Storia
La costa dell’Uruguay, scoperta dallo spagnolo Juan Diaz de Solis nel 1516, fu poi da Caboto nel 1537 munita di un primo fortino nel Rio San Salvador; ma l’occupazione spagnola non seguì metodicamente che nei secoli XVII e XVIII.
Negli anni precedenti Spagna e Portogallo erano sempre impegnate in dispute sulla proprietà dei territori che i loro esploratori andavano via via scoprendo.
Per evitare che tra loro scoppiasse una vera e propria guerra, Papa
Alessandro VI fece convocare nel 1494 a Tordesillas, in Spagna, un Congresso,
durante il quale si decise di tracciare attraverso l’Atlantico ed il Sudamerica,
dal Polo Nord al Polo Sud, una linea di demarcazione: tutte le terre scoperte
e conquistate all’ovest di tale linea dovevano andare alla Spagna, quelle
all’Est al Portogallo.
Il territorio corrispondente all’attuale
Uruguay appartenne dapprima al Portogallo; poi dall’inizio del 1600 fu
considerato di appartenenza spagnola col nome di “Banda Oriental del Uruguay”.
Ma nel 1680 i portoghesi fondarono, dirimpetto a Buenos Aires, sul Rio de la Plata (quindi in territorio uruguaiano) una propria base col nome di “Colonia”.
Ciò provocò, naturalmente, fra spagnoli e portoghesi,
violenti dissidi che si protrassero per quasi un secolo.
Intanto nel 1726 il Maresciallo di Campo Bruno de Zabala fondò
Montevideo, popolandola con famiglie provenienti da Buenos Aires.
Fu fondata come porto militare col nome di “San Felipe del Puerto de Montevideo”, ma il nome è assai più antico. Alcuni vogliono che esso derivi dalle parole latine che Magellano pronunciò vedendo una collina alta 150 metri, che sorgeva vicino al luogo dell’attuale città: “Montem Video”, cioè: "Vedo una montagna". Ma l’ipotesi assai più probabile è che il nome derivi dalla denominazione data dai primi scopritori della collina, e cioè: “Cerro (monte) de Santo Ovidio”; questo perché il Santo Ovidio è molto popolare in tutta la Spagna.
Nel 1776, il re di Spagna, Carlo III, aveva
definito il territorio dell’Uruguay come “Vicereame del Rio de la Plata”,
incluso nell’intendenza di Buenos Aires e nel 1777, il Trattato di San
Ildefonso, assegnò definitivamente la “Banda Oriental” alla Spagna,
compresa Colonia.
Divenuto re di Spagna Giuseppe Bonaparte (1806) gli inglesi fecero
nell’Uruguay una spedizione, guidata dal generale Whitelock, che esercitò
un dominio effettivo sulla città di Montevideo fino al 7 settembre
1807.
Poi si ritornò al dominio spagnolo; ma nel 1810 iniziarono i primi moti per l’indipendenza, che sfociarono in un primo tentativo rivoluzionario nel febbraio 1811, promosso da un parroco, Silvestro Antonio Martinez. Il tentativo fallì.
Qualche tempo dopo, nel 1815, entrò in scena uno dei più amati personaggi dell’indipendenza americana, Josè Gervasio Artigas; egli sollevò il popolo uruguaiano e scacciò gli spagnoli, anche con l’aiuto di una giunta di Buenos Aires. Ma nel 1817 entrarono in scena i portoghesi che conquistarono Montevideo. La provincia detta “Cisplatina”, cioè di qua de la Plata, fu annessa al Brasile (1824).
Poi scoppiò una guerra fra argentini e brasiliani, che finì col Trattato del 27 agosto 1827, per il quale l’Uruguay, riconosciuto Stato indipendente, assunse una Costituzione liberale,18 luglio 1830, data effettiva dell’esistenza della “Republica Oriental del Uruguay”.
Intanto si erano formati due partiti: i “Colorados”, con divise rosse, capeggiati dal generale Fructuoso Rivera, e i “Blancos”, con divise bianche, capeggiati da Juan Lavalleja.
Primo Presidente costituzionale fu eletto Rivera, che governò
con fermezza dal 1830 al 1834.
Nel 1835 fu eletto il generale “blanco” Manuel Oribe, che si alleò
col dittatore argentino Rosas e per questo fu spodestato e cacciato (1837).
Nel 1838, Oribe tentò di riconquistare il potere con l’aiuto
dell’esercito argentino ed assediò Montevideo, alla cui difesa intervenne,
oltre alle altre forze, anche Garibaldi (1843/1851).
Dopo 9 anni di assedio e di guerra la situazione interna del paese era piuttosto incerta. Ci fu un susseguirsi di lotte fra i “colorados”, liberali, e i “blancos”, conservatori, e con continui cambi di presidenti per un cinquantennio.
Caduto il generale Aguirre (1865), appunto uno di quei presidenti, prese a governare energicamente il generale Venancio Flores, che durante il suo mandato si preoccupò di risollevare lo stato dando impulso alla costruzione di linee ferroviarie, alle industrie connesse all’allevamento del bestiame, la massima ricchezza del paese. Curò la legislazione sociale istituendo i codici civili e del commercio; migliorò gli istituti per l’istruzione pubblica.
Poi si alleò con l’Argentina ed il Brasile contro il Paraguay, per una guerra di confine, e fu assassinato nel 1869.
Seguì un lungo periodo torbido e di presidenze contrastate e soltanto nel 1897, con l’elezione di Lindolfo Cuestas si ebbe un periodo tranquillo, con lo scioglimento delle Camere e la pacificazione dei due partiti.
Alla fine del suo mandato, 1903, assunse la carica Josè Battle y Ordonez che completò la legislazione sociale con notevoli miglioramenti, come l’istituzione della giornata lavorativa di otto ore, l’abolizione della pena di morte, il divorzio, la gratuità dell’insegnamento primario, secondario e universitario. Fu dato grande impulso all’industria delle carni congelate, salate (nei “saladeros”), affumicate o trasformate in conserve ed estratti. Per l’allevamento in grande del bestiame fece allestire numerose “estancias”, cioè fattorie dove il bestiame viveva all’aperto. L’allevamento alimentò, da allora, l’industria laniera e delle calzature, di speciale importanza anche per l’esportazione.
Durante la 1^ Guerra Mondiale l’Uruguay ruppe le relazioni diplomatiche con la Germania, senza però raggiungere un vero e proprio stato di guerra. Da ciò trasse notevoli vantaggi economici dalla Francia e dall’Inghilterra ed anche gli Stati Uniti incrementarono le loro relazioni commerciali.
Da allora si susseguirono le periodiche presidenze con varie vicende ed agitazioni, fino all’avvento del partito “blanco” contro quello “colorado”, avvenuto nelle elezioni del 1925.
Nel 1931 fu eletto Gabriel Terra, che fu dittatore e rimase in carica fino al 1938, quando il generale Alfredo Baldomir lo rovesciò ed improntò tutta la sua politica successiva ad una stretta amicizia con gli Stati Uniti.
Allo scoppio della 2^ Guerra Mondiale ruppe i rapporti con l’Asse e dopo l’attacco a Pearl Harbor nel 1941 si dichiarò solidale con la politica degli Stati Uniti. Poi si fece promotore di alcuni avvenimenti come l’espulsione dell'URSS dalla Società delle Nazioni, la protesta contro la violazione della neutralità belga e olandese e l’annullamento della propaganda e dello spionaggio nazista, scoperto a Montevideo.
Ma la sua politica estera fu osteggiata dal partito "blanco" e Baldomir,
di fronte al convinto ostruzionismo al suo governo, sciolse il Parlamento
ed indisse nuove elezioni che si ebbero a marzo del 1942 e che portarono
alla presidenza J.J.Amezaga, del partito “colorado”.
Il nuovo presidente, entrato in carica il 1° marzo del 1943, per
prima cosa ruppe le relazioni con il governo di Vichy e riallacciò
quelle con l’URSS.
Ma intanto all’interno del paese si era creata una situazione difficile; i prezzi aumentavano e non marciavano di pari passo con i salari; aumentava pure la disoccupazione ; per cui ci furono scioperi a ripetizione (1945). Il colpo di grazia arrivò nel 1946 quando una perniciosa siccità causò uno scarso raccolto ed anche il pane dovette essere razionato.
Le nuove elezioni furono vinte dal partito “colorado”, con meno voti di quelle precedenti; le vinse T. Berreta che, però, poco dopo, il 2 agosto 1947, morì. Gli successe il vice-presidente Luis Battle Berres. Il suo successore, Andres M. Trueba (1950) volle portare a compimento una grande riforma costituzionale per arrivare ad un sistema collegiale di governo. Egli propose al popolo l’abolizione della figura del Presidente della Repubblica e l’accentramento del potere esecutivo in un Consiglio di Governo, detto “Colegiado”, composto da 9 membri, quali rappresentanti di tutti i partiti, sia di maggioranza che di minoranza.
Le prime elezioni generali con il nuovo sistema costituzionale si tennero
nel novembre 1954. Esse assegnarono i 6 seggi della maggioranza al partito
“colorado” e gli altri 3 al partito “blanco”. La carica di capo del “Colegiado”
fu assunta da Luis Battle Berres nel 1955. Si alternarono altri governi
e la situazione economica andò sempre peggiorando a causa del diminuito
prezzo delle carni e della lana sui mercati internazionali ed alla diminuzione
delle esportazioni.
Una serie infinita di scioperi portò inflazione e disoccupazione
e nel bel mezzo di questa crisi il popolo, manifestando il suo malcontento,
nelle nuove elezioni del 1958, dopo 94 anni di predominio del partito “colorado”,
assegnò la vittoria a quello “blanco”. Il capo del “Colegiado” fu
Martin R. Echegoyen, che assunse l’incarico il 1° marzo 1959.
Il 18 febbraio 1960 a Montevideo fu firmato un Trattato per la creazione di una Zona di Libero Scambio, sottoscritto dall’Uruguay, Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Perù.
Sempre nel 1960 si verificarono due avvenimenti: l’elezione alla presidenza del Consiglio di Governo di BenitoNardone, figlio di un emigrato italiano (1° marzo) e le alluvioni (aprile), per cui la FAO si impegnò per il miglioramento agricolo e zootecnico dello stato, che avevano subìto un durissimo colpo.
Il 10 marzo 1961 Eduardo Victor Haedo sostituì Nardone ed anche lui rimase in carica per un anno.
Il 1962 vide al governo F. Harrison che tentò di proseguire il piano decennale, varato l’anno precedente, chiamato “Operazione Uruguay”. Ma le continue agitazioni operaie, la fuga di capitali, l’inflazione galoppante, l’evasione fiscale, la crisi dell’agricoltura e dell’allevamento ed il rovinoso sistema assistenziale, portarono lo stato, che era stato precedentemente chiamato la “Svizzera americana” nella miseria ed alla disorganizzazione. E quando nel 1965 l’Uruguay si trovò sull’orlo della bancarotta, si propose di tornare al sistema presidenziale che, infatti, fu ripristinato con le elezioni del 1966. E Presidente della Repubblica fu il generale O. Gestido, candidato del partito “colorado”.
Anche il ritorno a questa forma di governo non sortì esiti positivi ed allora, tra le masse scontente ed esasperate, iniziò un movimento di guerriglieri, che si chiamarono “Tupamaros” da quel “Tupac Amaru”, martire dell‘indipendenza peruviana.
Gestido morì improvvisamente nel 1967; andò al potere J. Pacheco Areco che cercò con tutti i mezzi, di debellare i guerriglieri, ma senza alcun risultato.
Il 1° marzo 1972, il nuovo Presidente J.M.Bordaberry, prima decretò
lo “stato di guerra interno”, appoggiato dai militari, poi sciolse le Camere
e proclamò la fine dello stato democratico in Uruguay.
Il popolo intero reagì violentemente a questo autogolpe; i lavoratori
di tutti i settori, gli impiegati pubblici e privati, scioperarono e gli
studenti occuparono l’università. Ci furono migliaia di arresti;
la Chiesa dovette intervenire richiamando i cittadini alla pacificazione
ed il governo ad una amnistia generale.
I capi organizzatori delle coalizioni di sinistra furono arrestati ed i “Tupamaros” vennero pian piano scomparendo, ma la situazione economica peggiorò ed il 1976 vide un colpo di stato con le dimissioni del presidente Juan Maria Bordaberry.
Provvisoriamente governò il suo vice Alberto Demicheli ma il
1° settembre di quello stesso anno pervenne alla carica Aparicio Mendez
che, come primo atto, decretò la privazione dei diritti politici
a tutti i capi dei partiti e dei sindacati dei passati regimi.
Nell’aprile del 1979 furono arrestati anche parecchi militanti comunisti,
fra cui il segretario del partito L.L.Poniachik
.
Molte furono le repressioni operate nei riguardi della stampa, della
Chiesa, degli insegnanti ed in genere di tutti gli intellettuali.
Il 1° settembre 1981 iniziò il mandato presidenziale il
generale G. Alvarez. Egli promise elezioni, presidenziali e politiche,
per il 1984 ed il ritorno alla democrazia per il 1985. Intanto formò
il governo con 10 civili su 11; ripristinò l’attività sindacale;
nel 1982 avviò un programma di risanamento economico.
Nel maggio 1983 dette il via ai colloqui tra tutti gli esponenti dei
partiti e la Commissione militare, per riformare la Costituzione, ormai
non più adeguata.
Ben presto i convenuti mostrarono sostanziali disaccordi e così,
invece di migliorare la situazione la peggiorarono. Si ritirarono dal convegno
ed indissero uno sciopero generale. Con l’intervento dell’Episcopato uruguayano
i colloqui furono ripresi nel 1984 ed ai primi di agosto di quell’anno
fu raggiunto un accordo. Ai militari fu concesso di costituire un Consiglio
di Difesa Nazionale del quale fecero parte i tre comandanti in capo delle
forze armate.
Si tennero nuove elezioni ed il 1° marzo 1985 entrò in carica
J. M. Sanguinetti che fece approvare subito una legge per l'amnistia ai
detenuti politici; così fu liberato anche il capo dei “Tupamaros”,
l’avvocato R. Sendic.
Nel 1989 vinse la presidenza il “blanco” L.A. Lacalle, che portò al governo anche 4 ministri “colorados”; negoziò il debito estero e cominciò una lenta privatizzazione delle imprese di stato, per invogliare gli investimenti esteri. Ma questo programma non incontrò il gradimento dei diversi rappresentati governativi e tanto meno dei sindacati che, in un solo anno, il 1990, proclamarono ben 7 scioperi generali. La legge sulle privatizzazioni, fra ostacoli e parziali rigetti, fu poi approvata ma ancora scioperi turbarono il paese.
Le elezioni del 1994 riportarono in auge J.M.Sanguinetti che, entrato in carica il 1° marzo 1995, volle col suo governo, composto anche da 4 membri del Partito Nazionale, dare il via ad un programma di riforme nel settore del pubblico impiego e della sicurezza sociale, nonchè la liberalizzazione del sistema economico e la lotta all’inflazione; programma non condiviso dai sindacati.
E per ciò che concerneva la politica internazionale, l’Uruguay entrò, il 10 gennaio 1995, nel "Mercosur", cioè l’Unione Doganale tra Uruguay, Argentina, Brasile e Paraguay.
Durante il corso degli anni 1996/1997 nuovi finanziamenti, provenienti dal Fondo Monetario Internazionale,contribuirono allo sviluppo economico del paese.
Ma intanto si continuava a portare avanti un piano di riforme di governo, come quella per la elezione del Presidente della Repubblica, iniziata già dal luglio 1995. Il sistema in atto prevedeva la presentazione alle elezioni di vari candidati dei due partiti.
Poi però il ballottaggio finale veniva concluso fra i due candidati
che fin lì avessero ottenuto il maggior numero di consensi.
Con la riforma, l’elezione avrebbe avuto soltanto un doppio turno e
veniva abolito il numero plurimo dei candidati.
L’approvazione di questa riforma fu ufficializzata con un referendum nel dicembre del 1996. Politicamente le intese fra i due partiti storici si rafforzarono ma molti contrasti sorsero sia per la questione delle privatizzazioni sia per quella dei “desaparecidos”, cioè delle persone scomparse durante il periodo della dittatura. E quest’ultimo argomento tenne banco per tutto l’anno 1999.
Ma già nel 1998 erano state adottate, in campo economico, delle misure restrittive dettate soprattutto dalla grave crisi che affliggeva il Brasile, principale partner commerciale dell’Uruguay.
Aumentarono i disoccupati ed i contrasti degli oppositori al governo.
Nelle elezioni generali dell’ottobre-novembre 1999, T. Vasquez, sindaco di Montevideo, dopo aver ottenuto al primo turno una certa preponderanza, fu invece superato, al secondo turno, dal candidato rivale J. Battle, del Partito Colorado, con una adesione del 54,1%. Nonostante questa maggioranza, però, il Parlamento si preparò a vivere un difficile annunciato futuro.