Storia
Stato indipendente dal 1948 nell’orbita del Commonwealth britannico.
Lanka è il nome sanscrito dell’isola che fino a pochi anni fa era nota come Ceylon. Nell’antichità era detta “Taprobane” sia dai greci che dai romani i quali la consideravano come l’estremità orientale del mondo.
Molti conquistatori, provenienti dall’India Continentale, si contesero il possesso dell’isola, il cui territorio fu frazionato in piccoli regni rivali. Anuradhapura, costruita nel V secolo avanti Cristo, era la capitale di uno di questi regni. Nel III secolo dopo Cristo gli abitanti furono convertiti al buddismo da un monaco, figlio di Asoka, re di Magadha.
I portoghesi approdarono a Ceylon all’inizio del XVI secolo e resistettero alla pressione olandese fino alla metà del XVII secolo. Gli olandesi furono a loro volta sostituiti dagli inglesi tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo.
Colonia della Corona dal 1835, l’isola riacquistò l’indipendenza in seguito alle vicende anglo-indiane.
Dalla proclamazione della sua indipendenza, avvenuta il 4 febbraio 1948, l’isola dovette affrontare problemi di varia natura, primo fra tutti venne ritenuto quello linguistico. A garanzia dell’acquisita libertà, la lingua inglese non poteva più essere considerata quella ufficiale del paese. Ne sarebbe stata sminuita la cultura nazionale. Così nel 1956 fu stabilito che l’idioma nazionale sarebbe stato il singalese, già usato da circa 6 milioni di residenti.
Non mancarono contrasti e discussioni da parte delle minoranze,
soprattutto dai gruppi Tamil, di ceppo indiano, attestati nelle regioni
orientale e settentrionale. Anche scontri si verificarono in quell’anno
fra le due etnìe; scontri che si replicarono nel 1958.
Poi ci furono le proteste dei nazionalisti, contrari all’adozione nello
stato delle terapie mediche di tipo occidentale. Per questo il governo
fu tacciato di incapacità, specialmente dal clero buddista, potente
all’interno della politica singalese. Gli interventi del clero furono massicci
e sfociarono nell’assassinio del premier in carica Solomon Bandaranaike,
il 25 settembre 1958, ad opera di un monaco.
W. Dahanayate rilevò l’incarico ed indisse elezioni per il 20 luglio 1960, che portarono al governo la signora Sirimavo R. D. Bandaranaike, vedova di Solomon.
Intanto però dal gennaio 1956 l’isola era entrata a far parte delle Nazioni Unite. Nel 1957, a conferma dei buoni rapporti diplomatici fra i due paesi, furono firmati vari accordi commerciali con la Cina. Nel 1958 furono nazionalizzati tutti i trasporti pubblici, compresi quelli marittimi.
Nel campo della cultura si registrò la rinascita dell’amore allo studio della storia antica relativa al paese e furono fatti interessantissimi scavi archeologici.
Il governo singalese, orientato a sinistra, pose anche il suo controllo sulle scuole private, creando notevole malcontento fra le organizzazioni cattoliche.
Al nord del paese continuarono le violenze dei gruppi Tamil contro l’adozione della lingua singalese. Fu necessario mettere fuori legge il Partito Federale, espressione ufficiale dei Tamil, e proclamare nel 1961 lo stato d’emergenza, che fu poi tolto nel 1963.
Nel 1970 le elezioni confermarono al potere il partito di governo e la signora Bandaranaike. Subito il Parlamento divenne Assemblea Costituente; il 22 maggio 1972 fu promulgata la nuova Costituzione e Ceylon divenne Repubblica col nome di Sri-Lanka. Il Parlamento fu unicamerale con potere legislativo ed esecutivo; il primo presidente fu il governatore generale Gopallawa.
Buona parte delle industrie, fra cui quella del the, della gomma, del petrolio e dei giornali fu nazionalizzata; la bilancia dei pagamenti fu in deficit, la disoccupazione aumentò, il problema demografico era divenuto pressante. Però fu lasciato ampio spazio pure al settore privato e furono incentivati gli investimenti esteri.
Le elezioni del luglio 1977 decretarono la sconfitta del partito di governo e la vittoria invece del Partito dell’Unione Nazionale, il cui leader Junius R. Jayawardene, divenne premier.
Nel settembre 1978 entrò in vigore una nuova Costituzione con la quale si cambiava la denominazione dello stato a Repubblica Socialista Democratica di Sri-Lanka. Veniva altresì ribadita come lingua ufficiale quella singalese, ma anche il tamil veniva riconosciuto come seconda lingua nazionale.
In politica estera Sri-Lanka mantenne buoni rapporti con la Cina, riconobbe gli stati della Corea e del Vietnam del Nord, nonché quello della Germania Orientale.
Poi nel 1982 Jayawardene, con le elezioni, fu confermato in carica e, per risolvere il problema con le minoranze Tamil, operò dei decentramenti amministrativi, istituendo dei Consigli Provinciali.
Nonostante ciò i disordini aumentarono ed il governo nel 1983 applicò lo stato d’emergenza. Mediazioni furono esplicate da Indira Gandhi prima e dal figlio Rashid Gandhi dopo, per la pacificazione fra singalesi e tamil.
Dal 1983 al 1987 si ebbero scontri armati fra truppe regolari e guerriglieri ; moltissimi furono gli attacchi terroristici.
L’India offerse aiuti umanitari ed il 29 luglio 1987 i due stati siglarono un accordo con il quale erano previsti: assistenza militare dell’India, amnistia generale per i militanti Tamil ed un referendum per istituire una sola provincia settentrionale di etnìa tamil. L’India provvide a smilitarizzare i gruppi armati tamil. Il solo gruppo Liberation Tigers of Tamil Eelam si rifiutò di deporre le armi.
L’anno 1988 portò una ulteriore decentralizzazione dei poteri a favore della regione settentrionale. Ivi furono indette elezioni che però vennero boicottate. Fu eletto il nuovo presidente della repubblica che fu R. Premasada. E nonostante i ripetuti tentativi del governo di appianare le difficoltà con i gruppi secessionisti, gli attacchi terroristici non cessarono. Al contrario aumentò l’ostilità dell’India che accusava il gruppo Tamil di aver assassinato R. Gandhi.
Alla metà del 1993 Premasada fu assassinato. Le elezioni del 1994 videro arrivare al potere, dopo 17 anni di dominio politico da parte dell’Unione Nazionale, l’Alleanza Popolare, il cui leader, la signora C. B. Kumaratunga, fu eletta presidente.
All’ordine del giorno del nuovo governo fu messa, come primo argomento
di discussione, quella che ormai veniva definita “Questione nazionale”.
Questo conflitto interno da anni stava minando l’economia, oltre
che la politica, in quanto la situazione stabile di guerriglia impediva
non solo lo svolgersi della produttività nazionale ma anche eventuali
investimenti stranieri nell’isola, con gravi risultati negativi per il
benessere ed il progresso della popolazione.
La gestione del governo venne affidata a S. Bandanaraike, madre del
Presidente, che alla bella età di anni 78 fu chiamata per la terza
volta a ricoprire la carica di premier.
Nel dicembre 1994 i guerriglieri Tamil consentirono una tregua e si ripresero i negoziati di pace. Questi furono nuovamente interrotti nell’aprile del 1995.
Ricominciò il terrorismo ed a questo punto il Presidente, pur essendo sempre disponibile a riforme istituzionali che dessero più ampia autonomia alla regione, non volle però subire i numerosi atti di violenza, e quindi ordinò l’immediato intervento dell’esercito.
Per tutto il 1997 ed il 1998 continuarono le operazioni senza che l’esercito
riuscisse nell’impresa di debellare i Tamil.
Frattanto in Parlamento il Partito di Unità Nazionale continuò
a ribadire la sua opposizione all’autonomia della regione, cosicché
i combattimenti proseguirono.
La debolezza del governo in questa circostanza fu notevolmente lesiva
della reputazione di Kumaratunga che alle elezioni del dicembre 1999 fu
sì rieletta presidente ma con una molto limitata maggioranza.