1979 si ebbero nuove consultazioni che praticamente, oltre alla conferma della stabilità dell’elettorato, fecero registrare un lieve progresso del partito comunista ed una flessione della destra moderata. Suarez Gonzales il 6 aprile potè formare il nuovo governo.

In fatto di politica estera la Spagna negli anni 70 lasciò libere le colonie africane, si dichiarò aperta alla cooperazione con tutti gli stati, in ogni direzione, per la distensione e la sicurezza di tutti i popoli.

Gli anni 80 iniziarono negativamente per Suarez Gonzales che a seguito di una sfortunata congiuntura , oppresso da diverse difficoltà e contestato, dovette dimettersi nel gennaio 1981. Lo sostituì L. Calvo Sotelo, vice presidente del Consiglio. In occasione dell’insediamento del nuovo esecutivo ci fu un tentativo di colpo di stato, fallito. Una trentina di ufficiali responsabili furono imprigionati.

Nell’ottobre 1982 ci furono elezioni anticipate che assegnarono la maggioranza ai socialisti, guidati da F. Gonzales. Questi ebbero poi il monopolio del governo per molti anni e subito iniziarono ad applicare misure capaci di rilanciare l’economia e di diminuire la disoccupazione che nel 1986 era la più alta d’Europa col 21%. Nel dicembre del 1988 l’attività delle grandi città fu paralizzata da un gigantesco sciopero generale.

Intanto varie riforme erano state portate a compimento, come la legalizzazione dell’aborto, che procurò non poche proteste da parte della Chiesa; si attuò un ordinamento regionale e fu concessa l’autonomia a tre regioni: i Paesi  Baschi, la Catalogna e la Galizia, diverse dalle altre in molti caratteri, ivi compresa la lingua.

Nel 1986 e nel 1989 le elezioni politiche registrarono un calo dei socialisti. Dopo queste ultime la Spagna fu teatro di scandali ed episodi di corruzione che andarono avanti anche nei primi anni novanta.

Nel 1993 i socialisti furono investiti da altri scandali a causa di irregolare finanziamento al partito. Intanto era già iniziata nell’anno precedente una forte recessione con perdita continua di posti di lavoro. Il blocco dei salari provocò poi scioperi e proteste di un milione di lavoratori nel settore pubblico e poi ci fu nel 1993 una “marcia verde” ad opera degli agricoltori. A tutto ciò dovevano aggiungersi le azioni sanguinose dei terroristi.

A luglio 1993, nonostante le perdite dei socialisti nella maggioranza, Gonzales formò ugualmente un nuovo governo, di minoranza. Poi, nel tentativo di bloccare la recessione, ordinò ampi tagli alla spesa pubblica e tentò una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro. Tutto ciò fu aspramente contrastato dal mondo del lavoro che proclamò uno sciopero generale di 24 ore nel gennaio del 1994. E nonostante tutto nel primo trimestre dello stesso anno si potè registrare un modesto incremento nel prodotto interno lordo.

Gli avvenimenti europei  degli ultimi anni 80 ed inizio degli anni 90, annoverarono sempre la Spagna fra i protagonisti nei diversi campi: dall’accettazione popolare alla permanenza nella NATO, alla revisione dell’accordo di difesa con gli Stati Uniti, con l’evacuazione dei medesimi dalla base aerea di Torreon de Ardoz, ed alla ratifica del Trattato di Unione Europea di Maastricht. Durante la guerra di Bosnia, la Spagna per la prima volta partecipò ad una missione di pace delle Nazioni Unite con l’invio di  un contingente di sue truppe.
 
Intanto, però, il paese risultava sempre più afflitto da episodi di terrorismo, portati avanti da una organizzazione separatista basca, la Euskadi Ta Askatasuna, o ETA.

Il governo si trovò costretto a denunciare la propria debolezza nei confronti di questa organizzazione e Gonzales, dopo aver portato a termine la sua presidenza all’Unione Europea nel dicembre 1995, dovette comunicare al paese che elezioni anticipate erano previste per il marzo del 1996. Ed il risultato di queste elezioni fu punitivo per il Partito Socialista, che così concluse il suo ciclo di governo. E poiché la maggioranza relativa andò al Partito Popolare, fu questo che formò il governo. Il suo leader, J. M. Aznar,  sostenne un lungo periodo di negoziati  per raggiungere l’appoggio esterno dei nazionalisti moderati. Quindi sviluppò un programma che, oltre al miglioramento in tutti i settori dell’economia, prevedeva pure  un ulteriore appoggio alle più ampie autonomie regionali.

Subito furono applicate misure economiche restrittive, come il congelamento degli stipendi nel pubblico impiego e come i tagli alla pubblica istruzione, cose che portarono in piazza moltissimi manifestanti interessati ai due settori. Nel febbraio del 1997 un grande sciopero  dei camionisti bloccò tutte le attività nazionali. Nonostante ciò, Aznar potè continuare a portare avanti il suo programma di stabilità economica.

Invece era andata sempre più espandendosi la crisi del Partito Socialista, cosicchè nel giugno del 1997 si dimise dal suo ruolo di segretario, che fu ereditato da J. Almunia. Ma per poco, perché egli stesso con le primarie del partito, avvenute nell’aprile del 1998, fu sostituito da J. Borrell.

Intanto nel novembre del 1997 la credibilità di Aznar subì un durissimo colpo a seguito di alcune accuse di corruzione attribuitegli da un uomo d’affari catalano, J. De la Rosa. Questi aveva dichiarato pubblicamente la sua sostenuta partecipazione finanziaria alla campagna elettorale di Aznar  con conseguente rafforzamento del Partito Popolare. Per questo motivo, vennero meno i consensi ad Aznar da parte del Partito Nazionalista Basco e della Convergenza ed Unione Catalana.

Con la crisi di Aznar, camminò di pari passo l’ascesa delle quotazioni socialiste, già uscite qualificate dalle elezioni europee del giugno 1999. E siccome nell’aprile J. Borrell si era ritirato dalla segreteria del partito, a luglio fu nuovamente incaricato segretario J. Almunia.

Nel frattempo il Partito Nazionalista Basco aveva ritirato definitivamente il suo appoggio ad Aznar, mentre nel paese si verificavano plurimi atti di terrorismo da parte dell’ETA, che portarono in piazza migliaia e migliaia di cittadini per la protesta. Queste manifestazioni non si svolgevano soltanto a Madrid e nelle altre città, ma anche nella regione basca. La Corte Suprema era intervenuta per condannare tutti e 23 i membri dell’Unità del Popolo (HB = HERRI BATASUNA) braccio politico dell’ETA:

Essi, pur avendo chiarito la loro estraneità  nei fatti e la loro autonomia nei riguardi di quella organizzazione, furono condannati ciascuno a 7 anni di prigione con l’accusa di collaborazione con banda armata.

Poi si verificò una completa variazione di tendenza di questa organizzazione che dopo 30 anni di lotta armata finalmente abbandonava le azioni criminose e si proponeva anche per la formazione dei governi regionali.

Aznar, nel giugno del 1999, promosse alcuni incontri con i dirigenti baschi ed il tribunale il mese dopo emise  le sentenze di assoluzione per tutti coloro che erano in prigione già dal 1997. Era stata, però, una tregua e l’ETA si dispose a romperla già  nel novembre 1999 reiterando la richiesta del Paese Basco  per il raggiungimento della completa autodeterminazione.
In tutti questi anni, in politica internazionale  la Spagna era stata presente agli incontri ibero-americani che si svolgevano ogni anno con i paesi dell’America Latina e con il Portogallo.

Nel 1997 inviò un proprio gruppo militare con la forza multinazionale in Albania e nel 1999 partecipò all’intervento della NATO nel Kosovo.

 Poi la Spagna fu accettata nell’Alleanza Atlantica, anche con il parere favorevole della Gran Bretagna con la quale era in conflitto per la rivendicazione spagnola su Gibilterra. Ambedue i paesi si dichiararono d’accordo di intraprendere i relativi negoziati in altra sede.

Il governo di Aznar, in tutto questo tempo, aveva realizzato buoni successi politici ed economici così da  godere, sin dai primi mesi del 2000,  di una buona stabilità e credibilità. Aveva favorito molti accordi fra imprenditori e sindacati in materia di diritto del lavoro, così da regolamentare sia i licenziamenti che i contratti di lavoro a tempo indeterminato.

Le elezioni legislative del marzo del 2000 assegnarono ad Aznar, ed al suo partito, la maggioranza assoluta, ed egli potè così governare senza la necessità di ricorrere all’appoggio dei partiti nazionalisti.