Storia
Si estende tra l’Amu Darja ed il Sir Darja, con capitale Taskent. Per la conoscenza del paese si deve risalire ai secoli XII e XIII quando cominciarono a farsi notare, sui mercati russi, alcuni trafficanti provenienti dalle città di Kiva e di Buchara. E quando i russi conquistarono i regni di Kazan e di Astrakan e la Steppa dei Kirghisi, nel XVI secolo, si potè conoscere, in modo più approfondito, il territorio dell’attuale Uzbekistan.
Nel secolo XVII la Russia inviò propri rappresentanti a Kiva
ed a Buchara per concordare relazioni commerciali, e non solo.
Il paese costituiva una ottima via per le Indie e lo zar Pietro il
Grande fece di tutto per penetrarlo e raggiungere lo scopo, ma tutto fu
senza esito.
Bisognò arrivare alla metà del secolo XIX per la conquista, da parte della Russia, del Khanato di Kokand e della capitale Taskent, con la conseguente sottomissione di tutti i territori circostanti.
Ma quando l’impero zarista crollò, il 10 marzo 1917 in tutta la città di Taskent si celebrò la festa della libertà. Poi scoppiarono dei moti antimilitaristi, in seguito ai quali nel novembre dello stesso anno fu proclamato un governo musulmano.
Questo fu subito avversato da quello bolscevico insediato sempre a Taskent ed allora si ebbero rivolte e massacri che proseguirono anche dopo la proclamazione della Repubblica Federata del Turkestan, autonoma, avvenuta il 30 aprile 1921.
Il 14 aprile 1921 Mosca costituì altre 5 repubbliche federative, fra cui quella dell’Uzbekistan, che divenne parte dell’Unione Sovietica il 5 dicembre 1924 con la Repubblica dei Karakolpaki e parte degli ex Khanati di Kiva e Buchara.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel primo decennio, come Repubblica Socialista Sovietica l’Uzbekistan conobbe un notevole progresso economico. Varie furono le industrie che ne decretarono il progresso, a cominciare da quella tessile dato che l’abbondanza delle acque, fornite dalla grandiosa centrale idroelettrica di Farchad, permette di irrigare interminabili distese di piantagioni di cotone. Ed inoltre uno sviluppatissimo allevamento di bestiame, in particolar modo di razze pregiate, permise la produzione di una particolarissima pelliccia, l’astrakan, una delle più pregiate del mondo.
Importanza notevole assunse l’industria mineraria estrattiva: petrolio, carbone, rame, tungsteno, stagno e piombo si unirono alla produzione di materiali da costruzione, fra cui il marmo.
Ed anche l’agricoltura conobbe livelli altissimi poiché una fitta rete di canali per l’irrigazione permise di servire anche quella zona desertica nota col nome di “steppa della fame”. Uve pregiate, grano, riso, the, frutta di ogni tipo, legumi ed ortaggi furono di compagnia alla coltivazione del gelso per l’allevamento dei bachi da seta.
Si deve a Taskent, capitale, se l’Asia Centrale è tuttora autosufficiente nella produzione dell’acciaio, delle macchine agricole e ad Almalyk per le raffinerie di petrolio e per gli stabilimenti chimici.
Alla fine degli anni ottanta l’Uzbekistan, con il dissolversi dell’Unione Sovietica, si trovò in completo isolamento politico, essendo stato fino ad allora, 1989, aggregato a quella potenza in qualità di una delle repubbliche federative.
La popolazione, non avvezza ad opporsi, e non essendo capace di darsi una diversa democrazia, all’inizio continuò a seguire i dettami del sempre presente partito comunista che, senza contrasti di alcun genere, nel novembre 1990 si aggiudicò la maggioranza assoluta nelle elezioni del Soviet Supremo. Questo pose a Presidente della Repubblica I. Karimov e premier fu S. Mirsaidov.
Ma Karimov lavorò per poter dare al paese la piena autonomia da Mosca ed il 31 agosto il Soviet Supremo ed il Partito Comunista Uzbeko si dissociarono dal governo russo e dichiararono la loro indipendenza.
Nel 1991 il partito comunista uzbeko si chiamò Partito Democratico Popolare dell’Uzbekistan. A dicembre dello stesso anno, pur avendo il candidato indipendente M. Solikh ottenuto il 12% dei voti, le elezioni confermarono a grande maggioranza Karimov ed i votanti inoltre si espressero per l’indipendenza col 98% dei voti. Tuttavia il governo non fece alcun cambiamento democratico alla sua politica ed anzi limitò di più la libertà di stampa e di espressione, ed applicò severi controlli e restrizioni per impedire l’emergere di movimenti islamici che procurassero fra le diverse etnìe e religioni una guerra civile come stava già accadendo nella vicina repubblica del Tagikistan.
Nel 1994 fu siglato con le repubbliche centro-asiatiche un progetto
di unione economica e Karimov promise che avrebbe autorizzato la partecipazione
delle opposizioni alle successive elezioni. Queste si tennero in
due turni, dicembre 1994 e gennaio 1995. Di fatto vi
parteciparono solo il Partito Democratico Popolare dell’Uzbekistan ed il
suo alleato “Progresso per la Patria”. Poi nel marzo 1995 un referendum
popolare estese il mandato presidenziale a Karimov fino al 2000 in
modo che a quella data si potessero svolgere contemporaneamente le elezioni
presidenziali e quelle politiche.
La più grande preoccupazione del governo uzbeko fu sempre quella
di arginare l’espansionismo islamico, per il quale già nel vicino
Tagikistan era in piedi una sanguinosa guerra civile.
Ed inoltre, per rafforzare la propria indipendenza, nel 1996 migliorò i rapporti con tutti gli stati dell’Asia centrale, anch’essi ex sovietici.
Anche prima il presidente Karimov aveva proposto al Kazakistan ed al Kirghizistan, la fondazione di una comune forza di “mantenimento della pace”, sotto l’ala protettiva delle Nazioni Unite. A questa forza si doveva affiancare un “Consiglio Regionale di Difesa”. Ed inoltre si prospettava uno spazio economico comune, ove gestire anche le loro risorse energetiche ed idriche.
Per deliberare questo c’era stato un incontro al vertice nel luglio 1997 a Bisbek, nel Kirghizistan. Poi, nel marzo 1998, un altro incontro era avvenuto a Dusanbe, nel Tagikistan, per discutere i problemi associati all’estremismo islamico, quanto mai minaccioso in quelle zone.
Un particolare accordo per la costruzione di impianti industriali, strade e ferrovie, intercorse fra l’Uzbekistan ed il Tagikistan per dare lavoro al popolo di quest’ultimo ed evitare quindi inevitabili flussi migratori che senz’altro si sarebbero verificati per disoccupazione.
Nello stesso tempo le Nazioni Unite chiesero all’Uzbekistan di cessare la vendita delle armi all’Afghanistan, e precisamente alle forze fedeli al generale R. Dostum, di etnia uzbeka. Ciò per non aumentare le difficoltà già abbondanti di quella lunga guerra, di cui non si riusciva a vedere la fine.
Questa zona era troppo importante come via di trasporto del petrolio dal Caspio, oltre che per la questione del fondamentalismo islamico, e ciò rendeva difficile la soluzione di ogni altra questione.
Poi si verificò un forte peggioramento dei rapporti con la Russia quando nel febbraio 1999 l’Uzbekistan ritirò la sua presenza al trattato di sicurezza collettiva dei paesi della CSI, in precedenza stipulato a Taskent.
Ed intanto Karimov continuava ad esercitare il suo indiscusso potere e, mentre decideva l’apertura di scuole per l’insegnamento della lingua e della civiltà araba, per cui fece costruire anche la prima Università di questo tipo, da un’altra parte metteva fuori legge i partiti islamici “Birlik”, ossia Unità ed “Erk”, ossia Libertà. Ed ancora, impose severe leggi per la limitazione della libertà di stampa.
Già da qualche tempo venivano rivolte al governo uzbeko aspre critiche per il degrado ambientale in cui si trovava il paese a causa della troppo sviluppata ed indiscriminata industrializzazione. Ma l’inquinamento più grave si dimostrò quello derivante dall’uso eccessivo e disordinato dell’acqua salata del Lago Aral. Da questa zona, infatti, dal 1991 al 1998 oltre 75.000 persone erano state costrette a partire e ben 270.000 erano quelle fuoriuscite dallo Stato.
Karimov aveva anche fatto approvare severissime leggi contro il terrorismo e, nonostante ciò, nel febbraio 1999 fu fatto oggetto di un attentato, fallito, ma che aveva provocato 16 morti e 150 feriti.
Tuttavia nel dicembre dello stesso anno si ebbero le elezioni politiche
ed il partito del presidente ebbe la maggioranza assoluta. E, “ad
abundantiam”, nel gennaio 2000 quelle presidenziali furono un vero trionfo,
laddove Karimov, col 91,9%, fu riconfermato Presidente.