Storia
E’ il più piccolo protettorato britannico nell’Africa australe; non appartiene all’Unione Sudafricana ma dipende direttamente dal Colonial Office. E’ retto da un Alto Commissario per il Sudafrica ed è amministrato da un commissario residente. Il capoluogo è Mbabane.
Il Consiglio Consultivo dello Swaziland si occupa solo di affari europei mentre per quelli relativi agli indigeni provvedono direttamente i capi swazi. La popolazione è di ceppo bantu, pochi sono gli europei presenti.
Il governo sudafricano da sempre ha rivendicato la propria sovranità sul territorio ma senza ottenere alcun risultato presso il governo di Londra. Anzi, il governo britannico ha dichiarato a più riprese di non voler trasferire la colonia all’Unione Sudafricana per rispettare la volontà degli indigeni. E le richieste dell’Unione sono rimaste senza esito fino a poco prima del sopraggiungere della seconda guerra mondiale.
Nel 1938 nacque nello Swaziland il “Joint Advisory Conference” anglo-africano,
che però non cambiò la situazione. E nel 1948, quando il
governo dell’Unione sudafricana si compose esclusivamente di nazionalisti,
razzisti, ancora di più Londra fu decisa a non lasciare il protettorato.
Né le minacce del governo sudafricano di un boicottaggio economico
riuscirono mai nell’intento. Anzi, la Gran Bretagna, in risposta alle reiterate
richieste dei vari governi dell’Unione, ed in aperto contrasto con il loro
regime di “apartheid”, concesse sempre maggiore autonomia al paese.
Nell’agosto del 1960 I. Nquku fondò il primo partito politico, lo “Swaziland Progressive Party”, autonomista ma contrario al razzismo. Nel 1963 il medico P. Zwane fondò il “Ngwane National Liberatory Congress”, mentre un gruppo di bianchi liberali fondò lo “Swaziland Democratic Party”.
Nello stesso anno fu varata una nuova Costituzione; nel 1964 ci furono le elezioni: 8 seggi andarono all’Imbokodvo, partito fondato dal re Sobhuza II, che regnava già dal 1921, e 4 ai bianchi, fedeli al re. Nello stesso anno un fatto positivo fu il completamento di una ferrovia che attraversa tutto il paese, con grande beneficio dell’economia.
Anche le elezioni del 1967 furono quasi esclusivamente appannaggio del partito del re ed il 6 settembre 1968 si potè proclamare la piena indipendenza della monarchia, sempre nell’ambito del Commonwealth britannico. Il re mantenne tutti i poteri e lo stato riprese l’antico indigeno nome di Ngwane.
Le elezioni del 1972 ebbero lo stesso effetto e l’anno dopo il re, con il consenso del Parlamento, abrogò la Costituzione, disciolse tutti i partiti ed organizzò un piccolo esercito.
Per la politica estera lo Swaziland, dichiaratamente anticomunista, mantenne sempre buone relazioni con il Sudafrica, poiché legato da accordi economici, e con tutti i paesi anglofoni.
Nel 1977 il re sciolse definitivamente il Parlamento ed organizzò il sistema elettorale su basi tribali. Ma l’anno dopo fu ripristinato il sistema tradizionale del Parlamento bicamerale, anche se con soli poteri consultivi, secondo la nuova Costituzione.
Il 21 agosto 1982 Sobhuza II morì ed all’interno della famiglia iniziarono le lotte per la successione; queste durarono a lungo, sotto la reggenza della regina madre Dzeliwe. Ed il 25 aprile 1986 fu incoronato re il più giovane figlio, non ancora ventunenne, che fu chiamato Mswati III. Il giovane re, che aveva studiato in Europa, volle cominciare il suo governo con il combattere gli abusi e la corruzione, con il rispettare ed assicurare la proprietà terriera, e con l’avviare un giusto sfruttamento delle miniere.
Intanto era stato reso noto che qualche anno prima Sobhuza II aveva firmato col Sudafrica un patto di non repressione del movimento nazionalista africano; per questo motivo, per diverse volte, si verificarono azioni razziste di forze armate sudafricane entro i territori di confine con lo Swaziland. Il nuovo governo del paese presentò vibrate proteste per queste violazioni territoriali. E con il rinforzarsi della guerra in Mozambico, anche su quel fronte crebbero timori per la sicurezza dello Swaziland.
Qui nel 1993 si svolsero regolari elezioni su sistema tradizionale e
con la fine dell’apartheid si ebbe per il Swaziland un periodo di tranquillità,
anche se rimasero presenti alcune opposizioni al sistema politico, giudicato
non troppo democratico dagli indigeni.
Nella seconda metà degli anni 90 si intensificarono nel paese
le manifestazioni delle opposizioni, al fine di ottenere una maggiore democratizzazione.
Poi intervennero anche i sindacati che decretarono scioperi e proteste
che bloccarono spesso tutte le attività.
Il re Mswati III operò, alternativamente, prima l’arresto di sindacalisti ed oppositori al regime, e poi invece applicò una sua maggiore disponibilità a revisionare la Costituzione, migliorandola. Infatti, all’inizio del 1996, gli scioperi furono interrotti ed a maggio il re fece formare una Commissione per lo studio di nuove leggi.
L’Unione Europea sostenne questa iniziativa e dichiarò tutta la sua disponibilità per l’assistenza. Però la Commissione fu formata da elementi non proprio all’altezza della situazione e così non si ebbero risultati di una qualche importanza. Molti degli oppositori si ritirarono dalla Commissione e nel febbraio del 1997 gli scioperi ricominciarono.
In mezzo a difficoltà e tensioni si effettuarono nell’ottobre del 1998 le elezioni generali che furono boicottate dal più importante partito dell’opposizione e da un gran numero di indipendenti.
In campo internazionale, lo Swaziland continuò a dipendere economicamente dalla Repubblica Sudafricana, anche dopo la fine dell’apartheid.
Continuarono invece i contrasti col Mozambico, per il perdurare della
presenza di molti profughi mozambicani nelle regioni ad est del paese.