Storia
Il Vietnam si stende per un lunghissimo tratto sulla costa del Tonchino e del Mar Cinese meridionale ed è formato da tre regioni: a nord il Tonchino, a sud del Tonchino l’Annam e tutta la parte meridionale del paese è Cocincina.
Nel XV secolo esso fu occupato dai Vietnamiti, gente gentile, industriosa ed ospitale. Poi nel XVII secolo arrivarono i navigatori europei, primi fra tutti i portoghesi, seguiti dagli olandesi. Verso la fine di quel secolo si affacciarono i francesi, i quali vi stabilirono subito missioni, basi commerciali e militari.
Furono accolti molto bene dai re e dai popoli del territorio che non fecero nulla per ostacolarli. Anzi, spesso li chiamavano in aiuto per sistemare le loro diatribe, specialmente nel periodo in cui regnò il re Gialong, che per tutta la sua vita favorì missionari e commercianti francesi.
Così quando nel XIX secolo i successori di Gialong cominciarono a perseguitare i missionari francesi, il re Luigi Filippo di Francia inviò delle navi da guerra che bombardarono il porto di Tourane, nel 1847. Alcuni anni più tardi anche Napoleone III inviò navi da guerra per altri bombardamenti finchè nel 1863 i francesi completarono la conquista della Cocincina.
Le ostilità però continuarono perché i popoli di quella regione non smisero di ostacolare le esplorazioni di altri navigatori francesi. La Francia ripartì con la guerra e nel 1874, col trattato di Saigon, ebbe il possesso dell’Annam.
Nel 1885 tutto il Vietnam fu conquistato e la Francia potè costituire il suo protettorato su tutto il paese. La resistenza durò ancora per qualche anno tanto che nel 1917, quando la Francia era impegnata nella prima guerra mondiale, ci fu in Vietnam un tentativo di rivolta, da parte dell’imperatore minorenne Dun-Tan; ma tutto fallì. Nel 1926 saliva al tronò ancora un giovane imperatore Vinh-Thuy.
L’11 marzo 1945, durante la seconda guerra mondiale, appena i giapponesi ebbero invasa la regione e dichiarata decaduta l’amministrazione francese, l’allora imperatore Bao Dai proclamò l’indipendenza.
Poiché l’imperatore aveva accettato la protezione del Giappone e collaborato con esso, sorse subito un movimento nazionalista di resistenza, detto Viet-min, capeggiato da O Ci-min ed incoraggiato dall’Unione Sovietica e dalla Cina, in guerra col Giappone.
Crollato il Giappone e terminata la guerra, Bao Dai abdicò e O Ci-Min proclamò la Repubblica indipendente, riconosciuta dall’Unione Sovietica per il suo programma comunista.
La Francia tentò, invano, da allora, di ristabilire la sua posizione di preponderanza nel Vietnam; nel marzo 1949 risollevò Bao Dai col titolo di imperatore del Vietnam, garantendo l’indipendenza del paese in seno all’Unione Francese, cioè ad una confederazione di stati liberi associati alla Francia, riconosciuta dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna; era il febbraio 1950.
Ciò inasprì il conflitto con i dissidenti del Vietmin e dal settembre 1950 iniziò una logorante guerriglia, nella quale prevalsero i dissidenti, aiutati dalla Cina popolare e dall’Unione Sovietica, mentre i francesi vi profondevano sangue e denaro.
Nel 1953 nel Vietnam si costituirono due stati: il Vietminh, repubblicano al nord, retto dal Primo Ministro O Ci-Min ed il Vietnam vero e proprio al sud, monarchico e alleato dei francesi.
Dopo un anno di lotte, con la Conferenza di Ginevra del luglio 1954, si stabilì una linea di demarcazione fra i due stati, al 17° parallelo nord. In quello stesso anno nel paese scoppiò una insurrezione comunista. Dopo una lunga sanguinosa guerra le truppe francesi furono costrette ad abbandonare la parte settentrionale del paese che divenne uno stato autonomo, sotto il governo comunista.
A Parigi, nel dicembre 1954, la Francia riconobbe l’indipendenza del Vietnam. Secondo la Costituzione del Vietnam del Nord, l’ordinamento economico interno fu controllato dallo stato il quale però incoraggiava tutte le forme di proprietà, quella statale come guida, ma anche quella dei lavoratori individuali ed anche dei capitalisti nazionali. Lo stato, altresì, permetteva il risparmio dei denari guadagnati col lavoro, il possesso di case ed altri beni e l’eredità di beni privati.
Nel Vietnam del Sud il 23 ottobre 1955 con un referendum popolare fu deposto Bao Dai e fu eletto capo dello stato Ngo Dinh-Diem, che per prima cosa proclamò la Repubblica Democratica, diventandone automaticamente il Presidente.
Il 26 ottobre 1956 promulgò la Costituzione che assegnava il potere esecutivo al presidente e quello legislativo ad una Assemblea Nazionale Unicamerale, in più garantiva l’assoluta indipendenza della magistratura.
Le elezioni dell’agosto del 1959 furono vinte dal Movimento Rivoluzionario Popolare. Il Presidente ebbe il completo appoggio di tutta l’Assemblea.
Per l’ordinamento economico interno, data la scarsità dei capitali, si costituirono varie banche con il compito principale di sviluppare il commercio con l’estero.
Fra i due stati non si registrarono contatti per una eventuale riunificazione che, anzi, divenne ancora più difficilmente raggiungibile dopo che nell’ottobre 1959 truppe nord-vietnamite avevano varcato i confini del Laos, pronte ad una invasione, poi rientrata.
Nel dicembre 1960 si costituì al nord un Fronte Nazionale di Liberazione con il compito di condurre lotte contro tutti i sistemi imperialisti e feudali. Ed in questo quadro ciascuno dei due Vietnam andò integrandosi sempre più nel sistema politico in cui era compreso. Si ebbero così due blocchi. Il nord che godeva della protezione della Cina ed il sud di quella degli Stati Uniti.
Nel 1961 l’allora presidente degli Stati Uniti, Kennedy, si impegnò in una politica di intervento diretto nel Vietnam del Sud, qualora ciò si fosse reso necessario. E ciò purtroppo avvenne. Nel 1963 infuriò la lotta armata; Diem fu rovesciato ed ucciso. Nel 1964 anche il generale Duong Van Minh, capo di un Consiglio Militare Rivoluzionario, venne esautorato e sostituito da un altro militare, Nguyen Khanh, che denunciò un complotto neutralista alimentato dalla Francia di De Gaulle.
Nel dicembre 1964 Johnson, nuovo presidente degli Stati Uniti dopo l’assassinio di Kennedy, inviò un primo contingente militare in Vietnam. Dal febbraio 1965 cominciarono continui ed interminabili i bombardamenti americani sulle periferie industriali di Hanoi, capitale, e Haiphong.
Poi Johnson, in un discorso tenuto a Baltimora, dichiarò di essere disponibile a negoziati di pace, ma il Vietnam del nord, che intanto godeva di una buona economia, poggiata soprattutto su una ottima industrializzazione, ribadì che solo col ritiro dal Vietnam delle truppe statunitensi, si sarebbe potuto parlare di negoziati.
Le truppe del nord, bene armate e provviste di missili, arrivarono alla periferia di Saigon mentre negli Stati Uniti veniva eletto, dopo Johnson, il repubblicano Nixon. Egli volle applicare subito una diversa politica, specialmente nei riguardi del conflitto vietnamita. Dichiarò di voler responsabilizzare il Vietnam del sud ritirando progressivamente le forze statunitensi dai campi di battaglia.
E nel gennaio 1973 a Parigi furono firmati accordi che consentirono agli Stati Uniti di disimpegnarsi in Asia senza soverchie compromissioni diplomatiche.
Furono stabilite alcune clausole come il diritto alla autodeterminazione del Vietnam del sud, l’istituzione di un Consiglio di Riconciliazione e concordia nazionale con l’impegno di organizzare elezioni generali.
Gli Stati Uniti riconobbero l’unità politica del Vietnam, pur diviso in due settori. Il 30 aprile 1975 il sanguinoso conflitto ebbe termine. La Chiesa cattolica si adoperò per richiamare i popoli alla pace ed alla collaborazione e l’arcivescovo di Saigon lanciò un appello per invitare qualsiasi movimento di opposizione a deporre le armi e a lavorare per la riunificazione nazionale.
Si istituirono, per questo, anche campi di rieducazione per gli ufficiali fino ad allora troppo coinvolti nel conflitto; si rassicurarono i cittadini in merito ai loro diritti circa il mantenimento delle loro proprietà ed in breve arrivarono i riconoscimenti ufficiali da parte di molti stati e fu istituita una Assemblea Nazionale Unica, composta da 249 membri del nord e 243 del sud. Questa Assemblea si riunì ad Hanoi il 24 giugno 1976 per lanciare un programma di risoluzione socialista, proclamando il 2 luglio successivo la Repubblica Sociale del Vietnam, presidente Ton Duc Thang, già Presidente della Repubblica Democratica.
Saigon fu ribattezzata col nome di Città di O Ci-Minh. Seguì poi un nuovo governo presieduto da Phan Van Dong. Fu lanciato un piano quinquennale 1976-80 per l’economia, con priorità assoluta per l’industria pesante.Nel dicembre 1978, a seguito di scaramucce alla frontiera. Vennero interrotte le relazioni diplomatiche con la Cambogia. Ciò provocò l’intervento della Cina, inteso a limitare le mire espansionistiche del Vietnam come quelle dell’Unione Sovietica. E nonostante la sconfitta subìta dal Vietnam, questo mantenne il suo presidio militare in Cambogia anche per annullare la resistenza dei partigiani del governo di Pol Pot. Tutte queste vicissitudini di guerra intanto avevano decretato un forte esodo in massa di profughi che da allora andarono spargendosi in tutto il mondo.
Il processo di riunificazione non conobbe progressi mentre invece ritardava il miglioramento della situazione economica a causa degli alti costi di gestione delle truppe presenti in Cambogia. Il paese, in continuo stato di tensione con la Cina, privo da tempo di sovvenzioni americane, si trovò quasi completamente isolato e potè contare solo sugli scambi commerciali con l’Unione Sovietica. Poi, a causa dell’enorme afflusso di profughi all’estero, gli stati di accoglienza decisero di porre un freno e stabilirono una cernita tra profughi politici e profughi economici, i quali furono oggetto di un progressivo rimpatrio volontario, che negli anni novanta diventò obbligatorio.
Nel dicembre del 1980, per rafforzare la riunificazione del paese, fu promulgata una Costituzione. Nel 1981 fu istituita una Assemblea Nazionale che ebbe una presidenza collettiva mentre Pham Van Dong veniva confermato presidente del Consiglio dei Ministri. Nel 1982 Le Duan veniva rieletto segretario generale del Partito Comunista. Si verificarono rimpasti di governo e dei vertici del Partito Comunista; vennero portate avanti importanti riforme economiche.
Nel 1992, a luglio, dopo lo svolgimento delle elezioni legislative, venne definitivamente nominato Presidente della Repubblica Le Duc Anh ed a capo del governo Vo Van Kiet.
Furono ritirate le truppe dalla Cambogia con la soluzione della questione attraverso la firma di un trattato di pace fra i due paesi. E con questo nel 1994 tornarono ad essere normali anche le relazioni con Pechino. Via via il Vietnam operò molti cambiamenti sia all’interno del paese che nella politica estera. E con la pace tornarono a normalizzarsi anche gli aiuti economici sia dall’Asia che dall’Europa.
Poi gli Stati Uniti nel 1995 operarono un definitivo riaccostamento
diplomatico ed in quello stesso anno un accordo del tutto regionale con
il Laos, la Cambogia e la Thailandia riassegnò al Vietnam il diritto
allo sfruttamento economico dell’importante bacino del Mekong.
Insieme al miglioramento economico si affacciarono, almeno nei ceti
dove il benessere era di casa, maggiori aspirazioni alla democrazia. Ma
non si verificarono grandi contrasti e la situazione politica non subì
scossoni.
L’Assemblea Nazionale con le elezioni del luglio 1997 venne rinnovata. Alla Presidenza della Repubblica ci fu il cambio e fu nominato Tran Duc Luong e nuovo premier divenne Phan Van Khai, economista riformista, mentre al vertice del Partito Comunista arrivò Le Kha Phieu, in sostituzione di Do Muoi.
Il nuovo governo si adoperò alacremente per non incorrere nella grave crisi che in quel periodo stava attraversando tutto il sud-est asiatico.
I due successivi anni 1998 e 1999 annoverarono, fra le prioritarie attività dell’esecutivo, la continua lotta alla corruzione in seno al partito ed ai tentativi di limitare la liberalizzazione dei mercati.
Per la politica estera il Vietnam firmò accordi commerciali con tutti i paesi vicini, promosse ampia integrazione con le altre popolazioni, rafforzò i rapporti con la Cina, anche se con questa già da tempo esisteva un problema, sempre irrisolto, relativo alle isole Spratly.
Anche con gli Stati Uniti ci fu una ulteriore distensione che portò
a scambievoli visite nel giugno 1997 e nel settembre 1998.
A luglio 1999 tra i due paesi si ripresero anche gli scambi commerciali
ed a coronamento di questa nuova situazione gli Stati Uniti, dopo 24 anni
di assenza, ripristinarono in Vietnam una rappresentanza diplomatica.