Storia
Nel 1498, per la prima volta, un italiano osservò dal ponte di una nave le coste selvagge e coperte di foreste dì nuove terre, che scendevano con gruppi montuosi nell’oceano Atlantico. Fu così un italiano che scoprì le coste della Guyana nell’America meridionale, in una spedizione nominalmente comandata, però, dallo spagnolo Halonso de Hojeda.
Per molto tempo nessuno parlò di esplorare l’interno e la colonizzazione spagnola e quella portoghese proseguirono altrove.
Il nome Guyana si fa derivare probabilmente dal nome di un miserrimo villaggio indiano, detto “Guyane”, che i primi colonizzatori inglesi, olandesi e francesi, lì sbarcati agli inizi del 1600, incontrarono sulla costa.
La striscia costiera era malsana e paludosa, occupata dalle foci acquitrinose dei fiumi.
Proseguendo verso l’interno i colonizzatori dovettero salire sui versanti collinosi del grande massiccio della Guyana, sviluppato in tutto il territorio, senza però raggiungere mai grandi altezze.
La Guyana che occupa la parte del continente sudamericano più vicina, in linea d’aria, all’Europa o, più precisamente, alla penisola iberica, non fu mai conquistata dagli spagnoli nè dai portoghesi.
Dopo Vespucci la Guyana fu toccata da Vicente Yanez Pinzon, già pilota di una delle caravelle di Colombo, e da altri spagnoli ma, stranamente, nessuno si occupò di quella terra. Forse erano le sue paludi dalle quali si alzavano vapori mefitici, forse l’aspetto delle sue foreste, a scoraggiare gli esploratori; fatto sta che appunto quei primi inglesi, francesi, ma soprattutto olandesi, appartenenti alla potentissima Compagnìa delle Indie Occidentali, fecero il loro primo ingresso nella zona, e subito divisero il territorio in tre parti che furono definite: Guyana Britannica, Guyana Olandese o Suriname e Guyana Francese; su ognuna stabilirono le rispettive sovranità, con una serie di accordi pacifici.
In ogni zona furono fondati i primi stabilimenti con scopi esclusivamente
commerciali e si diede inizio alla colonizzazione con abbondante uso di
schiavi negri importati dall’Africa.
Nel 1667 una spedizione capeggiata
da Abraham Grijnssen si impadronì di una gran parte del territorio
togliendolo agli inglesi. Questi, però, dopo aver distrutto la potenza
navale olandese, ritornarono in possesso di quelle terre che, poi, dovettero
restituire all’Olanda in ossequio al trattato di Amiens del 1802.
Quando però gli inglesi sconfissero Napoleone, l’Inghilterra riuscì a tornare in possesso di quella parte di Guyana che formò appunto quella Britannica.
Si iniziò subito la colonizzazione ma indiani, negri e creoli non vollero lavorare nelle piantagioni agli ordini degli olandesi e si ritirarono nelle foreste vergini, fino ad allora poco conosciute, creando quindi ai bianchi il grande problema della mano d’opera.
Nel 1867 gli olandesi furono obbligati ad arruolare,con un contratto
di 5 anni, cinesi ed indiani dell’India inglese e dal 1894 anche i giavanesi.
Molti, alla scadenza dei contratti, divennero coloni essi stessi e si dedicarono
maggiormente alla coltivazione del cacao e dello zucchero, e del cotone
a fibra lunga capace di dare due raccolti all’anno.
Si provvide a sviluppare l’allevamento del bestiame con la produzione
dei latticini.
Intenso divenne lo sfruttamento delle miniere di oro e di bauxite ed
anche delle foreste per il legname.
L’Olanda concesse alla propria Guyana (o Suriname) l’autonomia nel 1950; solo il Primo Ministro veniva nominato all’AIA.
Nel 1954 questa autonomia divenne completa (fino al 1975) ed il Suriname entrò a far parte dei Paesi Bassi.
Nel 1957 si registrarono importanti aumenti: nella popola zione, nella produzione della canna da zucchero, del riso e degli agrumi e fra i minerali nell’estrazione della bauxite, principale ricchezza del paese.
Il 25 novembre 1975 il Suriname diventò
uno stato indipendente; il governo fu formato da una coalizione rappresentante
vari gruppi etnici (creoli, africani, indonesiani, cinesi), la cui convivenza
fu resa difficile dalla differenza dei ceti sociali.
Nel 1975 fu nominato Primo Ministro il capo del Partito nazionale Henck
A.Arron; il Partito riformista, che controllava la metà dei seggi,
fu all’opposizione.
Dopo l’indipendenza parecchi cittadini olandesi fecero ritorno in patria e 1’Olanda stanziò alcuni miliardi di fiorini per aiutare il Suriname a muovere i primi passi con una certa tranquillità.
Il 25 febbraio 1980 un golpe militare rovesciò il governo di Arron poi il CMN (Consiglio Militare Nazionale) presieduto da D.Bouterse, sospese la Costituzione ed impose alla presidenza H.Chin A Sen che, essendo filo-occidentale in relazione alla politica estera, fu destituito da Bouterse che invece tendeva a rafforzare le relazioni con i paesi “non allineati” caribici.
Quando l’8 dicembre impose al paese la legge marziale, sia l’Olanda che gli Stati Uniti sospesero gli aiuti economici aggravando così la già precaria situazione economica, creatasi per la diminuzione delle esportazioni di bauxite ed alluminio.
Il popolo insorse chiedendo il ripristino della democrazia ed il CMN
dovette promettere una nuova Costituzione che fu, infatti, varata il 30
settembre 1987.
Le elezioni del novembre 1987 assegnarono la vittoria a Ramsewak Shankar;
tuttavia Bouterse, come capo del Consiglio Militare continuò a controllare
la politica interna.
Nell’agosto 1989 il governo tentò di raggiungere la pace con i “bosch neger” (discendenti da schiavi fuggiti nelle foreste) che stavano già dal 1986 difendendo la loro autonomia; ma i militari non accettarono alcuna transazione ed anzi combatterono i “bosch neger” mandando contro di loro gli “Amerindi” della Tucayana Amazzonica; il 24 dicembre 1990, sempre i militari, rovesciarono R.Shankar; indissero nuove elezioni che, il 25 maggio 1991, assegnarono la vittoria al nazionalista Nuovo Fronte e la presidenza a R. Venetiaan.
Egli ha subito consolidato i legami con i Paesi Bassi; nel giugno 1992 ha concluso un accordo di assistenza economica; ha avviato varie modifiche alla Costituzione, tra cui l’eliminazione dell’ingerenza militare negli affari dello stato.
Nonostante il raggiungimento di accordi interni fra i partiti, la situazione
del Suriname si è mantenuta difficile e nello aprile del 1994 una
nuova organizzazione armata, detta "Fronte per la Liberazione del Suriname",
ha portato un vittorioso assalto alla centrale idroelettrica di Afobaka;
ha chiesto le dimissioni del governo e nuove misure per migliorare le condizioni
di vita dei cittadini più deboli.
Il Nuovo Fronte, sebbene indebolito dalle divisioni, mantenne
in Parlamento la maggioranza alle elezioni del 1996. Bouterse formò
un nuovo governo di coalizione; il neo Presidente eletto fu un suo
uomo, J. Wijdenbosch il quale, a sua volta, fece nominare dall’Assemblea
Nazionale Bouterse “Consigliere di Stato”, nel marzo 1997.
In quello stesso anno dal governo di coalizione uscirono alcune formazioni minori mettendo in seria difficoltà la gestione Wijdenbosch che, varando delle misure assai austere nei riguardi del narcotraffico, cercava in tutti i modi di migliorare i rapporti con l’Olanda. Infatti da questo paese partivano ampi dissensi verso la presenza governativa di Bouterse, accusato di traffico di droga, del quale, anzi, chiedeva l’estradizione.
Nell’aprile del 1999 Wijdenbosch si vide costretto ad esautorare
Bouterse dalla carica ma senza consegnarlo alla giustizia olandese che,
però, lo condannò ugualmente, in contumacia, a 16 anni di
reclusione.