Storia
Arcipelago della Melanesia, montuoso e vulcanico, posto a circa 2000 chilometri dalla costa orientale dell’Australia, vi giunse per primo De Quiros nel 1606 e, credendolo appunto il continente australe, in onore della casa d’Austria, lo chiamò “Austrialia del Espiritu Santo”.
Un secolo e mezzo dopo vi arrivò il francese Bougainville che chiamò questa terra Nuove Cicladi occupandola in nome della Francia.
Sei anni dopo arrivò il famoso navigatore inglese Cook che assegnò al paese il nome di Nuove Ebridi.
Ancora molti altri esploratori visitarono queste terre che poi vennero conosciute anche da negrieri senza scrupoli che vi attinsero indigeni da vendere come schiavi in America.
Nel 1883 l’arcipelago venne incorporato alla Nuova Caledonia e sottoposto a colonizzazione.
La Francia, che aveva dichiarato la propria sovranità sulla Nuova Caledonia, essendo le Nuove Ebridi una continuità di quel territorio, tentò di impossessarsene facendo accettare questa sua pretesa alla Germania nel 1885 con la firma di una convenzione. L’anno successivo occupò le isole Sandwich e Mallicolo sperando sempre di raggiungere l’intento, ma nel 1887 fu costretta a firmare un patto con l’Inghilterra, per cui le Nuove Ebridi furono un dominio anglo-francese.
I due stati iniziarono subito la corsa alla sopraffazione; istituirono società, compagnìe, fecero affluire missionari, sia cattolici che australiani, creando così nelle isole uno stato di estrema confusione.
Questa situazione doveva essere sanata ed a questo scopo il 20 ottobre 1906 fu stipulata a Londra una convenzione che metteva fine alle rivalità ed assegnava a ciascuno dei due stati la parificazione sulle isole. E da allora nel paese, considerato di “influenza comune”, i cittadini ed i coloni francesi ed inglesi godettero di pari diritti di residenza, di commercio, di protezione, sempre sotto l’egida della propria nazione, e non poterono esercitare una qualsiasi autorità separata. A rappresentare la Francia e l’Inghilterra vi furono due Alti Commissari.
Alla fine della guerra, essendo i francesi più numerosi sulle
isole ed i commerci con la Francia più imponenti e fiorenti, questa
chiese di poter esercitare da sola il suo protettorato, ma la questione
non trovò subito la sua soluzione.
Fu stabilito che l’amministrazione del paese risiedesse nella capitale,
Port Vila, nell’isola di Vatè.
Nel 1958 la popolazione era composta, oltre che da francesi ed inglesi, anche da vietnamiti e da australiani. Questi ultimi rappresentavano la terza forza nazionale dell’arcipelago. La religione ufficiale era il paganesimo. Sviluppatissimo il culto dei morti.
Da quello stesso anno fu istituita una consulta in rappresentanza delle tre nazionalità prevalenti e la valuta fu inglese, francese ed australiana.
La capitale nel 1960 fu quasi completamente distrutta da un ciclone.
Questo condominio anglo-francese-australiano finì il 30 luglio 1980 quando, con il nome ufficiale di Vanuatu, il paese ebbe l’indipendenza; fu Repubblica ed il presidente fu G. Sokomanu, eletto per 5 anni. Il Parlamento, eletto a suffragio universale, fu monocamerale.
Ma certamente non finirono le diatribe fra i due maggiori gruppi, il francofono e l’anglofono. Quest’ultimo, nelle elezioni politiche del novembre 1979, con il Vanuaaku Pati, aveva conseguito la maggioranza dei seggi, ed il suo leader, W. Lini, sacerdote anglicano, era divenuto primo ministro. Anche se poi confermato con le elezioni del 1983 e con quelle del 1987, piano piano il suo governo andò indebolendosi per i continui attacchi portati dal partito di opposizione francofono, l’Unione dei Partiti Moderati, che lo accusò di non rispettare i diritti civili.
Nel 1986 nacquero altri partiti: il Partito Nazionale Democratico, il
Nuovo Partito del Popolo ed il Partito Laburista. Come se non bastassero
le diverse opposizioni, Lini dovette affrontare anche dissidi interni al
suo partito, creati dal segretario generale B. Sope. A seguito di ciò
avvenne una scissione che fece nascere un nuovo partito, il Partito Progressista
Melanesiano.
Per poter rioccupare i seggi vacanti dopo l’espulsione dal Parlamento
dei deputati pro-Sope, furono indette nel 1988 elezioni suppletive. Ma
queste, oltre a svolgersi in un clima di grande tensione, registrarono
una bassissima partecipazione per cui il presidente sciolse il Parlamento
ed affidò a Sope l’interim fino alle successive elezioni, che si
sarebbero tenute nel febbraio 1989.
Ma l’Australia, la Nuova Zelanda e Papua Nuova Guinea, non riconobbero
il governo Sope e Lini, in virtù del suo forte ascendente sulle
forze armate, lo fece arrestare, insieme al presidente e ad altri membri
del governo “ad interim”, per cospirazione. Sokomanu fu sostituito dall’ex
ministro della sanità F. Timakata e Lini potè tornare al
governo nel marzo 1989.
La crisi continuò; nel 1991 Lini fu attaccato da tutti gli organi
governativi, cosicchè l’ex segretario generale del partito, D. Kalpokas,
lo sostituì sia alla presidenza del partito che alla guida del governo.
Lini fondò allora un altro partito, il Partito Nazionale Unito. Alle elezioni del dicembre 1991 la maggioranza andò all’Unione dei Partiti Moderati, ma molti seggi andarono anche al nuovo partito fondato di recente da Lini e da tutto questo scaturì un governo di coalizione, guidato dal premier M. Carlot. Fu il primo governo francofono del Vanuatu e contribuì immediatamente a ristabilire del tutto le relazioni con la Francia, con la quale nel luglio del 1993 fu firmato un trattato di amicizia e di cooperazione.
Nel novembre dello stesso anno si ebbero molte difficoltà a causa di scioperi generali dovuti a rivendicazioni salariali.
Nel marzo 1994 si ebbe ancora una crisi di governo per un disaccordo
sulle elezioni del presidente della repubblica. Alla fine la coalizione
si impose e fu eletto il candidato dell’Unione dei Partiti Moderati,
J. M. Leye.
Nei primi anni novanta venne via via accentuandosi la precarietà
della situazione politica e nel novembre-dicembre 1995, subito dopo le
elezioni generali, si verificarono molte controversie per formare
il nuovo governo.
E poiché il partito vincitore era stato quello francofono, l’Unione dei partiti moderati, proprio il suo leader, S. Vohor, fu incaricato dell’operazione.
Egli formò una coalizione con gli alleati del Partito Nazionale Unito mentre all’opposizione rimaneva il partito anglofono Vanuaaku Pati.
Nel corso della legislatura scoppiarono molti scandali che coinvolsero molti rappresentanti governativi. Per questo essi persero le elezioni del marzo 1998 che furono appannaggio degli anglofoni.
E nel marzo 1999 J. B. Bani fu il nuovo Presidente che ottenne i voti
di tutti i partiti, governativi ed oppositivi, salvo quelli del Partito
Nazionale Unito.