THAILANDIA

Storia

Il periodo più antico del Siam non è documentato. Le notizie sono poche e frammentarie. Si sa, però, che nel VI secolo avanti Cristo era abitato da popolazioni mon-khmer e birmane, che avevano fondato tanti piccoli staterelli, sempre in guerra fra loro, tanto che nel VII secolo dopo Cristo si ridussero  a soli 4 regni. Anche di questi non si hanno notizie certe per delineare il grado di civiltà raggiunto in quel periodo. Si sa soltanto che nel III secolo avanti Cristo arrivarono sul posto due missionari buddisti inviati al Siam da Asoka e nel I secolo dopo Cristo ci fu un matrimonio fra un Brahamano locale ed una regina di Cambogia, e ciò servì per la diffusione nel paese della civiltà indiana, con la supremazia di quella cambogiana, e la introduzione del buddismo a partire dal 638.

Varie furono le vicende guerresche intercorse fra i re mon-khmer e birmani, fino ad arrivare ai secoli XV e XVI, quando fecero la loro comparsa gli europei e, come al solito, i primi furono portoghesi. Questi aiutarono i due regni fornendo soldati, navi ed armi. Nel 1538, anzi, i portoghesi istruirono i siamesi nell’uso delle armi da fuoco per mettersi allo stesso livello dei birmani che, invece, le conoscevano già. E dal momento che i siamesi riuscirono a debellare i birmani, il re, riconoscente, dette ai portoghesi alcune terre lungo il Menam, perché vi eleggessero le loro dimore e con facoltà, qualora lo avessero voluto, di edificare una loro chiesa.

I portoghesi, infatti, si stabilirono lì, si unirono alle donne indigene dando origine a discendenti che, pur mantenendo il cognome e la religione, non si poterono più distinguere dalle popolazioni originarie.

Ma la guerra con la Birmania era durata circa 50 anni ed in tutto quel tempo stranieri di altre nazionalità erano giunti, essenzialmente per commerciare. Essi furono spagnoli, olandesi, inglesi e danesi. E quando la Compagnia delle Indie Orientali tolse il monopolio del commercio col Siam ai portoghesi, lo affidò al Giappone ed alla Cina.

Il regno del Siam, dopo due secoli dalla sua fondazione, avvenuta alla metà del XIV secolo da Rama Tiboti, prima invaso dai birmani, era diventato teatro di immigrazione europea ed asiatica; questa immigrazione poi si completò con l’arrivo dei francesi, inviati dal re Sole, Luigi XIV, per convertire quei popoli al cattolicesimo.

Solo nel 1782 il Siam riuscì a recuperare la sua indipendenza, col re Rama I. Nel corso del XIX secolo, però, fece concessioni alla Francia ed alla Gran Bretagna.

Nel 1917 partecipò alla prima guerra mondiale al fianco dell’Intesa. Nel 1932 un colpo di stato costrinse il re a rinunciare al potere assoluto ed a concedere la Costituzione.

Nel 1941 il Siam si alleò col Giappone e nel 1942 dichiarò guerra alla Gran Bretagna ed agli Stati Uniti. Il governo giapponese, nel 1943, decretò l’annessione al Siam di 6 stati malesi, portando a circa tre milioni di abitanti  la popolazione.  Ma alla fine della guerra, con la disfatta del Giappone, anche il Siam fu ridimensionato  e tornò entro i confini precedenti. Il 15 dicembre 1947 il Siam veniva ammesso quale primo stato ex nemico alle Nazioni Unite.

Il 20 luglio 1948 l’Assemblea Costituente Siamese decise di cambiare nome allo stato da Siam a Thailandia, subito dopo l’entrata in vigore di una nuova Costituzione. Il 29 novembre 1951, il maresciallo Pibul Songgram, con un colpo di stato, abrogò la Costituzione del 1949 riportando in auge quella del 1932. Poi, vinte le elezioni generali del 26 febbraio 1957 formò un governo che nel settembre successivo fu rovesciato dal comandante in capo dell’esercito, il maresciallo Sarit Thanarat. Le elezioni generali furono ripetute il 16 dicembre dello stesso anno, ma senza stabilire alcuna maggioranza. Così il debole governo formato il 2 gennaio 1958 fu a sua volta rovesciato nell’ottobre, sempre da Thanarat. A questo punto si sciolse l’Assemblea, si abrogò la Costituzione e furono aboliti tutti i partiti.

Il 28 gennaio 1959 fu promulgata una Costituzione provvisoria in attesa della formazione di un’altra Assemblea Costituente, designata dal governo, idonea ad elaborarne un’altra.

Il maresciallo Thanarat nel frattempo tenne l’incarico di Primo Ministro e mandò avanti il governo in base a continui decreti. Il sovrano in carica già dal 1950 era allora Bhumibol Adulyadej.

Nel 1959 fu nominata una Assemblea Costituente di 240 membri per l’elaborazione di un nuovo testo costituzionale. Nel dicembre 1963, alla morte di Thanarat, assunse l’incarico di governo il maresciallo Thanon Kittikachorn che continuò la politica già in atto, con una Assemblea composta quasi esclusivamente da militari.

Intanto nelle regioni del nord-est e del sud, abitate quasi del tutto da popolazioni di origine laotiana, si andarono accendendo moti autonomistici. Ed infatti nel 1965 sorse il Fronte di Liberazione Nazionale il cui primo punto del programma era quello di allontanare gli americani dal paese, pur professando la Thailandia da sempre una politica filo-occidentale. Poi l’abolizione della dittatura ed infine, con la liberazione dalla dipendenza americana, portare avanti lo sviluppo economico-sociale.

I primi a muoversi, come al solito, furono gli studenti che nel 1973, con una sanguinosa sommossa, costrinsero alle dimissioni ed all’esilio il maresciallo Kittikachorn.

Con l’avvento di Nixon alla presidenza degli Stati Uniti, col crollo dei regimi della Cambogia e del Vietnam del sud, la Thailandia dovette rivedere al completo la sua linea politica estera e pretese la completa evacuazione delle forze americane.

Nel gennaio 1975 le elezioni, pur in mezzo ad episodi di corruzione, furono vinte dal partito democratico presieduto dal principe Seni Pramoj. Fu fatto un governo di coalizione che però durò poco, perché considerato troppo di “sinistra”. Ed il 6 ottobre 1976 un altro colpo di stato segnò la fine della democrazia, l’abrogazione della Costituzione e dei partiti. Unico punto del programma: lotta al comunismo.

Nel novembre del 1978 il leader cinese Deng Xiaoping visitò il paese e vi firmò un accordo commerciale, operando così un sensibile riaccostamento alla Cina. Nel dicembre del 1979 fu varata una Costituzione che assegnò ampi poteri all’esecutivo. Nelle questioni interne ci furono degli allentamenti nelle azioni guerrigliere e si ebbe una scissione nelle fila dei comunisti.

Nell’aprile del 1979 le elezioni, fatte con una bassissima percentuale di votanti, permisero la formazione di un governo quasi esclusivamente di militari, presieduto dal generale Kriangsak Chamanad, che urgentemente si trovò a far fronte alla drammatica situazione dei rifugiati cambogiani.

Il generale Chamanad nel 1980 si dimise lasciando il governo al generale Prem Tinsulanod, già Ministro della Difesa, che vi rimase per otto anni.

Allorchè il fronte della guerriglia si spezzò e si indebolì, la Thailandia potè godere di un certo miglioramento nella situazione conomica. Tuttavia nel 1981 e nel 1985 si ebbero due colpi di stato, ma furono sventati. Si ebbero elezioni anticipate nel 1988, che portarono al governo il Partito Nazionale Thailandese, presieduto da Chatichai Choonhavan. In questo periodo migliorarono le esportazioni ed entrò nel paese una certa ricchezza che però era mal distribuita. Per questo ci furono malcontenti e disordini ovunque; inoltre casi di corruzione indebolirono molto il governo che nel febbraio del 1991 fu costretto a dimettersi con un altro colpo di stato militare. Un interminabile balletto di generali al governo portò nell’agosto stesso anno alla legge marziale, poco dopo abrogata.

Le elezioni legislative del 1992 furono vinte dal Partito Giustizia e Unità e quando alla carica di Primo Ministro fu eletto  un membro esterno al Parlamento, sorsero altre contestazioni e, dopo avverse ed alterne vicende, nel gennaio 1995 finalmente fu approvato il governo. E per finire fu risolto anche il problema dei rifugiati cambogiani che poterono tornare in patria.
 
Si tentò di decentrare i poteri amministrativi e di attuare serie riforme economiche e sociali; ma questo programma incontrò gravi impedimenti a causa della dilagante corruzione. Ne subì le conseguenze anche la situazione politica, ed infatti il governo di Chuan Leekpai subì una crisi nel maggio 1995.

Le elezioni anticipate svolte nel luglio 1995 assegnarono la vittoria al Partito Nazionalista che formò un governo di centro-destra, corrotto, tanto che durò in carica solo un anno.

Le elezioni si ripeterono nel novembre 1996 e questa volta furono vinte dai conservatori. Il loro leader, il generale Chaovalit fu il premier.

Per la politica estera, la Thailandia mantenne buoni rapporti con gli Stati Uniti, la Russia e la Cina; sviluppò una intesa con il Laos, il Vietnam e la Cambogia per lo sfruttamento delle acque del Mekong e nell’aprile del 1997 firmò vari accordi commerciali con la Cina.

Ma nel corso di quell’anno una gravissima crisi economica travolse la Thailandia insieme a tutti gli altri paesi del sud-est asiatico.
Il governo aveva appena approvato una nuova Costituzione che consentiva di aumentare i rappresentanti della Camera, di eleggere 200 senatori e di istituire una Commissione Elettorale per il controllo e la tutela di ogni consultazione.

Nel novembre 1997 Chaovalit lasciò il governo, sostituito da Chuan Leekpai. Egli, per superare la crisi, si rivolse al Fondo Monetario Internazionale per ottenere gli aiuti necessari. Sviluppò un piano di risanamento che comprendeva tagli alla spesa pubblica, al fine di ridurre il deficit dello Stato; una sostanziale riforma finanziaria e bancaria che potesse arginare il preoccupante ritiro dei capitali esteri dal paese; la possibilità di rimpatriare i lavoratori stranieri ed anzi di favorire l’emigrazione degli stessi thailandesi.

Queste norme si ampliarono poi, nell’agosto del 1998, con l’autorizzazione ad aumentare il possesso  dei beni agli stranieri e, di più, nel marzo 1999 fu introdotta per la prima volta una norma che consentiva agli stranieri stessi di acquistare anche proprietà terriere.

Chaovalit, nel successivo aprile, già fuori dal governo, lasciò pure il Partito, detto della Nuova Aspirazione, che  da tempo presiedeva.