La “Tierra firme” (terra ferma), cioè la zona continentale venezuelana, fu scoperta da Cristoforo Colombo nel 1498. L’anno dopo fu esplorata da Ojeda e dal fiorentino Amerigo Vespucci, che sbarcando sulle coste della laguna di Maracaibo, scoprì un villaggio indigeno costruito su palafitte e, in ricordo della città lagunare veneta, le diede il nome di "Pequena Venecia”, cioè “Venezietta”, o “Venezuela”, e quest’ultimo poi si estese a tutta la terra ferma.
Nel 1527 Juan de Ampuz fondò Santa Ana de Coro, ma Carlo V, re
di Spagna, concesse questo territorio, come feudo, per un ventennale, ai
tedeschi Welser, grandi banchieri di Augusta.
Nel 1547 Juan Perez ristabilì l’autorità della Corona
spagnola e furono fondate le prime città, fra le quali Caracas (1567).
Nel XVII secolo G. David Nau, detto l”Olonnese”, filibustiere francese, condusse innumerevoli spedizioni contro gli spagnoli nell’America, e distrusse Maracaibo.
Nel XVIII secolo la colonia crebbe di valore per il commercio e la coltura del cacao, stimolata dalla “Compagnia Guipuzcoana” di Caracas (1728/1765 Guipuzcoa è provincia basca, la più piccola della Spagna).
Eretto in Capitaneria Generale nel 1777, sede di Corte Giudiziaria nel 1786, il Venezuela, dopo infruttuosi tentativi (1797/1806), si sollevò contro gli spagnoli ed il 5 luglio 1811 un Congresso proclamò l’indipendenza. Capo della rivoluzione fu Francisco Miranda, coadiuvato da Simon Bolivar.
Nel 1812 la Spagna tentò di riassoggettarlo, ma Bolivar respinse gli assalitori ed il Venezuela si unì alla Repubblica di Granata, formando la Grande Colombia. Per il mancato voto del Panama, questa unione si sciolse nel 1830.
Nel Venezuela si susseguirono governi, ora reazionari, ora liberali, con contrasti e lotte civili.
Il generale Antonio Guzman Blanco, dal 1870 al 1888, seppe dare venti anni di pace e di benessere al paese che ebbe, poi, un lungo periodo di torbidi interni ed un lungo conflitto con la Gran Bretagna, per i confini della Guyana (1895/96), con la Germania e con l’Italia e la Gran Bretagna per ingiurie ai rispettivi sudditi (1902) e con gli Stati Uniti e l’Olanda per la stessa ragione.
Nel 1909 J. Vincente Gomez instaurò una dittatura che durò
fino al 1935, e che assicurò al Venezuela un lungo periodo di tranquillità
e di prosperità economica, dovuta anche alla scoperta ,fatta nel
1918, di alcuni giacimenti petroliferi.
Nella 1^ Guerra Mondiale il Venezuela rimase neutrale.
Nel 1936, alla morte di Gomez, fu modificata la Costituzione e fu eletto presidente il generale Eleazar Lopez Contreras, riconfermato, poi, per un ventennio.
Egli nel 1938 presentò un piano triennale per il miglioramento
della produzione agricola e dell’emigrazione, intensificò i lavori
pubblici, commissionò ad una ditta olandese grandi lavori di ristrutturazione
del porto di La Guayra; intensificò le opere pubbliche e progettò
il riassetto urbanistico della città di Caracas, capitale.
Ma nel 1939 si verificò presso Maracaibo un grande incendio
che distrusse il centro di Lagunillas; ci fu un grave calo delle esportazioni,
ci fu la restrizione delle importazioni, la svalutazione del “bolivar”
e le deleterie conseguenze della guerra fecero sì che la situazione
economica divenisse grave al pari di quella politica. Si rimediò
parzialmente al disastro attraverso gli accordi commerciali con gli Stati
Uniti e con il raddoppio delle quote del caffè.
Poichè Lopez rifiutò di essere rieletto alla fine del
mandato, il 9 maggio 1941 gli succedette il generale Isaias Medina Angarita,
che, da buon democratico, autorizzò il suo rivale, il romanziere
Romolo Gallegos, a fondare il partito che fu detto “Accion Democratica”.
Il 31 dicembre 1941 ruppe le relazioni diplomatiche con l’Asse. Concluse numerosi accordi commerciali, rinnovò il codice civile ed istituì l’imposta sul reddito. Poiché nel 1943 la sua maggioranza nel governo fu rinnovata, concesse tre portafogli ai liberali; intraprese un viaggio negli Stati Uniti per migliorare le relazioni commerciali in modo che nel paese potessero al meglio essere sfruttate le risorse naturali; fornì materie prime agli Stati Uniti e questi misero a disposizione aiuti per la difesa delle coste; lottò strenuamente contro l’analfabetismo, liquidò alcune ditte tedesche e giapponesi, proclamò la legge per l'assistenza sociale e, per finire, sciolse le leghe comuniste.
Nel 1945 però riconobbe la legalità di quel partito, ma nell’ottobre dello stesso anno, a causa di una rivoluzione, che tra l’altro dichiarò lo stato d’assedio, fu costretto a riparare negli Stati Uniti e con lui Lopez ed alcuni altri esponenti governativi.
Il nuovo presidente, il socialista Romulo A. Betancourt, presto riconosciuto in campo internazionale, rassicurò le compagnie petrolifere; nel marzo 1946 tolse lo stato d'assedio e concesse la libertà ai detenuti politici. Nuovi sovvertimenti però si verificarono per le lotte fra conservatori, comunisti e “Accion Democratica” e dopo varie alternanze si ebbero elezioni nel 14 dicembre 1947 che portarono alla presidenza Romulo Gallegos, contestato dai conservatori, ma con l’aiuto dell’esercito.
Il 20 novembre 1948 il governo decretò nuovamente lo stato d’assedio
e ciò provocò un colpo di stato. Gallegos andò in
esilio a Cuba ed il potere passò nelle mani di una Giunta Militare
presieduta dal tenente colonnello Carlos Delgado Chalbaud che sciolse il
Parlamento. Fu un despota, sospese ogni libertà civile, soppresse
tutti i partiti all’opposizione e ne imprigionò i capi.
Il 13 novembre 1950 fu assassinato.
Il governo fu preso momentaneamente da German Suarez Flamerich che indisse le elezioni per il 30 novembre.
L’Unione Repubblicana Democratica di centro-sinistra era la più
indicata per la vittoria ma a causa di brogli le elezioni furono invalidate
ed il governo passò nelle mani del colonnello Marcos Perez
Gimenez.
Il 15 aprile 1953 venne approvata una nuova Costituzione e Gimenez
ebbe l’incarico per 5 anni, e lui lo trasformò in dittatura.
Ma intanto per la nota crisi dell’Iran del 1951 e per la questione del Canale di Suez del 1956, la produzione petrolifera venezuelana si era moltiplicata e, va da sè, anche l’esportazione. Così la situazione economica del paese si modificò completamente e divenne una delle più floride del mondo.
Gimenez fece eseguire imponenti opere pubbliche, specialmente nella capitale, fece impiantare da due società italiane una acciaieria sufficiente a sopperire a tutte le necessità del paese. Però tutto questo, mentre portava una grande mutazione nell’economia dei cittadini interessati nei vari settori, non portò alcun vantaggio alla gran massa dei lavoratori, specialmente a quelli agricoli. Ragion per cui, Gimenez, che era riuscito a farsi riconfermare da un plebiscito il 1° gennaio 1958, fu rovesciato da una sollevazione popolare e sostituito da una “Giunta Patriottica”, capeggiata dall’ammiraglio Wolfang Larrazabal.
Nel 1958, in occasione della visita di Richard Nixon, presidente degli
Stati Uniti, a Caracas si verificarono gravi disordini, Nixon fu oltraggiato,
ci furono varie manifestazioni di piazza, scioperi promossi dalla estrema
sinistra, e due tentativi di colpi di stato, a luglio ed a settembre.
Alle elezioni presidenziali del 7 dicembre, tre erano i candidati accreditati:
Romulo Betancourt di “Accion Democratica”, Rafael Caldera sostenuto dal
partito cristiano-socialista e l'ammiraglio Larrazabal della Union Democratica,
sostenuto dal partito comunista.
Vinse Romulo Betancourt che assunse la carica il 13 maggio 1959 e che fu sempre avversato dall’opposizione. Ci furono diversi attentati terroristici la cui provenienza, attribuita alla Repubblica Dominicana, provocò la rottura dei rapporti fra i due paesi.
Intanto si registrava una recessione per le imprese petrolifere sta per le agitazioni sindacali sia per la riduzione delle vendite sui mercati europei. Betancourt cercò di rimediare dando più ampio sviluppo ad altri settori ; promosse la riforma agraria; emanò un piano quadriennale per lo sviluppo delle industrie, specialmente nello stato di Bolivar, a sud del fiume Orinoco, dove esistono i giacimenti di ferro più ricchi del mondo.
Il 26 giugno del 1960 veniva ferito in un attentato, attribuito alla Repubblica Dominicana che veniva condannata (26 agosto) da tutti i ministri degli esteri americani.
Betancourt continuò il suo mandato con saggezza e competenza ma non incontrò mai il favore delle sinistre che diedero, infatti, vita al “ Movimiento Izqierda Rivolucionaria” (MIR) .Ci furono delle ribellioni che, seppure soppresse, diedero il via al terrorismo (1962/63) perpetrato da organizzazione di sinistra.
Betancourt nel settembre 1963 fece arrestare tutti i deputati del MIR
e, nonostante le varie avversità creategli dall’opposizione, riuscì
a migliorare la vita nelle zone rurali, introducendo presso i contadini
i mezzi tecnici moderni per la lavorazione della terra; fece costruire
scuole, strade e ospedali e potè rinnovare e modernizzare tutto
il paese dando impulso alle industrie estrattive del petrolio e del ferro.
Il presidente successivo, R. Leoni, insediato il 1° marzo 1964,
continuò la politica economica di Betancourt; cercò con un
piano quadriennale di combattere la disoccupazione, potenziò gli
impianti idroelettrici; fece costruire nuove scuole e fece dissodare nuove
terre per migliorare la produzione delle derrate alimentari che, purtroppo,
in grande quantità dovevano essere importate.
Il mandato di Leoni si chiuse con il possesso, da parte dello Stato, delle Banche, le ferrovie, la flotta navale e quella aerea, il monopolio dei generi alimentari, le centrali idroelettriche, le più grandi industrie, il telegrafo e la radio ed, inoltre, cosa rara ed insolita nell'America Latina, aveva contenuto l’inflazione ed abbassato il costo della vita.
Nel 1968 vinse le elezioni R. Caldera, candidato del partito democratico cristiano e appoggiato dalla destra. Egli non solo continuò la politica economica di Leoni, ma mirò al monopolio del petrolio ed allo sfruttamento delle immense foreste dell’Orinoco.
Svolse anche una avveduta politica interna restituendo la legalità
al partito comunista e per la politica estera riallacciò le relazioni
con tutti gli stati europei dell’Est.
Il mandato del 1974/78 vide presidente C.A .Perez, candidato di “Accion
Democratica”. Accorto statista, iniziò la nazionalizzazione dell
‘industria del ferro e quella petrolifera, creando la “Petroven” (ossia
Petroleos de Venezuela). E con gli introiti di queste industrie fu in grado
di concedere crediti particolari alla Banca Mondiale per lo Sviluppo dell’America
Latina.
Nonostante tutto, il suo partito fu sconfitto alle elezioni presidenziali successive che furono vinte da Luis Herrera Campins, democristiano, che si insediò il 13 marzo 1979. Ed anche le elezioni municipali registrarono la vittoria dal partito democristiano.
In politica estera egli si orientò più verso un riavvicinamento
agli Stati Uniti ma quando questi appoggiarono la Gran Bretagna nella questione
delle Isole Malvine (o Falkland) , prese le distanze da Washington.
Intanto la situazione economica interna andava peggiorando a causa
della recessione internazionale relativa alla diminuzione del prezzo del
petrolio ed Herrera Campins si trovò costretto a non mantenere le
promesse fatte alla popolazione al momento del suo insediamento. Cosa che
nelle elezioni del dicembre del 1983 ebbe il suo peso. Infatti, fu eletto
J. Lusinchi di “Accion Democratica”, che ebbe dal Parlamento speciali poteri
per negoziare i crediti ed i debiti con l’estero. Egli cercò di
arginare la difficile situazione causata dall’aumento della disoccupazione
e della inflazione. Quando poi impose misure di austerità e si scoprì
un certo stato di. corruzione, dovuto pure al traffico di droghe in cui
risultarono implicate personalità pubbliche, esponenti delle forze
armate e magistrati, la protesta popolare montò.
Nelle elezioni del 1988 si impose C.A. Perez, anche lui di Accion Democratica che, però, deluse gli elettori perché non fu in grado di ripetere l’accorta politica economica del passato.
Nel marzo del 1989 fu proclamato lo stato d’emergenza che culminò
poi in uno sciopero generale.
In questa situazione si verificò un golpe nella notte fra il
3 ed il 4 febbraio 1992 e Perez fu salvato dalle truppe rimastegli fedeli.
Cercò di recuperare la fiducia del paese facendo promesse che non
potè mantenere. Invece si ingrossarono tutti i partiti di sinistra
tanto che A. Isturiz, leader di ‘Causa Radical” (CR) fu eletto sindaco
di Caracas. E quando nel marzo 1993 Perez fu addirittura accusato di appropriazione
indebita, il Senato lo destituì e lo sostituì col senatore
R.J. Velasquez, che propose alcune misure drastiche da applicare subito
per migliorare la situazione.
Ma anche ciò provocò proteste popolari fortissime e nelle
successive elezioni del dicembre 1993 si impose R.Caldera Rodriquez (un
ex presidente) , che nel marzo del 1994 promulgò una legge finanziaria
di emergenza intesa ad ottenere speciali poteri di controllo dello Stato
sulle Banche per poter domare la crisi finanziaria scoppiata per il fallimento
del Banco Latino, la seconda banca commerciale del paese.
La situazione politico-economica, dopo la crisi finanziaria, richiese
da parte del presidente l’assunzione di poteri speciali, fra i quali l’impiego
massiccio di forze anti-crimine allo scopo di debellare la corruzione.
Grande fu il malcontento popolare ed infatti nelle elezioni del 1995,
sia amministrative che regionali, si registrò una astensione del
40%.
Per contro, si rafforzò, invece, il Movimento Socialista il cui fondatore, T. Petkoff, ex guerrigliero, nel rimpasto governativo del marzo 1996, si aggiudicò il dicastero della Pianificazione Economica. Nello stesso anno Caldera dovette per necessità ricorrere al Fondo Monetario Internazionale per un grosso prestito, ed anche questa operazione gonfiò le proteste antigovernative e nell’agosto del 1997 fu proclamato uno sciopero generale, soprattutto dopo un forte aumento del prezzo della benzina.
Per ovviare, almeno in parte, a questo stato di cose, il governo, insieme ai sindacati ed agli imprenditori, si impegnò ad elaborare una riforma previdenziale e concesse aumenti salariali nel settore del pubblico impiego.
Ma Caldera commise anche l’errore di restituire la libertà ai fautori del colpo di stato del 1992; l’ex capo di questi, Chavez, riprese subito la lotta politica fondando nel 1998 un nuovo Movimento Repubblicano e si alleò con il Polo Patriottico, di pura marca nazionalista.
Quest’ultimo, nel novembre del 1998, si aggiudicò le elezioni regionali ed ebbe la maggioranza in quelle legislative, laddove il Movimento di Chavez risultò al secondo posto, dietro Azione Democratica.
In prossimità delle elezioni presidenziali, previste per il dicembre 1998, Chavez promise al popolo delle riforme istituzionali che avrebbero garantito l’applicazione di migliori norme nella giustizia, il risanamento dell’economia mediante la lotta al “neoliberismo” fuori misura, ma soprattutto rassicurò il paese sulla necessità di rinnovare in soli sei mesi tutta la Costituzione.
Poiché Chavez sembrava destinato a vincere le elezioni, gli altri partiti storici, consci della loro impotenza, ritirarono i loro candidati e chiesero che i voti dei loro sostenitori confluissero su un’altra figura di politico: H. Salas Romer, indipendente, che sembrava avere ampie possibilità di contrastare il passo a Chavez.
Questa manovra, invece, tradendo la debolezza e l’opportunismo dei capi di quei partiti, ebbe l’effetto contrario. Chavez vinse le elezioni con più del 56% dei voti e si accinse subito a formare un nuovo governo in cui, per la prima volta, entrò un rappresentante indio: A. U. Pocaterra, al quale fu affidato il dicastero per l’Ambiente e le Risorse Naturali.
Il 25 luglio 1999 ci furono nuove elezioni per la distribuzione dei seggi in seno all’Assemblea Nazionale ed il Polo Patriottico si aggiudicò 121 seggi su 128.
Subito l’Assemblea, per mezzo di una speciale Commissione, allontanò dal Congresso quei giudici che erano risultati corrotti, rinnovò completamente la Costituzione, passata poi col 71% dei consensi al referendum popolare appositamente indetto e chiamò lo Stato “Repubblica Bolivariana del Venezuela” in onore di Simon Bolivar, l’eroe nazionale al quale si doveva la liberazione del Venezuela dal dominio spagnolo.
Un’altra importante modifica istituzionale si ebbe con la soppressione del Senato. E poi ancora fu aumentato il potere di controllo dello Stato sulla produzione petrolifera e fu sancita la permanenza per due mandati consecutivi, di 6 anni ciascuno, al presidente in carica.